Messaggi del 22/12/2015
Come nei precedenti anni di strategia della tensione, il sistema apparve rafforzato dalla paura del nuovo e dalle ovvie demonizzazioni; rivedemmo la parallela formazione di bande di segno opposto e avvertivamo la strategia dell’infiltrazione di fascisti e di agenti dei Servizi Segreti nei gruppi “rivoluzionari”. Come tre anni dopo, nella vicenda del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro, lo statista democristiano che sembrava voler coniugare la conversione dei comunisti al compromesso con la conversione di una parte della D.C. alla decenza.
Accettai quell’anno dal Ministero un impegno collegiale aggiuntivo e (ovviamente) gratuito presso il Comitato Interministeriale per l’Emigrazione istituito alla Farnesina. L’idea di poter trasfondere nell’impegno professionale i miei ideali mi regalò l’unico periodo nel quale riuscii ad amare il mio lavoro e mi dissuase dal cercare strade più remunerative, come un incarico all’OCSE o il passaggio con altri colleghi nel ventre di vacca grasso e opaco della magistratura. Specialmente quando una vecchia conoscenza subentrò a Emanuele Caruso nella direzione dell’Ufficio Studi, il dottor Giulio Lo Savio.
Fu lui ad affidarmi il coordinamento amministrativo dell’Ufficio Speciale per l’integrazione scolastica degli handicappati. Parallelo alla chiusura dei manicomi e alla soppressione degli orfanotrofi (ameno che non cambiassero pretescamente il loro nome in “casa famiglia”), un inserimento selvaggio di alunni minorati nelle scuole comuni, per sottrarli alla emarginazione irreversibile a cui li condannavano gli istituti speciali, era in atto in molte realtà territoriali; bisognava trasformare l’inserimento in integrazione effettiva, assistita e guidata, anche per convincerele famiglie degli alunni “normali” che se ne poteva trarre un vantaggio reciproco: via la scuola speciale, perché tutte le scuole diventassero speciali.
Fu la più bella esperienza professionale, nel pieno vigore dei miei quarant’anni.E vi conobbi, componenti dell’Ufficio Speciale, persone meravigliose, tra le poche che mi abbiano dato più di quanto io potessi dare a loro: Gemma Russo, la Pasionaria della scuola, pedagogista, già staffetta della Resistenza e figlia spirituale di Codignola; Aldo Zelioli, un ispettore centrale capace di rappresentare laicamente gli ideali sociali delle associazioni cattoliche; Augusta Marchetti Dori, la romagnola che sapeva dare concretezza ai sogni, come sapeva bere ubriacando solo noi; e infine Bice Leddomade, la grande psicologa dell’età evolutiva, che con i suoi occhi di cristallo ti entrava nell’anima senza toccarla, portandovi l’equilibrio sereno che in lei regnava sovrano, come al di sopra di tutte le passioni umane. |
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