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Post n°38 pubblicato il 11 Febbraio 2011 da S_O_T_T_O_V_O_C_E
 

 

Ivrea è un comune in provincia di Torino, situato a 253 metri sul livello del mare e si trova al centro di un vasto anfiteatro morenico, allo sbocco della Valle d'Aosta, verso la pianura Padana

E' stata sede vescovile dal secolo IV. Nell'Alto Medioevo, nei secoli VII - VIII, fu ducato longobardo e poi contea franca negli anni dal 774 al 888. Conserva consistenti resti medioevali, quali la torre dell'abbazia di Santo Stefano e la poderosa mole del castello iniziato nel 1358.
Nei pressi si trovano il laghi d'Ivrea, di San Michele, di Sirio, di Pistono.

 

Un evento unico, riconosciuto come manifestazione italiana di rilevanza internazionale, un “sogno” che ogni anno porta lungo le strade della città di Ivrea storia, tradizione, spettacolo, emozioni e grandi ideali.

Il cuore del Carnevale di Ivrea è la rievocazione di un episodio storico, avvenuto ai tempi del Medioevo, nel quale la popolazione insorse contro un barone che affamava la città riuscendo a cacciarlo. Dettaglio importante sia a livello storico che sociale è che fu la figlia di un mugnaio a far partire la rivolta, rifiutandosi di sottostare allo 'jus primae noctis', ovvero al diritto sessuale che i nobili rivendicavano sulle ragazze a loro sottoposte, in occasione della loro prima notte di nozze.

Partendo dalla rievocazione di questo episodio il Carnevale ad Ivrea intreccia storia e leggenda per celebrare una grandissima festa popolare basata sull'orgoglio cittadino contro la tirrania. Una festa che dura molti giorni coinvolgendo tutta la città in giochi, sfilate, battaglie, spettacoli e festeggiamenti.

L’eroina della festa è la Mugnaia, al suo fianco il Generale, che fin dai primi anni dell’800 ha il compito di garantire un corretto svolgimento della manifestazione, insieme al suo Stato Maggiore Napoleonico, composto da valenti Ufficiali a cavallo e le Vivandiere.

La sfilata del corteo è rappresentata dal passaggio della Mugnaia. La sposa eporediese, che rappresenta la Vezzosa Mugnaia, sfila su un carro dorato indossando una veste di lana bianca, cinta da una fascia verde di seta su cui è appuntata una coccarda rossa con i simboli del Carnevale.

Sulle spalle porta una mantella di ermellino ed in testa il berretto frigio a forma di calza di colore rosso. Insieme a lei, sul carro, damigelle, paggi ed attendenti che l'aiutano nelle operazioni di lancio di caramelle e rametti di mimosa.

Davanti al carro sfilano gli Alfieri con le antiche bandiere dei rioni, seguiti dal corteo a cavallo guidato dal Generale dietro cui sfilano gli ufficiali dello Stato Maggiore e le Vivandiere, che indossano le divise blu e rosse dell'esercito napoleonico; sempre al seguito anche il Sostituto Gran Cancelliere, che indossa un costume di velluto nero, con in testa una parrucca e il tricorno e in mano il "Libro dei Verbali".

Il corteo è caratterizzato dalla presenza della banda municipale che esegue "La Canzone del Carnevale", inno ufficiale della festa che celebra la rivolta popolare contro il tiranno. Ma la vera anima musicale della festa spetta alla Banda dei Pifferi e Tamburi, in uniforme con giubba rossa e pantaloni verdi, che marcia in testa al Corteo Storico eseguendo una serie di arie sette-ottocentesche sui pifferi costruiti in legno di bosco, ritmate dal suono dei tamburi e di una grancassa.

 

A riempire di colori e profumi la città, vi è poi la famosa e spettacolare Battaglia delle Arance, momento di grande coinvolgimento e forte emozione, rievocazione della ribellione popolare alla tirannia. Nella battaglia il popolo, rappresentato dagli aranceri a piedi sprovvisti di qualsiasi protezione, combatte a colpi di arance contro le armate del Feudatario, rappresentate da tiratori su carri trainati da cavalli, che indossano protezioni e maschere che ricordano le antiche armature.


In segno di partecipazione alla festa tutti i cittadini ed i visitatori, a partire dal giovedì grasso, scendono in strada indossando il Berretto

Frigio, un cappello rosso a forma di calza che rappresenta l'adesione ideale alla rivolta e quindi l’aspirazione alla libertà, come fu per i protagonisti della Rivoluzione Francese

La Battaglia delle Arance rappresenta il momento più spettacolare. Ha per teatro le principali piazze della città e si svolge tra i carri "da getto" e le squadre che presidiano la piazza stessa.

I carri trasportano ciascuno un gruppo di dieci Aranceri e sono trainati da cavalli. Gli Aranceri indossano dei costumi imbottiti e portano sul viso delle maschere in cuoio, con grate in ferro, per proteggersi dal lancio delle arance, mentre ogni banda a piedi è formata da molte decine di Aranceri sia uomini che donne, che vanno all'assalto del carro cercando di colpire gli avversari sulla maschera protettiva, in modo che il succo delle arance entri loro negli occhi. Gli Aranceri "a piedi" indossano costumi con campanelli alle caviglie e casacche legate in vita, semiaperte sul davanti per contenere una buona provvista di arance e non hanno protezione per ripararsi dai colpi nemici.

Particolarmente suggestiva e spettacolare è la cerimonia dell'Abbruciamento degli Scarli (alti pali rivestiti di erica, simbolo di libertà conquistata), nei rioni della città. In serata, Abbruciamento dello Scarlo in presenza della Vezzosa Mugnaia, infine, Abbruciamento dell'ultimo Scarlo in Borghetto, Marcia Funebre e Saluto Tradizionale.

 

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