L'altra campana

TRASTEVERE - 6

Per quattro mesi ogni giorno presi l’autobus, sempre stracolmo, che per Viale Trastevere portava a Piazza Marconi. Ma di che cosa si occupasse la Direzione Generale delle Accademie e Biblioteche non saprei dirlo. Sarebbe poi confluita, con la Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, nel nuovo Ministero dei Beni Culturali.

Il direttore generale non mi ricevette. Il suo vice, scusandosi di aver bisogno di un po’ di tempo per trovarmi una sistemazione, mi fece accompagnare all’ultimo piano del grattacielo, dove la Direzione disponeva di un’altra stanza.

In quella stanza, dove avevo trovato un tavolo libero e una sedia, stavano già in esilio due impiegati, uno dei quali passava la mattinata a leggere il Corriere dello Sport, l’altro entrava e usciva continuamente inseguendo i suoi fantasmi.

Non me la prendevo, perché sapevo che ci sarei rimasto poco; ma non avrei mai creduto che la Pubblica Amministrazione potesse permettersi simili sprechi di energie e di risorse, se in seguito non avessi visto e sperimentato di peggio.

“Ti è andata sempre meglio che a quell’antico compaesano”, fu il commento di Antonietta.

“Di chi stai parlando?”

“Del paciere che entrò in rissa invece di farsi gli affari suoi. Sai che ricompensa ebbe?”

“Non lo so”.

“Botte, carcerato e trenta paoli”. Trenta paoli d'ammenda...  Scherzava, naturalmente. Era lei a incoraggiarmi nel mio impegno.

Il sindacato si mobilitò subito contro un provvedimento sfacciatamente antisindacale. Quando l’autorevole Franco Mautino ottenne udienza dall’indaffarato ministro, verificò che egli non ne sapeva nulla. Tant’è che il provvedimento fu revocato, per quella volta; e di lì a poco il dottor Mazzeo fu giubilato. Ma intanto…

“A me rincresce molto”, mi disse sinceramente il dottor Fazio, “ma capirai che non è il caso di rientrare nella Direzione del Personale, con il dottor Mazzeo…”  Laureato in lettere con una tesi pubblicata su Vitetum (la sua Bitetto) che trovai tra i suoi titoli, si era avvalso della mia consulenza giuridica. Mi aveva fatto tra l’altro rielaborare in un saggio, facendone poi la mia prima pubblicazione sulla rivista del Ministero, gli Annali della P.I., un appunto per l’applicazione della legge sul condono amministrativo che, a giudicare dai quesiti pervenuti, pochi sapevano applicare.

E a me non dispiacque l’idea di lasciare la Direzione del Personale per un ufficio che mi mettesse più a contatto con la scuola.