Messaggi del 02/04/2015
Un giorno d’estate, dovemmo riparare nella Grotta di Davide, sorpresi da un furioso temporale nel crepaccio di Sant’Angelo. Il nonno vi scendeva, a volte, per abbeverare le bestie al freschissimo ruscello, che nasce più a monte, infondo al lungo crinale del Pellecchia, dov’è una delle due sorgenti del Corese. Esso segna ora il confine tra i comuni di Scandriglia, Montorio e Monteflavio, come nel Medioevo rappresentò il confine naturale del Ducato longobardo di Spoleto e nel 1861 il confine tra il nuovo Regno d’Italia e ciò che restò dello Stato Pontificio fino al 1870, Roma e parte della sua provincia. In quel tratto, come esattamente lo descrive Gregorio da Catino nel solito Regesto di Farfa, il torrente (garrum) che scendendo da Valle Nucella sgarraccia nel rivo,dopo un breve delta coltivato, si trova di fronte, addossate alla parete del Monte Pelato, le rovine che i paesani chiamano il convento, ma che furono (posso affermarlo decisamente) il Castrum Fistulae, fino a quando la nobildonna longobarda Doda non lo regalò all’Abbazia. Nel descriverne esattamente la posizione, narra il Regesto che la nobildonna maturò il proposito fra i tuoni di un pauroso temporale. Più che convento, diventò il ritiro di monaci penitenti; e poi un rifugio di eremiti: il colle antistante, ultima falda del Monte Pellecchia, si chiama Colle del Romito. Non per coincidenza un’altra storia parla dei tuoni di Sant’Angelo, quando nel 1865 fu da Pio IX confinato tra quei ruderi Davide Lazzaretti, il Cristo dell’Amiata. Egli si fece murare nella grotta che porta il suo nome; e un eremita di nome Micus gli passava, attraverso l’unico pertugio, qualcosa da bere e da mangiare. Quivi, rintronato durante i temporali dai tuoni che vi echeggiano paurosamente, egli ebbe le visioni che gli suggerirono l’istituzione della prima mutua della storia: la “Società delle Famiglie Cristiane”; una novità che tanta paura suscitò nei pubblici poteri da farlo morire ammazzato dai carabinieri nel corso di una manifestazione dei suoi giurisdavidici. Chi come me ha sentito il rimbombo dei tuoni in quel crepaccio comprende perfettamente le visioni che possono avervi avuto i Davide toscani e le Dode longobarde. |
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