Creato da ballolentodelcuore il 26/02/2008

ballo lento

il mio ballo

 

Post N°150

Post n°150 pubblicato il 16 Aprile 2009 da ballolentodelcuore

alla finestra...

Tutti hanno bisogno di risposte. Alcune s’imparano con la voce di chi ce le dà, alcune con il silenzio, attraverso i sensi, altre s’imparano con i fatti.
Una risposta è un’arma a doppio taglio e a volte le risposte più complesse da accettare sono quelle che  facciamo a noi stessi e che non sappiamo ammettere.
Io ho imparato a fidarmi delle mie risposte, ad accettarle. Ma soprattutto, quando quelle altrui non mi piacciono, ho imparato a fidarmi della mia volontà di cambiarle.
Sono giorni che mi fa compagnia il libro de “Il Piccolo Principe”. E non sapevo il perché. Poi passando lì, per la via bella dell’acqua, mi sono ricordata di qualcosa che da tempo mi accompagna. C’era un’abitudine, vecchia di tempo, vera nell’essenza, che avevo con un mio amico. L’abitudine di chiamare mio marito il contatore di stelle. Non a caso.

 


«Come si può possedere le stelle?»
«Di chi sono?» rispose facendo stridere i denti l'uomo d'affari.
«Non lo so, di nessuno».
«Allora sono mie che vi ho pensato per il primo».
«E questo basta?»
«Certo. Quando trovi un diamante che non è di nessuno, è tuo. Quando trovi un'isola che non è di nessuno, è tua. Quando tu hai un'idea per primo, la fai brevettare, ed è tua. E io possiedo le stelle, perché mai nessuno prima di me si è sognato di possederle».
«Questo è vero», disse il piccolo principe. «Che te ne fai?»
«Le amministro. Le conto e le riconto», disse l'uomo d'affari. «È una cosa difficile, ma io sono un uomo serio!»
Il piccolo principe non era ancora soddisfatto.
«Io, se possiedo un fazzoletto di seta, posso metterlo intorno al collo e portarmelo via. Se possiedo un fiore, posso cogliere il mio fiore e portarlo con me. Ma tu non puoi cogliere le stelle».
«No, ma posso depositarle alla banca».
«Che cosa vuol dire?»
«Vuol dire che scrivo su un pezzetto di carta il numero delle mie stelle e poi chiudo a chiave questo pezzetto di carta in un cassetto».
«Tutto qui ?»
«È sufficiente».
È divertente, pensò il piccolo principe, e abbastanza poetico. Ma non è molto serio.

 

Ci sono risposte che pesano. E risposte che fanno bene al cuore.

Prima di rivedere Lui, quel giorno, gli ho detto che io sono un angelo.
Ed è così.
C’è una piuma che mi guida.
E solo gli angeli possono volare dove agli altri non è permesso, lì, sulla Luna.

 

 

“L'amore è pieno di ciò che verrà”

 
 
 

Post N°149

Post n°149 pubblicato il 10 Aprile 2009 da ballolentodelcuore

 

È successo tutto il mattino seguente al terremoto. Avevo ancora lo spavento sulla pelle e la consapevolezza che l’unica cosa che conti davvero nella vita, è la vita stessa.
I cuori soffrono al pensiero di ciò che potrebbero mai perdere.
E dopo sette mesi, eccoti qui, a cercarmi ancora. Come un monito il proverbio, Luna settembrina, sette lune inclina. Sì decretò allora il tuo allontanamento e tanto è durato. Ma io t’aspettavo.
Lo stupore è stato guardarti, sfidarti con le debolezze dei miei errori,  con la forza del mio amore. Guardarti a lungo, negli occhi.
Dirti che sono sempre stata innamorata, di te.
Togliere le tue mani dal mio vestito.
Dirti che ho sbagliato, dirti che ho sempre pensato troppo agli altri e poco a me. E dirti che tu, ancora non mi perdoni.
E poi.
E poi ascoltarti, mentre mi parli delle tue sofferenze passate.
Ascoltarti urlare, mentre mi dici che non ho giustificazioni. Sposare qualcuno a cui vuoi solo bene, quando in realtà amavo te, inaccettabile. Dirti ancora, ancora e ancora, che tu non c’eri. Che non ci sei mai stato. Accusarmi di dipendenze.
E poi, come per magia, immergersi in mille tue foto, nell’immagine di un bambino che ho conosciuto quando già era ragazzo e che amo da morire, in un padre che non conosco ma che da sempre combatti e ami, in una madre che ti ha sempre adorato.
Come per magia.
Nei tuoi capelli. Perdermi nei tuoi capelli. Metterci la mano per averne ancora l’odore .
Sentire le tue mani e le tue labbra sulle mie.
E abbracciarti, forte mentre sento scivolare le calze.
E bocca sul mio collo, mentre sussurri semplicemente “Parlami”.
E io ti parlo. Ti sussurro “Io ti voglio bene. Io ti aspetto.”
Ti sento chiedermi “Cosa vuoi”.
E cosa voglio io te l’ho detto. Ce l’hai impresso dentro come una cantilena.
“Io do amore, e voglio amore.”
Sentirti nel mio mondo, ancora e ancora. Abbracciarti e baciarti, come se nulla e tutto fosse stato.
Baciarti come se nel buio di quella stanza, ci fossimo solo noi.
Mentre dolore e bisogno e amore ci inebriano di infinito.
E sentire il tuo abbraccio e un bacio sulla fronte, prima che tu esca da quella porta.



Un bacio a tutti. Passerò personalmente a darvelo. Perché Vi Amo.
Perché mi avete sempre dato supporto. E oggi più che mai, ve lo chiedo.
Perché in me oggi si profila una decisione. La più importante.


Diventarono indivisibili vite.
Dal niente al tutto con un battito d'ali.

Nemmeno un istante da respirare lontani.

Sincronizzando il pulsare del cuore.
(Isabella Santacroce)


 
 
 

Post N° 148

Post n°148 pubblicato il 08 Aprile 2009 da ballolentodelcuore

 

7 aprile 2009

Tutte le notti, mi addormento come se fossi  tra le tue braccia.
E tutte le notti, vivo un’emozione.

Stanotte, avevo ancora il tuo calore.


Mi sei mancato tanto.
Mi sei mancato da morire.

 

Perdonami gli errori che ho fatto pur amandoti.


Amami, perché io non ho mai fatto altro.


Perdonami, se non ho potuto fare a meno, di dirti tutto.

Io sono o io ero innamorata di te.
Non fa differenza. È sempre stata la cosa più facile, da fare.


Io, ti aspetto.

 

  

(Voglio ringraziare il cielo.
E voi tutti, che avete creduto in me e in Lui.)

 

 
 
 

Post N° 147

Post n°147 pubblicato il 02 Aprile 2009 da ballolentodelcuore

 

Primo Aprile, ore 20.30.


Lui, sconosciuto uomo dagli occhi neri. Io, una data, un nome. Che ti ringraziano, stanotte. Perché stanotte, ne sono certa, mi stai pensando. Impossibile no, non lo è mai stato. Riconoscere l’anima attraverso un gesto, questo no. Ma attraverso un gesto erotico, quello è capacità innata e rara. Invece tu mi hai ricordato tutto questo. Mi hai ricordato l’eros che ho da tempo, messo da parte. Tu, che neanche conosco. Tu, di cui non so nulla, se non il lavoro.

Mi sei apparso, accanto, mentre semplicemente sceglievo il colore del mio prossimo ombrello. Ti sei avvicinato con la scusa di parlare con colui che me lo stava vendendo. Di te so solo questo, che eri lì per fare il tuo lavoro, perché te eri la sicurezza e dovevi far rispettare le regole. Hai solo detto a lui, con gentile fermezza, di spostarsi verso fuori, perché dentro l’entrata della metropolitana non è ammesso. E di rumore ce n’era, di pioggia e di passanti che camminavano, insistentemente intorno a noi. Mi sono girata e ti ho visto, sotto un soffitto grigio e un cielo grigio.  

Sono tanto più bassa di te. Non hai neanche mosso il volto per guardarmi, solo gli occhi. Ma non ti spostato, mi sei rimasto accanto. È stato allora. È stato mentre aprivo la borsa per pagare, piena di portafogli, spicci e tessera per i mezzi. Una tessera di carta che per comodità, ho messo tra le labbra.

Non hai detto una parola, non ti ho neanche visto, perché eri al mio fianco. A volte le cose belle sono così. Sono al tuo fianco e se non ti volti, non le vedi. Oppure, se loro non fanno nulla per mostrarsi. Ero solo così, impegnata a recuperare l’occorrente per un fugace acquisto, che tu hai fatto quel che hai fato. Ho solo sentito qualcosa sfilarmi la tessera dalle labbra, agire lì dove l’intimo solo è permesso, prenderti qualcosa che non era tuo e che sai non avresti mai potuto fare se non so da quale parte del mio corpo tu non avessi avuto il permesso o semplicemente, se non ti fossi messo in testa che andava fatto. Mi hai sfilato dalle labbra qualcosa di mio. E sai che neanche a un amico in difficoltà lo avresti potuto fare. Non ti sei neanche giustificato, ma l’hai guardata con attenzione, e hai chiesto una conferma sulla mia data di nascita.

Come se niente fosse.

Come se non avessi appena violato la mia proprietà. Come se io fossi accanto a te da sempre. Come se ti avessi dato il permesso. Come un fulmine a ciel sereno. Come un ladro.

Ma che ti sei rubato?Battiti del mio cuore incredulo, il mio volto che ti ha guardato e non sapeva che pensare, e come sempre in questi casi, ho fatto finta di nulla. Anzi, ti ho anche ringraziato. Erotico. Gesto erotico, mai visto a tal punto. Erotico brivido e battito di ali. Non ricordo nulla che mi abbia mai trafitto di emozioni così intense e se c’è stato, è stato giusto, normale, adeguato. È stato magari in un amplesso o nelle parole o nelle mani. Mi ricordo tanto adesso, ma solo ora mi tornano in mente quei momenti, ora che tu li hai risvegliati con un movimento della mano, perfetto e incisivo. Mi sono chiesta come hai fatto in un secondo, a darmelo, in un secondo, a capirlo. Mi sono chiesta se non sei un angelo. Perché un angelo è quello che ti riporta la vita attraverso un sentimento o un’emozione dimenticata. E ora, solo ora, io ricordo  le emozioni che mi sembravano lontane. E sono tornate, sono tutte qui. Lui compreso. Sono tutte qui.

Tu, oggi, mi hai fatto un regalo vero. Mi hai donato un desiderio forte e intenso che pensavo di non avere. Mi hai fatto sentire il sapore dei sensi con una violenza che non mi avrebbe mai fatto male. E non ti è bastato. Perché non dovevi, ma mi hai seguito per le scale. Perché non dovevi, ma mi hai chiesto dove andavo. Perché non dovevi, ma mi hai chiesto se potevi avere il mio numero. E  io lì solo a chiedermi, senza una parola, come avevi fatto a capire cose che neanche io potevo capire in breve tempo. Non è detto tu abbia capito subito. Tu l’hai fatto e basta. Ma per me è stato bellissimo. Ti ho solo detto “Magari, la prossima volta lo avrai”.

“Ma io non sarò qui…La prossima volta. Non lavoro sempre qui.”

“E chi può dirlo?”

Poi, si sono aperte le porte della metro. Quando sono entrata ti ho sorriso, perché trattenersi era impossibile. E quando si sono chiuse, ho semplicemente visto il più bel sorriso al mondo. Da strappare e portare con me. Per tutto il tempo, per tutta questa lunga notte, per i meandri del mio animo che assopito domandava dov’era la passione, e i battiti gratuiti, la violenza dolce dell’anima che urla senza una parola ma parla con gli sguardi, magari uno solo, magari sufficiente per dare nuovamente, vita. Intima scelta di mettermi le mani laddove non devi e scoprir in me, che potevi farlo.

Che ti era permesso. Che dovevi farlo. Che non mi era mai successo. Che ti chiedi quante volte capiti nella vita. Che tornando, ti ho cercato con lo sguardo. Che non è vero che sarei voluta scappare per non cercarti con gli occhi, perché tanto l’ho fatto comunque. Che mi hai fato un regalo immenso nel tempo di cinque minuti. Darmi quanto era giusto darmi, senza badare a convenevoli. Ricamarmi l’anima di ciò che vuol dire bruciare e ardere dentro, graffiare il cuore,  senza neppure sfiorarsi.  

Carne nella mia carne e pensiero che è pensiero, angelo bello, con tutta me stessa ti do, e ti rendo.

 

È stato come sporcarsi con l’erba bagnata.

 

 
 
 

Post N° 146

Post n°146 pubblicato il 31 Marzo 2009 da ballolentodelcuore

Io mi tuffo. Mi tuffo, nel mare di me.
Mai troppo blu, bagnato nel rosso di un tramonto lucente. Acqua d’oro, liquido come un bacio. Lì trovo me. Capelli da spargere e veder galleggiare, miracoli di sole, onde su onde, inconfondibili nelle mie orecchie. Le vivo dentro e me ne impossesso. Sono mie, sono io.
Ho sempre saputo chi ero. Io sono io di fronte al mare, mare nostro. Mare che sento anche da lontano e che guardo, invisibile dietro l’orizzonte. Ma so che c’è, come il mio spirito dietro l’immagine riflessa.
Sarò solo sorrisi. Sorrisi e felicità innata, quel che sempre sono stata.
L’errore non è amarti, ma annullarmi in quell’amore.
Dev’essere successo qualcosa in me, di grande. Qualcosa come il chiedere a un’amica che andava al mare di pregarlo per il mio amore e in un attimo, trovarmi. Qualcosa come un piccolo miracolo. Se i miracoli possono mai esser piccoli.
Io questo lo devo alla mia vita. Tutto ruota attorno, tutto gira senza sfiorarmi, la solitudine di un lavoro, la stanchezza delle giornate, l’affetto ricambiato per chi mi è accanto, l’amore  per mio marito, tutto incide ma non mi tocca come le tue mani.  Eppure io, così, ritrovo me. E trovo la persona che è riuscita sempre ad amare sorridendo. E come tale, è stata sempre ricambiata.
I miei occhi sono sempre stati pieni di te. La differenza è che oggi, però, li sento miei.
E me ne frego d’aver paura di dire, di scrivere, di pensare, di guardare. Quando ci sarai parlerò, quando sarò connessa scriverò sempre dove e quando vorrò,  quando penserò qualcosa mi assenterò, quando mi sarai davanti ti guarderò. Quando saremo noi, io sarò.
Una metà non deve mai prendersi il tutto.


 E così, mentre  tu rompi l’ennesimo tuo rapporto, io vivo.

 

 

Terzo Ricordo

Ancora i valzer del cielo non avevano sposato il gelsomino e la neve,
        ne' i venti riflettuto la possibile musica dei tuoi capelli,
        ne' decretato il re che la violetta si seppellisse in un libro.
        No.
        Era l'età in cui viaggiava la rondine
        senza le nostre iniziali nel becco.
        I convolvoli e campanule
        morivano senza balconi da scalare ne' stelle.
        L'età
        in cui sull'omero d'un uccello non c'era fiore che posasse il capo.
        Allora, dietro il tuo ventaglio, la nostra prima luna.
.
(Rafael Alberti)

 

Arriverà, anche il terzo nostro.

 
 
 

I NOSTRI BALLI

Ti ricordi...quando ci davamo appuntamento qui sotto...???

 

SE MI UCCIDI, TI UCCIDO

"Quell'uomo aveva ucciso la cosa che amava,
E pertanto doveva morire.

Eppure ogni uomo uccide la cosa che ama,
Che questo lo sentano tutti:
Chi lo fa con uno sguardo amaro,
E chi con una lusinga,
Il codardo con un bacio,
Il coraggioso con la spada

Chi uccide il suo amore da giovane,
E chi lo uccide da vecchio;
Chi lo strangola con le mani della lussuria,
Chi con le mani dell'oro:
I più pietosi usano un coltello, perché
I morti si freddano così presto.

C'è chi ama troppo poco, chi troppo a lungo,
C'è chi vende e c'è chi compra;
Chi compie l'atto con molte lacrime,
E chi senza un sospiro:
Perché tutti uccidono la cosa che amano,
Anche se dopo non tutti muoiono."

Ballata del Carcere di Reading - Oscar Wilde

 
 

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