Messaggi del 25/01/2016
16.ARRIVANO I NOSTRI Quando la vecchia sinistra disperava ormai di vedere spuntare il sol dell’avvenire, i partiti di governo del centro-sinistra furono travolti dalla sfiducia popolare e dagli scandali delle tangenti. Nel 1996, con il primo governo di sinistra, giunse inaspettato il primo ministro comunista, Luigi Berlinguer; ma per correttezza nei suoi confronti bisognava chiamarlo post-comunista: il P.C.I. era stato liquidato anche nominalmente e il grosso dell’organizzazione era diventata il Partito Democratico della Sinistra (P.D.S.) o dei Democratici di Sinistra (D.S.), come si definì via via la cosa di Occhetto, quello che al funerale di Togliatti declamava “nel tuo nome l’Italia sarà socialista”.
A me la novità del sabato libero dava ora la possibilità di dedicarmi corpo e anima al “Colle dell’Avvocato”. Già lo chiamavano così, il lotto sorteggiato dal suocero in una macchia scoscesa, concessa dal Comune perché fosse disboscata e messa a coltivazione in cooperativa. Lui vi aveva già piantato gli ulivelli. Riprendendo il suo lavoro, mi cimentai nell’antica impresa di creare una piantagione, cioccando gli arbusti e terrazzando con muri a secco (le macere) la balza montuosa, per poi spianare attorno alle piante la breccia e il terriccio scavato dalla parte superiore del terrazzo; dal continuo riavanzare della macchia difendevo gli ulivi ormai grandini usando di frequente accetta e marraccio; e per le macchie attorno mi dimenavo anche per far legna, respirando l’ombra fresca dei boschi, raccogliendovi asparagi e funghi e cantando a voce spiegata per la infinita popolazione strisciante e pennuta.
Una fatica ingrata. Ma mi manteneva in perfetta forma e mi faceva sentire produttivo, ad onta di chi mi voleva uccidere rendendomi inutile.
All’arrivo del ministro di sinistra, ritenni di doverlo premunire da compagno sulle difficoltà che avrebbe incontrato e perché conoscesse un poco l’ambiente nel quale stava per avventurarsi. Lo salutai con una lettera, nella quale, presentandomi come il più vecchio comunista del ministero, gli segnalavo tra l’altro l’ostracismo di cui io ero oggetto in quegli ultimi anni, come tutti i dirigenti comunisti prima di me. Speravo che lui mi cercasse, per chiedermi non dico qualche consiglio, ma un po’ di collaborazione o semplicemente qualche notizia; me lo fece credere il fatto che il D’Amore fosse stato subito confinato nella Direzione della scuola non statale, amministrativamente insignificante.
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