Messaggi del 31/08/2015
La mia nuova prigione (ché tale mi sarebbe apparsa presto) tornò a chiamarsi Monteflavio. Da Camino avevo portato con me soltanto alcuni quaderni di riassunti e di appunti. Su quelli organizzai la preparazione agli esami di maturità, che investivano allora tutte le materie dell’ultimo anno.
A Monteflavio ricevetti un primo biglietto, dall’Umbria:
Al signor Fabio De Mico – Monteflavio (Roma). Spello 19.6.59 A grandi prove profondo silenzio. Auguri d’ogni bene. P.A.Temofonte crs. Una mazzata peggiore l’avrebbe ricevuta da suo nipote.
Un biglietto successivo, del Padre Filippetto, mi confermò il benestare del parroco della Maddalena. Per nulla condizionata dai pregiudizi religiosi, la mamma era felice di riavermi a casa:
“Meglio così, figlio mio, meglio così”, ripeteva: “Non potevo più sopportare la tua lontananza. Adesso rimedieremo i soldi per il viaggio a Genova e, quando avrai il tuo diploma, ti cercherai un posto di lavoro. Anzi, pure Franco, che lascia lui pure il collegio”.
Sarebbe stata ancora una bella donna, mia madre, se non si fosse un po’ incurvata e non avesse perduto qualche dente. Conservava perfino un paio di pretendenti; e ci rideva sopra:
“E’ una sciocchezza che non ho fatto da giovane. Figuriamoci adesso! A me basta il ricordo di Ottavio… che mi sta aspettando. Però è meglio che aspetti ancora un po’, perché voi avete bisogno di me”. E Ottavio l’avrebbe attesa per un altro mezzo secolo.
Dall’America mi giunsero dieci dollari. Mi bastarono per il viaggio di andata e ritorno tra Roma e Genova.
Genova 2-VII-1959 Cara mamma, sono arrivato ieri alle quattro pomeridiane con un sonno da... dormire. Oggi ho già fatto il tema: ci ho lavorato più del solito, quindi penso che sia venuta fuori una cosa carina, purché la professoressa lo capisca …
Il giorno dopo, durante la prova scritta di matematica, la commissaria d’italiano mi si fermò accanto nel servizio di vigilanza:
“Sei tu De Mico?” Alla mia risposta affermativa aggiunse soltanto: “Buon lavoro!” L’aveva capito, il mio tema. Avrei avuto un eccezionale nove.
Meno comprensione mi mostrò il mio ospite della Maddalena. Il Padre Boeris mi aveva ricevuto, la sera precedente alla prova d’italiano, con un distacco raggelante. Da un vecchio fratello laico mi fece accompagnare nella mia cella, una delle tante di un’ala dell’edificio completamente vuota, polverose, tutte aperte, ingombre di vecchi mobili e di arredi in disuso. E non lo vidi più. |
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