Messaggi del 26/01/2016
Il segretario e consigliere che il nuovo ministro si era portato dietro dall’esterno, certo Campione, al quale avevo consegnato la mia lettera, aveva di fatto occupato la Direzione del Personale mettendo mano a una rotazione completa dei dirigenti; cosa che inizialmente mi sembrò salutare; non più tanto quando lo vidi proseguire su quella strada per tutto il corso della legislatura e senza tenere alcun conto delle esigenze e delle aspettative, anzi senza sentire mai gli interessati, sulla base di impulsi di vario genere, se non di pettegolezzi: una sorta di castigapopolo, o meglio di castigadirigenti.
Lo stupore per non avere avuto alcuna risposta alla mia lettera si trasformò in incredulità quando seppi da voci ufficiose di essere stato destinato alla sovrintendenza dell’Umbria; mentre a quella di Roma andava prima un democristiano di destra, l’amico Norcia, e subito dopo, nominato Norcia provveditore di Roma, il solito socialista. Erano scelte politiche, che non potevo contestare , non avendo più la tessera del partito; ma quei colleghi non avevano certo maggiori benemerenze. Il direttore generale del personale mi assicurò che sarebbe stato solo per pochi mesi. E il nostro Campione (Campione, Grande e tutti gli altri sono cognomi reali, pur essendo motu proprio emblematici), al quale andai a chiedere personalmente una spiegazione, prima mi rifilò il discorso strategico dalemiano (D’Alema era diventato, grazie alle sue doti “strategiche”, capo del Governo) di chi deve patteggiare con alleati esigenti, poi mi spiegò quel “reinserimento nel giro” come l’unico modo di predispormi, “forse”, alla nomina alla qualifica di direttore generale regionale, di prossima istituzione.
Non fui il solo a rimanere sbalordito da quella espulsione che nessun ministro democristiano aveva osato nei miei confronti. Tutto il Palazzo era sorpreso (e i simpatizzanti disorientati) che proprio per la bandiera rossa del Ministero non solo non ci fosse posto in un’Amministrazione Centrale dove restavano, al fianco del ministro di sinistra, ruffiani e vecchi arnesi di ogni risma; ma neanche negli uffici periferici dove per anni avevo svolto onorevolmente le funzioni vicarie e dove molti, nella sovrintendenza del Lazio come nei provveditorati di Roma e di Rieti, mi invocavano come titolare, con richieste dirette allo stesso ministro, ora che l’anzianità di carriera me lo consentiva.
Avrei potuto piantare una grana sul piano giuridico. Proprio al ministro di sinistra appena arrivato? L’antico senso di disciplina m’indusse a inghiottire il rospo e a reprimere la ormai acquisita convinzione della scarsa considerazione in cui la Sinistra aveva i suoi utili idioti. Sempre meglio che restare inattivo. |
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