Messaggi del 30/11/2015
Sorse allora nella scuola e si protrasse perenne quel problema del precariato che nei decenni successivi i soloni del diritto del lavoro avrebbero esteso a tutte le categorie, come l’unica opportunità occupazionale. Opportunità che non avrebbe risolto, ma messo in giacenza l’altro problema, più drammatico, dei disoccupati totali.
Per il solo fatto di essere dell’apparato, ero considerato un nemico dai candidati ai concorsi a cattedre dei quali dovevo coordinare spesso la vigilanza al Palazzo degli Esami. E assistevo impotente alle contestazioni, fino ad atti di vandalismo sugli arredi, che esprimevano il disagio della crescente disoccupazione intellettuale contestando i concorsi e chiedendone l’eliminazione.
Vi ritrovai, in occasione del concorso per materie letterarie, oltre alla moglie di mio fratello, la vecchia conoscenza Franca di Marcellina, che a differenza di Giancarla era contagiata dalla contestazione.
Riprendendo subito il nostro vecchio dialogo, cercai di capire da lei che senso avesse quella contestazione. O non era buona norma costituzionale l‘accesso agli uffici pubblici per concorso? Non era stata la mia salvezza? Lei batteva e ribatteva sul tasto che non bastano le prove d’un esame per abilitare all’insegnamento. Ovvio. Ma tanto meno bastava la laurea: anche per me le prove d’esame avrebbero dovuto essere più serie e precedute da una seria formazione. Ma la loro eliminazione non risolveva il problema; lo aggravava.
Sia nel partito che nel sindacato non perdevo occasione di segnalare il problema della formazione del personale docente, ignorato dall’ufficio amministrativo. Tornai agli Annali con un saggio (Le nuove forme di reclutamento) che auspicava corsi possibilmente biennali, che dessero a una categoria ancora incerta della sua funzione, attraverso uno specifico canale formativo, la coscienza del nuovo ruolo che essa doveva assumere nella scuola diventata “di tutti”, formativo e orientativo, nei confronti di tutti e dei singoli studenti, in luogo della tradizionale funzione selettiva.
Dichiaravano di volere invalidare il concorso per ottenere i corsi abilitanti. E Franca ci credeva.
Per me il problema della formazione era troppo serio per essere svilito dal suo inserimento in una istanza occupazionale che tra l’altro poneva in sordo conflitto precari e disoccupati totali. La proposta di legge sostenuta dai contestatori prevedeva, del resto, solo un breve corso riservato ai precari con un minimo di due anni di anzianità: mero pretesto per una immissione in ruolo in massa alla quale il concorso avrebbe sottratto dei posti per darne anche a disoccupati totali . E Franca combatteva una battaglia che non era la sua. |
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