Messaggi del 28/12/2015
Con i gruppi di lavoro siciliani ci intrattenemmo a Troina, ospiti paradossalmente dell’inquietante istituto speciale di don Luigi Ferlauto, nei giorni in cui cadde il mio quarantesimo compleanno. Quando lo seppero, i nostri operatori d’assalto (Gemma li chiamava commandos) mi dedicarono una serata d’onore e una composizione in dialetto siciliano, contenente uno dei più bei complimenti: …ca mancu pari ministeriali. E non sapevano che in tutta la mia carriera non avrei mai avuto un incarico speciale retribuito e non avrei mai fatto parte di alcuna commissione giudicatrice di concorso, non appartenendo a nessun clan. Un alieno. Qualcuno mi ammirava per questo.
Ma ero tutt’altro che santo. Antonietta, oltre a farsi cristianamente intermediaria di tutta la gente di scuola dei nostri paesi, che cercava in me un appoggio, un conforto o almeno un consiglio, mi sosteneva sempre, nei sacrifici e nelle lotte, risparmiandomi le sue apprensioni e offrendomi, nei momenti che turbavano maggiormente la mia serenità, un caldo e sicuro rifugio affettivo.
Non la ripagai come meritava. Pur amandola sempre, la mia fame repressa mi faceva desiderare altre donne. Ed ebbi altri rapporti, sui quali, tranne quello più significativo e gravido di conseguenze, non intendo soffermarmi né qui né altrove, essendo scritti in quel libro della discrezione che ho riservato gelosamente a me stesso.
Nel frattempo la CGIL e gli altri sindacati incassavano la grande “conquista” del loro ingresso nei Consigli di Amministrazione dei Ministeri, composti in precedenza di soli membri interni alla burocrazia, i direttori generali, di nomina ministeriale.
Mi sarei aspettato che a rappresentare gli impiegati del Ministero e dei Provveditorati agli studi fosse scelto uno di loro, uno messosi in evidenza per il suo impegno in un ambiente tanto ostico; non me, magari, che mi stavo defilando, ma un Mautino o un Paradisi. Dalla Federstatali ci fu invece rifilata una rappresentante che vantava una esperienza di lavoro nella segreteria di non so quale università, che avevano autonomia di gestione. Pertanto nessuno degli impiegati del ministero e dei provveditorati agli studi, che il Cda amministrava, la conosceva; né lei aveva la minima conoscenza di quelli che rappresentava e del loro lavoro.
Fu il Cda a concludere alla fine del 1978 la mia esperienza nell’Ufficio Studi nominandomi primo dirigente e vice provveditore agli studi. A propormi tra i direttivi da nominare dirigenti (bestiale!) non era stata, nel Cda, la rappresentante del consociativismo sindacale, ma il dottor Fazio, che non avevo voluto seguire. |
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