Corri Forrest Corri!
Mamma diceva sempre che dalle scarpe di una persona si capiscono tante cose, dove va, cosa fa, dove è stata.
Post n°78 pubblicato il 12 Novembre 2008 da Die972
Sono vivo e vegeto, scusate se sono scomparso dagli schermi ^^ Gli eventi hanno preso a girare a valanga, e forse non finisce qui. Tutto bene comunque, vi racconterò. Vi anticipo solo che mi sono trasferito a Gubbio, ho un bell'appartamento in un palazzo del '300, vivo solo, respiro aria pura, provo a parlare di cultura coi colleghi (che non capiscono) etc. etc. Quanti di voi erano in attesa di notizie della traversata del Centro Italia? Avrete stretto amicizia col ragnetto che nel frattempo avrà tessuto la sua tela su di voi ^^ Beh che dire, è andata benissimo. Organizzativamente tutto come prospettato (raggiunta Siena in 9 giorni di cammino) ma dal punto di vista delle emozioni ben oltre le previsioni. Non saprei da dove iniziare a raccontare, anzi, a dire il vero io il Demiurgo e Panoramix coltiviamo l'idea di scrivere qualcosa da pubblicare. Vedremo. Vi regalo semplicemente due immagini, come segno di amicizia che non si è dissolta nonostante questa mia un po' forzata latitanza dal Blog. Ecco i nostri eroi! [immagine retorica - ufficiale] Siamo sul monte Calvano, la "cima Coppi" della nostra Traversata (manca Federico, che aveva dovuto abbandonare due giorni prima). Ecco il manipolo di sbandati! [immagine antiretorica, più vicina al vero] Qui manca Panoramix, che ha scattato la foto. Mi fermo qui. Spero di tornare presto. Die |
Post n°77 pubblicato il 19 Luglio 2008 da Die972
Ecco.. sono passati 2 anni precisi precisi da quando ho aperto questo blog. Ripensando a quei momenti mi vengono i brividi. Ero in stato confusionale, sperduto, come un pugile suonato che barcolla sotto i colpi ma - incredibilmente - non cade mai.
|
Post n°76 pubblicato il 08 Luglio 2008 da Die972
Sarà un mattino di tarda estate. Sarà forse dalla sommità di un colle nella zona di Castelnuovo Berardenga che per la prima volta vedremo irrompere all'orizzonte il profilo netto e orgoglioso della Torre del Mangia. Allora la meta sarà lì a portata di mano, la gioia ma anche la malinconia di un viaggio che volge al termine si impossesseranno delle nostre menti.
|
Post n°75 pubblicato il 19 Giugno 2008 da Die972
Era un anno fa, più o meno, quando lanciai (scherzosamente, ma neanche troppo) la sua candidatura a senatore a vita:
|
Lungo la Francigena # 3 Sant'Antimo-Bagno Vignoni at EveryTrailMap created by EveryTrail:Share GPS tracks |
Lungo la Francigena # 2 Buonconvento-Sant'Antimo at EveryTrailMap created by EveryTrail:Share GPS tracks |
Lungo la Francigena # 1 Siena-Buonconvento at EveryTrailMap created by EveryTrail:Share GPS tracks |
23/04/2008
|
Post n°69 pubblicato il 28 Aprile 2008 da Die972
Cammino per un bosco di larici e ogni mio passo è storia; io penso: ti amo, Adriana, e questo è storia, ha grandi conseguenze, io agirò domani in battaglia come un uomo che ha pensato stanotte: ti amo, Adriana.
|
Post n°68 pubblicato il 22 Aprile 2008 da Die972
|
Post n°67 pubblicato il 29 Febbraio 2008 da Die972
|
Post n°65 pubblicato il 23 Febbraio 2008 da Die972
Questo cortometraggio ambientato nell'alto Chiascio si apre con un distinto figuro che scivola, valigia in mano, tra le fiere facciate di pietra dei palazzi che si affacciano sulla via che si inerpica dritta verso Piazza Grande. I negozi stavano chiudendo, la notte si era appena affacciata, e da qualche bar risuonava il vociare allegro di qualche operaio che chiudeva la giornata bevendo e parlando di politica nel caratteristico grasso accento umbro. Mi sentivo in una terra amica, tutto di ciò che avevo intorno mi era familiare, l'aria tersa, le pietre chiare, il palazzo merlato che domina altissimo tutta la città, le botteghe artigiane, le ceramiche, i quadri di Crociani, il monte Ingino... insomma tutto. Anche quell'odore avvolgente di legna bruciata lo riconoscevo, e mi spalancava nella mente scenari passati di grande dolcezza, scenari futuribili che avrebbero potuto essere e non saranno mai, e scenari futuri di grande incertezza. Avevo voglia di trattarmi bene per quella sera, l'indomani avrei avuto un paio di colloqui decisivi e non mi andava di confinare quel soggiorno in una semplice permanenza per affari. Certo, come da copione a cena ero circondato da coppiette con i cuoricini rossi distribuiti sul tavolo, eppure la cosa non mi ha dato nè fastidio nè imbarazzo. Normale. Dopo cena mi avviai per l'appuntamento più importante di tutti: la città. L'ho girata a passo lento per molto tempo, guardandomi intorno o semplicemente annusando l'aria. Nella testa mi girava l'ultima canzone che avevo sentito nell'autoradio "Io lo so che non sono solo anche quando sono solo...", ma io sapevo che ero solo, perchè nelle decisioni che contano si è sempre soli. Inaspettatamente la sensazione predominante di quella serata fu il senso di vuoto. Non una macchina in giro - e meno male! - pochissime persone, ehm.. per lo più qualche coppia che usciva dal ristorante, in una delle quali riconobbi quella coppia di gay vestiti come Dolce e gabbana che a cena erano seduti al tavolo di fianco al mio. Si mettano il cuore in pace coloro che guardando Don Matteo vedono la città brulicante di belle ragazze e scossa da quotidiani fatti di cronaca nera/rosa/gialla. Gubbio sonnechiava, e con lei stava cominciando a prendere sonno anche l'entusiasmo per il mio possibile trasferimento. Rimaneva il fatto che quello era il mio posto del cuore, questo doveva pur contare qualcosa, e lo confermava l'emozione e l'intima sensazione di stupore che provavo ogni qual volta volgevo lo sguardo a una porta della città, ad un frammento di urna cineraria murata nella facciata di un palazzo, a un soffitto trabeato visibile attraverso una bifora accesa o alla vigorosa bellezza di Palazzo dei Consoli, che tutto domina come un nido d'aquila sopra la valle. Negli incontri del giorno successivo tutto ciò che era incertezza stava cominciando a prendere fuoco in un'immagine più distinta del mio immediato futuro. Insomma - ora smetto di parlare al passato perchè gli eventi di quel giorno si espandono fino a coinvolgere questo stesso momento in cui scrivo - per la prima volta nella mia vita ho tra le mani una chiamata per un'assunzione a tempo indetermiato. Anche questo conta. Mi hanno sempre detto che la mia laurea è un pezzo di carta senza valore, perchè senza possibili sbocchi lavorativi. Col tempo ho imparato che era tutto vero. Non posso volgere la faccia dall'altra parte, a maggior ragione in questo momento in cui la sicurezza e la stabilità sono diventate un'urgenza. D'altro canto ho avuto la fortuna di giocare le mie carte, e di farmi valere, in una cittadina romagnola dove alla fine ho ottenuto un incarico che è il coronamento dei miei studi nonchè delle mie aspirazioni e delle mie attitudini, seppur a tempo determinato. Lì ormai sto facendo crescere la mia vita da una quindicina d'anni, ho amici, ho coltivato consuetudini... ma senza mai piantar radici. La Romagna mi ha anche dato un amore, per poi riprenderselo frettolosamente. Io mi ritengo un ragazzo fortunato. Però lasciatemelo dire, la vita è beffarda. Non è passato un mese da quando, dopo un'annosa rincorsa, ho iniziato a fare il mio mestiere, che da sud mi arriva questa allettante offerta. Come quel serpentello che scendendo dall'albero ha offerto la mela ai nostri progenitori, il destino mi colpisce dritto nel segno offrendomi di cambiate totalmente vita e di buttarmi a pesce dentro un sogno che parte da lontano. Lo pensavo quella sera per le vie ciotolate della città umbra: la vita è come un grande gioco dei pacchi. Prenderci non è facile, e sicuramente se la scelta è quella giusta lo si scoprirà solo col senno di poi. Anche le rinunce possono essere un atto di coraggio. L'offerta mi tocca, è vero, ma voglio continuare per questa strada. Ringrazio il dottore e vado avanti. |
Post n°64 pubblicato il 14 Febbraio 2008 da Die972
Le grandi decisioni si prendono con razionalità e cuore. Questo ho realizzato in queste ore, anche grazie alle chiacchierate con amici e parenti, e agli spunti che mi avete regalato nel post precedente (ah, sono grato a tuitti voi, davvero!).
|
Post n°63 pubblicato il 12 Febbraio 2008 da Die972
Ecco, proprio quando non te l'aspetti più, ti succede. E' successo stamattina.
|
Post n°62 pubblicato il 07 Febbraio 2008 da Die972
|
(I monti naviganti) Il traghetto puntava senza esitazioni verso est, come un treno che segue un binario immaginario steso lungo quello stretto braccio d'acqua che separa due città di mare così vicine ma così distanti: Brindisi e Valona. In un misto di odore di salsedine, olio bruciato e sudore umano me ne stavo accucciato su una panca di legno del ponte di poppa, cercando di dormire almeno qualche ora prima che facesse alba. Mi ero scelto quella sistemazione dopo aver realizzato che dormire in una qualche sala interna mi sarebbe stato impossibile per via della massa di gente che già si era assicurata i posti migliori mentre io, che non mi voglio perdere mai niente, mi ero attardato ad osservare le luci di Brindisi che lentamente scomparivano all'orizzonte, buttate sempre più in là da una notte pesta e dal bianco tracciante di schiuma lasciata dietro dallo scafo della nave. Ma a dire il vero fu l'odore insopportabile di uomo e la visione non certo edificante di tutti quei corpi senza scarpe adagiati ovunque e in qualsiasi posizione a indurmi a starmene fuori sotto le stelle, giusto accanto ad un bocchettone di aria calda grazie al quale potevo sfidare con un po' di conforto la micidiale umidità notturna dell'Adriatico. Accucciato avevo la sensazione di essere come un salmone, come uno che sta facendo qualcosa di controcorrente e che forse non c'è tutto con la testa. Ero su una grande nave chiamata Skenderberg - che a dire in vero mi suonava un nome molto germanico, ancora non sapevo (gnurànt!) che fosse l'eroe del paese delle aquile, e che si pronunciasse skenderbeu) - circondato da diverse centinaia di albanesi. Albanesi. Che strano, erano passate solo poche ore e già avevo colto quello che si è rivelata essere la caratteristica più evidente degli albanesi: contraddizione. E pregiudizi. Mi venivano in mente le considerazioni di Livio, gran persona, intelligente e onesta, che però sua figlia non l'avrebbe mai data in moglie a un albanese. Ti rimpiango Livio! No, qualcosa non tornava. Sorridevo e scuotevo il capo ripensando a quando nel tardo pomeriggio ero in fila alla capitaneria di porto per imbarcarmi. Io e centinaia di albanesi in terra italiana, ma tutti parlavano in albanese e, naturalmente, si rivolgevano anche a me in albanese. Dopo aver capito che ero italiano tutti facevano una faccia a metà tra l'incredulo e il divertito, e soprattutto mi riempivano di domande perchè non potevano credere che ci fosse uno che dall'Italia stesse partendo in direzione Valona senza radici di là del mare da ritrovare, e con una macchina incolonnata là fuori sotto il sole senza che fosse stracarica di bagagli, figli e moglie. Sorridevo, quanto mi sono sentito idiota quando, in attesa del controllo documenti, mi tenevo stretta la sacca mentre tutti gli altri lasciavano con noncuranza le loro cose appoggiate in giro per l'imbarco. Io non mi fidavo di loro mentre loro si fidavano tutti a vicenda. No, qualcosa non tornava. Li osservavo. Ho visto giovani con le mani forti da operaio attendere impazienti di poter ritornare a casa. Ho visto padri di famiglia con la camicia bianca e le scarpe della festa ansiosi di apparire agiati - ma non lo erano - agli occhi dei loro cari che li aspettavano al porto di Valona. Ho visto ragazzine dai tratti balcanici ma vestite da protagoniste di una trasmissione della De Filippi o di un libro di Federico Moccia. Ho visto una coppia di anziani vestiti di nero, seduti pazientemente su una panchina. Lui con le mani appoggiate al bastone e con una sorta di berretto turco (scuro anche quello) sul capo, lei col foulard nero e le mani tenute intrecciate sul grembo. Entrambi avevano i volti solcati da rughe così profonde e fitte da sembrare la corteccia di un abete. Erano forse albanesi del nord, quelli che a Tirana sono visti con un po' di disprezzo, perchè ignoranti e mungitori di capre. Ma mi hanno colpito tanto la loro dignità e quel senso di rassegnazione agli eventi che sono propri della gente contadina. Ancora cercavo di prendere sonno, inutilmente, ora lo posso dire, su quel sedile di poppa, e ripensavo con disgusto a quando, giunto il mio turno, passai la mia carta d'identità ad un poliziotto sudato seduto al di là di un vetro antisfondamento. Arrivare allo sportello mi era costato più di due ore di attesa, perchè le procedure di controllo dei passaporti albanesi e dei visti appariva molto ma molto macchinosa. Buttato un occhio alla mia carta d'identità chiusa appoggiata nella buchetta dello sportello, il ligio tutore dell'ordine mi fissò quasi per rendersi conto se veramente in mezzo a tutta quella gente ci fosse una faccia "italiana" poi, con un esplicito cenno di complicità - in quel momento ho creduto che quel cenno fosse quasi ostentato in modo da farsi notare da quelli che aspettavano dietro di me - la spinse senza aprirla verso di me dicendo "TU puoi passare". Prima dell'alba ero già sul ponte di prua con gli occhi gonfi e la bocca impastata. Intorno a me qualche passeggero indolente e stanco. Davanti a me il profilo degli aspri monti dei Balcani, che non appariva azzurrino bensì di un blu pesto, come a preludere una terra diversa, aspra e carica di tensioni irrisolte. Li guardavo affascinato, colmo di curiosità e di ansia di scoperta ma anche con un velo di malinconia ricordando che proprio da quel profilo montuoso due anni prima vidi spuntare il sole, quando con la mia compagna di sempre andammo ad attendere l'alba sopra il faro di Capo d'Otranto. Man mano che si avvicinavano si rivelavano imponenti, quasi incombenti sul mare. Due, tre serie di catene montuose parcheggiate in doppia fila lungo la linea della costa. Erano i monti naviganti di Paolo Rumiz, uno che i Balcani li conosce bene. Più avanti, nell'imboccare l'immenso golfo di Valona, scoprii che alcuni di essi erano naviganti veramente. Era l'isola di Sazan, un vero e proprio guardiano posto a difesa della seconda città dell'Albania. Doppiata Sazan il porto era ormai a portata di occhio. Ero giunto nel Paese delle aquile e stavo per iniziare un settimana indimenticabile. Quella che sto per raccontarvi è la storia di un viaggio che non ti aspetti, ma che sai che prima o poi rifarai. Una storia di persone per bene, di complessi di inferiorità, di povertà, di arroganza, di storia millenaria, di rifiuti, di spiagge incontaminate, di olive e formaggio di capra, di buche sulla strada, di matrimoni fastosi, di musiche balcaniche, di corrente che va e che viene, di cani e di asini. E' una storia di volti che non scorderai mai, di parole in italiano incerto, di piccoli gesti. E' una storia d'amore sfiorato, perchè no, e come le più belle storie d'amore vi troverete una principessa di un piccolo e umile Paese balcanico, ma bella e gentile, elegante e passionale, discreta e spudorata, dai modi raffinati e dalle labbra capaci di alternare un accento irresistibile a un sorriso luminoso che accende ogni cosa. E' una storia, semplicemente, che mi va di raccontare ora, con poche pagine d'album stenografate in punta di pennello. [continua...] Nell'aria si diffonde: Francesco de Gregori, L'abbigliamento di un fuochista |
Post n°60 pubblicato il 24 Gennaio 2008 da Die972
Preso dal blog di un GENIO (http://dementemastella.blogspot.com):
|
Post n°59 pubblicato il 21 Gennaio 2008 da Die972
Antonella e Marco gestiscono un bed&breakfast (www.bricioledi.com) a Santa Maria in Valle Porclaneta, nel Parco Regionale Sirente Velino, in Abruzzo. Io ho avuto la possibilità di vedere quel posto circa 3 anni fa, una meraviglia! Antonella e Marco pochi giorni fa sono stati vittime di un vero e proprio avvertimento mafioso: di notte sono arrivati vicino alla loro macchina, con alcuni grossi fuoristrada, hanno trascinato l'auto e l'hanno sbattuta violentemente contro un muro, fino ad accartocciarla completamente. L'auto ora è da rottamare. A parte il danno economico, pensate il tormento interiore di Antonella: "Che interessi ho toccato? A chi ho pestato i piedi?". Perchè Antonella e Marco sono impegnati anche nella lotta per la salvaguardia della chiesetta preromanica di Santa Maria, un capolavoro unico in Italia, che rischia scempi assurdi. Ma le voci di paese (nei paesi alla fine le voci arrivano...) portano le indagini in altra direzione: è ormai quasi sicuro che siano stati alcuni cacciatori, perchè Antonella e Marco sono impegnati contro la caccia, ed espongono davanti al loro casolare cartelli in cui invitano i cacciatori a non sparare per la sicurezza dei turisti presenti. Siamo all'interno di un Parco in cui è vietato cacciare!
|
Post n°58 pubblicato il 22 Dicembre 2007 da Die972
|
PAROLE...
"Todo pasa y todo queda,
pero lo nuestro es pasar,
pasar haciendo caminos,
caminos sobre el mar.
Nunca persequí la gloria,
ni dejar en la memoria
de los hombres mi canción;
yo amo los mundos sutiles,
ingrávidos y gentiles,
como pompas de jabón.
Me gusta verlos pintarse
de sol y grana, volar
bajo el cielo azul, temblar
súbitamente y quebrarse...
Nunca perseguí la gloria.
Caminante, son tus huellas
el camino, y nada mas;
caminante, no hay camino,
se hace camino al andar.
Al andar se hace camino,
y al volver la vista atras
se ve la senda que nunca
se ha de pisar.
Caminante, no hay camino,
sino estelas en la mar.
[Antonio Machado]
Tutto passa e tutto resta
ma il nostro destino è di passare
passare disegnando percorsi
percorsi sul mare.
Non ho mai rincorso la gloria,
nè voglio lasciare nella memoria
degli uomini la mia canzone;
io amo i mondi sottili,
in assenza di gravità e gentili,
simili a bolle di sapone.
Mi piace vederli mentre si dipingono
di sole e di rosso, volare
nel cielo azzurro, tremare
improvvisamente e svanire...
Non ho mai rincorso la gloria.
Viandante, sono le tue orme
il cammino e niente di più;
Viandante, non c’è una strada,
la si costruisce camminando.
Mentre vai si fa la strada
e voltandoti
vedrai il sentiero che mai
più calpesterai.
Viaggiatore,
non esiste una strada,
ma solo scie nel mare.
"Superba è la notte
quando cadono gli ultimi spaventi
e l'anima si getta all'avventura".
[Alda Merini]
"Le case abbandonate sono come gli uomini. Alcuni tengono duro, altri crollano. Dolore e solitudine fanno cadere uomini e muri."
[Mauro Corona]
STO LEGGENDO
Luisito Bianchi, I miei amici, Sironi, 2008
Inviato da: Rossella
il 11/04/2009 alle 11:21
Inviato da: Anonimo
il 21/01/2009 alle 11:42
Inviato da: Anonimo
il 21/01/2009 alle 11:38
Inviato da: Anonimo
il 12/01/2009 alle 00:00
Inviato da: Anonimo
il 01/12/2008 alle 14:23