Messaggi del 15/01/2016
Ora l’Italia stava diventando l’america di tanti immigrati, che dal Terzo Mondo venivano a cercarvi una speranza di sopravvivenza. I polacchi si contendevano ai semafori la monetina per la pulizia del parabrezza; la filippina sostituiva nelle faccende la donna in carriera; l’ucraina o l’egiziana sarebbero presto diventate le baby sitter e le badanti dei nostri anziani; il negro era già diventato il Vu cumpra’; indiani, cingalesi e magrebini lavoravano le campagne abbandonate dai nostri giovani; la senegalese e poi l’albanese e la rumena ringiovanivano l’offerta del marciapiede, “protette” da una malavita spietata; negozi e ristoranti cinesi tendevano all’occupazione di interi quartieri cittadini; per tutti i lavori più duri il bracciantato era sempre più rappresentato da extracomunitari, a basso costo; ed era gestito da un caporalato mafioso in gran parte italiano.
Una mattina gelida, steso sul marciapiede opposto al Ministero, vidi morire un uomo, di fame e di freddo; un abissino che era venuto a riprendersi il suo “posto al sole”; negli occhi sbarrati, forse, una prole lontana, lasciata di là dal mare.
“Soltanto nelle guerre e nelle gare dei film americani il bene trionfa sempre sul male“.
“Però”, obiettava Antonietta,“Se pensi a un Amatucci e poi al megalomane che sta al piano di sotto, il bene e il male lo vedi”.
“No, in tutti c’è il buono e il cattivo, in dosi diverse a causa dei diversi condizionamenti…” Lei era lineare e concreta:
“Perché, allora, noi siamo condizionati verso la benevolenza mentre alcuni sembra che vivano a dispetto degli altri? Perché quel tipo è detestato e tu sei benvoluto?”
Ero benvoluto, infatti, scontando qualche piccola incomprensione; lo ero per mia scelta, credo: a fronte di chi preferiva sovrastare gli altri, io preferivo essere benvoluto…
“Davvero ho vinto il concorso?” esclamavano gli sconosciuti che convocavo per la nomina. “Allora è arrivata la raccomandazione di…”
“Qui da noi le raccomandazioni non contano”. Gli abbracci, che ricevevo! Qualcuno mi sussurrava che quegli abbracci potevano diventare quattrini. Ma anche se simili soddisfazioni non erano la felicità, io le preferivo alle speculazioni e alsuccesso. Temetti che mi fosse rimasto addosso qualcosa del frate. Preferivo attribuirmi la simpatia del ribelle. O ero soltanto l’alieno capitato per caso nelle stanze del potere.
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