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L'altra campana

Itinerario spirituale di un pagano

 

Messaggi del 11/05/2015

LA VOCAZIONE - 6

Post n°1898 pubblicato il 11 Maggio 2015 da anonimo.sabino
 

     Penso ora che quel particolare impegno al reclutamento delle vocazioni fosse un tratto distintivo della politica pacelliana, così come la consegna delle sorti dell’Italia a un partito politico confessionale, la Democrazia Cristiana (confidenzialmente D.C.), contrapposto (anche la componente partigiana che rivendicava timidamente la sua partecipazione alla Resistenza) ai perfidi comunisti, colpiti da una storica scomunica collettiva. Tratto distintivo ma non nuovo.

     Mi domando ancora per quale motivo da Tata Giovanni, visto che non c’erano scuole interne, non si potesse essere indirizzati, almeno i meritevoli quale io ero ritenuto, alla scuola media più vicina, anziché alla scuola di avviamento al lavoro. Non potendo pensare che si possa essere così immotivatamente cinici e classisti, devo concludere  che tutto facesse parte dello stesso disegno per cui ancora nell’Ottocento Pio IX aveva tuonato contro “il flagello dell’istruzione obbligatoria” e Leone XII aveva continuato a vietare la traduzione della Bibbia nelle lingue nazionali. Mi stavo scontrando con il disegno che riservava la sapienza ai predestinati, salvo a cooptare gl’idonei in una di quelle istituzioni che poi identificai come fabbriche di giannizzeri.

     Da un lato del piazzale della Stazione Termini c’è l’oratorio del Sacro Cuore. I religiosi che lo gestivano concedevano agli altri il loro cortile come centro di raccolta delle comitive in partenza. L’appuntamento era lì. E là mi ritrovai con Terzo ed Emilio, affidati anch’essi a mia madre, “ché era pratica di Roma”. Anche lei diceva:

     “Così adesso starete in compagnia”.

     Sennonché, mentre tutti tiravamo quattrocalci a una palla, Terzo cominciò a frignare e poi scoppiò in un pianto dirotto, chiamando:

     “Nonno, nonno!”

     “Gli è morto il nonno?”

     “No, è vivo, come sono vivi i suoi genitori”.

     “Allora perché invoca il nonno?”

     “So’ cazzi sua”. Mi scappò quell’ultima parolaccia.

     Quando un religioso ci mise in fila verso i binari del treno, Terzo non volle saperne di proseguire.

    “Allora non state così bene…” mormorò la mamma. E a me: “Ci vuoi ripensare anche tu?” Magari! Ma poi? Nell’abbracciarci pianse solo lei. Io dopo, di nascosto come sempre, mentre lei si allontanava tirandosi dietro il compagno perduto.

 
 
 


 

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