DarkSoul

La mia vita dopo la tossicodipendenza

 

ORA SONO LIBERO

Il mio passato ed il mio errore sono sepolti senza nome e senza ricordo.

 

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Il mio compleanno

Post n°276 pubblicato il 02 Novembre 2018 da mygangsta

 

Come ogni anno, mi ritrovo a scrivere qualche riflessione il giorno del mio compleanno.

 

Cosa è cambiato dallo scorso 2 novembre?

Questo è stato un anno particolare per me, l'anno che ha visto, inaspettatamente (era impensabile anche solo pensarci il mio scorso compleanno) il mio matrimonio a marzo, la cosa più bella che mi sia capitata quest'anno.

Il perdono di mio suocero e il matrimonio con l'unica ragazza che io abbia mai amato davvero, proprio io che per troppi anni non ho saputo niente dell'amore ma solamente dello "sfogo selvaggio" in mezzo a sostanze e a luoghi di depravazione.

Poi l'estate e il suo caldo torrido e feroce, mi ha sorpreso e mi ha fatto ripiombare negli incubi notturni e negli attacchi di panico; mesi con un'instabilità così forte, capogiri e vertigini da non riuscire ad alzarmi dal letto.

Ho così ripreso un percorso con il mio maestro che, dopo 5 mesi, mi ha già dato risultati incoraggianti, gli incubi notturni si sono ridotti notevolmente, i pensieri di distruzione sono tornati in un angolo e mi guardano ma non interferiscono con prepotenza, riesco di nuovo a camminare e stare in piedi senza la costante sensazione di cadere a terra.

Mio padre: anche oggi, come ogni anno, ho aspettato invano la sua telefonata, vorrei solamente che un giorno tornasse a parlarmi, a farmi gli auguri ma nulla, rimane irremovibile sulla sua posizione.

 

Questo è quanto per ora, quando me la sentirò scriverò alcuni episodi di quando ero sotto effetto di sostanze, tanto per raccontare l'incubo in cui ci si butta consapevolmente quando sarebbe meglio lasciar perdere.

 

 

 
 
 

Ritorno a combattere

Post n°275 pubblicato il 22 Settembre 2018 da mygangsta

 

Ho avuto un'estate difficile, molto difficile. Il caldo e i malesseri che mi porto dietro da anni hanno accentuato tutto, attacchi di panico a raffica, non riuscivo più a camminare ne a stare in equilibrio.

Ho contattato di nuovo il mio maestro e lui mi ha detto che mi avrebbe seguito di nuovo, per uscire ancora una volta dai casini, a patto che fossi disposto a combattere.

Lui è l'unico che possa tirarmi fuori da ogni tunnel in cui cado. A ogni incontro camminiamo un'ora parlando. A giugno gli ho detto "Ma neppure mi alzo dal letto con questa instabilità" lui mi ha risposto "Se vuoi combattere e riprendere un percorso con me, ti alzi e vieni qui a camminare con me".

Pazzesco, non racconto come ho fatto quel primo incontro, mi sedevo di nuovo ogni due per tre, neppure riuscivo a parlare. Ma il mio maestro è così, non concede sconti alla mente, al panico, alle illusioni che la mente fa alla persona per metterla sotto scacco.

Mi ha riportato, in due mesi, a recuperare l'equilibrio, mi ha ricordato che io ho il potere, che io so lottare, che sono più forte sia della dipendenza che dell'ansia generalizzata e anche del panico. Che sono più forte degli inganni della mia mente.

Lui mi ha tolto il velo di nebbia dagli occhi, mi ha detto "Ma ti rendi conto che stai recitando la parte dell'ammalato come la tua mente ti sta facendo credere?"

Mi ha chiesto dove sia il mio potere, il potere di chi ha combattuto e vinto mostri ben peggiori, di chi ha vissuto in solitaria sei mesi in alta montagna in tenda, di chi ha recuperato la vita dal pozzo più profondo che esista.

Adesso ogni tanto ho ancora qualche attacco ma il percorso con il mio maestro, che sembra così duro ma poi è la mia salvezza, sta procedendo e spero di guarire del tutto.

 
 
 

"Papà e la partita"

Post n°274 pubblicato il 01 Settembre 2018 da mygangsta

 

Nel titolo ho scritto "papà" e non "padre" perchè era così che chiamavo mio padre all'epoca di questo aneddoto che porto sempre con me e che mi viene spesso in mente, soprattutto ora che sono più di 15 anni che non ho relazione con lui e dopo aver visto qualche settimana fa come sta invecchiando.

Non erano molte le occasioni in cui mio padre si mostrava confidenziale e amichevole con me perchè, a differenza delle mie sorelle con cui era un amico, in me vedeva "colui in cui avrebbe dovuto rispecchiarsi, il suo alter ego, l'ambito figlio che doveva diventare una sua 'estensione" ma ricordo che andare allo stadio a seguire le partite della squadra della nostra città era un momento "solo io e lui".

Mio padre era ed è un grande tifoso e questa passione me l'ha trasmessa molto bene. Da bambino aspettavo sempre con adrenalina di andare allo stadio con "mio papà", lì era disteso, amico, giocava ai pronostici con me, ci divertivamo ed era una cosa che condividevamo soltanto io e lui.

E mi ricordo una volta in cui prima di entrare allo stadio mi regalò la sciarpa della nostra squadra, uguale alla sua e io ne fui davvero felice ed elettrizzato. Un'altra cosa da condividere con "mio papà". Ho il ricordo della squadra che vince e di "mio papà" che mi prende in braccio e mi dice "Questa è la sciarpa della vittoria, non dimenticartela mai". E poi mi porta a mangiare qualcosa in uno dei bar più belli della città.

Non avrebbe mai immaginato che poi quel bambino avrebbe rischiato la sua vita per un'overdose dopo anni di sostanze... Ho sbagliato tutto con mio padre, è vero, lo ammetto. Non avrei dovuto diventare schiavo di quella roba ma tanto indietro non si torna.

Sono più di 15 anni che vorrei tornare a chiedergli un parere, a parlare con lui, a fare due passi, a seguire insieme la squadra, a ricucire e, anzi, migliorare il rapporto padre-figlio che c'era.

Ovviamente se io non avessi preferito per anni le sostanze a tutto il resto ora avrei un padre. Nel tempo ho recuperato studio, lavoro, madre e sorelle, matrimonio ma non mio "papà".

Andandosene dopo avermi accompagnato in comunità, mi disse: "Oggi è finita per sempre. Io non ho più un figlio e tu non hai più un padre. Hai tradito la mia fiducia. Mi hai colpito al cuore ed è una delle ferite più grandi. Finisce qui, addio".

 

La sciarpa l'ho sempre conservata gelosamente. Uno dei pochi oggetti che posso ancora prendere in mano e, chiudendo gli occhi, immaginare "mio papà" accanto a me.

 

 
 
 

Non ho saputo resistere

Post n°273 pubblicato il 25 Agosto 2018 da mygangsta

 

Qualche giorno fa ho partecipato al compleanno di uno dei miei nipoti.

Tutti i familiari e parenti riuniti, anche io e mio padre. Né lo zio né il nonno volevano fare un torto a questo bambino che non ne può nulla per cui ok, siamo andati entrambi.

Tutto come da copione degli anni passati (o di altre sporadiche riunioni con entrambi presenti): tutti i presenti conoscono bene la nostra situazione per cui si fa finta di nulla: io e mio padre stiamo bene attenti a non incrociarci mai e a tavola stiamo il più lontano possibile.

Tutto penosamente uguale.

Ma questa volta ho cercato di guardarlo senza farmene accorgere. Erano mesi che non lo vedevo con il fatto che ora abito a 125 km e tra noi non c'è relazione.

Gli anni stanno passando veloci sul suo volto e il suo sorriso si spegne a poco a poco. Non rimane molto del ferreo e grintoso professionista che era, di quell'uomo che sembrava invincibile e che per me era, contemporaneamente, un esempio da seguire e un personaggio ingombrante da evitare.

Mentre pranzavamo e tutti parlavano del più e del meno, io lo guardavo e non riuscivo a farmi una ragione di non poter tornare a essere suo figlio, almeno per qualche tempo ancora.

Così, al termine della festa, quando tutti si stavano congedando e io e mia moglie stavamo per partire per tornare a casa, me ne sono fregato di tutto e l'ho raggiunto mentre stava bevendo ancora un bicchiere d'acqua in cucina ed era momentaneamente lontano da tutti.

O la va o la spacca, non mi importa.

Così, a sorpresa, gli ho detto soltanto questo, rapidamente prima di tornare all'auto, prima che quella giornata di festa potesse avere un finale di tensione: "Spero che un giorno ti renderai conto che il tempo passa e che sarà sempre più difficile recuperare anche soltanto un'ora di tutto quello che abbiamo perso"

Non ho voluto rimanere un secondo di più ma ho colto nei suoi occhi un velo di tristezza. Chissà che avrà mai pensato, chissà cosa starà pensando ora.

Ieri notte ho sognato che tornava a parlarmi.

Ma il sogno lo scriverò in questo diario virtuale un'altra volta.

 
 
 

Estate. Raccontiamo.

Post n°272 pubblicato il 30 Luglio 2018 da mygangsta

 

Giornate calde. Estate. Torna sempre, tutto questo torna sempre.

Raccontiamo ancora.

Sì, d'estate, nonostante il mio maestro, la meditazione, tutti i percorsi psicologici che ho fatto negli anni, la filosofia e tutto, io spesso soffro di attacchi di panico e ansia generalizzata.

La notte gli incubi diventano forti d'estate, all'improvviso spesso mi sveglio ricordando alcune scene del passato o sentendo sensazioni di quel passato.

Alla fine si lascia indietro il passato, si costruisce un presente diverso, migliore ma le cicatrici rimangono. Sì, mi sono rimaste delle cicatrici che conosco e sento soltanto io dentro di me, gli altri non le vedono e non le sanno (a parte mia moglie, un caro amico e i miei familiari tranne mio padre ovvio).

A volte sembra che io rida e scherzi addirittura ma dentro di me con questo caldo e luce vivida io sento un terremoto che mi riporta a sensazioni mai dimenticate.

Come scrivevo in questo blog anni fa, ogni agosto io fuggivo via dalla mia città natale verso la cara montagna che ora è finalmente casa mia. E questo perchè rivedere certe zone e certe vie con queste condizioni climatiche mi mandava ancora più in tilt. Ma non razionalmente, proprio a livello inconscio.

Ora vivo in montagna con mia moglie e la gente pensa che sia tutto magicamente risolto. Ovviamente sono molto più felice di prima ma non posso fingere di non avere panico e ansia in certe giornate calde e luminose.

Beh, una volta uno psichiatra mi disse che io ero diventato ormai una "persona speciale", che avrei dovuto aspettarmi ricadute nel panico e nell'ansia perchè i livelli cui ero arrivato non avevano certamente aiutato né il mio corpo né la mia psiche.

Le ricadute purtroppo fanno parte del gioco. Un anno dopo essere uscito dalla comunità mi sorpresi a fumarmene una. E fu una lotta continua per un bel pò di tempo per non ricascarci ancora, soprattutto nei periodi di forte stress o ansia. Ma ho tenuto duro e ora mai più lo rifarei.

Il panico e l'ansia invece sono rimasti e talvolta mi vengono a trovare, d'estate soprattutto. Sono la mia "saltuaria espiazione" per quanto combinato in passato.

E quanti attacchi di panico ebbi mentre mi facevo di quella roba... Finii a mangiare soltanto gelato per un'estate intera.

Ma lo racconto un'altra volta.

 

 

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: mygangsta
Data di creazione: 18/05/2008
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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