Messaggi del 05/11/2015
Grazie all’impersonalità della P.A. nessun funzionario ha pagato mai di persona per errori, ritardi o inefficienze; perché nessun danneggiato poteva individuare un responsabile, in servizi strutturati per uffici; e l’iter della pratica comportava il passaggio (e spesso il ritorno) per cinque o sei mani prima di essere evasa.
Minutata da un segretario (o segretario aggiunto, o segretario principale o segretario capo: carriera di concetto), ogni nota era battuta da una dattilografa o vice dattilografa (equiparate agli applicati nella carriera esecutiva); la rivedeva un consigliere (di prima, di seconda o di terza classe), che la passava al direttore di sezione; questi, aggiunta o eliminata una virgola, la restituiva alla dattilografa attraverso il consigliere e il segretario, prima di riaverla ribattuta e metterla in firma “per il Ministro” dal direttore di divisione; il quale ripristinava o toglieva la virgola e aggiungeva “a parere dello scrivente”, facendole ripetere il tragitto una volta, due volte quando eliminava il compromettente “a parere dello scrivente” che non ricordava di avere inserito lui; finalmente firmata, la nota andava all’Ufficio Protocollo, dove l’archivista capo vi apponeva il numero progressivo e passava l’originale all’applicato addetto alla spedizionee la minuta all’archivista (tutte qualifiche esecutive) per l’archiviazione o la registrazione del torni nel caso che la pratica restasse aperta.
Il direttivo istruiva atti di maggiore importanza, come la nota riservata o il decreto; che dovevano andare alla firma del direttore generale Prisinzano, sempre“per il Ministro”, o al Ministro stesso, passando per il direttore di sezione, il direttore di divisione, l’ispettore generale e il vice direttore generale. Tutti i passaggi venivano effettuati attraverso il commesso o il commesso capo o l’usciere o l’usciere capo (carriera ausiliaria), dato che nessuno poteva rivolgersi personalmente al superiore se non convocato con il timbro conferire.
Percepii immediatamente che là dentro alla pretesa perfezione dell’atto amministrativo era stata immolata ogni idea di produttività.
Ma il nostro capo sezione, dottor Giovanni D’Asaro, quando era convocato a conferire dal dottor Domenico Fazio, direttore di divisione f.f., infilava di corsa la giacca e poi la porta, rientrava per riporre la giacca dell’applicato Franco Ritelli e indossare la propria, usciva di corsa, rientrava di nuovo per inserire nella cartella un atto rimasto sulla scrivania del segretario Sergio Scala e via sempre di corsa tra uno svolazzare di altre carte, quasi che tutti i nostri prodotti cartacei rivestissero i caratteri dell’importanza capitale e dell’urgenza. |
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