L'intollerante

Pensieri come mosche

Mi capita sempre più spesso di avere in testa pensieri che sono come mosche. Confusi e fastidiosi e bastardi si muovono senza farsi acciuffare. E' come se dipingessi un quadro e al contempo cancellassi le linee appena tratteggiate. Mi sembra di essere insieme creatore e distruttore di un'opera d'arte che rimarrà per sempre incompiuta. Il mio libro a metà, il mio lavoro precario, la mia laurea incompleta, le mie storie che durano giusto il tempo di un'illusione.

La mia vita pare un singhiozzo strozzato; un urlo ingoiato. E noto che sono sempre più schiavo dello scrivere e del manovar parole. Per me è diventata una sorta di irrinunciabile terapia. Pensare in parole mi aiuta a non parlare troppo di pensieri scomodi con chi mi sta di fronte. La gente è spaventata dalla sofferenza del prossimo. La gente si è disabituata alla sensibilità d'animo. Gli "amici" ti chiamano solo quando sanno che stai bene e che puoi fare qualcuno dei suoi show pseudo cabarettistici e quando, magari, puoi procurar loro qualche bella figa. Ascoltiamo gli altri giusto il tempo di non dimenticarci il suono della nostra egoistica voce interna. Il tempo di una pacca sulla spalla e di un "passerà". E' un mondo che, ipocritamente, si dichiara assolutamente contrario all'ipocrisia. Fa di tutto per debellare questo male che, in realtà, è ciò che ancora mantiene saldi i rapporti umani. Menzogne, falsità, omertà. Pochi sono abbastanza forti da sostenere il peso delle verità, soprattutto di quelle che devono raccontare a se stessi. Ho bisogno di qualcosa di grandioso, di una svolta epocale.

Quello che faccio non mi basta, non mi gratifica, non mette alla prova tutte le mie capacità. Oggi ho avuto a che fare con quella che può inconfutabilmente definirsi una testa di cazzo. Di quegli omicchi la cui presunzione di grandezza e direttamente proporzionale alla pochezza effettiva del loro animo e del loro intelletto. Di quelli che si sentono grandi uomini solo perché hanno una bella figa di fianco. Mi sarebbero bastati pochi secondi per umiliare questo inconsapevole esempio di umana miseria pubblicamente, ma, non lo so, voi riuscireste ad esporre al pubblico ludibrio un fanciullo di 5 anni senza sentivi un po' patetici? L'ho risparmiato: il tempo sarà molto più efficace e punitivo di me. Questi tipi, prima o poi, sono costretti a scendere dal loro piedistallo e a farsi un giro nella melma. Sono stanco di questa città e della gente che la popola ma devo resistere, tra umiliazioni e fallimenti, fin quando non riuscirò a prendermi la mia rivincita e a salutare tutti, cordialmente, per poi dirigermi verso sponde meno aride o, magari, per restare dopo aver reso più fertili queste.