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La leggenda dei cantastorie

Post n°81 pubblicato il 22 Febbraio 2009 da R3nata
 

 

(dal web)

Ieri sera è finito il 59° Festival della canzone di San Remo,per stare in tema voglio regalarvi questa leggenda che ho trovato nelle mie ricerche su vecchie tradizioni,perchè questo secondo me dovrebbe essere l'approccio giusto con la musica.Buona domenica a tutti!!


Tanti anni fa vivevano un re e una regina che non permettevano ai loro sudditi di imparare a leggere e a scrivere:«Più sono ignoranti», si dicevano, «e più sono facili da governare». così misero in tutto il regno dei cartelli che dicevano:«Attenti al terribile cantastorie!».

In quei tempi i cantastorie regalavano idee a chi li ascoltava, e il re e la regina sapevano che le idee fanno pensare e che le presone che pensano possono avere delle opinioni proprie e che possono quindi desiderare di imparare a leggere e a scrivere e perfino di mettere in pratica le loro idee per governarsi da sole. perciò il re e la regina si affrettarono aspergere brutte voci sul conto dei cantastorie, dicendo che confondevano la gente e facevano perdere il lume della ragione.

Il popolo ebbe così tanta paura che fu facile per il re e la regina convincere i loro sudditi a dar loro del denaro in cambio di protezione per costruire un enorme fortezza fatta di paglia, legno e mattoni, così che si potessero difendere dai feroci cantastorie. La fortezza era così grande che poteva ospitare tutti i sudditi del regno e ogni volta che all’orizzonte si vedeva comparire un cantastorie, il re suonava una campana dalla torre per dare l’allarme e tutti i sudditi scappavano in fretta e furia dalle strade e dai campi per mettersi in salvo.

É difficile che i cantastorie vadano nei posti in cui non sono benvenuti, per cui smisero di fare visita a questo regno. Finchè un giorno un grande cantastorie molto curioso si perse e arrivò proprio lì. Quando il re, con il suo cannocchiale, lo vide arrivare, diede l’allarme e tutti ebbero timore per la propria vita e si rifugiarono nella grande fortezza. Quando tutti furono dentro, il re e la regina sprangarono la porta proprio in faccia al cantastorie. Questi bussò e il re chiese:«Chi è?».
«Sono solo io», disse il cantastorie, «lasciatemi entrare».

«Neanche per i peli della tua barba barbosa!», gridò la regina e ordinò al popolo di ripetere. «Neanche per i peli della tua barba barbosa!»
«Bene allora», disse il cantastorie, «sbufferò e soffierò e farò cadere la vostra casa. E poi vi racconterò una storia per distruggere questa prigione. E quando finito avrò, vi dirò ciao e me ne andrò».

Così il cantastorie sbuffò e soffiò e raccontò una bellissima storia che riempì la mente del popolo di idee magnifiche e ne’accese l’immaginazione. Quando ebbe finito, la fortezza crollò facendo un gran rumore e un gran polverone. Il re e la regina erano così spaventati che fuggirono e non tornarono più. La gente, invece, fu sorpresa di vedere che il cantastorie non le aveva fatto niente di male e che non era affatto malvagio come le avevano detto. E per la gioia di tutti cominciò a raccontare altre storie, che piacquero così tanto a quella gente che le tramandò ai figli e poi ai figli dei figlie così sono arrivate fino ai nostri tempi.
Ed è per questo, amici miei, che ora siamo così saggi.

 
 
 
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