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Siamo solo burattini un po' coglioni

Post n°183 pubblicato il 25 Settembre 2009 da eccelso86
Foto di eccelso86

Immaginate di aver dormito per 10-20-30 o anche quarant'anni al fianco della stessa donna. Immaginate di esserne da sempre stati innamorati perdutamente e di aver visto in lei solo pregi; tollerando e talvolta addirittura non accorgendovi di certi suoi plateali difetti. Ecco: ora immaginate di incontrare un uomo che vi prende a schiaffi e vi dice che, la persona con la quale avete dormito per anni, non è altro che un'emerita stronza doppiogiochista che non ha fatto che schiavizzarvi ed annebbiarvi il cervello per tutto il tempo. L'uomo vi porta foto, intercettazioni telefoniche e testimonianze per provare le sue accuse e giustificare il suo tentativo di risvegliarvi! Come reagireste? Ricordatevi che la amate follemente e che lei, con voi, si è sempre comportata bene.
Angoscia? Negazione fino all'estremo dell'evidenza? Depressione? Isteria? Delusione seguita da cinismo devastante? Le possibilità sono diverse ma non è questo ciò che ci interessa analizzare. La metafora, infatti, serve per comprendere quanto possa essere pericoloso ed alienante l'appoggio totale e fanatico ad una qualsiasi idea.
Del resto, proprio come le donne, le idee sono qualcosa di irrinunciabile; qualcosa che rende la vita di ogni uomo ricca, piena, passionale e, in parole povere, valevole d'essere vissuta. Il male non sono le ideologie (un mondo senza ideologie è un mondo che si affida a falsi idoli e che non sa dove andare) ma la loro strumentalizzazione e mistificazione.
Analizziamo un momento la realtà odierna: è circa un secolo che veniamo letteralmente bombardati da propagande e pubblicità di ogni tipo e colpiti da un fenomeno di sovrainformazione che ci costringe, inesorabilmente, a rifugiarci nei più rassicuranti e sintetici stereotipi e luoghi comuni. Con tutta questa valanga perpetua di input abbiamo la fisiologica necessità di effettuare una sintesi, anche estrema, per non impazzire. Tale sintesi, però, spesso si traduce in quella che possiamo definire "categorizzazione automatica".
Alcuni esempi: se critichi Berlusconi sei comunista e se non lo critichi sei fascista. Se fai il militare sei uno di destra e se sei un artista invece sei di sinistra. Se critichi Stalin e il comunismo sovietcio allora sei un neo-nazista. Se sei di sinistra allora devi stare con i Palestinesi (anche con quelli che si fanno esplodere tra i civili e ammazzano donne e bambini) e sei sei di destra invece devi appoggiare Israele (anche quando ammazza donne e bambini palestinesi).
Insomma: o sei bianco o sei nero...di stare a valutare eccezioni, sfumature e possibilità di lettura alternative nessuno (o quasi) ha voglia e tempo. E così mentre noi, da bravi somari inseguitori di carote passiamo il tempo a ragliarci contro, la finta destra e la finta sinistra si dividono equamente le uniche vere carote raggiungibili: il potere politico e quello economico. Abbiamo deciso di accontentarci di un pallido ed isterico ruolo da tifosi: le elezioni politiche sono diventate una questione di "simpatia" e vengono vinte da chi sa vendersi meglio (chissà perchè mi viene in mente il nano arcoriano). I politici sono sempre stati abili propagandisti e ottimi parolai ma ora, in più, sono dei veri e propri vip e dei grandi"piazzisti". Sono gli unici attori di uno spettacolo deprimente e scadente che noi possiamo solo stare a guardare; illudendoci di poterlo influenzare con un diritto al voto che, negli anni, ha perso tutto il suo senso originario
Quella berlusconiana è una scuola così subliminale ed onnipresente da aver colpito una frangia vastissima di politicanti ed elettori. Tutti rinchiusi nelle proprie idee tiranne e pronti ad invocare la libertà di parola quando vengono semplicemente contraddetti...tutti pronti a lamentarsi di tutto e a vestirsi del modaiolo cinismo da snob un po' coglione e frustrato che giustifica i suoi fallimenti cianciando della "cattiveria del mondo". Tutti a protestare contro la Gelmini e la riforma universitaria ma poi prontamente iscritti ai vari Atenei. Quante volte avrete incontrato persone iscritte a Letteratura, Filosofia, Storia, Scienze Politiche, Lingue ecc che vi dicevano rassegnata:"Eh ma tanto lo so che questa laurea non vale nulla e che sarò disoccupato per i prossimi 20 anni". Ma che merda di modo di ragionare e vivere è? Rassegnarsi al precariato dopo aver buttato soldi, tempo e sangue all'Università? Ma come siamo arrivati a questo grado patetico di rassegnazione? Come facciamo ad accettare in silenzio avvertimenti come:"Eh guarda se vuoi insegnare all'Università perdi le speranze...è impossibile".
Porca trottola ma che cazzo vuol dire? Cioè io passo 5 anni a sgobbare sui libri, spendo 10.000 euro tra testi, trasferte ecc per poi sentirmi dire che non potrò mai insegnare? Ah però poi sono libero di scegliere tra il piano "Tutto compreso light" e "Tutto compreso total" che, con soli 35 euro al mese, mi regala 200 minuti gratis verso tutti i numeri di rete mobile e fissa. Questa è la democrazia del nostro secolo: non sei libero di scegliere che cazzo di lavoro fare e quanto guadagnare ma puoi selezionare 5 piani telefonici diversi e "personalizzare la tariffa mensile secondo le tue esigenze ". Quando promuovo campagne per non comprare le varie "carte auguri" durante le feste di Natale e Pasqu, mi dicono che sono "comunista" e "tirchio"; a me prima cadono braccia e gambe e poi mi balena la risposta:"Meglio tirchio e comunista che burattino e un po' coglione". Poi preciso, a scanso di equivoci, che sono da sempre più vicino a quella che ci fanno chiamare "destra" e la gente idiota che mi muove tale accuse resta muta. Almeno fin quando dall'alto qualcuno non muove i fili e decide quale altra stronzata deve essere detta.

 
 
 

Giovani, libertà e democrazia

Post n°182 pubblicato il 25 Luglio 2009 da eccelso86

Esiste, oggi, un partito politico che non utilizzi questo magico e seducente tris di parole per strizzare l'occhio ad elettori sempre più sfiduciati e confusi? Destra, sinistra e centro: tutti si battono per la libertà, la democrazia e la giusta valorizzazione dei giovani...i"giovani", già: tanto criticati e sputtanati quanto poi utilizzati, quando fa comodo, come meschina esca attira consensi o come contentito placa dissensi.
Questi giovani che, dicono, sono un po' "la generazione del nè" (non vogliono né lavorare, né studiare a quanto confermano le utilissime statistiche commissionate dal Ministro Meloni). In poche parole non siamo buoni a nulla ma, gli adulti, vogliono comunque aiutarci ad emergere, a trovare la nostra strada, ad avere una pensione quando i vecchi saremo noi. Forse sbaglio, forse la mia posizione pro miei coetaneai scontenterà i "grandi" ma, da un po' di tempo, mi sto inesorabilmente convincendo di una cosa: hanno fatto in modo di farci piegare tutti a novanta, ci hanno fatto il lavaggio del cervello per convincerci che, quella supina, è la posizione migliore da assumere per non subire troppe sberle da una vita eccessivamente complicata e troppo cattiva che non possiamo comprendere. Ci hanno poi inserito nel culo un palo della luce di 15 metri e ci hanno urlato contro:"Sodomiti di merda". Hanno selezionato tra noi i più obbedienti e sottomessi spacciandoli per "ragazzi di valore" e sono persino riusciti a farci credere che, l'attestato di somma cultura e grande rispetto, ci sia conferito da una cosa che si chiama Laurea ma che, ad esser sinceri ed obiettivi, faremmo meglio a definire:"Lista di nozioni più o meno inutili da imparare mnemonicamente".
Hanno svuotato il futuro di un'intera generazione per riempirsi le tasche, partorendo una categoria perversa e spaventosa di giovani-vecchi dagli sguardi spenti e dalla presunzione sconfinata che, quando esponi loro le tue idee, ti dicono che:"Sei un povero ingenuo e della vita non hai capito un cazzo". Però poi ti fermi e pensi che, se quelli che della vita hanno capito tutto ci hanno lasciato in eredità questo paese di merda, infondo è meglio augurarsi di rimanere nella categoria di quelli che non c'hanno capito un cazzo per il resto dei tuoi giorni. Per concludere il piano di annichilimento totale, ci hanno infine regalato un palliativo formidabile chiamato social network con il quale poter "giocare" e attraverso il quale sfogare malumori e voglia di emergere...ci hanno confinati in questo limbo di urla virtuali che, se non affiancate da azioni reali, restano patetiche manifestazioni di opinionismo da bar e di egocentrismo di bassa lega. Quando dico che voglio cambiare il mio paese in molti mi ridono in faccia e mi tornano ad intonare la filastrocca che hanno sentito da altri:"Sei un povero illuso...ne devi avere di schiaffi dalla vita". Poi però penso che nella vita di schiaffi ne ho avuti già non pochi, che tutto quello che ho conquistato me lo sono guadagnato sudando sangue e che alla fine non devo dar troppo peso a certe minchiate; tanto è vero: "Non esistono più gli adulti di una volta".

 
 
 

Nascere oggi

Post n°181 pubblicato il 03 Giugno 2009 da eccelso86

Oggi ero in treno, esausto e con i soliti sciami di pensieri nella testa. C'era una mamma che allattava il suo bimbo al seno e io cercavo di mettere a fuoco l'epoca in cui vivo e in cui tanti altri sopravvivono. Ad un tratto, tra le varie divagazioni, ho provato ad immaginare come sarà la vita di un nato nel 2009. Nascere oggi significa sicuramente avere un cellulare a 10, massimo 11 anni ma poi avere pochissime possibilità di trovare un posto di lavoro verso i 18. Nascere oggi significa essere circondato da laureati al Cepu, raccomandati, furbastri, miopi arrivisti, faccendieri ed ipocriti.
Nascere oggi significa avere una consolle come mamma e internet come papà visto che,entrambi i genitori, lavorano full-time perchè un solo stipendio non basta a soddisfare le esose richieste della moda capitalista e della "migliorata qualità della vita". E poi, diciamocelo chiaramente: la donna casalinga che non si è laureata e non fa la manager rampante è un sfigata/fallita (le nostre nonne non capivano proprio un cazzo). Molto meglio una moglie/madre perennemente assente, esausta e nevrastenica per i ritmi di lavoro schiaccianti. Tanto poi ti compri un SUV e un vestito griffato appena compiuti i cinque anni e tutto passa.
Nascere oggi significa dover studiare come matti fino ai 24/25 anni, fare altri 10 anni di "gavetta" e arrivare ai 35 con due lauree, un master e 10 anni di esperienza lavorativa alle spalle per guadagnare, se si è fortunati, 1200 euro netti al mese (con turni di 10 ore al giorno). Nascere oggi significa vedere le soubrette in Parlamento e i mafiosi semianalfabeti alla guida di grossi partiti. Nascere oggi significa "scrv cme in un sms anke qnd nn è assltmnt necsrio" e creare 10 gruppi inutili al minuto su facebook. Nascere oggi significa avere 5000 "amici virtuali" e non poterne abbracciare nemmeno uno. Nascere oggi significa vivere in un'epoca evanescente e superflua come i desideri che ci convincono di dover avere fin da piccini. In questo mondo non riesco a scorgere né tantomeno a stringere qualcosa di vero e concreto. Sembra un tempo nato per passare frivolo e inconcludente quello che vivo io e che, tra 20 anni, vivrà il bimbo che ora ciuccia la poppa della madre. Anche se, forse, tutto questo maggior fascino del passato, di quegli anni 50/60/70 in cui mi sarebbe tanto piaciuto avere 20anni, è dovuto solo al fatto che, appunto, quegli anni, non ci sono più...

 
 
 

Ma chi ha votato Berlusconi?

Post n°180 pubblicato il 19 Aprile 2009 da eccelso86

Questa riflessione era da tempo che volevo farla e, dopo aver visto altri due video incredibilmente significativi su youtube, ho deciso che valeva la pena esporre questo mio iperbolico dubbio: ma se su internet pare siano tutti e sottolineo tutti anti-berlusconiani, se ogni giorno ricevo una valanga di commenti e segnalazioni che hanno l'unico scopo di porre in risaltò l'incommensurabile demenza senile di questo show man da bagaglino che pare stare al governo per un grottesco gioco del destino, allora, amici cari, chi cazzo ha votato per Berlusconi alle scorse elezioni? E, soprattutto, chi cazzo lo voterà alle prossime? Facendo una rapida statistica, su 30 persone che conosco, due o al max 3 di queste hanno votato il premier: 2 si sono pentite e una, sola soletta, tenta (in maniera tra l'altro goffa e per nulla convincente) di giustificare il suo voto dato al nano arcoriano. Altra cosa importante che notavo è che, chiunque tenti di difendere Silvietto, faccia un'inesorabile figura da idiota e da persona del tutto sfornita di senso critico.

 

Al di la di chi critica Berlusconi sempre e comunque (anche nelle rarissime volte in cui può non essere sputtanato) e al di la di chi non ha mai aperto un libro è ha la stessa autocoscienza e percezione del mondo esterno di un pastello a cera e, di conseguenza, riesce ancora ad osannarlo, io dico, da uomo di destra, che Silvio ha toccato il fondo e che è venuto il momento che si tolga dai maroni (insieme anche a quel Maroni(e) ministro e alla crusca di ubriaconi da osteria in camicia verde che infestano, come un virus, l'attuale governo). Non se ne può più e, ne sono convinto, oramai sta sulle palle anche a tanti della sua coalizione. A proposito di palle: Peccato che Fini non le abbia  abbastanza poderose per dire al suo alleato che è un emerito idiota e sputare in entrambi gli occhi di Bossi. Peccato che Tremonti sia un patetico fantoccio dalla parlata odiosamente "avistvocvatica" e peccato che, il popolino che guarda mediaset e legge i giornali filoberlusconiani, sia ancora decisamente folto. Peccato, sopra ogni altra cosa, non avere una reale alternativa al nano arcoriano. Peccato che, a far due conti e a prendere nota delle influenze che il Berlusca ha in Italia, si possa dire che, il nostro caro Silvio, vince anche quando perde (governo Prodi docet). Peccato che, anche la Rai, eccenzion fatta per Santoro, sia completamente genuflessa ai voler del duc...ehm del premier. A tal proposito voglio farvi vedere un video che m'ha lasciato inorridito e al tempo stesso sconfortato. Non ve lo commento...guardate e, i commenti, verranno da soli.

 

E direi che la Rai, insieme al cervello e alla dignità della conduttrice di domenica in(becille) siano oramai definitivamente andati a farsi fottere. SVEGLIAMOCI

 
 
 

La prima puntata del R.A.M.

Post n°178 pubblicato il 14 Aprile 2009 da eccelso86

E che cavolo è il R.A.M? Vi starete senza dubbio chiedendo un po' tutti.

Dunque: l'acronimo "R.A.M." sta per "Ri-scossa art movement" ed è il nome di un movimento artistico giovanile che ha visto la luce nel novembre 2008 grazie al "Ri-scossa art fest" (festival dell'arte emergente organizzato da me e dalla tv per la quale lavoro e svoltosi nella mia città) e che, grazie alla splendida redazione per la qule ho la fortuna di lavorare, è diventato ben presto un vero e proprio format televisivo. Attraverso il R.A.M e i canali di diffusione mediatica della Julie Italia (canale sky865, in chiaro a Caserta, Napoli e Benevento e in streaming al sito www.julienews.it), abbiamo infatti in mente di promuovere e "lanciare" i giovani talenti creativi Campani e nazionali e di dar loro la visibilità che meritano. In un 'epoca caratterizzata da patetici e spesso demoralizzanti individui colpiti da un più o meno patologico esibizionismo fine a se stesso, il R.A.M e la Julie Italia si sforzano di dare il giusto spazio a chi ha sul serio qualcosa da dire e da dare a questo mondo e di far rinascere, la martoriata regione Campana, a colpi d'arte. Registi, musicisti, attori, fotografi e ogni tipo di genietto creativo saranno il pane quotidiano di questo nuovo format scritto e diretto dal sottoscritto e finanziato dal Dott. Livio Varriale e dalla sua Julie Italia. Ma ora bando alle ciance e iniziamo con le immagini. Di seguito, il video della prima puntata. GODETEVELO.

 

 

 
 
 

L'isterismo emotivo collettivo "post-moderno"

Post n°177 pubblicato il 08 Aprile 2009 da eccelso86

L'altro ieri, verso le tre di notte, uno spaventoso terremoto ha colpito a devastato l'Abruzzo, causando un numero imprecisato di vittime e di feriti; lasciando tanti cittadini senza un tetto. Immediate sono state la reazione e la gara di solidarietà per aiutare i terremotati. E' stato bello, veramente bello osservare la maratona che è subito partita, tanto per fare un esempio, per le donazioni di sangue. Comprendere che esistono ancora persone in grado di un sentimento altruistico così forte da essere inarrestabile. Tutta la vicenda, però, vista dal mio probabilmente insensibile e "mostruoso" punto di vista distaccato, dal mio "laboratorio" d'analisi antropologica perenne, mi ha fatto inesorabilmente puntare la lente d'ingradimento sul marcio, sul finto, sul farlocco e sull'insopportabilmente ipocrita modo di essere di tante, troppe persone.

Oltre all'implicito plauso e al sentito grazie che rivolgo, dal profondo del cuore, a tutti coloro che hanno, fanno e faranno qualcosa di concreto per le vittime e/o che si sentono effettivamente e profondamente colpite emotivamente da tale, tristissima e drammatica vicenda, vorrei soffermarmi brevemente sull'analisi di quella parte "emotivamente isterica" della popolazione che, purtroppo, aumenta e cresce giorno per giorno e, a mio avviso, rappresenta il vero male da estirpare dalla società moderna. Per meglio esprimere il mio facilmente fraintendibile concetto, utilizzo le parole di un grande come Kundera e "rapisco", per l'occasione, la sua teoria sull "Homo sentimentalis/homo Hystericus".

"L'Homo sentimentalis può essere definito come un uomo che ha innalzato i sentimenti a valori. Nel momento in cui un sentimento viene innalzato a valore, tutti vogliono averlo; e poichè tutti amiamo vantarci dei nostri valori, abbiamo la tendenza ad ostentare i nostri sentimenti [...] Nel momento in cui decidiamo di sentire (perchè il "sentire" ci innalza ad esseri ammirevoli, buoni, belli e bravi ndr) il sentimento non è più un sentimento ma un'imitazione di un sentimento, la sua rappresentazione. Il che si chiama comunemente isterismo. Perciò l'Homo Sentimentalis (cioè l'uomo che ha innalzato a valori i suoi sentimenti) equivale in realtà all'Homo Hystericus". Kundera riesce con incredibile accuratezza e con impeccabile chiarezza, ad illustrare un male moderno che io noto da quando ho iniziato a farmi certe domande e a cercare la spiritualità, oltre il materialismo: la volubilità e la falsità di certe ostentanzioni di sensibilità e di certi isterismi emotivi collettivi indotti. Conclude il suo paragrafo con un magistrale:"Perciò l'Homo sentimentalis, che ci fa vergonare con i suoi grandi sentimenti, subito dopo ci sconcerta con la sua inspiegabile indifferenza". In quest'era povera di valori e di autenticità, in quest'epoca dove, l'imitazione del vero, è diventata la regola di interazione tra gli uomini, si sente la paradossale esigenza di inventarsi persino i sentimenti.


E' per questo che, nei miei commenti precedenti, parlavo di "teatranti" e di "sentimentalisti momentanei"...perchè vedo sempre più "attori" in giro: persone che recitano con grande trasporto e realismo un ruolo e che, terminato lo "spettacolo", rientrano nel loro "personaggio" reale. Il contatto con questo reale, noi "giovani", lo stiamo perdendo inesorabilmente e questa cosa mi spaventa, mi spaventa tantissimo. Sono figlio dell'era moderna...sono tra i tanti abituati alla violenza e alla sofferenza. Sono tra i tanti che ieri, dopo aver saputo dell'accaduto, hanno detto qualche preghiera, ricordato a se stessi che gli dispiaceva e poi hanno visto la propria giornata andare avanti tranquillamente, senza nessuno stravolgimento. Sono tra i pochi che si chiedono il perchè! Che si domandano come mai, oggi, il male che capita agli altri, ci scuote sempre meno (al di la delle dichiarazioni di dolore che occorre fare per non apparire dei mostri). Come mai siamo così assuefatti a scene di distruzione e morte. Come mai non ci fa impressione un cadavere disteso sull'asfalto con un telo bianco sopra. Sono tra i pochi che si chiedono chi ancora si preoccupa delle vittime dello tsunami e chi si preoccuperà degli abruzzesi tra un mese...quanti, di quelli che oggi urlano:"Io sono vicino alle vittime", saranno ancora così vicini ai terremotati tra 10, 20, 30 giorni. Sono tra quelli che vorrebbero fare un po' di pulizia di ipocriti e "atteggiati"...che si sente un egoista abituato a vedere in tv la sofferenza del prossimo e a non lasciarsi scuotere e colpire più di tanto. Che ha le palle piene di un mondo che reclama verità ed autenticità ma che poi si ostina a voler continuare a recitare liturgiche dichiarazioni di intenti per scaricare coscienze che non possono nemmeno definirsi sporche...perchè sono semplicemente anestetizzate; spesso inesistenti.

 
 
 

Il mio S.Valentino

Post n°176 pubblicato il 14 Febbraio 2009 da eccelso86

Nel film:"Se mi lasci ti cancello", il grande Jim Carrey, definiva la festa degli innamorati come: "Una festa inventata dai fabbricanti di cartoline di auguri, per far sentire di merda le persone". Pensiero un po' riduttivo e nichilista, certo...ma chi non c'ha pensato almeno una volta in vita sua, durante il fatidico 14 febbraio. Ora a me non va di parlare di S.Valentino. Di far considerazioni positive o negative su questa festicciola amata e odiata. Tanto mi sono reso conto che sarebbe impossibile esprimere opinioni non banali su di essa. Un'unica considerazione, però, voglio concedermela...una considerazione che più che altro dovrei chiamare "ricordo mancante postivizzante". L'ultimo S. Valentino passato da innamorato, risale a due anni fa. E' stato il più bello della mia vita e sapete perchè? Semplicemente perchè non me lo ricordo. Non ci furono differenze rispetto a tutti gli altri giorni che passai con "lei"...passammo 300 S.Valentino uno dietro l'altro e, ora che penso a quanto sono stato male quando ci siamo persi, sorrido. Perchè è proprio vero che, delle belle storie, anche quando finiscono maluccio, dopo il giusto tempo, ti rimane solo il bello.
Auguri a tutti gli innamorati e, soprattutto, ai single incazzati per il loro status.
Io sto nel mezzo tra le due categorie e mi godo quest'ennesimo 14 febbraio senza depressioni e/o ansie da prestazione;)

 
 
 

IL FENOMENO MARCO MARFE'

Post n°175 pubblicato il 30 Gennaio 2009 da eccelso86

A dispetto del titolo, cari miei, questa nota non parla del carissimo Marco Marfè (ci sono già troppi siti dedicati all'allevamento del bestiame e io non voglio esser accusato di plagio). "E allora perchè hai intotolato la nota:"Il fenomeno Marfè" ", potreste voi esimi giustamente osservare. Beh ma è logico: come "esca". Se avessi titolato questo pezzo:"Nozioni di antropologia sismoidea parasaffica", nessuno di voi si sarebbe azzardato a leggere. Stesso discorso sarebbe valso per un maggiormente discernibile:"Fenomenologia della saturazione scrotale post marfeica". Andando al dunque, in questa nota, mi piacerebbe parlare con voi di un problema; diciamo pure un problemone: l'Italia e gli Italiani. Discutendone con il professore di "Storia delle Istituzioni politiche", sono infatti dovuto arrivare ad una triste conclusione e, cioè, che la situazione in questo "bel" paese non cambierà mai. Inutile auspicarsi rivoluzioni, stravolgimenti governativi, riforme istituzionali ed amministrative, programmi universitari meno inutilmente nozionistici e più pragmatici. Gli Italiani, vano prenderci per i fondelli, sono da sempre un popolo di pecore (ovviamente, superfluo precisarlo, con le dovute e sacrosante eccezioni).


Chi fa politica mescola ideologia ad opportunismo e, chi di ideologia sana vive (o meglio sopravvive), è penosamente ed inesorabilmente isolato, umiliato; quando va bene illuso di poter sul serio cambiare qualcosa solo per il tempo necessario per rendersi conto che, questo qualcosa, non lo cambierà mai. Nel corso dei secoli siamo passati dalla monarchia assoluta al governo "repubblicano". Dal governo repubblicano allo stato fascista. Dallo stato fascista nuovamente al repubblicano. Siamo arrivati ad oggi: con una democrazia farlocca e un sistema societario che premia l'inutile, il goffo, il fenomeno da baraccone. La verità, triste e dolorosa, è che siamo fondamentalmente un popolo di criticoni maicontenti.


Di invidividui che si illudono di scaricare le proprie patetiche coscienze sputando merda e commenti qualunquisti su chiunque. E ci dichiariamo stanchi del conformismo, ma poi critichiamo gli anticonformisti perchè lo ostentano, perchè ai nostri occhi si sentono "diversi";"fighi". Non facciamo distinzione tra chi vive di attegiamenti emulativi e chi, invece, in quello che è, ci crede. Per il semplice fatto che non è per apparire, ma appare per ciò che è. Eppure a me par finito anche il tempo dello scandalo, della lotta, del proclama, del remar controcorrente in attesa della fantomatica isola del contrario dove, il contrario, è in realtà il giusto. Dove non si premia il povero sfigato patologicamente esibizionista e troppo preso dalla smania d'apparire per preoccuparsi di come apparire! Che la vita non è un sms: non puoi scrivere abbreviato per risparmiare i caratteri.


Che spesso, l'esistenza di un uomo, è come l'interno della carta del Kinder Bueno: c'è scritto "ritenta". Però qui non c'è spazio per ritentare, per riprovare. Io non lo so dove finiremo...non lo so quando e se si smetterà di proclamarsi ipocritamente pro-talenti dimostrandosi, nella realtà dei fatti, pro-cazzoni. Il punto è che sono stanco di essere stanco di essere stanco e, per fare una "citazione colta" e concludere questo mio testo:"faccio una preghiera ai pensieri affinchè non mi tengano sveglio fino all'alba e una a Dio affinchè preghi i miei pensieri di non interrogarmi sul perchè dovrei rivolgere loro delle preghiere".

 
 
 

Auguri "onanistici"

Post n°173 pubblicato il 24 Dicembre 2008 da eccelso86
 
Tag: Auguri

Ci vuole coraggio per vivere in un mondo di vigliacchi...ci vuole la compagnia della solitudine per farsi le domande giuste, per prendere scelte senza che qualcuno ci condizioni in maniera rovinosa. Domani sarà Natale e occorre fare auguri e regali, avere buoni propositi ed esser bendisposti nei confronti del nuovo anno (che se poi uno è stato buono tutto l'anno, a Natale può pure concedersi il lusso di fare lo stronzo,no?). E del  31 dicembre? Ne vogliamo parlare? Da ragazzino provavo profonda tristezza a capodanno.
Mi veniva sempre in mente un'immagine vista su di un libro di scuola: c'era l'anno  che stava per finire rappresentato da un vecchio decrepito e, quello in procinto di iniziare, da un ragazzino pimpante. Ecco a me l'idea che, nel giro di un anno, quel bimbo sarebbe diventato vecchio e poi sarebbe "morto", mi angosciava oltremisura. Ho sempre odiato la frenesia e l'idea delle cose che hanno una fine e, probabilmente, per tale ragione, sarò un infelice a vita o, nella migliore delle ipotesi, un turbato perenne. Eppure io stesso sono tendenzialmente frenetico, impaziente...inizio qualcosa e penso già a quando l'avrò finita. Forse è colpa del mio patologico onanismo mentale, forse è colpa del "mondo moderno"...o magari di entrambe le cose.
E poi a me ste feste spesso e volentieri mi deprimono. Ogni fine d'anno è sempre la stessa storia:"che si fa quest'anno?"..."Oh però vediamo di organizzare qualcosa di diverso"...diverso: una parola utilizzata sempre più spesso in un mondo sempre più fotocopiato. Vabè comunque ve li devo fa sti auguri di buon Natale e felice anno nuovo? Si, no? E allora tanti auguri e tante buone cose. Auguri ai single e ai fidanzati, agli etero e agli omosessuali, ai trans, ai Rom, ai Neri, ai Cinesi, ai Cingalesi (quest'ultimo nome mi piace perchè sembra l'onomatopea dei campanelli natalizi), alle mie ex ragazze e ai loro nuovi fidanzati, agli amici e ai nemici, a quelli che mi vogliono bene e a quelli che mi detestano, a quelle che vorrebbero scoparmi e a quelle che non me la darebbero nemmeno dietro lauto compenso. Auguri a tutti; proprio a tutti...soprattutto a quelli che rimpiangono in giorni in cui credevano in Babbo Natale...

 
 
 

 

Scassinatori di menti

Post n°172 pubblicato il 19 Novembre 2008 da eccelso86
 

L'inverno che diventa coperta. Foglie sparite dai viali come i pensieriscomodi dalla sua testa. Daniele avvolge la mano sinistra intornoall'accendino per proteggere la fiamma dal vento debole e pungente chesoffia sotto al porticato della stazione. Le sue labbra lasciano che lasigaretta si pieghi leggermente verso il basso. L'accendino, dopo unpaio di fiammate mancate, fa il suo dovere e brucia il tabacco; Danieleaspira, poi caccia fuori il fumo e lo osserva fin quando non sidisperde completamente.
Sono le due del mattino e, in quella stazione giallo piscio, non c'ènessuno. 'I luoghi vuoti sono meravigliosi perchè puoi riempirli conciò che vuoi'. Daniele ripensa alla frase che gli disse la sua miglioreamica prima di partire per L'America. Passeggiavano in una Casertadesolata alle 3 del mattino, alla vigilia della sua partenza. 'Ladistanza uccide ogni cosa', le aveva risposto lui come se, la frase dilei, non l'avesse nemmeno sentita.
Daniele odiava gli addii, odiava le cose definitive, che avevanocontorni ben visibili. L'idea di farsi un tatuaggio, ad esempio, loripugnava oltremisura. Per lui era inconcepibile condannare la propriapelle a qualcosa che non potesse cancellarsi facilmente, che dovesserimanere a marchiarla per sempre. Lo aveva scritto anche nel suo libro,anche tra quelle pagine aveva infilato tutta la sua idiosincrasia versoil senso statico, l'antidinamico.
Era per questo, probabilmente, che non riusciva ad ultimare il suoromanzo: l'idea di finirlo lo angosciava. 'Io non sono un tipo daromanzi, io sono un tipo da storie interrotte', ripeteva a chiunque glichiedesse del suo libro. Eppure, da diversi mesi, Daniele non pensavaad altro. Voleva finire quel testo, dargli un senso; pensare ad unastoria che potesse avere una fine, che fosse un cerchio e non il solitorecinto aperto. 'I grandi scrittori sono abili scassinatori di menti:si introfulano nella tua testa di soppiatto e, rubandoti i pensieri, tiarricchiscono l'anima'. Questa frase letta su una manuale di scritturacreativa era diventata un'ossessione per Daniele; la ripeteva a mo dirosario ad ogni capoverso, ad ogni pagina scritta; anche soloimmaginata. Il vento aumenta di intensità, le mani cominciano adinfreddolirsi e la condensa del fiato si mescola con il fumo. Daniele si chiude nel suo lungo cappotto nero e china il capo; il suo treno staper arrivare...presto le luci gialle che si riflettono sui muri lurididella stazione lasceranno spazio alle lampade bianco spento dellacarrozza. La voce annuncia orario e binario; zaino sulle spalle,sigaretta spenta su un manifesto attaccato alla colonna sulla quale,fino a qualche istante prima, Daniele si era appoggiato e porte dellacarrozza numero 3 che si aprono. Piede destro sul primo gradino,sinistro sul secondo ed è fatta: si parte, si osa; si vive.

 
 

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