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Messaggi del 03/03/2019
Post n°2013 pubblicato il 03 Marzo 2019 da blogtecaolivelli
27 febbraio 2017 Cortesia Wikipedi I software autonomi che operano su Internet possono avere comportamenti imprevedibili: secondo una nuova analisi i robot di editing delle voci di Wikipedia si correggono a vicenda dando luogo a lunghe "contese", secondo una cadenza legata alla lingua e al contesto culturale. La scoperta invita alla prudenza nell'uso dell'intelligenza artificiale in contesti delicati come la sicurezza informatica e la guida autonoma dei veicoli(red) computer scienceinternetintelligenza artificiale "I robot si comportano in modo più umano di quanto ci si aspetti". La frase potrebbe sembrare tratta da un vecchio libro di fantascienza, uno di quelli in cui s'immaginava l'avvento futuro di robot umanoidi simili a noi non solo nell'aspetto fisico, ma anche nelle capacità cognitive. dell'Università di Oxford e dell'Alan Turing Institute, nel Regno Unito, sui risultati di una loro ricerca, migliorare le voci dell'enciclopedia online Wikipedia. di questi automi dal 2001 al 2010, scoprendo che spesso "litigano" tra di loro - a volte per anni - sul testo da pubblicare online. Questi programmi d'intelligenza artificiale possono avere diversi compiti. I robot di editing per esempio rimediano agli atti di vandalismo, fanno rispettare le regole, controllano l'ortografia, creano link e importano contenuti automaticamente. Altri tipi di automa si occupano di cercare e identificare dati oppure scovare violazioni dei diritti d'autore. comportano in modo differente a seconda delle lingue e dai contesti culturali utilizzati. il più basso numero di conflitti tra robot: nell'arco di 10 anni, ciascun software ha infatti cancellato le correzioni di un altro in media 24 volte. Ciò è indice di una relativa efficienza, se paragonato per esempio con l'edizione portoghese, in cui le cancellazioni di ogni robot sono state in media 185 in 10 anni. L'edizione inglese si è collocata a metà classifica, con una media di 105, pari a circa tre volte il tasso di correzioni operate da essere umani. algoritmi autonomi possono produrre interazioni complesse, dalle conseguenze inattese: si correggono a vicenda, dando vita a contese che possono continuare per anni, e in alcuni casi raggiungere una situazione di stallo. e robotici sono notevoli. In media, gli esseri umani correggono una voce la prima volta dopo due minuti, la seconda dopo 24 ore e la terza dopo un anno. I software invece impiegano circa un mese a fare la prima correzione, ma poi vanno avanti anni a correggersi reciprocamente. ecosistema di robot, ma sappiamo ancora molto poco su come interagiscono. E' quindi necessario impegnarsi per colmare questa lacuna, dato che l'intelligenza artificiale è sempre più utilizzata, anche in contesti delicati come la sicurezza digitale o la guida autonoma dei veicoli. "C'è una tendenza a dimenticare che il coordinamento tra diversi agenti robotici collaborativi viene spesso raggiunto solo in un contesto di regole che facilitano i risultati voluti", ha sottolineato Luciano Floridi, coautore dello studio. "Questa etica infrastrutturale dev'essere progettata altrettanto attentamente degli agenti robotici che vi operano". |
Post n°2012 pubblicato il 03 Marzo 2019 da blogtecaolivelli
27 febbraio 2019 La scomparsa delle nubi in un mondo più caldo Le basse nubi al largo delle coste della California, del Perù e della Namibia sono alcuni dei sistemi di raffreddamento pù efficaci del pianeta, perché riflettono la luce solare nello spazio. Ma nuove simulazioni climatiche dimostrano che l'aumento delle concentrazioni di anidride carbonica in atmosfera potrebbe distruggere questi strati di nubi e aggravare il riscaldamento futuro. rivelano un'interazione finora sconosciuta tra le nuvole e i gas serra: un livello di anidride carbonica atmosferica circa triplo di quello attuale può improvvisamente disperdere le nuvole. In uno scenario di emissioni business as usual, ossia che proseguano secondo le attuali tendenze , questo potrebbe avvenire nell'arco di un secolo circa. Le previsioni indicano che un mondo con meno nuvole potrebbe essere testimone di un riscaldamento fino a 8 °C superiore a quello causato dai gas serra. Il clima terrestre diventerebbe simile a quello di 50 milioni di anni fa, quando i coccodrilli nuotavano in un Artico privo di ghiaccio e le palme crescevano fino alle latitudini dell'Alaska. © All Canada Photos / AGF" È un avvertimento", dice il coautore dello studio Tapio Schneider, che studia la dinamica delle nuvole al California Institute of Technology a Pasadena. "Se non riduciamo le emissioni, sono possibili cambiamenti climatici molto marcati e difficili da invertire". sopra degli oceani sono chiamate stratocumuli, e globalmente, possono riflettere tra il 4 e il 7 per cento dell'energia del Sole. Ma gli stratocumuli frustrano i ricercatori che elaborano modelli del clima perché sono difficili da replicare nei programmi per computer. fenomeni su piccola scala, tra cui nubi, pioggia, tempeste e ghiaccio, al fine di simulare nel modo più accurato possibile processi su larga scala, come le variazioni della temperatura sulla superficie del mare. Non è disponibile una potenza di calcolo sufficiente per gestire contemporaneamente scenari realistici per tutti i fenomeni meteorologici. comportamento delle nubi nei futuri scenari climatici, Schneider e il suo gruppo hanno semplificato i processi su larga scala e hanno cercato di ottenere modelli per il comportamento delle nubi nel modo più accurato possibile. anidride carbonica dalle attuali 400 parti per milione (ppm) a più di 1200 ppm, l'atmosfera si è riscaldata e gli strati di nubi dense hanno iniziato a disgregarsi in nuvole più piccole e gonfie. Questo perché le nubi degli stratocumuli devono irradiare calore nell'atmosfera superiore per conservarsi: se l'atmosfera diventa troppo calda, i banchi di nubi si dissolvono. occupa di ricerche sulle nuvole al Goddard Institute for Space Studies della NASA "Il meccanismo sottostante è perfettamente plausibile". fonte di incertezza nelle previsioni dei cambiamenti climatici, anche nei modelli usati dall'Intergovernmental Panel on Climate Change, dice Matthew Huber, paleoclimatologo della Purdue University a West Lafayette, in Indiana. Ciò significa che molti modelli potrebbero sottovalutare i futuri cambiamenti climatici. problemi simili, dice Huber. Anche se i risultati indicano un mondo più caldo, c'è ancora una discreta quantità di incertezza in queste previsioni. Alcune delle interazioni su larga scala, compreso il modo in cui gli oceani scambiano calore ed energia con l'atmosfera, sono state semplificate o trascurate, dice Huber. Questo rende difficile stabilire con precisione i livelli di anidride carbonica che inducono l'instabilità degli stratocumuli. di affrontare i limiti della simulazione dell'atmosfera terrestre nei programmi per computer. Un approccio ricorre all'apprendimento automatico per insegnare ai modelli climatici globali a rappresentare meglio le nubi, addestrandoli su osservazioni tratte dal mondo reale e simulazioni che descrivono in dettaglio i processi su piccola scala. Questo potrebbe portare a metodi più rapidi e affidabili per prevedere il clima futuro. le persone devono essere pronte per cambiamenti significativi del nostro clima, dice la meteorologa Paquita Zuidema dell'Università di Miami, in Florida. In passato questi cambiamenti sono stati comuni, dice, "e il lavoro di Tapio suggerisce che in futuro potrebbe verificarsene un altro". potrebbe riservarci sorprese, dice Huber. "E non si tratta di sorprese piacevoli." su "Nature" il 25 febbraio 2019. Traduzione ed editing a cura di Le Scienze. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati.) |
Post n°2011 pubblicato il 03 Marzo 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: internet lifestyleDesign& GiardinoGIARDINI D'ESTATE, BASTA INSETTICIDI ECCO COME VIVERLI ECO E SENZA ZANZAREArbusti 'struscia e annusa' barriere verdi, cocktail naturaliIn nome di una maggiore coscienza ecologica di fronte all'invasione di zanzare e all'uso esagerato di insetticidi (abbiamo il triste record di principali utilizzatori di insetticidi in Europa) , di fronte al clima matto degli ultimi anni (bombe d'acqua alternate a lunghi periodi di siccità) che non aiuta la nostra vegetazione a sopravvivere e che impone un maggiore risparmio idrico, le soluzioni si trovano nei vivai del Mediterraneo. E' finita l'era delle siepi fiorite, dei prati all'inglese e delle piante rese 'obese' dai concimi chimici e dalle troppe irrigazioni, esplode l'offerta di arbusti 'struscia e annusa' che hanno bisogno di pochissima acqua e sono così odorosi da comporre barriere verdi, con fioriture spontanee e non forzate, dotate di un potente effetti anti-zanzare. Per potenziare l'effetto posizionare nei pressi una ciotola possibilmente di coccio, riempirla d'acqua, mettere qualche goccia di olio esseniale - citronella in primis - e una candela a galleggiare: effetto garantito per una bella atmosfera e un'aria zanzara free. Aumentano i giardini asciutti, composti da piante che si annaffiano una volta sola all'anno e perfino prati verdi e rigogliosi da bagnare al massimo 2 volte all'anno. Con qualche distinguo, anche sui balconi si possono scegliere piante e arbusti profumati, più resistenti alla siccità eliminando il piattino sottovaso pieno di acqua in cui le larve delle zanzare proliferano. Impossibile? "Niente affatto, - risponde Fabio Fusari, responsabile del vivaio La Parrina, specializzato nella produzione di piante per terreni secchi e poveri. - "Le piante 'struscia e annusa' hanno foglie carnose, pelose e piene di oli essenziali in grado di emanare una esplosione di aromi che vanno dal cedro al sandalo,includono l'intera gamma di profumi di arancio e limone. Oppure sanno di menta e perfino di cioccolato e pepe. Sono ad esempio alcune piante officinali e la vasta gamma dei pelargonium profumati, detti comunemente gerani odorosi". Poi ci sono gli arbusti e le piante aromatiche spontanee della macchia mediterranea. Spiega Fusari: "Ci sono almeno 4.000 specie diverse come l'helichrysum italicum, il sondrio pistacia lentiscus, gli arbusti di myrtus communis, i cistus, asphodelus. Fra le 'struscia e annusa' ci sono anche splendide piante che arrivano dall'Australia, dal Sud Africa e dalla California. Creare angoli così odorosi allieta le cene all'aperto e le serate estive. Molte piante allontanano le zanzare, in particolare i pelargonium profumati e la lippa citriodora ricca di oli essenziali. Queste si possono piantare in terra per comporre siepi o posizionate in gruppo, almeno una decina di piante insieme, in vasi vecchi recuperati e di grandezze diverse, collocati in un angolo del balcone per un effetto meraviglioso. Si tratta di piante che necessitano di poche irrigazioni, sono resistenti alla siccità". Possono crescere rigogliose e piene di fiori profumati anche prive di acqua le piante della macchia mediterranea e perfino i prati composti di piantine autoctone. "Ci sono cinque regole di base per garantirsi un giardino asciutto, - spiega Luca Agostini, titolare del primo orto botanico asciutto d'Europa, ilBotanical Dry Garden vicino Orbetello (Gr), un giardino di oltre 4 ettari nella maremma toscana composto da 1.500 specie e varietà di piante mediterranee adatte a sopravvivere in clima mediterraneo senza bisogno di essere irrigate. - Le piante autoctone possono vivere senza essere bagnate seguendo cinque semplici regole di correzione, perchè vanno educate alla siccità , dopo anni di vizi fatti di irrigazioni esagerate e consumi chimici". Precisa Agostini: "La prima regola è creare uno scasso profondo dove posizionare la pianta, poi indirizzare l'apparato radicale in verticale annaffiando raramente e in modo molto abbondante in modo che le radici scendano in profondità e non cerchino l'acqua in superficie. Inoltre fare un ottimo drenaggio in modo che non si crei un ristagno di acqua superficiale e creare un tondello di contenimento intorno alla pianta che trattenga molto litri di acqua". "Le piante 'asciutte' fioriscono e sono perfino più profumate di quelle concimate e annaffiate perché le fioriture e gli oli essenziali odorosi sono strategie di resistenza alla siccità messe in atto dalla natura", conclude l'esperto. Tra le piante suggerite Cistus, Rosmarinus, Nerium , Salvia, Phlomis, Euphorbia, Graminacee Cambiare le nostre abitudini in giardino e all'aria aperta non è solo una moda del momento ma una necessità che si farà sempre più sentire anche per il WWF, le associazioni Equivita e Anchise (associazione malati di sensibilità chimica multipla) che, insieme a FederBio, lanciano ora una azione urgente di informazione sulla pericolosità delle pratiche di disinfestazione contro le zanzare anche in ambito urbano. il 50% di quelli consumati in tutta la UE è impiegato nella penisola sia per le attività agricole che per l'uso privato. Per cosa li consumiamo? Per combattere le zanzare nei giardini, sui balconi, nei parchi, nelle scuole e negli ospedali. "Così facendo modifichiamo l'ecosistema e soprattutto esponiamo i nostri figli, anche prima che nascano, a grandi quantità di queste sostanze tossiche", puntualizza l'associazione Anchise che suggerisce di prevenire la formazione delle larve eliminando i depositi di acqua, anche minimi. L'acqua per giardini e piante inoltre servirà sempre meno se si comincia a considerare la bellezza dei giardini asciutti e delle piante anti-zanzare. |
Post n°2010 pubblicato il 03 Marzo 2019 da blogtecaolivelli
Fonte:Internet Design& GiardinoCOLTIVARE I GERANI, 6 REGOLE BASESemina corretta Non appena le nottate si liberano dal gelo e le temperature raggiungono la doppia cifra durante il giorno, i Gerani possono essere piantati all'esterno, solitamente durante il mese di maggio. Una volta acquistati, la maggior parte dei Gerani vengono interrati in un vaso da balcone o in una fioriera: questi recipienti non dovrebbero mai essere troppo piccoli, perchè queste piante apprezzano spazio e terreno in abbondanza. Uno strato di drenaggio sul fondo serve a prevenire l'ostruzione dei fori di scarico, mentre per la semina del Geranio è preferibile utilizzare una varietà di terriccio pre-fertilizzata, fatta appositamente per le esigenze nutritive di questa pianta, che non necessita quindi di ulteriore fertilizzazione almeno per qualche settimana. Inoltre, è importante lasciare circa 20 cm tra una pianta e l'altra, quando le si posiziona. La giusta posizione Il Geranio è originario del Sud Africa: ciò significa che si sente a casa in luoghi caldi esposti completamente al sole o in ombra parziale. Innaffiare nel modo giusto Anche se brevi periodi di astinenza non sono generalmente un problema per i Gerani, queste piante preferiscono essere innaffiate regolarmente e in modo generoso, anche due volte nelle giornate più calde, la mattin a così come la sera. Nel caso in cui la cura risultasse troppo impegnativa, è possibile ricorrere a speciali soluzioni auto innaffianti, se ne può trovare una grande selezione all'interno dei garden center, o a soluzioni più economiche, facili da creare anche da soli, ad esempio utilizzando bottiglie di plastica. È molto importante ricordare che troppa umidità e un ristagno d'acqua eccessivo fanno male alla pianta. L'acqua in accesso deve sempre essere in grado di scolare fuori dal vaso, così da non far marcire le radici. Durante lunghi periodi di pioggia persistente, è consigliabile spostare temporaneamente le piante in un angolo più riparato. Una corretta fertilizzazione Per il miglior apporto nutritivo ed una fioritura costante, bisognerebbe aggiungere un fertilizzante standard al sistema di irrigazione una volta a settimana. Speciali fertilizzanti a rilascio lento o terricci pre- fertilizzati eliminano il bisogno di un rifornimento settimanale. Rimuovere fiori e foglie secche correttamente Rimuovere regolarmente fiori e foglie morte, così come i rami secchi, rende il Geranio più bello, lo mantiene in salute e stimola la formazione di nuovi fiori. Per semplificarsi la vita, esistono delle varietà "auto-pulenti", in particolare tra i Gerani pendenti, i cui fiori marci cadono dai gambi da soli prima di produrne di nuovi, solitamente in un batter d'occhio. Corretto Svernamento I Gerani perenni fioriscono di nuovo se tagliati ad un'altezza di approssimativamente 15 cm e se spostati a trascorrere l'inverno in un luogo luminoso e lontano dal gelo. Durante questo periodo di riposo, la temperatura ideale è dai 5 ai 10°C e la pianta richiede pochissima acqua. Di primo acchito potrebbe sembrare morta, ma non è così! All'inizio della primavera si risveglierà e ricevendo calore e acqua formerà nuovi germogli. L'ideale sarà sistemarla in un vaso più grande provvisto di terriccio fresco. |
Post n°2009 pubblicato il 03 Marzo 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet 17 gennaio 2018 Cortesia NOAA La ricostruzione dell'andamento delle correnti a getto - forti venti che percorrono l'alta atmosfera - negli ultimi 300 anni mostra che gli eventi meteorologici estremi sono legati alle fluttuazioni nel loro percorso, che si sono intensificate a partire dagli anni sessanta del Novecento(red) Gli eventi meteorologici più estremi che si sono verificati in Europa dal 1960 in poi - dalle ondate di calore, alla siccità, fino agli incendi boschivi e le inondazioni - sono in correlazione con l'intensificazione delle fluttuazioni nel percorso delle correnti a getto sull'Atlantico settentrionale. dell'Università dell'Arizona a Tucson, che hanno ricostruito i cambiamenti avvenuti nelle correnti a getto dell'Atlantico settentrionale a partire dal 1725. Lo studio è pubblicato su "Nature Communications". e ad alta velocità che fluiscono con un andamento quasi "orizzontale" al confine fra la troposfera e la stratosfera. Gli studi dendrocronologici hanno permesso la ricostruzione delle correnti a getto fino al 1725. (Cortesia Greg King Copyright 2010) Quando la corrente a getto dell' Atlantico settentrionale si trova nella sua posizione settentrionale più estrema, le isole britanniche e l'Europa occidentale sono interessate da un'ondata di caldo estivo, mentre l'Europa sudorientale deve affrontare forti piogge e inondazioni. estrema, la situazione si capovolge: l'Europa occidentale sopporta forti piogge e inondazioni, mentre l'Europa sud orientale fronteggia temperature estreme, siccità e incendi. America orientale e il calore estremo e la siccità in California e nel sud-ovest americano sono invece legati alla posizione invernale della corrente a getto del Pacifico settentrionale. anni sessanta del Novecento le oscillazioni nel percorso delle correnti a getto dell'emisfero settentrionale sono notevolmene aumentate.
Valerie Trouet e colleghi hanno combinato più strategie di ricerca. Partendo dalle rilevazioni da satellite disponibili dal 1979, che permettono di correlare l'andamento della corrente a getto con la distribuziine della pressione atmosferica, hanno poi allargato la base di dati a quelli rilevati dalle stazioni meteorologiche dal 1871, per estendere infine la correlazione ai dati dendrocronologici, ossia alla relazione fra struttura degli anelli degli alberi, pressione atmosferica e andamento della corrente a getto. loro ricostruzione dell'andamento delle correnti a getto agli ultimi mille anni analizzando antichi manufatti in legno conservati nei musei. |
Post n°2008 pubblicato il 03 Marzo 2019 da blogtecaolivelli
17 settembre 2018 Un robot volante che imita il moscerino
Un prototipo di robot ad ala battente riproduce fedelmente alcune caratteristiche anatomiche e dinamiche delle ali degli insetti, in particolare del moscerino della frutta(red) Batte le ali 17 volte al secondo, producendo la spinta sufficiente a restare in aria e cambiare direzione con piccole correzioni del movimento, le stesse che permettono agli insetti di avvicinarsi a un fiore o di scappare da un pericolo. È un piccolo capolavoro di microingegneria DelFly Nimble, il piccolo robot ad ala battente in grado di volare autonomamente, realizzato da ricercatori del Politecnico di Delft in collaborazione con l'Università di Wageningen, entrambi nei Paesi Bassi, Il robot in una dimostrazione di volo. (Credit: Henri Werij, TU Delft)L'ispirazione al mondo naturale non è certo una novità nel campo della robotica: spesso gli studiosi cercano di imitare le caratteristiche anatomiche e funzionali degli animali. Ma il compito risulta particolarmente arduo nel caso del volo ad ala battente degli insetti, per l'estrema complessità degli schemi di movimento e dell'aerodinamica che ne è alla base, nonché per la connessione del sistema neuromotorio con quello sensoriale, che permette reazioni assai rapide agli input ambientali. riprodurre alcune di queste caratteristiche. e può anche effettuare manovre acrobatiche e cambi di direzione repentini, come una capovolta di 360 gradi", ha commentato Matej Karásek, primo autore dello studio e principale progettista del prototipo. "Con un'apertura alare di 33 centimetri e un peso di 29 grammi, il robot ha, per le sue dimensioni, un'eccellente efficienza energetica, che permette un'autonomia di cinque minuti per i volteggi in aria o un chilometro circa di volo lineare con una batteria carica". volo così elevate da poter essere considerato come modello di studio per gli insetti. stupito di quanto il suo volo somigliasse da vicino a quello che si osserva in natura, specialmente durante le manovre: ho pensato subito che avremmo potuto usarlo per fare ricerca sul controllo e sulla dinamica di volo degli insetti", ha spiegato Florian Muijres della Wageningen University. molto a quello osservato in Drosophila melanogaster, il moscerino della frutta, usato nei laboratori come modello di studio. E il primo risultato dei ricercatori olandesi è che il robot ha permesso di dimostrare come i moscerini controllano l'angolo di virata per ottimizzare la loro capacità di fuga. esperimenti su animali, con DelFly Nimble avevamo in ogni momento il pieno controllo di ciò che avveniva nel 'cervello' del robot questo ci ha permesso di identificare e descrivere un nuovo meccanismo aerodinamico su cui fanno affidamento i moscerini, ma eventualmente anche altri animali volanti, che controllano la direzione di volo usando queste rapide virate", ha concluso Karásek. |
Post n°2007 pubblicato il 03 Marzo 2019 da blogtecaolivelli
08 giugno 2018 I dati di Juno rivelano la natura dei fulmini di Giove Le misurazioni della sonda della NASA hanno permesso una descrizione più completa dei fulmini che si scatenano sul pianeta gigante, documentando per la prima volta quelli accompagnati dall'emissione di radiazione elettromagnetica di alta frequenza. Le osservazioni suggeriscono che i fulmini gioviani non siano così diversi dalle loro controparti terrestri(red) Nel 1979, la sonda Voyager 1 rilevò emissioni radio a bassa frequenza attorno a Giove, poi soprannominate whistler perché assomigliano al suono discendente di un fischio. L'ipotesi più condivisa dai ricercatori è che si tratti delle emissioni di fulmini che attraversano l'atmosfera del gigante gassoso. rilevata dalla maggior parte dei veicoli spaziali che l'hanno visitato. Ma i dati finora raccolti sono solo immagini, cioè flash che punteggiano di tanto in tanto il lato buio del pianeta, oppure onde radio a bassa frequenza. Le ricerche di analoghi segnali nell'intervallo dei megahertz, invece, non hanno mai dato frutti. dalla sonda spaziale Juno della NASA, descritti in due nuovi articoli pubblicati, rispettivamente, su "Nature" e su "Nature Astronomy" , che contribuiscono a migliorare la comprensione della composizione e della circolazione dei flussi di energia su Giove. Illustrazione dei fulmini su Giove, particolarmente intensi nell'emisfero nord, vicino al polo (Credits: NASA/JPL-Caltech/SwRI/JunoCam) La conoscenza della fisica dei fulmini deriva dall'osservazione dei fenomeni di questo tipo che si verificano sul nostro pianeta. elettriche (con intensità da poche unità ad alcune decine di chiloampere) su scale temporali molto brevi (dell'ordine di alcuni microsecondi). Queste intense correnti sono accompagnate dalla produzione di impulsi di onde radio che coprono lo spettro di frequenze da alcuni hertz a diversi gigahertz, anche se in genere il picco viene raggiunto intorno a pochi chilohertz. Le onde radio possono fuoriuscire dalla ionosfera per raggiungere l'ambiente spaziale vicino alla Terra, dove si propagano in due modi fondamentali: in forma di onde a bassa frequenza (da pochi chiloherz a decine di chiloherz) che seguono approssimativamente le linee di campo geomagnetico, o in forma di onde ad alta frequenza (più di 10 megaherz) che non interagiscono con la magnetosfera. verifichino processi fisici simili, anche se mancava finora un riscontro sperimentale. del California Institute of Technology a Pasadena e colleghi di una collaborazione internazionale presentano i risultati di osservazioni di fulmini nell'atmosfera di Giove ad alta frequenza, intorno a 600 megahertz. Le misurazioni suggeriscono che i fulmini gioviani non siano così dissimili dalle loro controparti terrestri. scariche sono più comuni vicino ai poli e nell'emisfero settentrionale, mentre sono assenti in corrispondenza delle regioni equatoriali. Ciò indica probabilmente che verso i poli vi è un incremento di moti convettivi che trasportano umidità. Ivana Kolmašová, dell'Accademia delle Scienze cecoslovacca a Praga e colleghi di una collaborazione internazionale presentano il più grande database di segnali whistler generati da fulmini gioviani mai compilato fino a oggi. Questo insieme di dati, raccolti tra l'agosto 2016 e settembre 2017, quando Juno si trovava a una distanza di cinque raggi gioviani dal pianeta gigante, include più di 1600 segnali, quasi dieci volte il numero registrato da Voyager 1. che può arrivare fino a quattro scariche al secondo. Si tratta di valori sei volte più alti dei valori di picco rilevati da Voyager 1 e sono simili alla frequenza di scarica dei fulmini durante i temporali sulla Terra. |
Post n°2006 pubblicato il 03 Marzo 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Le Scienze 13 aprile 2018 L'erosione delle montagne emette anidride carbonica Il processo erosivo dei rilievi montuosi non assorbe questo gas serra dall'atmosfera, come invece si pensava. Al contrario, i batteri che vivono nel suolo sfruttano l'erosione per processi nutritivi che hanno come risultato l'immissione di anidride carbonica in atmosfera(red) scienze della terraatmosferachimicabiologia L'erosione è un fenomeno che espone all'aria nuove rocce, innescando una reazione chimica tra i minerali e l'anidride carbonica atmosferica, con formazione di nuovi minerali carbonati, come la calcite. L'erosione però è anche un processo che produce anidride carbonica. di emissione di anidride carbonica è più elevato rispetto a quello di assorbimento che porta alla formazione di carbonati, secondo uno studio pubblicato su "Science" da Jordon D. Hemingway e colleghi del Woods Hole Oceanographic Institution, che getta una nuova luce sul cosiddetto ciclo del carbonio litosferico. cui un beneficio secondario dell'erosione delle montagne sarebbe la riduzione dell'anidride carbonica. La questione però è più complicata", ha spiegato Hemingway. Veduta aerea della catena centrale di Taiwan, dove è stato effettuato lo studio. (Credit: Robert Hilton, Durham University) Il risultato è emerso dallo studio di uno dei rilievi che nel mondo subisce di più il danno dell'erosione: la catena montuosa centrale di Taiwan. Quelle montagne hanno pendii molto ripidi che sono investiti da tre grandi tifoni ogni anno: le pesanti piogge e i forti venti degradano il terreno a un ritmo velocissimo. di suolo, di substrato (lo strato di roccia che si trova al di sotto del terreno) e di sedimenti dei fiumi della catena centrale, per studiare il ciclo del carbonio litosferico in questa regione particolarmente fragile del pianeta. E quello che hanno scoperto li ha meravigliati: il bilancio netto del ciclo è positivo, non negativo. Quindi l'erosione produce anidride carbonica. far aumentare la temperatura media della Terra, sono i microbi che vivono nei suoli montani e si nutrono di carbonio organico prodotto molto tempo fa e rimasto intrappolato nelle rocce. Via via che i microbi metabolizzano questi minerali, emettono anidride carbonica. dei diversi strati di terreno, dai più profondi ai più superficiali, si osserva che la roccia del substrato è praticamente priva di erosione. Sopra questo strato, spiegano i ricercatori, si trovano le rocce già frammentate ma non ancora sbriciolate: già a questo livello, il carbonio organico presente nel substrato sembra scomparire del tutto. possono venire solo da batteri, non meglio identificati. Per stabilire specie e ceppi batterici coinvolti, saranno necessarie ulteriori analisi microbiologiche e genomiche. anidride carbonica immesso in atmosfera dai microbi non è sufficiente ad avere un impatto immediato sul cambiamento climatico, perché il processo avviene su scale temporali geologiche. Potrebbe quindi essere utile per capire come si è formata l'anidride carbonica atmosferica nell'arco di milioni di anni, e in che modo ha raggiunto livelli stabili. di anidride carbonica in atmosfera ha sperimentato oscillazioni, ma è rimasta comunque in un intervallo di stabilità, permettendo lo sviluppo di forme di vita complesse", ha concluso Hemingway. E il meccanismo appena scoperto è di sicuro uno dei fattori che hanno partecipato alla formazione dell'atmosfera come la conosciamo. |
Post n°2005 pubblicato il 03 Marzo 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Le Scienze 24 settembre 2018 Ha 558 milioni di anni l'animale più antico Cortesia Ilya Bobrovskiy/ Australian National University Dickinsonia, i cui fossili risalgono a 558 milioni di anni fa e sono una delle più antiche testimonianze di organismi multicellulari, apparteneva al regno animale. La scoperta - realizzata grazie all'identificazione di caratteristici biomarcatori - e la complessità strutturale di Dickinsonia suggeriscono che la comparsa dei primi animali va quindi retrodatata di molte decine di milioni di anni(red) paleontologiaanimalievoluzione I fossili di Ediacara - le più antiche testimonianze di forme di vita pluricellulare, risalenti a 570-541 milioni di anni fa - appartenevano a organismi del regno animale. Questa indica che la vita animale era già prospera e diffusa ben prima della cosiddetta "esplosione del Cambriano", l'improvvisa e rapida proliferazione di forme di vita che tra 541 e 510 milioni di anni fa portò alla nascita della quasi totalità dei rami evolutivi a cui appartengono gli animali attuali. dell'Australian National University a Canberra, in collaborazione con l'Accademia delle scienze russa e il Max Planck Institut per la biogeochimica, che firmano un articolo su "Science". Fossile di Dickinsonia. (Cortesia Ilya Bobrovskiy/ Australian National University) Gli organismi di Ediacara - che devono il nome alla formazione rocciosa australiana in cui sono stati trovati alcuni dei fossili di quell'epoca - hanno strutture che differiscono da tutte le forme di vita successive. in gran parte di essi di una chiara simmetria bilaterale li fece attribuire al regno animale (da qui il nome spesso usato di "fauna di Ediacara"), ma l'apparente mancanza di tratti come appendici, bocca intestino ha sempre gettato ombre sulla correttezza di questa classificazione. in grado di risolvere la questione non aveva avuto successo a causa dei processi di degradazione subiti durante la fossilizzazione e, ancor più, delle alterazioni dovute alle temperature e alle pressioni a cui possono essere sottoposte le rocce che li contengono. individuare nelle località di Lyamtsa e di Zimnie Gory, nella regione russa che si affaccia sul Mar Bianco, delle formazioni rocciose del periodo di Ediacara i cui fossili sembravano essere stati sottoposti a processi di alterazione meno drastici. . (© Science Photo Library / AGF)Analizzando campion di fossili di Dickinsonia e Andiva - due organismi di Ediacara molto rappresentati nella documentazione fossile - i ricercatori hanno trovato tracce dei prodotti di degradazione di particolari lipidi, gli steroli, che si trovano nella membrana degli eucarioti e che svolgono funzioni vitali di segnalazione cellulare. fossili di Dickinsonia erano chiaramente presenti steroli caratteristici degli animali ben distinguibili da quelli presenti nella matrice rocciosa circostante che sono invece legati alla degradazione di steroli prodotti dalle alghe verdi. (Per quanto riguarda Andiva, i dati non hanno permesso di trarre conclusioni certe.) a 558 milioni di anni fa circa, le stime basate sulla cosiddetta tecnica dell'orologio molecolare suggeriscono che gli animali possano avere avuto origine addirittura prima del periodo di Ediacara, nel cosiddetto periodo Criogeniano, fra 720 e 635 milioni di anni fa. |
Post n°2004 pubblicato il 03 Marzo 2019 da blogtecaolivelli
Editing genetico: un vertice internazionale sulle questioni etiche © Matthias Kulka/Corbis La possibilità di modificare il patrimonio genetico umano apre molte questioni etiche, soprattutto se si interviene sulle cellule germinali, alterando anche il genoma delle generazioni successive. Un intervento "migliorativo" è accettabile solo se è terapeutico o ci sono altre opzioni? Scienziati ed esperti riuniti a Washington DC hanno discusso nei giorni scorsi alla ricerca di risposte agli interrogativi posti dai recenti progressi nel campo dell'editing geneticodi Dina Fine Maron "Oggi sentiamo di essere vicini alla capacità di alterare l'ereditarietà umana", ha detto David Baltimore, premio Nobel e virologo al California Institute of Technology, l'1 dicembre scorso in occasione dell'apertura di un vertice sull'editing genetico umano tenutosi a Washington, DC. Grazie alle moderne tecnologie l'editing genetico - la modificazione del genoma umano con aggiunte, sottrazioni o alterazioni - sta diventando sempre più concreto. "Quando saremo pronti a dire che abbiamo una buona giustificazione per usare la modificazione genetica ai fini della valorizzazione umana?», si è chiesto Baltimore. del problema è proprio definire il termine "valorizzazione", e decidere se sarebbe un passo nella direzione giusta, come suggerisce la parola. Parlando di valorizzazione ci si riferisce semplicemente all'incremento del tono muscolare e ad altre caratteristiche desiderabili, come l'orecchio assoluto, o il termine comprende anche misure per garantire una salute migliore attraverso la prevenzione delle malattie? tipi di editing genetico sarebbero preziosi per aiutare i pazienti: secondo un importante ricercatore, per esempio, spesso quella tecnologia non sarebbe necessaria, mentre un altro ha parlato di un disperato bisogno per la clinica. Il vertice internazionale sulla modificazione genetica che si è chiuso il 3 dicembre - sponsorizzato dalla Royal Society della Gran Bretagna, dall'Accademia cinese delle scienze, e dalle Accademie nazionali degli Stati Uniti - ha affrontato queste spinose questioni durante tre giorni di discussioni, a volte accese, sulla modificazione del genoma umano. © Digital Art/CorbisBaltimore, che ha presieduto il vertice, ritiene che per tracciare la linea di demarcazione della valorizzazione, il fattore determinante è se il cambiamento sarebbe accessorio o terapeutico. "Secondo il mio parere il miglioramento è qualcosa di opzionale", dice. "Non c'è un problema che mette a rischio la vita." Modificare il gene PCSK9, per esempio, potrebbe ridurre il rischio di malattie cardiovascolari e per una persona con un LDL (il colesterolo "cattivo") alto potrebbe fare la differenza tra la vita e la morte, dice Baltimore. In tal caso l'intervento sarebbe terapeutico. Rimane, tuttavia, poco chiaro se in futuro si potranno attuare "miglioramenti" che sono considerati più opzionali. dare a una persona la capacità di funzionare come quei rari individui che sono nati con una variante che permette di essere in forma con poche ore di sonno. E' una caratteristica che per la maggior parte delle persone non è necessaria, ma che potrebbe essere utile per un soldato in battaglia, per esempio. In definitiva, in futuro si avranno "certamente" dei miglioramenti di vario genere, dice Fyodor Urnov della Sangamo BioSciences, una società che sta lavorando nell'ambito dell'editing genetico. Il principale problema, dice, è quando accadrà. editing genetico che permette agli scienziati di manipolare il genoma umano con maggiore facilità e precisione rispetto al passato sta costringendo i ricercatori a considerare con urgenza tali questioni. In particolare, si sta guardando alla CRISPR, acronimo che sta per Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats (cluster di sequenze nucleotidiche ripetute regolarmente intervallate). permette la modifica - con una sostituzione o una riparazione - di più geni in una sola volta in animali, vegetali e cellule umane. Questa "dinamo" biologica potrebbe aiutarci a comprendere appieno la biologia umana di base, e anche aiutare pazienti che necessitano di cure mediche. La scorsa primavera alcuni ricercatori cinesi hanno annunciato di aver usato la CRISPR per modificare il genoma di embrioni umani non vitali, che non potevano svilupparsi in bambini. Hanno scoperto che il metodo non è ancora abbastanza accurato per essere usato negli embrioni umani, e che sembrava introdurre mutazioni inaspettate in altre parti del genoma. Le discussioni di questa settimana porteranno a una dichiarazione di consenso che fornisce alcune indicazioni sul modo in cui avvicinarsi all'uso di questa e di altre tecnologie di editing genetico più vecchie, come le nucleasi a dita di zinco e gli enzimi chiamati effettori transattivatori (TALE). Nel frattempo, le Accademie nazionali stanno lavorando a diversi studi relativi al come rispondere a queste domande per il lavoro su altre specie.
Andrew Brookes/CorbisIl problema trattato a Washington DC è quando e come applicare la modificazione genetica in applicazioni di ricerca e cliniche nell'uomo. L'editing genetico potrebbe includere l'alterazione di geni in una singola persona - diciamo per curare la leucemia in un paziente o produrre un cambiamento estetico - ma, cosa più controversa, potrebbe anche includere modificazioni alla linea germinale che poi porterebbe all'alterazione del genoma dei figli dell'individuo, dei nipoti e delle generazioni successive, con ripercussioni potenzialmente sconosciute. degli scienziati è apparsa entusiasta dell'idea di eseguire un editing genetico per curare le malattie nei singoli pazienti, c'è stata più cautela rispetto alle modificazioni a cellule uovo, spermatozoi o embrioni, che potrebbero avere ripercussioni durature nelle generazioni future. Il primo obiettivo - per esempio, con l'uso di tecniche di editing genetico per inattivare i recettori per l'HIV e ottenere la resistenza delle cellule del sangue al virus (a cui la Sangamo Bio Sciences sta lavorando con studi clinci) - è diverso, dicono, da quello di aiutare i genitori portatori di geni per la malattia di Huntington ad avere un figlio che non soffra della malattia (una modifica del genoma che potrebbe essere trasferita alle generazioni future e che probabilmente non sarebbe necessaria molto spesso). In un intervento del 1° dicembre, Eric Lander del Broad Institute ha detto che la necessità di usare la modificazione della linea germinale rimarrebbe ristretta a rarissimi casi grazie alle altre tecniche di riproduzione già disponibili, come la fecondazione in vitro che potrebbe aiutare la maggior parte delle persone. La cosa più importante per evitare malattie genetiche è incrementare l'accesso ai test genetici, etto. "Dovremmo ricordarci che la stragrande maggioranza delle persone con una malattia recessiva non sa di esserne portatore", ha detto. Armata dei dati genetici, la gente potrebbe rivolgersi ai mezzi di prevenzione esistenti, come la fecondazione in vitro o la diagnosi genetica pre-impianto per concepire una prole sana. della linea germinale sembra più reale e forse addirittura ovvia. George Daley della Harvard Medical School, ha detto che lui e il suo team hanno visto molti pazienti affetti da sindrome da deficienza del gene NEMO, una malattia in cui un gene difettoso ereditato rende debole il sistema immunitario e mette i pazienti a rischio di gravi infezioni. Il suo gruppo ha visto famiglie che per curare questi pazienti cercavano di avere un secondo figlio - a volte soprannominato "fratello salvatore" - nella speranza che il midollo osseo del secondo bambino potesse essere usato per aiutare il fratello maggiore. di concepire il secondo figlio i genitori sono spesso anziani e questo probabilmente contribuisce alla difficoltà a concepire rapidamente con la fecondazione in vitro, dice. In questi casi le famiglie potrebbero risparmiare tempo e forse avere maggiore successo se la CRISPR fosse disponibile per contribuire a garantire un buon risultato con un singolo embrione, dice. La questione - dice Baltimore - si riduce alla domanda se si debbano considerare solamente le statistiche o l'essere umano. In ogni caso, anche se sono situazioni rare, ci sono, e non possono essere ignorate. Forse il solo fatto che la CRISPR potrebbe essere eseguita è una ragione sufficiente per lasciarla in gioco. La necessità di un indirizzo sul modo in cui affrontare questi problemi è innegabile, considerata la gamma di opinioni espresse alla conferenza. Ma un indirizzo non è una legge. E questa in realtà può essere una buona cosa. Un indirizzo può essere più maneggevole di una legge, ed è più facile ottenere un consenso tra gli scienziati che lavorano nel settore che tra chi non lavora nel campo, dice Baltimore. In assenza di un organismo internazionale concordemente riconosciuto come adatto a far rispettare regolamenti internazionali in materia di editing genetico, ci sono già precedenti storici di linee guida che - come nel caso della ricerca sulle cellule staminali - lasciano le ulteriori specificazioni alle autorità locali. Una volta proclamata la dichiarazione di consenso, nelle prossime settimane e mesi, pazienti, scienziati che lavorano in laboratorio, esperti di etica e personale medico staranno a guardare con attenzione ciò che succedere
su www.scientificamerican.com il 3 dicembre 2015. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati) |
Post n°2003 pubblicato il 03 Marzo 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet 05 novembre 2018 L'esperimento Borexino, presso i Laboratori Nazionali del Gran Sasso, ha misurato lo spettro energetico dei neutrini solari associati alle reazioni nucleari che alimentano la nostra stella. Il risultato consente di gettare uno sguardo nelle profondità del suo nucleo e ha importanti implicazioni anche per la fisica dei neutrini poiché offre ulteriore sostegno alle attuali interpretazioni delle oscillazioni del neutrino Aldo Serenelli/Nature astrofisicafisica delle particelle L'energia viene generata all'interno del Sole attraverso sequenze di reazioni nucleari in cui quattro protoni si fondono insieme per formare un nucleo di elio-4. Queste sequenze sono accompagnate dal rilascio di due particelle note come neutrini elettronici. I modelli suggeriscono che il 99 per cento dell'energia nucleare rilasciata dal Sole proviene da tre sequenze di reazione - note collettivamente come la catena protone-protone (pp) - che sono innescate dalla fusione di due protoni. Borexino ha riportato la prima misurazione completa dei flussi di neutrini che hanno origine da queste tre sequenze, basata su un'analisi di oltre 2000 giorni di raccolta dei dati. I risultati ci aiutano a comprendere i dettagli di come e perché splende il Sole. e quindi sfuggono dall'interno del Sole quasi senza ostacoli, raggiungendo la Terra circa otto minuti dopo. I neutrini solari offrono quindi uno sguardo diretto nella fornace nucleare nel nucleo del Sole. L'esperimento Borexino rileva questi neutrini e determina la quantità di energia che hanno misurando la quantità di luce che si produce quando le particelle interagiscono con l'agente di rivelazione (un liquido organico, chiamato scintillatore, tenuto sotto terra per ridurre al minimo la quantità di radiazione di fondo che può interferire con i segnali del neutrino). solare, Borexino può misurare le energie dei neutrini sia ad alta sia a bassa energia, il che rende possibile studiare la struttura del nucleo solare usando una tecnica nota come spettroscopia del neutrino. (o sapori) di neutrini, noti come neutrini tauonici e muonici, mentre viaggiano verso la Terra, un fenomeno noto come oscillazione di sapore. L'esperimento di Borexino è più sensibile ai neutrini elettronici che ai neutrini tauonici o muonici, e quindi l'oscillazione di sapore dev'essere considerata quando si usano i flussi di neutrini misurati per calcolare i flussi prodotti nel Sole. utilizzato il flusso di neutrini misurati per calcolare la potenza totale generata dalle reazioni nucleari nel nucleo del Sole con un'incertezza di circa il 10 per cento, e hanno scoperto che questa è pari all'emissione misurata di fotoni, mostrando così che la fusione nucleare è davvero la fonte di energia nel Sole. Questo valore, calcolato per la quantità di energia prodotta dalle reazioni nucleari, è paragonabile ai precedent i risultati ottenuti combinando i dati di diversi esperimenti di rivelazione dei neutrini e pone vincoli più stringenti e indipendenti dal modello sulla sorgente di energia solare. fisica dei neutrini. Combinando i loro dati con le previsioni dei modelli solari standard, i ricercatori determinano una quantità nota come probabilità di sopravvivenza dei neutroni elettronici (che descrive la probabilità che un neutrino elettronico creato nel Sole sia rilevato ancora come neutrino elettronico nel rivelatore) per i neutrini prodotti in quattro reazioni della catena pp. il miglior valore disponibile per i neutrini a bassa energia, che corrispondono a un regime energetico in cui si prevede che l'oscillazione di sapore si verifichi per lo più in condizioni di vuoto. determinate per i neutrini a più alta energia, i risultati danno un forte sostegno alla nostra attuale comprensione delle oscillazioni del neutrino, basata sull'idea che i neutrini a bassa energia cambino sapore mentre si propagano attraverso il vuoto e che le oscillazioni dei neutrini ad alta energia siano aumentate dalle loro interazioni con gli elettroni. vecchia data nella fisica solare, che emerge perché la composizione chimica del Sole non è ben stabilita. della metallicità del Sole (l'abbondanza di tutti gli elementi solari più pesanti dell'elio) hanno prodotto un valore inferiore del 35 per cento rispetto ai precedenti risultati spettroscopici. del Sole sono costruiti usando il valore inferiore della metallicità come un vincolo, le proprietà simulate sono in disaccordo con la nostra conoscenza della struttura interna del Sole (che è ben caratterizzata da studi eliosismologici che analizzano le oscillazioni prodotte dalle onde che si propagano all'interno del Sole). Ma quando vengono utilizzati valori di metallicità più datati (e più alti), le simulazioni riproducono molto bene le proprietà solari. solare e mette in discussione la validità degli attuali modelli di evoluzione stellare, o dei metodi spettroscopici per determinare la composizione del Sole, o di entrambi. sequenze di reazione nella catena pp, determinati dall'esperimento di Borexino, possono essere usati per inferire la temperatura nel nucleo solare, una regione scarsamente mappata dagli studi eliosismologici. I risultati di Borexino suggeriscono una temperatura interna che è coerente con le previsioni dei modelli che ipotizzano un'elevata metallicità solare. Tuttavia, Detto questo, non sono ancora abbastanza precisi da dare una risposta definitiva al problema dell'abbondanza solare, poiché sia i flussi di neutrini previsti dai modelli solari a bassa sia quelli previsti dai modelli ad alta metallicità sono compatibili con i nuovi risultati. fornire una risposta definitiva in futuro. Circa l'1 per cento dell'energia nucleare del Sole viene prodotta attraverso catene di reazioni nucleari note come cicli CNO. Questi cicli sono catalizzati dalla presenza di carbonio, azoto e ossigeno, e quindi la loro efficienza dipende linearmente dalla metallicità solare. Se i flussi di neutrini associati ai cicli di CNO potessero essere misurati, sarebbe possibile determinare l'abbondanza di questi elementi nel nucleo solare. a causa della radiazione di fondo prodotta dal decadimento radioattivo del bismuto 210 (che si forma dal decadimento dell'uranio-238, un isotopo presente in piccole quantità in tutta la materia del sistema solare). Per affrontare questo problema, sono state apportate modifiche al serbatoio che contiene lo scintillatore liquido. consentirebbe di determinare la metallicità del Sole, ma offrirebbe anche una prova diretta che i cicli CNO si verificano in natura. Questo è importante, perché si ritiene che i cicli CNO siano il meccanismo principale attraverso il quale le stelle più massicce del Sole generano energia. l'esistenza proposta di meccanismi non standard per la produzione o la perdita di energia nelle stelle. Se un tale meccanismo esiste effettivamente, ci sarà uno squilibrio tra il tasso di produzione solare dell'energia nucleare e la luminosità (la quantità totale di energia irradiata come fotoni dalla superficie del Sole). La precisione con cui può essere misurata la potenza generata dalle reazioni nucleari nel Sole dovrebbe essere aumentata di dieci volte fino all'1 per cento per consentire una verifica di tale fisica delle particelle non standard. Tale precisione potrebbe essere fuori dalla portata di Borexino, ma potrebbe essere garantita dai futuri rivelatori di neutrini e di materia oscura su larga scala. Astrofisica e Scienze planetarie, Istituto di Scienze dello spazio (CSIC) e Istituto di studi spaziali di Catalogna, Bellaterra (Spagna) pubblicato su "Nature" il 24 ottobre 2018. Traduzione ed editing a cura di Le Scienze. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati. |
Post n°2002 pubblicato il 03 Marzo 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet 28 agosto 2018 Scoperto nei pipistrelli un nuovo virus di Ebola (Cortesia Jaber Belkhiria/UC Davis) Una nuova specie di Ebolavirus è stata identificata in alcuni pipistrelli in Sierra Leone, prima ancora che la sua presenza si manifestasse con un'epidemia negli esseri umani o in altri animali. La scoperta di questo virus, che ancora non si sa se sia patogeno per la nostra specie, sarà utile per individuare i requisiti genetici per l'infezione umana(red) microbiologiaepidemiologiamedicina Per la prima volta, una nuova specie di virus appartenente al genere degli Ebolavirus è stata individuata in una specie ospite prima che si manifestasse come malattia, negli esseri umani o
in altri animali. Cattura di uno dei pipistrelli campionati nello studio che ha scoperto un nuovo membro del genere Ebolavirus. (Cortesia Jaber Belkhiria/UC Davis) Il nuovo virus - a cui è stato dato il nome di virus di Bombali (BOMV), dalla località della Sierra Leone dove è stato localizzato - si affianca così ai cinque Ebolavirus già noti, ai quali spesso ci si riferisce, come a «ceppi» di Ebola: il virus di Ebola propriamente detto (EBOV), il virus di Bundibugyo (BDBV), il virus Sudan (SUDV), il Taï Forest virus (TAFV) e il Reston virus (RESTV). A parte quest'ultimo, che colpisce i macachi ma non l'essere umano, tutti gli altri Ebolavirus sono stati associati a epidemie nella nostra specie . EBOV, il primo Ebolavirus descritto, è anche il più pericoloso: dal 1976 sono stati individuati 25 focolai, i più gravi dei quali si sono verificati in Guinea, Sierra Leone e Liberia fra il 2013 e il 2016, dove si stima che 28.000 esseri umani siano stati infettati e 11.325 siano morti. pubblicata su "Nature Microbiology" e realizzata nel quadro del PREDICT Ebola Host Project, finanziato dalla United States Agency for International Development (USAID) - è opera di ricercatori dell'Università della California a Davis e del Columbia University's Center for Infection and Immunity in collaborazione con il governo della Sierra Leone, l'Università di Makeni, sempre in Sierra Leone, e Metabiota, Inc., azienda specializzata nello sviluppo di modelli di diffusione delle epidemie. animali in Sierra Leone ed eseguito test genetici di laboratorio per cercare Ebolavirus sia noti sia sconosciuti. Il virus di Bombali è stato trovato in cinque pipistrelli appartenenti a due diverse specie di pipistrelli insettivori (Chaerephon pumilus e Mops condylurus) che possono appollaiarsi anche nelle case. In seguito alla scoperta, i ricercatori si sono impegnat i in una sensibilizzazione delle comunità locali su come ridurre il rischio di trasmissione del virus, sottolineando che le persone non dovrebbero tentare scacciare i pipistrelli e tanto meno di ucciderli, perché all'atto pratico questi tentativi possono aumentare il rischio di trasmissione, invece di ridurlo. alla famiglia dei Filoviridae. (CDC: Public Domain)Allo stato attuale, peraltro, non è ancora noto se il virus di Bombali sia patogeno per i pipistrelli, e neppure se sia effettivamente trasmissibile e patogeno nell'essere umano. La scoperta, ha detto Simon J. Anthony, coautore dello studio, rappresenta peraltro "un importante passo avanti nella capacità di comprendere la diversità virale che circola negli animali e di individuare i prerequisiti genetici per l'infezione umana e poi definire le priorità per ulteriori studi e interventi." |
Post n°2001 pubblicato il 03 Marzo 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet 22 settembre 2015 © Jenny E. Ross/Corbis Da qui al 2200, lo scioglimento del permafrost delle regioni artiche e il conseguente rilascio di gas serra potrebbe aumentare di ben 43.000 miliardi di dollari i costi già elevatissimi delle ricadute economiche negative del riscaldamento globale Lo scioglimento del permafrost, con il conseguente rilascio dei gas serra che attualmente vi sono congelati, potrebbe costare, da qui al 2200, ben 43.000 miliardi di dollari. Questa cifra esorbitante è un costo che andrebbe ad aggiungersi a quello che già graverà sul sistema economico mondiale per gli effetti del riscaldamento globale legato alle attività umane. La stima di questo onere aggiuntivo è stata calcolata da due ricercatori dell'Università di Cambridge, in Gran Bretagna, e dell'Università del Colorado a Booulder, Chris Hope e Kevin Schaefer, che firmano un articolo su "Nature Climate Change". regioni artiche, contiene circa 1700 gigatonnellate di carbonio sotto forma di materia organica congelata rimasta sepolta per migliaia di anni dalla deposizione di polveri e da materiale alluvionale. Poiché negli ultimi decenni la temperatura del permafrost è progressivamente salita, il suolo si è scongelato fino a una profondità maggiore rispetto a prima, con il conseguente rilascio dei gas serra che vi erano intrappolati. Nelle regioni a permafrost, anche durante il disgelo estivo il terreno resta ghiacciato già a pochi centimetri di profondità (© Chris Linder/Visuals Unlimited/Corbis) Se le emissioni dovute alle attività umane continuassero ai tassi odierni, nel 2100 i gas serra liberati dal permafrost determinerebbero un ulteriore aumento della temperatura media globale di circa 0,17 gradi rispetto ai valori stimati dai modelli attuali. Ma l'aspetto più preoccupante messo in rilievo da Hope e Schaefer è che gli effetti dei gas da permafrost si farebbero sentire fino alla fine del XXII secolo, con il rilascio di quasi tutti i gas che vi sono immagazzinati. - come inondazioni, fenomeni meteorologici estremi e innalzamento del livello del mare - l'incremento delle emissioni ha anche ricadute economiche, dalle perdite nelle produzioni agricole fino all'aumento dei costi per il condizionamento dell'aria. Secondo i calcoli di Hope e Schaefer, lo scioglimento del permafrost farebbe salire questi costi, già stimati in 326.000 miliardi di dollari a tutto il 2200, fino a 369.000 miliardi, con un aggravio di 43.000 miliardi di dollari. quanto sia urgente e necessario intervenire per rallentare lo scioglimento del permafrost in modo da ridurre al minimo l'entità del rilascio di gas serra". Secondo i ricercatori una strategia aggressiva di contenimento delle emissioni antropogeniche potrebbe frenare significativamente lo scioglimento del permafrost, riducendo i costi aggiuntivi di 37.000 miliardi di dollari, ossia a soli 6000 miliardi di dollari. |
Post n°2000 pubblicato il 03 Marzo 2019 da blogtecaolivelli
FONTE: INTERNET Paris Fashion Week autunno inverno 2019/2020: le sfilate e gli eventi da non perdere (ricordando Karl)Dior, Saint Laurent, Balenciaga, Vuitton, Lanvin. E ancora: Valentino, Balmain, Givenchy, Hermés. Il programma della settimana della moda di Parigi è sontuoso e fitto di nomi altisonanti, eventi attesissimi e front-row da capogiro. Tutti accomunati però, a partire da Chanel, dal lutto per la scomparsa di Lagerfelddi BARBARA ROSSETTI Dopo New York, Londra e Milano con i nomi top dello stile Made in Italy, arriva puntuale la settimana della moda parigina. La Paris Fashion Week autunno inverno 2019 2020 però sarà diversa da tutte le edizioni precedenti, visto che inizia a soli 6 giorni dalla morte di uno dei suoi indiscussi protagonisti: Karl Lagerfeld. Tutto, in questo momento, parla di lui. Soprattutto nella Ville Lumière, gli omaggi al grande couturier non si contano e le vetrine delle boutique si riempiono di fiori e di biglietti di "adieu". Subito dopo la morte dello stilista è scoppiato il toto successione, ma proprio quando impazzavano le ipotesi e i nomi (molti davano come favorita Phoebe Philo, sostituita un anno fa da Céline da Hedi Slimane), Chanel ha fatto l'annuncio ufficiale su Instagram: l'erede di Lagerfeldsarà Virginie Viard, che abbiamo visto al termine della sfilata Haute Couture primavera estate 2019 lo scorso gennaio mentre King Karl era il grande assente. Un annuncio che in realtà non stupisce. Virginie è stata il braccio destro di Lagerfeld per oltre 30 anni. Arrivata da Chanel nel 1987, gli è stata vicino nel passaggio a Chloé nel 1992 e lo ha seguito d nuovo da Chanel nel 1997 come coordinatrice del settore ricami Haute Couture della Maison (dal 2000 ha iniziato a occuparsi anche del prêt-à-porter). Non è un caso se lui la descriveva così: "Lei è la mia mano destra e la sinistra insieme. La nostra è una profonda amicizia contraddistinta da un affetto intenso.". Ma questa è considerata la più sontuosa delle fashion week e lo show deve andare avanti anche se, come ha dichiarato il patron di LVMH Bernard Arnault: "La moda e la cultura hanno perso una grande inspirazione." Parigi, 2 ottobre 2018: Karl Lagerfeld e Virginie Viard alla sfilata della collezione primavera estate 2019 di Chanel. Gli eventi importanti La Paris Fashion Week va in scena da lunedì 25 febbraio a martedì 5 marzo 2019. La settimana inizia con la sfilata di Rokh, il brand omonimo del designer sud-coreano Rok Hwang. Già braccio destro per tre anni di Phoebe Philo ai tempi di Céline , Hwang ha vinto il LVMH Prize - Special Prize 2018 grazie alla sua collezione easy-to-wear di vestiti oversize, volutamente imperfetti e dall'estetica decostruita (mentre il 2018 LVMH Prize è andato al giapponese Masayuki Ino, nella foto in basso i due stilisti insieme nel momento della premiazione). Martedì 26 gli imperdibili sono Christian Dior e Saint Laurent, mentre mercoledì è il turno di Lanvin, Mugler, Rochas e Courreges. Giovedì 28 entrano in scena Chloé e Off-White e venerdì primo marzo è il giorno di Balmain, Yamamoto e Céline. Sabato 2 marzo sfilano Vivienne Westwood, Comme des Garçons e Hermès, mentre domenica inizia con Balenciaga, prosegue con Valentino e termina con Givenchy. Il lunedì sarà intenso con Stella McCartney, Giambattista Valli e Alexander McQueen. Miu Miu e Louis Vuitton chiudono le danze. Parigi, giugno 2018: Sidney Toledano, Karl Lagerfeld, Nicolas Ghesquiere, Delphine Arnault, Emma Stone, Masayuki Ino, Rok Hwang, Maria Grazia Chiuri, Jean-Paul Claverie e Jaden Smith al LVMH Prize presso la Fondation Louis Vuitton. La sfilata più attesa Ma il giorno clou sarà ovviamente martedì 5 marzo, che in scaletta ha per prima cosa la sfilata evento di Chanel. Secondo la tradizione di Karl, le sfilate della Maison sono sempre ambientate in location straordinarie. Come la Ville Chanel (una villa di campagna con tanto di parco) costruita ad hoc per la sfilata Couture primavera estate 2019, la Torre Eiffel gigante per la sfilata Couture autunno inverno 2017, e il catwalk sulla spiaggia ricreato ad hoc nel luogo simbolo della Maison: il padiglione del Grand Palais situato nel cuore di Parigi. Senza dimenticare lA leggendaria sfilata ambientata in un viale alberato di Avana (la prima sfilata di moda internazionale nella capitale cubana dal 1959) Con questi precedenti l'attesa era già di per se altissima. Cosa succederà questa volta, oltretutto per commemorare Kaiser Karl? Secondo il Nouvel Observateur, Lagerfeld avrebbe chiesto espressamente di non fare cerimonie in suo onore (chiedendo anche di disperdere le sue ceneri insieme a quelle della madre e, se fosse mancata prima di lui, anche dell'amata gatta Choupette). Ma il popolo della moda si inventerà sicuramente qualche celebrazione extra programma durante la prima Paris Fashion Week senza di lui. Gli stilisti emergenti, le mostre e le novità Alla Paris Fashion Week i nomi emergenti hanno una vetrina privilegiata. Da 14 stagioni la Fédération de la Haute Couture et de la Mode propone la sezione Designers Apartment con i nuovi talenti selezionati da un gruppo di esperti. Appuntamento quindi al Paris Fashion Week Center (situato nel Palais de Tokyo) per ammirare i prescelti di questa edizione: Arthur Avellano, Boyarovskaya, Dawei, Ester Manas, Gndr, Kenta Matsushige, Le Studio Pierre, Marianna Ladreyt, Mazarine, Proêmes de Paris, Rouge Margaux, Sadaels e Savoar Fer. Come sempre a Parigi non mancano le iniziative culturali dedicate al mondo della moda. Alla libreria/galleria d'arte La Hune in questo periodo c'è la mostra fotografica Ellen von Unwerth: Guilty Pleasures, una selezione di ritratti in bianco e nero e a colori che ritraggono Naomi Campbell, Pénélope Cruz, Vanessa Paradis e altri personaggi immortalati dalla celebre fotografa di moda di origine tedesca (fino a fine marzo 2019). Mentre il quartiere Bercy Village dal 23 febbraio è allestito con la mostra all'aperto In & Out Fashion, 34 fotografie di William Klein (conosciuto come il più francese dei fotografi americani). Questo omaggio dell'artista/fotografo alla città di Parigi permette di ammirare gratuitamente le icone della moda da lui ritratte dagli anni '50 in poi, da Coco Chanel a Karl Lagerfeld naturalmente. Un'altra novità di questa edizione è l'arrivo sul Boulevard Saint-Germain del Ralph's Coffee Truck, il pop-up café (già visto a New York, Tokyo e Hong Kong) che propone una selezione di caffè biologici, cioccolata e tè oltre a muffin, dolci e pop corn fatti in casa in stile Old America. Il tutto servito dal personale in divisa griffata: con camicie Oxford, cravattine di maglia, jeans e grembiuli ricamati, tutti firmati Ralph Lauren. |
Post n°1999 pubblicato il 03 Marzo 2019 da blogtecaolivelli
Settimana della Moda di Milano: ecco cosa fare durante la Fashion Week di Febbraio 2019 12 febbraio 2019Paola MedoriGetty ImagesCondividi su facebook Cosa fare a Milano durante la Milano Fashion Week di Febbraio 2019: tante mostre ed eventi da scoprire e visitare nel capoluogo lombardo Cosa fare a Milano durante laFashion Week Febbraio 2019Torna dal 19 al 25 febbraio l'evento più prestigioso del capoluogo lombardo: la Milano Fashion Week, appuntamento imperdibile per scoprire le collezioni Autunno Inverno 2019-2020. Sette giorni nella capitale del glamour per conoscere le tendenze e i modelli più cool dei brand più famosi del pianeta in occasione di Milano Moda Donna. Ma oltre alle sfilate AI 2019-2020, ai party e agli aperitivi esclusivi è possibile prendersi una pausa da abiti e accessori per ammirare le bellezze della città meneghina in tutto il suo frenetico splendore. Vediamo cosa vedere, tra arte e cultura ed eventi, durante la Milano Fashion Week di Febbraio 2019. E chissà che nel corso delle peregrinazioni milanesi non capiti di incontrare qualcuno degli ospiti vip a zonzo per una di queste splendide mostre. Tra l'altro, se non siete fra i fortunatissimi ad aver ricevuto uno dei preziosi inviti alla Milano Fashion Week di Febbraio 2019, queste mostre vi daranno l'occasione di approfittare comunque di questa pazzesca settimana. Ricordate che oltre alle sfilate dal 22 al 25 febbraio è possibile scoprire il White, uno degli appuntamenti più importanti per chi ama design e tendenze. Paul Klee e il primitivismo - Mudec, Museo delle CultureIl grande artista tedesco, pittore, musicista e teorico, conosciuto per le sue opere astratte e policrome, è in mostra con una collezione che racconta una fase della formazione di Klee: le origini della sua arte. La rassegna, incentrata sul tema del "primitivismo", rivela tra olii, tempere, acquerelli particolarmente originali e disegni le influenze rispetto è tutto ciò che può essere definito selvaggio. Da vedere le sue prime sperimentazioni, le opere caratterizzate dal disegno geometrico e quelle inedite dal tratto caricaturale. Romanticismo - Mostre allaGalleria d'Italia e al MuseoPoldi PezzoliL'esposizione celebra il Romanticismo italiano e il suo contributo al movimento artistico nato nella prima metà dell'Ottocento che ha cambiato in Europa un modo di vedere e sentire. Sarà possibile ammirare l'arte dei più iconici pittori dell'epoca ma anche i ricercati costumi di scena provenienti dalla Scala. In mostra i dipinti di Francesco Hayez, Giovanni Carnevali detto Il Piccio, e Massimo d'Azeglio. E poi ancora le opere di Giuseppe e Carlo Canella, Pitloo, Domenico Girolamo Induno con al centro la natura come motore principale della realtà . Tra le sculture spiccano i lavori di Lorenzo Bartolini e Pietro Tenerani e quelle dei grandi artisti attivi in Italia, come Caspar David Friedrich, William Turner e tanti altri. Icons 5.7 - Master Photographersalla Whitelight Art GalleryLa mostra racchiude un'interessante selezione delle migliori opere di quattro grandi maestri della fotografia nazionale ed internazionale. In mostra gli scatti diventati icone di Steve McCurry autore de la "Ragazza Afghana" , Gian Paolo Barbieri, tra i più importanti nomi della fotografia di moda (ha immortalato Audrey Hepburn, Veruska, Monica Bellucci), Eolo Perfido, interprete della street photography e il brasiliano Christian Cravo, firma internazionale della fotografia naturalistica. Attraverso i loro sguardi si viene trasportati all'interno di un affascinante percorso senza tempo. The art of Banksy. A visual protest- MUDECSe volte staccare dal vortice di colori, abiti e accessori sulle passerelle tra le tante mostre da vedere a Milano e da cui prendere ispirazione creativa c'è anche la rassegna dedicata all'inglese Bansky il geniale street . La retrospettiva monografica, ovviamente non autorizzata dall'artista senza volto e da sempre contrario alla mercificazione dell'arte, raccoglie circa 80 lavori tra dipinti, prints numerati in edizioni limitate ma anche oggetti, fotografie e video, copertine di dischi da lui disegnati e tanto altro ancora che illustra l'incredibile talento del misterioso writer. Sanguine: Luc Tuymans onBaroque - Fondazione PradaIn rassegna più di 80 opere realizzate da 63 artisti internazionali. Una rilettura personale del Barocco, portato ai giorni nostri, attraverso accostamenti particolari tra lavori di artisti contemporanei che hanno ridefinito l'arte seicentesca e opere dei maestri del passato. La rassegna diventa anche il pretesto per visitare la Fondazione Prada, spazio espositivo moderno e ricco di progetti originali. E il Barocco diventa l'interlocutore privilegiato per capir il valore politico, il turbamento e la dimensione internazionale dell'attuale rappresentazione artistica. Un mini tour nella Milano LibertyIn pieno centro c'è uno spazio particolare, racchiuso da quattro strade, davvero irresistibile: il quadrilatero del silenzio. E' la zona liberty di Milano, abitata da suggestivi palazzi di Art Nouveau, colorati e fantasiosi che nascondono storie e leggende. Tutti realizzati per importanti famiglie di industriali da creativi architetti come Giuseppe Sommaruga o Giovan Battista Bossi. Da vedere la policroma casa Galimberti, ricca di mosaici e decorazioni in ferro battuto. La facciata è ricoperta da figure femminili e motivi floreali in ceramica decorata. Tra i tanti piccoli gioiellini dalla sculture particolari anche Palazzo Berri Meregalli, nei pressi di Corso Venezia, con la sua Vittoria Alata nell'androne, mentre proseguendo in via Serbelloni 10, si arriva alla potente Casa Sola-Brusca, un palazzo degli anni '30, chiamato dai milanesi anche come Ca 'de l'Oreggia, la casa con l'orecchio che un tempo era adibito a citofono. I Greta Van Fleet il 24 febbraioall'Alcatraz di MilanoOriginari di Frankenmuth, in Michigan, la band rock americana dei Greta Van Fleet, composta da giovanissimi più che 20enni, in poco tempo è riuscita a conquistarsi il suo gradino più alto nell scenario musicale internazionale. Attesissimi sul palco dell'Alcatraz di Milano, saranno in concerto il prossimo 24 febbraio 2019 per un'unica tappa nel nostro paese. Il gruppo seguito anche da Slash chitarrista dei Guns N'Roses, dal look anni '70, suonerà i brani del nuovo album ispirato al leggendario sound dei Led Zeppelin, intitolato "Anthem of the Peaceful Army" che è stato anticipato qualche mese fa dal singolo "When the courtain falls" . MODALe foto della Settimana della Moda di Milano: gli scatti...MODA Settimana della Moda Milano: tutte le sfilate di Febbraio... MODALe foto dalle sfilate della settimana della Moda di...2 5 Calendario della Settimanadella Moda di Milano:programma e date dellesfilate di Febbraio 2019 23 febbraio 2019Costanza MauroGetty ImagesCondividi su facebook Il Calendario della Milano FashionWeek di Febbraio 2019, tutte lesfilate e gli eventi per le collezionidell'Autunno Inverno 2019-2020con le location e gli orari in cuihanno luogo, per non perderenemmeno un istante dellaSettimana della Moda milaneseCalendario Milano Fashion WeekAI 2019-2020La Milano Fashion Week apre i battenti a Febbraio 2019 e ci trasporta in un mondo fatto di tendenze ed alta qualità sartoriale: è il mondo del made in Italy. Per conoscere tutte le sfilate in programma è assolutamente necessario consultare il calendario di Milano Moda Donna. In questo modo conosceremo date e orari di ogni défilé, così da sapere quando e dove si svolgono tutte le sfilate dell'Autunno Inverno La Milano Fashion Week di Febbraio 2019 scalda i motori proprio mettendo a disposizione del pubblico e degli addetti ai lavori il calendario ufficiale, grazie al quale è possibile elaborare un piano preciso della nostra permanenza milanese e non sprecare neanche un minuto. |
Post n°1998 pubblicato il 03 Marzo 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet 11 tendenze modaAutunno Inverno2019 2020 dalla MilanoFashion Week dametabolizzare subitoI colori super bold e il monochrome, il mannish style e la pelle, cosa sarà cool la prossima stagione? DI GIULIA PACELLA28/02/2019Street Style Milan Fashion Weekby Elle ES La moda (s)corre veloce e mentre Parigi è già nel turbine della fashion week, a Milano è tornata la calma. Ed è il momento di tirare le somme di questa Settimana Moda Donnaappena trascorsa. Cosa abbiamo visto sulle passerelle della moda Autunno Inverno 2019 2020, ma soprattutto quali sono le tendenze più cool dalle sfilate pronte a ridefinire i trend della prossima stagione? Cosa sarà in o cosa è out secondo i fashion brand che hanno presentato le loro collezioni a Milano? Se ormai sono tanti gli addetti ai lavori a decretare la fine delle tendenze (leggete per esempio quello che ci aveva detto il presidente onorario di Camera Moda Buyer Beppe Angiolini o il pensiero libero e unconventional di una stilista come Cristina Tardito di Kristina Ti), è pur vero che orientarsi nel magma stilistico dell'attuale momento storico e sociale in cui la moda è tutto e il contrario di tutto diventa in qualche modo la condicio sine qua non per tracciare - seppur in minima parte - una rotta con cui orientarsi nel fashion system per comprendere in linea di massima l'evoluzione del gusto contemporaneo. Così più che una guida ai trend da seguire per il prossimo Autunno Inverno 2019 2020(nessun fashion diktat, se non quello di essere voi a dettarvi le regole) questo diventa un recap dei macro temi che abbiamo individuato sulle passerelle della Milano Fashion Week, pronti a influenzare in maniera più o meno significativa i guardaroba della prossima stagione. Da guardare, metabolizzare, ignorare, adottare in versione "tale e quale" o interpretare secondo il vostro stile e la vostra personalità. Con un unica grande certezza la moda è multisfaccettata e pluralista come mai prima d'ora. Il leitmotiv più grintoso? L'animalier, naturalmente, che continua indomito a sfilare sulle passerelle e a diventare uno dei trend trans-stagionali più longevi degli ultimi tempi. Si declina su maxipull di lana tigrati (Max Mara) o su piumini edgy e avant garde come la zebra di Richard Quinn per Moncler Genius, è un cappotto dal motivo leopardo (Bottega Veneta) o un trench in pelle maculata. La tendenza animalier sullepasserelle della Milano FashionWeek Autunno Inverno2019 2020Blumarine Autunno Inverno 2019 2020 IMAXTREE E poi via libera al colore, evviva! Anche d'inverno. E che sia audace, forte, deciso, vitaminico, bold come mai prima d'oro. Colori che si fanno notare (come il giallo, il rosso, l'arancio, il blu elettrico) e che diventano uno statement da indossare in total look da testa a piedi, accessori compresi. Addio color block, è il momento del monochrome che si fa intensa red passion sul finale di collezione di Emporio Armani (una sfilza di look rossi to die for) i. I colori bold e il monochromesulle passerelle della MilanoFashion Week Autunno Inverno2019 2020Emporio Armani Autunno Inverno 2019 2020 IMAXTREE Il contraltare stilistico di questa esplosione di vitalità? I toni neutri e naturali che richiamano i colori della terra. Del resto, ve l'abbiamo detto che la moda è tutto e il contrario di tutto! Così se osare il purple da testa a piedi è troppo, meglio virare sulla palette sofisticata del miele e del caramello, del beige e del cuoio, del ruggine e del cammello. Per look sofisticati e femminili che fanno dell'understatement il loro trademark. A cominciare dalla magistrale palette di Agnona ai bellissimi ensemble di N°21 esaltati da uno styling volutamente imperfetto e non finito (le zip sul retro dei tubini che rimangono aperti, i lacci non chiusi). I colori naturali sulle passerelledella Milano Fashion WeekAgnona Autunno Inverno 2019 2020 IMAXTREE E poi c'è il bianco, che più bianco non si può, per uno stile da regina della nevi, altera e aristocratica. Anche in questo caso si indossa in total look e il monocromo diventa il nuovo twist per osare il non colore per antonomasia in maniera letteralmente illuminata e illuminante. Che sia ottico oppure off-white poco conta, che si tratti di look workwear lady (i tailleur di Gucci e di Laura Biagiotti) o squisitamente ski oriented (Simone Rocha per Moncler Genius) non fa differenza. Ciò che conta è che il candore sia totale. Il total white sulle passerelledella Milano Fashion WeekAutunno Inverno 2019 20201 2 3 4 5 6 7 Laura Biagiotti Autunno Inverno 2019 2020 IMAXTREE Per la serie "ti regalerò una rosa", il floreale di stagione si declina con il più romantico e classico dei fiori. Le rose diventano il pattern ricorrente sulla passerella di MSGM, il ricamo sul denim di Blumarine e il blooming tridimensionale sulla passerella di Prada dove abiti rigorosi si impreziosiscono di mazzi di rose e tulipani satin che con i loro steli e le corolle reclinate danno movimento e colore agli outfit di Miuccia. E poi ci sono cuori che battono all'unisono e su base techno da MSGM, che diventano motivo knitted per Marco Rambaldi o cut out che si apre sul décolleté dei look girlish di Vivetta. Tendenza cuori sulle passerelledella Milano Fashion WeekAutunno Inverno 2019 20201 2 3 MSGM Autunno Inverno 2019 2020 IMAXTREE La femminilità incontra un'eleganza d'altri tempi, per un ritorno al new glam interpretato in chiave notturna, misteriosa, drammaticamente sensuale e a tratti gotica in un tripudio di abiti soirée decorati da frange Anni 20 (Giorgio Armani), raffinati cocktail dress da coordinare a sontuose stole di pelliccia (Marco De Vincenzo) si fa super glamourous. Il new glam (a tinte goth) sullepasserelle della Milano FashionWeek Autunno Inverno2019 20201 2 3 4 5 6 7 Marco De Vincenzo Autunno Inverno 2019 2020 IMAXTREE C'è la storia d'amore infinita della moda italiana per quello stile maschile diventato da tempo sinonimo di una certa eleganza femminile. Che si declina in look di chiaro stampo mannish o nell'uso di tessuti finestrati, motivi check (grandi o piccoli) che rifanno il verso ai tailleur di Saville Row e tanto Principe di Galles. Una vera ossessione tessile che connota quasi tutte le collezioni di MFW. Lo stile maschile sulle passerelledella Milano Fashion Week AutunnoInverno 2019 20201 2 3 4 5 6 7 Gucci Autunno Inverno 2019 2020 IMAXTREE Tendenza Principe di Galles & Co.sulle passerelle della MilanoFashion Week Autunno Inverno2019 20201 2 3 4 5 6 7 Anteprima Autunno Inverno 2019 2020 IMAXTREE Ma soprattutto c'è la pelle, tantissima pelle. Nera, ma non solo. Che si fa glossy e rock o morbida e setosa come un guanto. Per giubbotti parka e trench di pelle ma anche per tailleru giacca e pantalone, abiti e tubini femminili fino alle combinazioni shorts e camicia vista da Tod's. Tendenza pelle sulle passerelledella Milano Fashion WeekAutunno Inverno 2019 2020Tod's Autunno Inverno 2019 2020 IMAXTREE Prendete tutto, shakerate, reinterpretate e il vostro Autunno Inverno 2019 2020 è servito |
Post n°1997 pubblicato il 03 Marzo 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet Giornaliste di Vogue contro fashion blogger: "Trovatevi un lavoro vero Alla Fashion Week di Milano legiornaliste di Vogue si ribellanocontro le fashion blogger Fonte: Instagram La settimana della moda di Milano si è da poco conclusa e le giornaliste di Vogue hanno deciso di dichiarare guerra alle fashion blogger. Il magazine di moda infatti ha presentato, come ogni anno, il suo resoconto sulla Fashion Week di Milano. Oltre ai commenti sulle sfilate, i vip e le tendenze in arrivo, le giornaliste della testata hanno voluto riservare uno spazio alle fashion blogger, duramente criticate per il loro ruolo nella settimana della moda. Secondo le giornaliste di Vogue infatti le fashion blogger sarebbero per lo più ragazze affamate di fama e per nulla esperte di moda, interessate solo a correre da una sfilata all'altra per farsi fotografare. "È una situazione schizofrenica, e non può essere positivo" ha spiegato Sally Singer, Direttore Creativo Digitale del sito Vogue "Nota per i blogger che cambiano da testa a piedi i loro outfit sponsorizzati ogni ora: Finitela. Trovatevi un altro lavoro. State dichiarando la morte dello stile". Della stessa idea Sarah Mower, Capo Critico dell'edizione online di Vogue, che ha ringraziato la collega per l'intervento e ha aggiunto: "Hai ragione Sally, la categoria dei Blogger, inclusi i fotografi di street style che le aspettano e adorano, è orribile. Ma ancor di più, è patetico come queste ragazze corrano continuamente su e giù per le sfilate, nel traffico, addirittura rischiando di essere investite, solo nella speranza di farsi fotografare". Commenti duri e taglienti anche da Nicole Phelps, Direttrice di Vogue Runway: "Non è triste solo per queste ragazze che si pavoneggiano per i fotografi" ha spiegato la giornalista "È stressante, in egual misura, vedere quanti marchi partecipino al fenomeno accrescendolo". Le sfilate milanesi hanno visto in prima fila, anche quest'anno, le fashion blogger più famose. Da Chiara Ferragni a Chiara Biasi passando per Bryanboy e Carlotta Rubaltelli. "Cercare ispirazioni di stile tra i loro look presi e pagati (si può dire 'bloggati'?) nelle prime fila è come andare in uno strip club alla ricerca dell'amore. Certo, è lo stesso circo, ma non è lontanamente paragonabile" ha concluso tagliente Alessandra Codinha, giornalista di moda di Vogue. Come risponderanno le fashion blogger?
Ed i lettori di Blogteca, cosa ne pensano? Le giornaliste di Vogue, come addette ai lavori, hanno espresso il loro punto di vista ma non si è capito per quale motivo le persone con gusti diversi nel vestirsi e nel proporre il loro modo di essere, non possano presentare le offerte ed i prodotti ad un pubblico che poi costituisce anche il mercato del brand. Le sfilate si svolgono in un luogo pubblico cui tutti possono accedere, a patto di comportarsi correttamente e civilmente, senza urtare nessuno e quindi, osservando tali regole, le fashion blogger hanno tutto il diritto di presentarsi, di far sfilare le loro modelle che spesso sono le stesse ragazze che lavorano nei laboratori della penisola italiana ed europei, e non è detto che ciò che propongono non possa essere valido, solo che i loro prodotti trovano una larga fascia di mercato in tutti coloro che non possono permettersi di spendere in boutique o che non vogliono versare le cifre da capogiro dei brand proposti da Vogue:perciò le giornaliste di quest'ultima rivista temono la concorrenza e cercano di svalutare le offerte alternative. Certo, tutti hanno il diritto di esprimere il loro parere in fatto di abiti e di stile ma bisogna rispettare le scelte ed i gusti personali di chi cerca l'alternativo. I fotografi fanno il loro lavoro ed aiutano i piccoli laboratori che vendono per corrispondenza a far conoscere a tutti i piccoli prodotti di un mercato minore e coloro che vi lavorano ne hanno tutto il diritto, così come la fashioniste arabe, cinesi e giapponesi hanno i diritti di proporsi e di vestire le donne dei loro paesi che ne condividono il gusto. E le fashion blogger scrivono per un mercato minore, fanno conoscere i piccoli brand e cercano di farsi spazio e strada in un mondo di concorrenza spietata. Ed è un modo onesto di proporsi, certo bisognerebbe sapere se queste persone sono anche pagate o svolgono un lavoro parallelo, onesto, per vivere e non c'è niente di male ad agire così. E' mica la prima volta che le ragazze con la passione della moda sfilano sui catwalks di paese per il laboratorio delle amiche e poi fanno le baby-sitter e le studentesse a tempo pieno, ed è anche giusto. Le giornaliste di Vogue farebbero anche bene a non svalutare le scelte ed i gusti degli altri, specialmente per la carriera brillante che fanno. E poi le donne avranno anche il diritto di esprimere i loro gusti e la loro personalità, cercando l'alternativo ed il vintage, facendo i loro propri accostamenti in fatto di linee e colori, seguendo le uniche regole della decenza, della dignità e della pulizia. Che male c'è se la gente ama il vintage, se le settantenni vogliono abbigliarsi di viola e giallo, con jeans, pullover e scarpe da ginnastica, presentando le loro rughe con un trucco adeguato, il rimmel, il rossetto e tanto di ombretto, e le ragazzine vanno con i jeans strappatissimi e le microgonne senza essere disturbate da nessuno. Se il mondo fosse così, sarebbe migliore, non c'è alcun dubbio. |
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