Messaggi del 02/03/2015
Post n°1846 pubblicato il 02 Marzo 2015 da anonimo.sabino
Ho identificato l’Allia (ma l’aveva già supposto il Guattani) quando ho scoperto che si chiamava Allìa, Ad Liam, prima che lo deformassero le esigenze metriche di Virgilio: attraversava infatti una località chiamata dalle carte dell’Abbazia di Farfa Ad Petram Liam, prima di riversarsi “più nella via Salaria che nel Tevere”; e aveva la sorgente principale a Capo Acqua di Monte Gennaro. E’ stato l’amico maestro Guido Rosati a farmi scoprire presso Stazzano Vecchio, lungo il corso di quello che d’estate è ormai un letto asciutto, due grotte naturali che, riaperte e svuotate dalle piene torrentizie, dovettero essere gli ossari della infausta battaglia con la quale Roma, tra l’indifferenza di Sabini delusi dall’aggressività della loro ultima fondazione, cercò di fermare la discesa dei Galli del Brenno. Più a valle si chiama Fosso delle Rosce (o stretta): le Rosse dovevano essere le loro donne, lasciate lì con le masserizie per riprenderle dopo il sacco. L’unica strada che, ansa dopo ansa, sale a Monteflavio, da Moricone a occidente, resa carrozzabile da Pio IX, come ricordava una lapide, finiva ai piedi del paese; ai vicini centri della Sabina orientale (Scandriglia, Orvinio, la Val Turana), come in direzione della Via Salaria al vicinissimo Montorio Romano, si poteva andare soltanto a piedi o a cavallo,per i sentieri della montagna. A fare e vendere carbone si era dato mio padre, seguendo le orme paterne. Ultimo di otto figli, Ottavio non aveva ereditato la vena poetica di famiglia, ma aveva composto una canzone. Almeno credo che fosse sua. La cantava alle sue mule facendo schioccare la frusta sulle loro orecchie dalla cassetta del grande carro articolato (il tir dei suoi tempi): Menne parto pe lli paesi, tutti a me me so’ cortesi. Pe Velletri e Zagarola ogni rota pe ll’aria vola e nel vedermi da lontano queste ragazze tutte a mano a mano. Boi-bilaboi-bilaboi-bilabò. E’ quanto ne ricordo. Poca cosa sia come testo che come musica, la cantavo felice a tre anni, seduto in cima al mondo,sulle balle di carbone che egli aveva caricato nel carro. |
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