Creato da cingomma il 06/09/2006

cingomma

Lana fuori..Cotone sulla pelle

 

Cassaintegrazione&Caffè

Post n°218 pubblicato il 13 Maggio 2009 da cingomma
 

 

HO MESSO LA MOKA SUL FUOCO .........

.

... E POI MI SON DISTRATTA

.

.

Ho ripiegato sul finto liofilizzato.

..Triste Nera Brodaglia

.

Poi mi son messa a giocare un pò coi fiori

.

.

L'odore di terriccio umido 

si mischiava al fumo del caffè bruciato..

.

Mi sono accesa una sigaretta e ho contemplato il risultato

.

Poi sono uscita a comprare una caffettiera 

 
 
 

SGRAMMATICATO POST SFIGATO

Post n°217 pubblicato il 12 Maggio 2009 da cingomma
 

Quando prevedevo il prevedibile che poi, prevedibilmente accadeva, invece di ammettere la semplicità del fatto, per lui... ero io che portavo sfiga. Da sempre. Al telefono mi diceva che non aveva studiato e io gli rispondevo che il compito sarebbe andato male e alla fine prendeva quattro? Ero io che portavo sfiga. Andava come un matto per le strade di campagna centrando tutte le buche e io gli ricordavo che presto o tardi c’avrebbe lasciato un pezzo di macchina e finisce che davvero si stacca il paraurti? Sono io che porto sfiga. Usciamo di nascosto passando davanti a dove non dovevamo passare, ci vede chi non deve vederci, io gli dico che il giorno dopo sarebbero stati guai che poi si sono rivelati guai? Sono sempre io che porto sfiga. Ci scherzava sopra, sì. ..Ma mica tanto. Anche se le sue labbra carnose si aprivano in un largo sorriso che mi calamitava ogni volta senza stancarmi mai, sotto sotto lui ne era ..anzi, ne è, anche un po’ convinto. … Mica per altro. ..Semplicemente perché è più comodo.  Qualunque cosa di negativo gli capiti, se ci sono io, è presto spiegato il motivo.

 

Sono passata da casa sua.  Per due parole. Avevo voglia di sentire la sua risata contagiosa e magari qualche assurda novella di questi ultimi giorni sulla sua scomposta vita randagia. 

Scopro che ha cambiato stanza. Ma conosco anche questa. Una volta ci siamo entrati in piena notte in completo silenzio per non farci sentire e in completo silenzio ce ne siamo andati come due appagati complici gatti dopo aver rubato la carne dal piatto. Come è ovvio che sia, pero’, mostra differenze e trasformazioni subite negli anni. Dalla vecchia camera s’è portato via solo il letto e al posto del vecchio televisore col telecomando sdentato, qui troneggia un ultrapiatto sopra una massiccia cassapanca antica. Non ho visto molto altro. .  Pesanti tende scure soffocavano la piccola finestra della mansarda illuminata dalla sola eco luminosa delle immagini alla tivu.  Ho notato pero’ il colore alle pareti. Troppo diverso dal bianco di allora e troppo uguale al mio,..della mia camera. Troppo copione. Ma sto scherzando. In realtà anche senza sottolinearglielo rido dentro, visto che me l’aveva bocciato e poi se l’è spennellato sulle pareti. 

Mi son seduta ai piedi del letto ma subito dopo ho lasciato andare la schiena all’indietro sprofondando la testa sotto la sua spalla.  E son rimasta un po’ lì così. Era uno di quei momenti in cui avevo bisogno di un fratello. Non ce l’ho e sono andata da lui. I tempi della passione sono finiti. Il nostro amore anche. Ma non ho perso tutto.

 

Voleva restassi a cena. Ho preferito di no. E mi sono anche detta che era ora di schiodare. Così mi sono messa sui gomiti per fare il primo passo. La tivu si è spenta. L’ha riaccesa nell’attimo in cui ho tolto il sedere dal letto, ho preso la borsa e mi sono abbassata per dargli un bacio. Poi mi sono rialzata e sono andata verso la porta. Passando davanti alla tivu. Che si è spenta di nuovo.

 

Sei tu. ….   Ha sempre funzionato!! ….

Fanculo……     ciao….

 

 

Scommetto che aveva il telecomando ficcato chissà dove.... 

 
 
 

10MAGGIO..... ma è una storialunga

Post n°216 pubblicato il 10 Maggio 2009 da cingomma
 

Si sono sposati nell’ottobre del 66. Con la promessa d’amore eterno e nel compromesso raggiunto coi genitori che fosse un matrimonio celebrato in chiesa ma senza banchetto taglio della cravatta verdura in posa a rappresentare simboli fallici in segno augurale e copiosi invitati ridicolmente piegati dalla sbornia e immortalati a vita nelle foto dell’album di nozze dalla velina ingiallita coi faccioni paonazzi il bottone all’ombelico agonizzante e la regimental mozzata. Niente di tutto questo.

Un semplice sì all’altare di una chiesa da Lui pretesa con indiscussa determinazione, visto che non si trattava della parrocchia di famiglia, una foto fuori dalla chiesa e un aperitivo volante con i testimoni prima della loro fuga sulla mini verde senza barattoli e tulle svolazzanti dalla marmitta. Lei in abito bianco al ginocchio e timido corto velo sul caschetto. Lui in giacca e pantalone come solo alla prima comunione era stato e come mai piu lo si sarebbe visto in futuro. Non gli ho dato il fastidio di ripetersi per accompagnare me all’altare e non penso che, dipendesse da me, gli farei lo sgarbo d’infilargli una giacca prima di adagiarlo in una bara..occasione in cui è doveroso presentarsi agghindati ed eleganti. Non Gli darei mai l’ultima mortificazione vestendolo nel modo che più detesta(va). Ma sto divagando.

La storia dice che, sin dal primo incontro, Lui vivesse nella radicata convinzione di non volere figli e che Lei passasse il tempo nella perseveranza dell’esatto contrario, convinta che un giorno ne sarebbe uscita vincente.

E non si puo’ dire che non sia andata così. Mi ha voluta così tanto da arrivare alla soglia di una depressione psichica. Momento in cui Lui ha dovuto distruggere ogni suo principio, punto cardine fra i suoi personali ideali esistenziali, e mandarne giù i pezzi . Soffocati uno ad uno per ogni concitato respiro in tutti quegli attimi di passione e congiungimento fatti di sensi che pulsano e spermatozoi che fugguno. Tutti come risucchiati e attirati in un centro di gravità in cui la natura vuole che solo uno riuscirà a raggiungere.  … E fatti, almeno per Lui, di paure e senso d’inadeguatezza per quel futuro prossimo che senza dubbio si era sempre proposto di vivere diversamente e che si trovava ad affrontare con lo spirito del condannato  ma in cui comunque si sarebbe dannato pur di provare a risultarne all’altezza. Sempre e comunque.

E in un mezzogiorno fra i trentuno di quell’agosto del 68 sono nata io. Che ho pianto incessantemente, si dice, per sette mesi e che per paradosso ha costruito con Lui, anche se non idilliacamente, quello che Lei ha sempre desiderato e per il quale ha lottato fino all’esaurimento.  Penso spesso a questa cosa. E qualche idea me la son fatta. So che, come dice il proverbio, la verità sta nel mezzo. Sarebbe ingiusto attribuirgliene tutte le colpe e non ho nemmeno voglia, adesso, di sviscerarne cause ed effetto come se fossi in seduta psicanalitica quando sto semplicemente imbrattando l’etere di elucubrazioni convulse.  Il risultato, nella fattispecie, è che in un giorno come questo o in un qualunque altro, mi viene difficile darLe un bacio e farLe un sorriso di cui ha un compassionevole patetico bisogno, e in cui per altro mi riconosco in occasioni e per motivi diversi, ma che mi lascia comunque in stato semirigido di fronte alle sue braccia protese. Piu o meno metaforicamente parlando.

 

L’aspettavo. Sapevo che doveva passare a portarmi delle uova e della verdura. Le stesse che a sua volta le portano e che in alcuni momenti ha in abbondanza , per cui decreta che sicuramente mi possan servire e insindacabilmente decide di condividere. Poco importa se poi finiscono col morire soffocate nella vaschetta del frigorifero insieme al resto comprato o se continuano la loro rocambolesca avventura del riciclaggio sballottate qua e là sino alla casuale dispensa di qualche amico sperando in un destino migliore di una tomba in plexiglass.

L’ho vista ancora prima che suonasse. Passando per caso dalla finestra. Stava tirando fuori i sacchetti dalla cesta sulla bici. Le ho aperto cancelletto e porta d’ingresso attendedola con un piede sullo zerbino e uno in casa.  Indossava un abito che non avevo mai visto e che nel contempo le invidiavo e le riconoscevo le stesse bene indosso.  Probabilmente avessimo abitato ancora insieme gliel’avrei “rubato” come tante altre cose che in quell’occasione decidevo io fossero argomentazione condivisibile fra madre e figlia. Forse, per dirne una, più delle pene d’amore che invece andavo a spifferare e confessare a Lui. Ma ora mi veniva addirittura difficile condividerne i complimenti e l’idea di farmelo prestare. Lei intanto mi poneva i sacchetti rendendomi partecipe dei suoi intenti e faccende delle ore a venire mentre indietreggiava come i gamberi sul pianerottolo per arrivare alla scala che l’avrebbe riportata alla sua bici e alla sua giornata.   E’ stato proprio quando aveva un piede sospeso nel vuoto sotto al primo gradino che le ho detto “auguri mamma. …. Guarda che domani Lo porto io a togliere i punti”.    E’ da giovedì che so che domani sarei stata a casa e che mi sarei fatta carico io della cosa. Ma non so perché non gliel’avevo ancora detto. Come se non dirlo potesse evitarlo pur sapendola un’ipotesi palesemente impossibile essendo consapevole del fatto che in quanto cosa scomoda era giusto toglierle il peso in un giorno di cassa integrazione diversamente fatto di un vario qualsiasi altro ma indubbiamente e indistintamente meno scomodo. Sembrerebbe una cosa facile ma grazie alla sanità di oggi e ad un esaurito con un piede fuori uso può diventare una situazione da cui si prenderebbero volentieri le distanze.

Mi ha sorriso ringraziata e incitata a baciarla in contemporanea mentre riguadagnava passi verso lo zerbino e le mie labbra che per un atttimo si sono ammorbidite in un tenero bacio.  Lei ha sceso le scale e io ho richiuso la porta. … E quello che mi porterò dietro di tutto questo per tutto il giorno sarà il sapore della sua crema sulla mia lingua. Che resterà inesorabilmente allappata nelle ore.  ….  Ma questo, giuro- giuro, è solo una questione di allergia fisiologica

 

…. E il pensiero che alla fine  dipende tutto da uno spermatozoo    Ne sarebbe bastato uno appena prima o appena dopo per non essere qualcos’altro. Qualcos’altro che mi piacerebbe pensare sarebbe stato migliore e che magari sarebbe stato anche capace di rendere o anche solo far sembrare migliori.  Ma quello spermatozoo è stato e questo sono …  si puo’ sempre migliorare , sì… ma    ma adesso basta.  L’ora è finita e anche Freud dall’aldila’ s’è scassato le palle di starmi a sentire        

 
 
 

IPNOSI FAIdaTE

Post n°215 pubblicato il 08 Maggio 2009 da cingomma
 
Tag: ..stati

 

 

Ooh Mm

 

 
 
 

SEX APPEAL

Post n°214 pubblicato il 05 Maggio 2009 da cingomma
 

S'era in colonna.

Creare dal nulla fantasiose rotatorie dalle curve a chicane è probabilmente un modo per costipare le strade e dare l'illusione di una ricrescita ... Di fatto costellare il tragitto di lavori in corso che si susseguono a distanza di poca percorrenza è diventata una tendenza. Come avere una berlina bianca. In coda piu o meno ogni giorno ho notato che ultimamente girano tutti con la macchinona bianca. .. Lucida e scintillante naturalmente. Giacca cravatta occhiale da sole e macchinona bianca.... Va beh sarà che quest'anno va cosi...   Ma a parte questo... il problema era trovare una canzone giusta da cantare per non contare i minuti imbavagliati dal traffico  

S'era in colonna..

Ho trovato le note giuste ho acceso la sigaretta e tamburellando con le dita sul cambio ho voltato lo sguardo

Lui dentro la sua berlina tirata a lucido che è un mistero come possano averla sempre così perfetta. Mi aspetto sempre, in coda ad un semaforo, di veder uscire dal baule il loro senegalese tascabile con la spugna insaponata in mano a sfregargli le zanzare incrostate dal vetro e la bavetta di fango sul paraurti.  A semaforo verde si ripiega a libro dentro al baule fino alla bisogna.

Io dentro la mia utilitaria finto nera tendente al polvere ... senza alcun pesce pulitore nel bagagliaio. ..tutt'al più una coperta di pelo ancora confezionata che lì giace indifesa dallo scorso autunno e quel cavolo di vaso che rotola piroettando come un pattinatore sul liscio ghiaccio seguendo il ritmo della guida.

S'era in colonna..

E subito ho notato che la sua macchinona non era bianca e che lui era decisamente di quelli che ti fanno ringraziare la natura per la sua generosità.. E non per forza in questo ordine....

In mezzo a quel groviglio di motori in folle e martelli pneumatici, qualcosa da cantare e soprattutto un bel vedere da contemplare mi sembravano un giusto compromesso per una spolverata di minuti dispersi nell'aria di un giorno di coda come tanti.  

 

Ma poi s'è messo le dita nel naso....

 
 
 

NIENTE CANDELINE SULLA TORTA

Post n°213 pubblicato il 01 Maggio 2009 da cingomma
 

C’era il sole

e il cielo azzurro

 

la laguna

il prato

e tanti alberi

 

C’era un lungo tavolo imbandito

sedie e stuoie un po’ ovunque

adulti dal piatto pieno

e bambini a rincorrersi qua e là

cappellino in testa e salamella in mano

 

C’era una partita di calcetto 

fra pazienti pescatori sul ciglio dell’acqua

e pacifici ozianti distesi sull’erba

 

C’erano risate

sorrisi

parole mischiate

e scambi di baci innamorati

 

 

E poi c’ero io

seduta sotto il sole

 

dentro la scena

Fuori sintonia

 

Nascosta dietro grandi occhiali lilla

a sfumare le tonalità accese

di un soleggiato compleanno

in questo giorno di festa

 

 

Hanno portato la torta, te ne vado a prendere una fetta?..Non hai mangiato niente! ..

Saresti davvero cosi gentile?

..

Ah,cheBravaCheSei!? Grazie!..

Si vede che sei del leone!? ..

E perché scusa?

Eh..beh… ahchebrava-ahchebrava..ma intanto… ti fai servire…

Bravo!.. Ci conosciamo da dieci minuti e già hai capito com’è! 

 

Ignorando l’inconsistente monologo di quel colloso sconosciuto

Sarei stata lì così fino al tramonto

Adagiata su quella sedia

Lo sguardo perso dietro agli occhiali

E il sole caldo in testa

a tramortire quei sinistri e amari pensieri

 

Che hanno avuto la meglio

su quella che sarebbe potuta essere

una splendida giornata

 

(e c’era barbie con gli scarponicini col pelo.. … Ma che ti sei messa? .. Non mi danno fastidio. Potrei infilarli anche ad agosto. …. Di fatto l’ho sorpresa scalza ancora prima di raggiungere il festeggiato per il bacio degli auguri)

 
 
 

TU CHIAMALE SE VUOI ....EMOZIONI

Post n°212 pubblicato il 24 Aprile 2009 da cingomma
 

 

Quando bastano le immagini ..

...magari a schermo intero.....

 
 
 

500 PASSI

Post n°211 pubblicato il 22 Aprile 2009 da cingomma
 

Quell’ospedale è così grande che sembra una città nella città. Lei voleva impietosire l’usciere perché ci lasciasse entrare in auto. Io non ho voluto sentir ragioni e ho parcheggiato fuori ma vicinissima all’ingresso. Una fortuna sfacciata. Probabilmente una compensazione karmica. Volevo farmi carico di tutto il peso della borsa con dentro quei generi di prima necessità per un degente. ..spazzolino pigiama pettine ma soprattutto un arsenale di medicinali che ultimamente para giù come fossero mentine. … Lei invece s’è accontentata di dividere a metà. E con una maniglia a testa, la propria borsa a tracolla e una sigaretta in mano, Lei, ci siamo incamminate su per quel viale in salita tutto edifici,  vecchi dalle facciate tutto crepe e nuovi dall’intonaco immacolato, che come giganti dai mille occhi dominano e soffocano il panorama. Un fastidiosissimo caldo sole tanto agognato sino a ieri batteva sui capelli ma soprattutto sulla mia acrilica maglia nera. Un passo dopo l’altro pensavo che, giorno piu giorno meno, anche la Sua depressione l’aveva colpito in questo periodo.   Intanto Lei fumava e bofonchiava avanzando dentro la sua ballerina in pelle marrone. Il primo traguardo, piu che il padiglione da raggiungere, è stato trascorrere insieme piu’ di un’ora senza litigare. E la salita sembrava meno impervia e la borsa meno pesante.

 

Concedendoci il lusso dell’ascensore abbiamo raggiunto il piano e la stanza. Il letto era vuoto. Dove poteva essere andato uno che aveva appena tentato di falciarsi un piede col tosaerba?. Tempo di voltare lo sguardo e vederlo arrivare seduto su un girello. Una gamba tesa ed un piede avvolto in un turbante di bende intrise di sangue. … Addosso ancora la salopette di jeans sporca di terra e erba e in volto lo scoramento insinuato fra le rughe che non ha. Lei era lì sino a due ore prima. Aveva già assorbito ogni cosa. Il suo dolore il sangue della sua ferita aperta i suoi lamenti le sue scuse per esser cosi sbadato il viaggio in ambulanza l attesa ……   Io Lo vedevo solo in quel momento. E l’espressione del suo volto abbattuto e smarrito mi ha impressionato piu’ di tutto quel rosso. Alla faccia della mia nota fobia per il sangue.  Ho notato il mutare della Sua espressione nel vedermi vicino al Suo letto che cercava di raggiungere sospinto da un infermiere. Vedevo il broncio incupito distendersi e trasformarsi in sorriso. Ma è durato poco. Il tempo di sdraiarsi e battere violentemente il piede ferito contro la sponda in ferro. Se non fosse perché.. ci sarebbe stato da riderne. Lei intanto svuotava la borsa sistemando ogni cosa nei cassetti e fra le anguste ante di un armadietto arrugginito. Qualche giorno fa gli ho regalato un paio di ciabatte, sbagliando misura. .. Sai, Gli ho detto, ti ho cambiato le ciabatte. Ce l’ho fatta a trovarle. … Però a questo punto forse dovro’ cambiarle di nuovo e prenderle di un numero in meno. … si va beh gli ho detto una cazzata pero’ almeno ha riso… per un minuto ma ha riso….

Appena fuori sono stata io la prima a cercare convulsamente una sigaretta nella borsa. Se n’è accesa una anche Lei. Una boccata e ci siamo incamminate. Un sacco nero dell’immondizia con dentro i Suoi vestiti sporchi al posto del borsone da viaggio. Lei mi parlava ed io Le rispondevo a cenni muti disegnati con la testa. …. Perché non parli? … Sto contando i passi le ho risposto veloce per non perdere il conto. …..

 

Il parcheggio ormai era quasi deserto e la macchina incandescente. 500 Le ho detto.

 

Cercate di non litigare, mi ha detto Lui nel salutarmi,..un attimo prima di lasciarlo in tutta la sua magrezza dentro quel pigiama blu e con quel piedone dolorante.

 

Non abbiamo litigato

 
 
 

.

Post n°210 pubblicato il 19 Aprile 2009 da cingomma
 

PUNTI DI VISTA 

 

 

       .. Perchè qualcuno mi ha detto

"fare le pulizie dà sempre soddisfazione" ....

 

E allora oggi c'ho provato

a ripetermelo come

un propositivo mantra.. 

 

 

 

 

 

... Tra un giro di scopa

e

 una passata di straccio..

  

.... ma non mi sono

convinta per niente.....

 

 

 

 
 
 

A SPASSO CON DAISY

Post n°209 pubblicato il 18 Aprile 2009 da cingomma
 

Pensavo di doverla andare a prendere io. Percorrendo quei pochi chilometri in direzione opposta rispetto a dove dovevamo andare. Poi invece mi ha telefonato dicendomi che si sarebbero aggiunte altre “due ragazze” quindi non si poteva usare la mia auto. Sarebbe passata lei.  Puntuale era sotto casa all’ora stabilita. Il suo fuoristrada nuovo di qualche mese lucido e scintillante come la mia macchina è stata solo il primo giorno. Lei, nemmeno a dirlo, non aveva un capello fuori posto. Truccata e intappata meglio di una ventenne. ..Meglio di me,.. senza tutto quel fard, quel profumo … e quell’ingioiellamento che seppur abbondante non dava il minimo segno di pacchiana tracotanza. Dopo averla abbracciata e baciata mi ha presentata alle ragazze. .. Una sessantenne dalla testa bionda cotonata e una timida rossa, dall’occhialino leggero e setoso foulard intorno al collo, di dieci anni piu in là..o poco meno. .. E io che mi sono scervellata per immaginare chi potessero essere quelle due giovani donne misteriose che Mariù portava al cinema con Sig.ra Longari e me. Non era poi così scontato che non potesse che trattarsi di due simpatiche vedove allegre.

L’ultima volta che ho lasciato che guidasse, quest’inverno, mi sono ripromessa che mai più avrei permesso succedesse di nuovo. Per lei non esistono gli specchietti retrovisori e nemmeno le frecce e non conosce il concetto di precedenze...nè quello di un cambio per scalare le marce e di un acceleratore per modulare la velocità che per lei non cambia a seconda della situazione ma di come imposta il piede alla partenza. Così è capace di andare a ottanta fissi centro abitato o meno che sia. Inchiodando ai semafori e prendendo i dossi a tavoletta… che tanto c’ha la gip.  Come se non bastasse, per una misteriosa ragione, ha bruscamente deciso di svoltare per la strada dell’argine. ...E’ stato un viaggio lunghissimo nella sua contenuta manciata di chilometri. Ho pensato a come sarebbe stato essere vittima di un incidente stradale causato da un’ indemoniata ottantenne che si lanciava a tutta birra fra le curve di una stretta strada a ridosso del fiume.  Avevo sinceramente paura. E con la mano puntellavo impanicata e coi sudori freddi ascellari il poggiatesta del sedile anteriore, incastrata com’ero fra un lunotto più lindo dei miei vetri di casa e il mio poggiatesta incastonato fra le scapole  che non avevo capito andava alzato e me lo son tenuto conficcato nella schiena lasciandomi ingobbita per tutto il tragitto. Per fortuna era la mia l’auto stretta!? … 

Quando abbiamo parcheggiato centrando le righe in cinque semplici manovrine da esaurimento nervoso e finalmente ho toccato terra sana salva e miracolata ho pensato a quando Lei e Lui mi facevano mille domande prima di uscire perche volevano sapere con chi andassi in macchina per poter valutare il grado di affidabilità’.  Se avessero saputo, sarebbero stati in pensiero anche stavolta… pur non trattandosi più di una ragazzetta irrequieta e dei suoi vivaci amichetti.  … Venerdì diciassette. ..per fortuna non sono granchè superstiziosa….

Dopo una passeggiata sul pavé del corso dove a braccetto due a due alternavamo chiacchiere a fugaci occhiate verso illuminate vetrine dai manichini sempre in forma.. - Oddio in realtà le guardava Mariù...io m’impegnavo a restare in bilico fra i cocci i tacchi e le sue brusche frenate di fronte a un occhiale tempestato di svaroschi o a un tronchetto in pelle di ramarro intanto che mi raccontava che il lavoro è la sua vita da quando è rimasta sola e che sebbene si ritaglia il tempo per i suoi viaggi e i suoi fine settimana in giro, non riesce a farne a meno. E so che è vero. ..non soltanto perché me lo dice ogni volta!..come il fatto che ha paura star sola in quella casa grande dove solo il suo gatto Leo le fa compagnia -.., abbiamo raggiunto la sala dove all’ingresso ci aspettava una signora longari avvolta in un poncio che sarà costato piu del mio stipendio di un mese. Nell’abbraccio di saluto ha notato il tremore che mi faceva vibrare la stoffa del soprabito. Pensava fosse per via della gelida arietta che spirava sotto la volta in pietra tappezzata da locandine formato maxi illuminate e sotto vetro. Diceva bene, lei.. che si era fatta quattro semplici passi a piedi fra le medievali viuzze del centro storico. Cosa ne sapeva del mio viaggio d’inferno.  Mariù mi ha pagato il biglietto. Il primo in quarantanni!! .. Signora Longari è andata alla cassa e ne è tornata con due interi e tre ridotti..e non un bambino fra noi.. In fila indiana abbiamo varcato le spesse tende rosso porpora guadagnando posto sotto uno schermo ancora buio e muto. Ho spento il telefono e mi sono messa comoda.

Il film è stato delizioso. E’ valso quelle due ore di costrizione fra ristretto rigido velluto imbottito da flebite e un bracciolo da litigarsi col vicino di posto.

E’ piaciuto anche alle ragazze.

Eh si si… mammamia… proprio i nostri tempi….

E vestivamo proprio cosi…  con quei vestiti li….

E gli uomini erano proprio cosi….

Cioè? Vi guardavano anche loro con gli occhiali a raggi k?

Ridevano, le signorine…..

Ah signore...quanto tempo!! … Avevo sedicianni…

…La conosco da che ho memoria… e per quanto le concedo che puo’  benissimo rubare ventanni alla sua  misteriosa reale età anagrafica, devo anche riconoscere che me la ricordo in là negli anni già da quando ero ancora bambina ….

Ma che dici Mariù.. Nel 54 ne aveva undici mamma!? …

Potevo anche stare zitta. …. Sarà che eravamo in prossimità di un semaforo giallo ma c’ha picchiato un’inchiodata che m’ha tenuta dov’ero solo l’angusto spazio di quel finto comodo fuoristrada cosi tirato a lucido che le stelle ci si specchiavano dall’alto del buio cielo della sera. Potevo anche lasciarle credere di crederci

 
 
 

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