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Allenati con l'incipit  (Racconto a mille mani)

Post n°221 pubblicato il 01 Settembre 2008 da ditz

Alle otto il signor Burningstone esce. Si getta nella mischia e maledice il lavoro, il traffico e l'alba minacciosa di luce a casaccio sulle case ancora pitturate di notte. Alle otto e qualcosa il signor Burningstone sbaglia la frenata, arriva lungo al semaforo e decide in una frazione di secondo di passare col rosso. Alle otto e cinque il signor Burningstone arriva all'edicola, accosta, si sporge lungo lunghissimo dal finestrino, per poco non gli si blocca la schiena, un euro all'edicolante, il giornale in mano, soddisfazione. Riparte che sono le otto e sette.

Questo è tutto quello che sappiamo del signor Burningstone. Questo è tutto quello che fa ogni volta. Minuto più minuto meno. Poi sparisce dietro una montagna di traffico. In qualche buco nero di una qualsiasi tangenziale. Sepolto vivo nei grappoli di auto a singhiozzo dentro una statale qualunque, di un giorno qualunque. In un perfetto show dell'anonimato, nella vigilia rarefatta di bagliori lenti, di ribalte solo desiderate.

Chi è per l'appunto il signor Burningstone?

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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 02/09/08 alle 17:55 via WEB
mi viene in mente "the truman show"...Bacio Aluccia..
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 02/09/08 alle 18:07 via WEB
e poi, ripensandoci, lui non è uomo qualunque... si è abituato a farsi chiamare per cognome senza mai deludere chi amabilmente gli gridava dietro: "Burningstoooooone", non l'ha mai ammesso lui, ma ogni tanto, anche solo per riacquistare un pò di sicurezza vorrebbe sentire il suo nome, (nome di battesimo) scandito piano dalla bocca di coloro che chiama "amici". si mischia ogni santo giorno al battere di un orologio a varie masse di "indifferenti" che ormai hanno dimenticato come distinguere oro da piombo e hanno dimenticato pure (altra parabola fondamentale) che non è tutto oro quello che luccica (per non parlare del piombo...poi). E' diventato un maestro lui a nascondersi, non tenta nemmeno più di fare capolino alla vita, si sgnofia a ripetere tragitti tutti uguali e già disegnati in un bel vestito dentro una macchina fin troppo modesta con compagnia il suo quotidiano, che almeno lui non tradisce facilmente come il resto del mondo... e poi..consideriamo il suo cognome..."Burningstone" un cognome tanto pomposo...per quanto ne so io, potrebbe chiamarsi "Carmelo", dunque gente fate voi, perchè "Carmelo Burningstone" non suona mica bene... (mmm non so, strana cosa che mi è uscita scrivendo...però Carmelo mi sta simpatico) bacio Alu.
 
 
ditz
ditz il 04/09/08 alle 15:26 via WEB
Anche a me sta simpatico Carmelo. Carmelo Burningstone. Continuiamo il gioco? possono nascere altri personaggi. Tutti quelli che vogliamo. Un raconto a mille mani. Questo pezzo lo incollo. Grazie.
 
 
ditz
ditz il 08/09/08 alle 15:35 via WEB
Ricapitolando: Carmelo Burningstone è un tipo insicuro. Si mischia alla massa, riduce il suo io, si fa piccolino e insulso. Carmelo B. è modesto. Carmelo B. è uno dei tanti. Uno senza speranza. Sì, certo. E' così, Burningstone, indubbiamente. Eppure...
 
mille_giorni54
mille_giorni54 il 03/09/08 alle 13:10 via WEB
Il signore della porta accanto, magari invidiato dai colleghi e dal vicinato. Uno qualunque che in un giorno qualunque fa le stesse identiche cose di sempre. Un uomo che potresti essere tu, me lo vedo un giorno ribaltare questa quotidianetà stanco del solito euro all'edicolante, del semafoto rosso e della lunga cosa in tangenziale. Mi viene in mente però un fil: un giorno di ordinaria follia! Non voglio pensarci!! ciao Elisa
 
 
ditz
ditz il 04/09/08 alle 15:28 via WEB
Douglas-Ditz, dici? Speriamo di no. Sennò è di straordinaria follia. Aiutaci a scriverlo, 'sto racconto. Ciao Elisa.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 04/09/08 alle 16:29 via WEB
Carmelo Burningstone, tiene nell'angolo più scuro del suo monolocale, una scatolina di latta con dentro...............(Aluccia)
 
 
francyespo
francyespo il 07/09/08 alle 18:51 via WEB
...con dentro dei piccoli fogli ingialliti. La scatolina è sempre lì, ferma, ben nascosta nell'ultimo scaffale della credenza-libreria del suo piccolo monolocale. Una piccola casa, quella di Burningstone. Tutto il necessario concentrato in pochi metri quadrati. Due stanze, un bagno, tre finestre. Da una di queste si scorge uno scorcio di mare. Del suo amato mare. All'ingresso una piccola cucina-soggiorno. La credenza sta in fondo. Al centro un divano verde smeraldo con grandi cuscini neri ravviva la luce fioca del lampadario impolverato e vecchio. Un tavolino, davanti, invaso da riviste di ogni tipo, libri, fumetti, giornali e posaceneri-mai-svuotati con mucchi di sigarette fumate a metà, impedisce di stendere le gambe per stiracchiarsi un po'. Un antico orologio a pendolo scandisce il tempo immobile e muto della casa vuota. La cucina semi nuova (poche stoviglie in giro) puzza di solitudine. La sua grande camera da letto ha le pareti bianche e macchiate di umidità. Alcuni Van Gogh sbilenchi danno colore a questo cubo grigio. Il letto sempre disfatto sembra più un enorme svuota-tasche che un comodo e morbido ripiano per riposarsi e dormire. Tante camicie, di tutte le gradazioni del celeste e pantaloni chiari, beige per l'esattezza, riempiono gli appendiabiti di legno scuro riposti con maniacale ordine nel suo armadio monocolore. Non ha grande cura nel vestire, Burningstone. E' come se avesse una divisa. Un abito che lo contraddistingue. Sempre. E ha paura di guardarsi allo specchio, il signor B. Infatti nella sua umile casa gli specchi mancano. Cosa vorrà dire, poi, tutto questo? Chissà...
 
   
ditz
ditz il 08/09/08 alle 15:40 via WEB
Fogli ingialliti. Lo sappiamo. Importanti? Necessari? A chi? A noi? A lui? Lo stiamo vedendo Carmelo Burningstone, adesso. Un fumatore incallito dentro una piccola casa davanti al suo grande mare. Un fumatore solo. Uno Zeno con la coscienza a metà. Niente di che. Se non fosse per i libri.
 
 
ditz
ditz il 08/09/08 alle 15:37 via WEB
... eppure quella scatolina di latta, quel microbo di contenitore di chissà quale mistero macroscopico, quale universo di infinita ricchezza, o solo stravaganza, o forse una lattina e basta. Una lattina insulsa come insulso è lui, C.B.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 04/09/08 alle 16:30 via WEB
(non con dentro..me..Aluccia...sia chiaro, era solo la mia firma dato che il tuo blog mi segna ancora anonimo...sniff sniff)
 
righe_di_vita
righe_di_vita il 07/09/08 alle 14:05 via WEB
E' un uomo che si confonde nella strada e ha paura di guardarsi allo specchio, esorcizza i suoi timori con una vita meticolosa che non vada oltre certi schemi, la novità non è parte del suo essere. Lo vedo piuttosto meschino sgattaiolare via da una riunion di condominio per mancanza di decisione. Un pò un eroe del nostro tempo, dove gli eroi non sono più i coraggiosi. Ma tutti i signori Burningstone. ciao Alex ^_^
 
 
ditz
ditz il 08/09/08 alle 15:45 via WEB
Ancora la paura dello specchio. La precisione millimetrica per scongiurare i malesseri, le insicurezze. L'eroe Burningstone, il Superman seppellito. Risultato: Burningstone è uno da compatire. Gli scorre la vita e lui la asseconda. mai una decisione un metro più in là, sempre la scelta monocorde, sempe la nuvola grigia, la fantozziana parsimonia dell'io.
 
Mariluci17
Mariluci17 il 07/09/08 alle 14:22 via WEB
Voglio pensare che in tutta questa concentrazione di alta precisione, di minuti non sprecati il signor Burningstone abbia un amore. Una famiglia da accudire che renda la sua vita un pò vivace, fuori dagli schemi con un figlio che viaggia sul filo della vita coni capelli a cresta di gallo, perchè di solito i meticolosi hanno una famiglia un pò, come dire, scomposta più che composta da...! E magari una figlia precisa come lui, le femmine assomigliano ai padri e ne prendono anche i difetti. La moglie grata a vita per aver trovato un uomo che ne scandisce i contrni, ma che con il tempo sfugge alle regole perchè è una vita annoiata, senza input! Una bella vacanza ci vuole al suddetto signore, una vacanza che lo spogli per quindici giorni degli orologi! ciao Mari
 
 
ditz
ditz il 08/09/08 alle 15:47 via WEB
Le notizie su di lui si accavallano. Pareva indiscutibilmente solo. La solitudine era un dogma fino a cinque minuti fa. Ora no. Speriamo per lui che abbia qualcuno. O anche solo il pensiero di qualcuno: una ex moglie. Una figlia. Il signor Burningstone.
 
   
righe_di_vita
righe_di_vita il 08/09/08 alle 23:08 via WEB
E come per la Pina, angosciante moglie del Fantozzi lui non si ama....si stima!! Non è sufficiente eh?? ciao Alex ^__^
 
fionamay10
fionamay10 il 07/09/08 alle 18:31 via WEB
Alle otto e venticinque è dentro una biblioteca di periferia con la facciata scrostata. La maniglia d'ottone della porta d'ingresso è annerita dove le dita poggiano sempre per spingere. E guarda gli scaffali di libri lassù, quelli in alto, quelli con la polvere che quando entra quel filo di giorno diventa polvere d'oro che volteggia sul soffitto. Anzi, è polvere d'oro che volteggia sempre. Solo perchè gli occhi di B. nel buio non la vedono non vuol mica dire che non stia lì, a volteggiare vicino alle ragnatele. Anche Andromeda non la vede eppure c'è. E dentro quei libri in alto, con le copertine rigide di polvere d'oro, B. nasconde le vite che trova lungo la strada. Raccoglie il Giornalaio e Gianfranco che fa scorrere la serranda del suo bar e la cassiera che cammina spedita verso l'esselunga. Li raccoglie e li nasconde lassù, lasciandoli in balia di nuove vite da inventarsi. Senza limitazioni. Senza universi definiti. Senza scadenze di tempo. B. traduttore di vite raccolte. B. che alle nove e dieci prende un caffè.
 
 
ditz
ditz il 08/09/08 alle 15:50 via WEB
I libri. La biblioteca. Qualcosa ha, Carmelo Burningstone. Un bibliofilo o cosa? Un intellettuale? Uno scrittore? Un traduttore, più che altro. Un traduttore di vite più che di lingue. Di vite raccolte in libri. In alto. Caffè.
 
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Anonimo il 07/09/08 alle 19:39 via WEB
...e si perde in quel nero bollente, in qualcosa di più africano...un sogno che abbia il colore della pece, guarda le ultime goccie infondo alla tazza che muove con un dito giocherellando a far morire il tempo più lentamente...sempre di più, fin quasi a fermarlo, ad intrappolarlo tra mente e cuore...mentre la lingua raschia dal palato l'ultimo sbuffo d'aroma rimasto, un pensiero fisso lo punge fin quasi a far male..andare via...andare via, cercando la follia di gioventù perse, lasciate morire con i piedi sotto la sabbia come a scansare il sole, come a scansare la bruciatura...le bruciature di una vita passata a nascondersi dietro una maschera di crema solare. il signor B. non ha mai trovato i giusti mezzi per fermare(come fa col tempo)anche l'amore, che ha lasciato scappare via delle sue pallide-ingiallite mani da fumatore perso, più di una volta. Ogni notte si alza in piedi nel silenzio quasi rassicurante dei suoi pochi metri per sentire l'odore dello stesso mare che si scorge appena da una finestra, i suoi occhi si riempiono di velata nostalgia e, quelle rare volte in cui si concede di guardare la sua immagine riflessa su di uno specchio si rattrista contando i pochi capelli rimasti e i pochi fatti compiuti. Il signor B. era bello...ma le foto della sua passata età...non le ha volute conservare, le ha lasciate correre via come la speranza che nutriva verso la Polinesia...il luogo dei suoi sogni più nascosti e personali... (Aluccia)
 
 
ditz
ditz il 08/09/08 alle 15:52 via WEB
Come il pittore famoso: quello della Polinesia, certo. Andare via ora. Mollare tutto. Farlo ora, Burningstone. Senza pensarci su. Mollare quella tazzina e scappare in Polinesia e chissenefotte.
 
cow_boy_2006
cow_boy_2006 il 08/09/08 alle 18:41 via WEB
E poi tornare con un bagaglio ricco di esperienza ma senza memoria, è tutto dentro la valigia che gli rubano all'aereoporto, il signor Burningstone torna lo sfigato di sempre. E ripensa al suo viaggio dove incredulo era considerato almeno qualcosa. Ora qui in patria è assillato dalla memoria che non afferra più. Cavolo, era tutto la dentro, sono tornato più ricco di spirito ma povero di mente. Perchè si chiede in emzzo al traffico, il solito sconquassatore di pensieri che travolge anche la più sottile delle trame. Ma porca miseria, pensa, potevo scrivere anch'io la mia avventura dal mio amico Ditz, lui che sa incanalare le parole e adesso? Cristo!! Cosa gli racconto che ho perso valigia e sogni!! Maledice la sua fiducia nel prossimo, intanto che il taxi sbanda insulta e zigzaga in mezzo alla gente, la solita nera, bianca, gialla. Potevo aprire un blog, scrivere un libro, narrare le mie avventure, io che sono stato preso in giro per secoli per la mia indolenza, Che catastrofe la mia vita, meno male mi resta almeno la speranza di quella cartolina a prova del mio viaggio se no che racconto domani in ufficio. E' tornato Mr Bean? Meglio dormirci su, se questo autista fosse più veloce, arriverei in tempo per cenare nella solita pizzeria. E qundo il taxi si ferma stupito di fronte a casa, hanno cambiato le insegne del bar e l'amico giornalaio non c'è più. Si sente perduto nell'androne di casa, la buca delle lettere è vuota, nessuno l'ha cercato. In casa la segreteria telefonica sembra in lutto, non una voce, nemmeno quella del suo capo che lo esorta a tornare. Apre il frigo, uno yogurt scaduto e una mela bacata: si mi convinco sono proprio uno sfigato!!
 
 
ditz
ditz il 09/09/08 alle 20:42 via WEB
Alla fine si spara e finisce il racconto.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 08/09/08 alle 20:45 via WEB
una cartolina spezza sogni...l'interruttore verso il reale, tante volte il signor B. vorrebbe costruirsi una parete spazio-tempo per buttarci dentro tutto quel poco che di bello possiede, un piccolo posto d'elite dove non possa esistere solitudine, dove non possa esistere malinconia, un luogo in cui si possa sorridere...un luogo forse scontato, ma pur sempre immacolato...come lo era una volta il cielo che si è fatto uccidere a furia di scie chimiche...ma, pensandoci bene, il signor B. è stanco di accendere luci e riflettori, stanco di accendere spie verso una vita ipotizzata che ha lasciato l'amaro in bocca...non l'amaro del caffè, quello no, l'amaro di un veleno che non ammazza più...(Aluccia)
 
 
ditz
ditz il 09/09/08 alle 20:46 via WEB
Il cielo che si è fatto uccidere a furia di scie chimiche è la frase che Burningstone avrebbe voluto dire. Forse l'ha detta lui, no? Forse non è mica così rovinato, allora? O lo salva all'ultimo una botta di gran culo: una donna, che sappiamo noialtri quello che può succedere. Arriva sempre alla fine una donna, nel bel mezzo di un racconto.
 
francyespo
francyespo il 09/09/08 alle 00:20 via WEB
Passeggia per casa B. Gira in continuazione attorno al suo divano smeraldo come Paperon de' Paperoni quando si sforza di capire come frenare i Bassotti e proteggere la sua Numero Uno. Pensa. Il suo cervello quasi fuma. Si accende una sigaretta tenendola nella fessura ingiallita e puzzolente tra l'indice e il medio della sua mano destra. Guarda un po' dalla finestra. Vede passeggiare sotto di lui gente frenetica e felicemente scontenta. Getta la cenere sul davanzale e con un soffio di fiato la fa volare via. Per un attimo gli torna in mente lo strano sogno della notte precedente. Aveva sognato sua madre dondolarsi su un'amaca di paglia in un giardino di palme e cactus. Continuava a chiamarlo e a dirgli Corri, figlio mio. Corri. Non aspettare ancora. Corri. Correre, verso dove? Non aveva mai accettato i consigli di sua madre, quando era ancora in vita. L'aveva sempre ammirata in silenzio per la sua saggezza e determinazione. Ma aveva sempre preferito fare di testa sua, B. Aveva preferito crescere in fretta. Essere grande, in fretta. Questa volta qualcosa gli diceva che era il momento di cambiare. Dare una svolta. 'ffanculo al lavoro senza voglia. Era giunto il momento di aprire quella scatola e scartare uno di quei bigliettini gialli. Ecco cos'erano quei bigliettini. Tutto quello che B. avrebbe voluto fare nella vita, tutti i sogni che avrebbe voluto realizzare, i progetti che avrebbe voluto concretizzare e che per paura aveva impacchettato in quella latta fredda. Prende una sedia, con delicatezza si arrampica sulla credenza e raccoglie il suo io soprammobile. Suda un po', si tocca la nuca. Quanta polvere, quassù! si rimprovera arrabbiato. Prende la scatola e scarta un non-sogno giallo...
 
 
ditz
ditz il 09/09/08 alle 20:50 via WEB
Ha fatto una grandissima buca a terra, accanto al divano smeraldo, Burningstone. Una buca da mumble mumble depaperoniani. Certo, non ha i soldi di zio Paperone. Né la fortuna sfacciata di Gastone. Ma questa è un'altra storia. Emh, bigliettini gialli. Bigliettini latta giallo mumble Carmelo. Bigliettini Carmelo mumble mumble. Aiut!
 
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Anonimo il 09/09/08 alle 08:38 via WEB
...E in quella scatola di latta cosa si nasconde? Una foto, lettere, poesie e molto altro, mistero. Sì, il signor B. nasconde tutto ciò come se fosse un prezioso tesoro,un tesoro ingiallito, giallo oro. E così diventa soltanto Carmelo e non più Burningstone e con la delicatezza delle mosche prende la sua foto in mano. D'improvviso diventa immobile. Un uomo, il signor Carmelo B. per la precisione, una scultura venuta così, un mimo d'altri tempi, che guarda una foto. E la scena diventa quasi teatrale la stanza si offusca da una nebbia incolore e un fascio di luce scandisce la figura del signor B. Se non fosse per la moglie e per il giornale che mancano sembrerebbe "Diatriba d'amore contro un uomo seduto" di Màrquez. Ma cos'è questa foto? (Mariaelisa)
 
 
ditz
ditz il 09/09/08 alle 20:53 via WEB
Finalmente la foto. Bella immagine: tutto immobile eppure la storia, la narrazione dico, va finalmente avanti. In quel teatro muto, senza quinte, senza regista, fa tutto lui, Carmelo B. Prende la foto e alla faccia di Màrquez, di Màrquez nientedimeno?, sì, alla faccia sua, ma con rispetto, prende la foto, con mani di mosca, e che fa?
 
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Anonimo il 09/09/08 alle 10:10 via WEB
....il ricordo del vero amore...il perduto amore, quello disperato.... (Aluccia)
 
 
ditz
ditz il 09/09/08 alle 20:54 via WEB
E sono cazzi amari. No?
 
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Anonimo il 09/09/08 alle 21:53 via WEB
appunto! mo so' proprio cazzi amari...povero Carmelo quanto lo capisco...Alu
 
 
ditz
ditz il 09/09/08 alle 22:01 via WEB
Allora si comincia con lei. Chi è la lei di Carmelo B.? età, vita sociale, famiglia, studi o lavoro, e così via. Poi, se vi va, torniamo a Carmelo e definiamolo. Occorre essere un po' più pragmatici. Caliamo nella realtà, al povero Carmelo. Sennò la storia non prende corpo. Fiducia, ce la faremo. ;)
 
francyespo
francyespo il 10/09/08 alle 00:14 via WEB
Le parole assordanti di sua madre facevano un gran baccano nella testa di B. Quella foto invecchiata quasi si sgretolava tra le sue mani, per tutta l'umidità raccolta negli ultimi inverni. Maledizione, prima o poi dovrò cambiare casa! Diceva B. scendendo piano dalla sedia. Erano a Firenze. Primavera. Non ricordava l'anno B., ma sapeva che la sua A., fissata com'era con le date, l'aveva sicuramente riportata sul retro. Infatti. Primavera del '76. Avevano deciso di partire in poco tempo, un viaggio on the road, con pochi soldi, poche valigie, poche soste, in ostelli a poco prezzo. A. amava viaggiare. Amava camminare a piedi in città mai viste prima, per ammirarne ogni piccolo particolare. Che so, anche i bassorilievi di una porta in una piccola chiesa di periferia! E che entusiasmo! Era bello vederla camminare in mezzo alla gente. Era sempre euforica e sembrava danzare, con quella camminata impacciata che aveva. Leggera, spensierata e sorridente. Si ubriacava con l'odore del nuovo che incontrava dinanzi a lei. B. amava osservarla. La teneva stretta a sè con lo sguardo. Amavano guardarsi fisso negli occhi. Per minuti. Era un loro segreto. In questo modo, si dicevano, facciamo l'amore e nessuno se ne accorge. Si erano conosciuti all'università. L'aveva sentita parlare durante una conferenza. Il suo intervento l'aveva folgorato. La sua voce calda gli passeggiava nel cuore stringendolo in una morsa. I suoi capelli sciolti, castani e lisci come la seta, le rendevano il delicato viso bianco ancora più bello e definito. Una ciocca ribelle le cadeva sempre davanti agli occhi verde smeraldo e delicatamente con la mano la portava dietro l'orecchio, per poi ricascarle di nuovo addosso. Distraendola... (Francy)
 
 
ditz
ditz il 10/09/08 alle 23:01 via WEB
A e B. Quando si dice una coppia retta. Che lavoro fa B., allora? E A.?
 
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Anonimo il 10/09/08 alle 18:25 via WEB
il signor B. aveva la voce di chi ancora doveva capire, quelle distrazioni facevano nascere i più belli dei suoi sorrisi…sorrisi che lo aiutavano nella traversata della valle marmorea di ricordi rinchiusi in pareti di latta e umidità, Carmelo doveva ancora capire, era proprio vero. Lei lo giudò alla follia, la Lei che amava in silenzio ma mai di nascosto, che si concedeva a sguardi lontani che rendevano l’atmosfera più personale, Lei dalla camminata goffa dettata da imbarazzo, lei che atterrita dalla timidezza ricercava svelta delle lenzuola per coprire il nudo corpo, lei che ti lasciava estasiato in preda all’eccitazione di quella sua mistica capacità di incatenare i tuoi sensi alle sue parole chissà per mezzo di quale incantesimo nero. La sua voce diventava fiume nel quale immergere le orecchie desiderose di udire, Lei era una perla rubata alla conchiglia. il signor B. conosceva l’inverno perenne, dentro al suo cuore nevicava fitto, la nebbia formava smisurate oasi invisibili e in automatico si accendeva una processione di fiaccole che portavano dritto dritto al suo nome… la vita si mise di mezzo trascinando la dignità nel profondo pozzo del non ritorno, la stessa vita non seppe regolarsi e i due innamorati non seppero regolare i conti con loro stessi, il tempo radunò i suoi demoni cattivi in una missione di morte che uccise lentamente la speranza. ed eccolo lì, ancora ed ancora il signor B. seduto in penombra in compagnia della storpia ombra di un bicchiere di whisky, le mani strette al petto come a strangolare ogni battito rimasto, le labbra increspate come lo sbattere dell’onda al suo finire, la fronte corrucciata ad esibire i tagli della vecchiaia, i denti che cozzavano e la lingua che proseguiva la sua lotta per svincolarsi dal perentorio grido soffocato e, che dolore, pungete e acuto che lo spediva da un paradiso in plexiglass ad un inferno di carta pesta…un amore dal mancato finale che riversava la vecchia rabbia trattenuta in un contenitori di desideri da stella cadente… (Aluccia)
 
 
ditz
ditz il 10/09/08 alle 23:09 via WEB
La storia dobbiamo incanalarla. C'è Burningstone fottuto. Questo s'è capito. Ora c'è pure una tipa che se ne sta fottendo di lui o una cosa del genere. O sembra così. Solo che non è così. Le frasi più belle le metto insieme alla fine. Adesso occorre tanta narrazione. E dialoghi. Occorre il lavoro sporco. Un lavoro da mediani. Di rifiniture ce n'è abbastanza. Ritmo e storie da raccontare. Come a un bambino. I lettori sono bambini. Allora ricominciamo: Una di quelle tante mattine Carmelo Burningstone...
 
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Anonimo il 11/09/08 alle 00:21 via WEB
Un libro come una finestra. Attraverso essa è possibile indagare mondi non tuoi. Come su una mongolfiera, anzi. E se B. e la sua A. facessero un giro in mongolfiera un giorno? In un giorno dal cielo sereno, dal sole cocente, con il vento quanto basta. Mi piacerebbe conoscere la felicità di B., la normalità di B. I momenti giallo oro della coppia retta A-B. B. per me lavora in un giornale. B. è giornalista, per me. La sua A. lavora all'estero. Ma cosa fa? Perché, un giorno, è partita per la Germania? Un libro come una finestra. Pensiamolo così... (Fra)
 
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Anonimo il 11/09/08 alle 12:13 via WEB
non lasciamo che A. resti una lettera impersonale…doniamole una sostanza e una realtà, A…Angela. Angela aveva quasi dieci anni in meno del signor B. e il sogno di tenere il mondo tra le mani. portava negli occhi vecchi rancori e dolori di un rapporto figlia-genitore disastrato, conservava a molecole le sensazioni del non sentirsi capita, affrontava il tutto con la forza che riuscì a ricavare dal soffrire giornaliero in quella farsa che gli altri chiamavano vita… il suo universo le stava stretto, l’università non le bastava, trovava gli spazi italiani claustrofobici, e si portava dentro la più grande aspirazione, voleva fare la scrittrice lei, mollare tutto e partire e fotografare con la penna la realtà globale che da lì si nascondeva bene dietro bambagia per viziati, anche Carmelo aveva lo stesso sogno, ma lui, beh lui non le aveva proprio le palle di lasciare tutto, di buttarsi alle spalle i sacrifici di una vita, di andare verso l’improbabile e rischiare, mettersi in gioco, scoprirsi. stavano correndo entrambi verso un corridoio infinito e ricolmo di stanze. non capiva la folle esigenza che le premeva, la svegliava di notte, la tormentava, l’assaliva, le strappava ogni respiro, quell’aborigena selvaggia e carnivora voglia,quel sudare di mani, quel tremolio, quella inferma straziante agonia. Nessuno avrebbe potuto comprendere a pieno, era un fatto strettamente personale, una rivaluta, lei voleva giocarsi tutto, tutte le carte possibili, anche il jolly se ne avesse avuto bisogno, quel che so e che ne aveva sicuro diritto. Angela era così, prendere o lasciare. lei lo pregò fino all’ultimo giorno, fino all’ultima ora, lo prego gettandosi alle sue ginocchia…pregando e scongiurando con buon senso..buon senso per dio! Lui no, deciso, era un no il suo, un no ferreo, era stato ingoiato dalla disillusione, e non aveva modi per uscirne, nemmeno l’amore per lei lo tirò fuori. la germania? solo una copertura, andò in Cile lei… lo odiava, perché non la seguì? perché si dovette voltare con gli occhi imperlati da lacrime amare..? perché questi solenni addii..? ed ora si, il signor B. era proprio fottuto, incastrato nel suo angolo a mangiarsi le mani. Lei era in Cile ma lui non poteva saperlo… (Aluccia)
 
francyespo
francyespo il 11/09/08 alle 16:16 via WEB
Ancora B. ricorda con straziante rimpianto il pomeriggio del loro addio. Ricorda la voce tremante di Angela al telefono, che gli diceva che avrebbe ritardato al loro consueto appuntamento pomeridiano. Erano soliti prendere un buon caffè, dopo la pausa pranzo, nel primo pomeriggio. Lei prendeva la metropolitana, uscita dall'università. Lui l'aspettava nel bar all'angolo della redazione del giornale. Stranamente non sapevano chiamarsi per nome. Drin drin -Pronto, che fine hai fatto? Ti aspetto da più di un mezz'ora. Il signor P. tra un po' mi licenzia! - Lo so, lo so. Ho avuto da fare. Sto arrivando. Un piccolo contrattempo all'università, un tesista che voleva sapere da me come scrivere la bibliografia...bla bla. Poi ti racconto. Arrivo. Ciao. -Ma è tutto ok? Pronto? Prooonto? Ha riattaccato! Lo dicevo io, dà troppo a questa università. Ma cosa le è saltato in mente oggi. Quando arriva...freddezza. Ma no, che dico! Che colpa ne avrà lei. Sarà stato quello stupido del professor G. Ma perché deve sfruttarla così... Camminava come un pazzo davanti al bar, sudava e si sfregava la nuca perplesso. Decide di accendere l'ennesima sigaretta ma si pente. Aveva già la nausea. Non era nemmeno arrivato a metà giornata che già aveva fumato un pacco di Marlboro rosse. Non aveva ancora capito, Carmelo Burningstone, che quella banale e momentanea scusa nascondeva un'amara e definitiva verità. Cominciava a delinearsi una figura abbastanza familiare, laggiù in fondo alla strada. La riconosceva dalla camminata goffa. Dal cappottino azzurro cielo. Era lei? Poteva essere lei? Che ci faceva con quelle valigie? Strizza gli occhi, B. Si asciuga il sudore con un fazzoletto che da lì a poco avrebbe asciugato le sue lacrime disperate. Il battito cardiaco cresceva, cominciava a temere il peggio. La voce restava strozzata nella gola arrossata dal fumo che corrode. Comincia a correre verso di lei, per ridurre l'attesa devastante. -Amore, cosa... -Parto. Sono finita qui. -C c ome p p arti? Balbettò B. Silenzio. Un tuono in lontanaza preannunciava l'arrivo di un temporale. -Lo sai. Se resto qui morirò dentro. La mia casa è un inferno. Vivere con te, quei pochi mesi, mi ha fatto capire che non possiam...Ma che fai? B. non riuscì a trattenere le lacrime. Non li reggeva gli adiii, B. -No!Dimmi che scherzi, dimmi che è uno dei tuoi soliti scherzi. Fottutissimi scherzi... Silenzio. -Vieni con me, forse lontano da qui sistemeremo tutto. -Lo sai che non posso...perché mi fai questo? E poi dove credi di andare? Dove scappi? Dove? Dimmelo. -Non puoi? Ma quali fantasmi ti legano ancora qui? Quali? Me lo dici, eh? Lasciami andare. Perderò il mio aereo. Ho perso troppo tempo con te. Già. Quanto ti... -Angela! Aspetta. -Non chiamarmi Angela! Mi dà fastidio, spostati. Ti prego. -No. Non mi sposto. Ti...ti...ti...prego! Non ora. Ma poi, perché non me ne hai parlato prima? Silenzio. -Prima? Ma quante volte ad aspettare che tu ti accorgessi della mia infelicità, aspettare che sollevassi il tuo fottutissimo sguardo da quei fogli sudici, dalla tua penna tutta mangiucchiata? Eh? Il poco fiato che ti restava per parlare con me lo sprecavi per vomitare il fumo grigio delle tue dannate sigarette. Quali attenzioni per me, negli ultimi mesi? Settimane? Giorni? Ma mi vedi? Sono qui. Li vedi i miei occhi spenti? Le vedi le mie labbra che non sanno più sorridere? Spostati, dannato Burningstone. A. lo spinge di lato. B. ha la vista annebbiata. Il cervello risucchiato da un vortice di smarrimento e disperazione. Si accovaccia trattenendo lo stomaco aggrovigliato. Si piega verso le bianche ginocchia di A. e comincia a pregarla. -Non ora. Ti prego. Amore, amore mio. Ti prego. La freddezza e la determinazione di Angela non la impietosirono. L'amore va e viene. L'odio invece cresce dentro (...) e non muore mai. E purtoppo lei aveva iniziato a odiarlo. E non poteva più andare avanti. Così. lo guardò e gli disse Andrò in Germania. Non cercarmi. Non trovarmi. Addio. B. rimase immobile sul marciapiede macchiato dalle prime gocce di pioggia. Se la lasciò scappare. Non osò rincorrerla. Nonostante sapesse che A, avrebbe sperato di sentire i suoi passi dietro di lei. Le sue mani sulle spalle. Avrebbe sperato di sentirsi afferrare, strattonare, magari per un braccio, chiudere gli occhi e fare finta di niente. Ma B. preferì solo ricordarla. B. non avrebbe saputo rincorrerla.
 
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Anonimo il 11/09/08 alle 17:44 via WEB
E intanto la sua goffa figura diventava un offuscato puntino celeste, laggiù in fondo alla strada.
 
ditz
ditz il 11/09/08 alle 22:12 via WEB
Niente male. Solo una cosa: il soggetto. Se dovete dire cento volte Angela, ditelo. O Carmelo B. o Burningstone o come si chiama lui. Cento volte? Cento. il resto è chiaro: storia d'amore, lei fugge perché deve farlo. Lui rimane. Fine primo capitolo. Poi aggiustiamo. Secondo capitolo. Possono entrare altri personaggi e diventa un tentativo di romanzo. Se è romanzo è come un grattacielo, se è racconto è come una casetta. Segliete voi. Romanzo è ambizioso. Possiamo farcela? Se è romanzo mi interessa che parli, oltre che d'amore, di rapporti tra persone, di ambienti di scuola o lavoro. Di personaggi stravaganti ma possibili. Magari partiamo da un'altra coppia: nomi, abitudini, lavoro eccetera. ANdiamo bene. Grazie a tutti. Bacio a Aluccia.
 
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Anonimo il 11/09/08 alle 23:06 via WEB
...lo squillo del telefono spaccò l'atmosfera densa e fece uscire Carmelo dal suo comatoso stato tra il sonno e il sogno... -ppppronto... si sforzò Carmelo con gli occhi talmenti gonfi da aver difficoltà ad aprirli... -Carmè, com'è che dormi alle sei del pomeriggio? era Valerio, l'unico suo amico...l'unico rimasto. Carmelo borbottò qualcosa di indecifrabile e acconsenti ad un loro ipotetico appuntamento fissato per un'ora dopo. Puntuale Valerio diede due colpi di clacson e masticando nevroticamente la gomma americana attese Carmelo che non tardò di molto. Cominciava la marcia di rotte non definite, il giro della città, quattro chiacchiere e i radiohead in sottofondo... Valerio aveva 32 anni, faceva il professore di matematica in un Liceo Classico di periferia, aveva una moglie che tradiva regolarmente con due o tre vecchie conoscenze e tanti tanti capelli bruni...Valerio era proprio bellissimo, non temeva rivali, aveva origini napoletane, ma il suo paese d'origine non gli mancava nemmeno un pò. -Carmè oggi è undici settembre...sette anni fa io stavo guardando la melevisione insieme a mio figlio e le trasmissioni furono interrotte e lo speaker del telegiornale balbettava, sembrava di stare dentro ad un film...e mo' l'unidici settembre 2001 già si studia sui libri di storia...no dico, ti rendi conto? è già storia! -umh..già, triste eh? -Carmè, che tieni? -ma la smetti di chiamarmi "Carmè"?.....Valerio partiamo, andiamo via.. pausa di silenzio... (Aluccia)
 
 
ditz
ditz il 11/09/08 alle 23:11 via WEB
Perfetto, Aluccia. Perfetto.
 
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Anonimo il 11/09/08 alle 23:09 via WEB
e poi mio carissimo ditz tu sei proprio deformato professionalmente..correggi ovunque...ahiahiahia! ti voglio bene...bacio Alu.
 
francyespo
francyespo il 12/09/08 alle 00:21 via WEB
Partire ora Carmè? Lo sai che inizia la scuola, domani? Cosa gli racconto a quella strafiga della dirigente soclastica? Te l'ho detto no che è arrivata una nuova...una tipa niente male. -Valerio me l'hai detto. E' dal primo di settembre che parli di lei. So tutte le gradazioni di camicie e gonne che porta, ormai. Risponde B. un po' seccato. -Sì, ma io che le racconto? Dimmelo. Come faccio a non presentarmi domani...magari...ehm...chiamo e dico che sto male...no, no, non va bene. Non è credibile. Oggi tenevo tanta allegria...ero una trottola in quell'aula docenti... Burningstone tossisce infastidito, sgrana gli occhi. -Allegro? Ma ti piace proprio lavorare in quel Liceo, no? Valerio prende un po' di fiato, gonfia il torace, i suoi occhi cominciano a brillare. Parlare della scuola lo rende talmente tanto euforico che non ci sta nella pelle. B. capisce che se non l'avesse fermato subito avrebbe parlato in continuazione tutto il tempo. Non era in vena B, di starlo ad ascoltare quel pomeriggio. Di solito si faceva quattro risate, ma quel pomeriggio no. E perciò si salva dicendogli, con un filo di voce, Angela se n'è andata. Pausa. Silenzio. Retromarcia. V. rilassa piano i muscoli del viso. Il sorriso smagliante si trasforma in incredulità. Poi, al solito, cazzeggia e dice Ma che dici Carmè...-Non mi chiamare così, m'incazzo!...-sarà una delle tue fantasie! -No! Oh dio mio, ma come fai a sdrammatizzare sempre tutto. Fermati, scendo. Non ce la faccio. Non ce la faccio. -Oh, ma allora tieni proprio una brutta cera, Carmè, ooops scusa, C A R M E L O. E' partita? Se n'è andata? E noi pure ce ne andiamo. Te lo dico io che si fa oggi. Oggi si va al mare. Sai dove ti porta Valerio oggi? Al mare. Non c'è problema. Sì. Anche se se la manda a mitragliate, oggi. Ma che gli è preso, oggi. Poi vediamo. Se il signor Burningstone vuole restarci al settembrino mare d'inverno si resta. Se, invece, decide di tornare al suo giornale, sai che fa Valerio suo? Lo riporta indietro. Vabbè? Che dici Carmè? Allora? Ti va? Aspetta, mi fermo in questo bar, prendo due birre e ti raggiungo. Aspè, ah. Non è che scappi! -No, non scappo. Fa' presto. -Eh mammamia...due minuti...mò arrivo, Carmè. -Carmelo. Valerio aveva la capacità di spezzare i nervi di B. con una facilità disarmante. Ma allo stesso tempo quel leggero fastidio che la sua strafottenza procurava alla testa di B. si trasformava in una molla di incontenibile leggerezza. Con V. Burningstone si sentiva leggero. Si sentiva forte. Sentiva di poter superare tutto. Spacchiamo tuuuuttoooo, gridavano spesso tirando fuori le teste dai finestrini, sulla statale, a tutta velocità. Sembrava di librare liberi in cielo, con tutto quel vento che stropicciava la faccia. Eccolo ritornare, con birre e patatine. Non cambia mai Valerio. Quattro chiacchiere con la cassiera dagli occhi blu l'avrà fatte per forza. Sicuro che l'ha invitata a una mega festa per stasera nella sua fantomatica villa. Peccato che abiti ancora in una casetta in periferia con la simpatica vecchina zia Asia. Valerio. Un tipo strano,lui. Ditz ci hai rovinati con questa palestra di scrittura! Bello. Davvero bello. Grazie. (Francy)
 
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Anonimo il 12/09/08 alle 00:51 via WEB
Chiedo venia. Valerio è sposato. Giusto. Mi era sfuggito. Eh vabbè, vive con la moglie (si chiama Sandra? Vi piace?) e la zia Asia (un po' ingombrante. Ossessiva. Petulante. O no?). Sandra lavora in un call center. Non la pagano molto, quindi non hanno abbastanza soldi per pagare l'affitto. Perciò stanno dalla zia. Per un paio di mesi e poi troveremo un'altra sistemzaione, aveva detto V. Sono passati quasi tre anni e sono ancora lì ... (Francy)
 
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Anonimo il 13/09/08 alle 11:55 via WEB
fermi tutti...stiamo procedendo come se Carmelo stesse vedendo un flashback? perchè sennò mi sa che l'atmosfera diventa altisonante, Carmelo associa la partenza di Angela ad un episodio lontano che causa il suo dolore odierno...vanno apportare delle modifiche altrimenti non se ne capisce il senso...ci pensi tu ditz,vero?
 
 
ditz
ditz il 13/09/08 alle 17:06 via WEB
Appena posso trascrivo. Cerco di fare un omogeneizzato letterario. Vediamo che esce. Certo, spesso la narrazione è ferma perché è troppo forte il desiderio di riflessione degli scrittori. Come biasimarli, del resto? Occorre evitare un giudizio su Carmelo. Occorre vederlo con mille occhi che non se ne capacitano. Sono mille occhi da mille finestre. A ciascuno... emh... la sua. Una specie di Truman show. Come all'inizio. Oppure tante finestre sul cortile. Ma il cortile è tutto il percorso di Burningstone. io all'inizio ho scritto che Burningstone, il signor Burningstone prende la macchina e bla bla bla. Poi stacco perché non potre più raccontare nulla di quello che fa. Non lo vedo. Lo vede qualcuno che abita nei paraggi del suo luogo di lavoro. E qualche altra che lo nota all'uscita da qualche neglozio e così via. Questo è l'intento. Il romanzo di mille narratori d mille punti di vista. Ok? Almeno, mi pare che così sia originale. Sennò dite la vostra. Merci.
 
   
francyespo
francyespo il 14/09/08 alle 13:25 via WEB
Giusto. Solo che ancora non riesco a vederlo. Possiamo continuare con questo flashback per ora? Ci piace, no, questa folle corsa di B. e Valerio? Forse il passato di B. può aiutarci per conoscere meglio il suo presente, per seguirlo meglio nei suoi tuttiuguali gesti quotidiani del suo oggi? Certo è, che se una mattina ce lo vediamo davanti a B., allora si va avanti con la narrazione della sua giornata. Se ricapitoliamo siamo fermi in biblioteca. Al suo caffè. Qualcuno lo vede? Il fatto è che io vedo Angela sul suo aereo, per ora. Boh! (Francy)
 
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Anonimo il 14/09/08 alle 11:05 via WEB
giusto il tempo di prelevare quanto più soldi possibile e già Valerio s'era fatto trascinare nella muta ambizione di scappare via, di fuggire un mondo che avevano sopportato per troppo tempo, un mondo che li aveva schiavizzato, che li aveva costretti a denutrire l'anima, un mondo costituito da false aspettative comuni e da cicli ripetitivi e monocromatici...Valerio stava prendendo vento in poppa ma ancora ne era ignaro. Carmelo era triste come sempre, raggomitolato su di un fianco nel sedile del non guidatore a fissare una notte già scura che viveva fuori dal finestrino e a pensare...forse rimuginava sul fatto di sentirsi anche un pò in colpa per aver fatto mollare tutto a Valerio o forse, si sentiva bene per averlo fatto...gli aveva regalato il più grande favore che Carmelo stesso non seppe accettare ai tempi. Valerio guidava lanciando, di tanto in tanto, un occhio verso il suo amico, tentava di attirare la sua attenzione, sgranchiva la gola, emetteva mugugni strani ma..niente. dopo quasi due ore, Valerio cominciava a sudare.. -wè Carmè, svegliati... -sono sveglio Valerio..cosa vuoi? -ma dove cazzo stiamo andando..so' due ore che guido.. - te guida e non ti preoccupare.. erano le cinque e trenta di quella mattina che molto difficilmente dimenticheranno...Sandra cercava Valerio disperatamente e, Valerio osservava lampeggiare il display con espressioni terrorizzate. Alla quattordicesima chiamata consecutiva, Carmelo afferrò il telefono e lo scaraventò fuori dal finestino... Aluccia
 
francyespo
francyespo il 15/09/08 alle 15:47 via WEB
Il tassista la vedeva piangere dallo specchietto retrovisore. Non osava farle domande. I suoi singhiozzi silenziosi scandivano il tempo assieme alle gocce di pioggia battente e ai tergicristalli impazziti. Angela guardava fuori dal finestrino le immagini passarle davanti alle pupille ferme e vuote. Neppure per un attimo la sfiorò il pensiero di tornare indietro. L'aveva fatta soffrire troppo B., con le sue manie (quali?), le sue strane idee (quali?), la sua perenne insoddisfazione, il suo velato egoismo. Gli straordinari pregi (quali?) che B. aveva non le bastavano più per ammansire il suo odio nell'anima. La sua delusione nel cuore. Aeroporto. Fine della corsa. Un po' di mancia al tassista -Addio sporca città! Non mi rivedrai più. La giovane Angela, strofinandosi gli occhi tumefatti dal pianto e corrugando le labbra secche per i troppi sospiri, si avviava determinata per l'imbarco. Quella ferma determinazione che la caratterizzava a quel tempo, quando ancora era ribelle, quando ancora era convinta di essere lei a scrivere il suo destino, quando ancora aveva la forza di combattere, le si leggeva comunque nei suoi occhi sempre guizzanti e in quella rara capacità di camuffare subito qualsiasi emozione. Bella o brutta. Mai un cedimento. Non le piaceva rivelarsi agli altri. Mai. Erano le 19.45 e mentre qualcuno stava raggomitolato sul sedile di una macchina amica, lei si appollaiava stanca su una fredda sedia nella hall gremita dell'aeorporto, sfilando un grosso libro dalla sua borsa di stoffa arancione e ammazzando così le due ore di attesa prima della sua agognata partenza. Del suo decollo.
 
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Anonimo il 15/09/08 alle 19:40 via WEB
decolli e declini si intrecciano, nel nostro aeroporto di anime, c’è chi sale, chi scende, chi decide di fermarsi e guardare gli altri partire, che ci ha perso i bagagli, c’è chi…più fortunato, li ritrova. Boooooooooooooato. - feeeeeeeeeeeeeeeeermati, Valerio, fermati, ho detto fermati cazzo! Valerio sterza con tutta la sua forza, con gli occhi allargati e strabuzzanti, usa tutto il suo self-control per frenare meno bruscamente possibile accostandosi evitando i permanenti danni possibili, fa scricchiolare le dita dopo aver lasciato il freno a mano, si tocca la pelle e tra se e se pensa “si, sono vivo”. Carmelo si butta dalla macchina, letteralmente, si butta via dalla macchina, si contorce, si muove come un matto e poi, alza le braccia al cielo, si sfila il cappotto e urla, urla liberatorie, impazzite…un oooooooooooooooooooooooooooh prolungato e agghiacciante, una specie di standing ovation disperata. Valerio per un solo attimo resta incollato al sedile della macchina, nella stessa posizione, con la stessa espressione, si sta cagando sotto, ignaro, lui non sa, non capisce, lui guida…guida e basta e questa cosa lo fa incazzare, no, non censuratemi, incazzare è il termine esatto. sgancia la cintura di sicurezza e scende anche lui…nemmeno il tempo di aprir bocca che Carmelo gli afferra entrambe le braccia e dice…-Valè..è morto Rick Wright -e tu..che cazzo ne sai? Carmelo, un po’ impaurito ed insicuro, in un gesto meccanico estrae molto lentamente dalla sua tasca il piccolo cellulare, Valerio va su tutte le furie, lo prende lo sbatte per terra e ci salta sopra più e più volte fino a ridurlo in una poltiglia di tecnologia morta sotto gli occhi velatamente divertiti del suo compagno di viaggio. Valerio, ancora affannante si accascia vicino al cavalcavia, pochi secondi, i loro sguardi si incrociano e…insieme, scoppiano in una risata prolungata, un vero toccasana, ridere di gusto, qualcosa che Carmelo quasi non conosceva più, che non sapeva più fare. si accingono a risalire a bordo meta:nessun posto, nell’attimo prima della accensione motori, Carmelo guarda Valerio quasi commosso e dice…-Valè, ti voglio bene!...Valerio senza mai voltarsi, ricoperto dal suo sorriso sornione, sussurra…-certo che voi umani, siete proprio strani…e comunque…mi chiamo Valerio. (Aluccia)
 
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Anonimo il 12/10/08 alle 11:50 via WEB
Le due ore passarono...sicuramente angela si era addormentata con la voce in sotto fondo di colei o colui che annunciava gli arrivi, o le partenze dei voli...destinazione ignota.Angela ad un certo punto avvertì un senso di nausea..ormai da qualche settimana conviveva con questa sensazione perenne.Il minimo odore la rendeva debole,anche l' odore di caffè che lei tanto adorava la faceva correre alla toilette...qualche giorno prima della partenza, si recò nella farmacia adagiata su quel remoto angolo di strada.aveva aquistato un test di gravidanza...(ho pensato che questo può essere un bell' incipit per continuare)Valentina
 
 
ditz
ditz il 12/10/08 alle 17:35 via WEB
RIpartire con Burningstone qui è un bel casino. Ognuno va per conto suo. Forse è inevitabile. Alla fine, non mi convincev granché. Forse è meglio guardarsi in faccia. Scrivere in tanti è una magia che non saprei guidare. Però se vuoi provarci a continuarla, perchè no? Dunque Burningstone e Angela. Belli, tutti e due. Quello per la usa strada. Lei pure. Burningstone sparisce ogni mattina. Questo è i punto. E ognuno di voi lo vede solo per un pezzetto del tragitto. Ognuno di voi dovrebbe essere il personaggio che lo vede e ne parla. Che so. Il benzinaio, il medico, il macellaio, il fruttivendolo, il padre o la madre, un fratello, la fidanzata o moglie o amante, i colleghi o gli amici o quello che si vuole. La routine insolita di Carmelo Burningstone. Il titolo, più o meno.
 
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Anonimo il 19/10/08 alle 10:28 via WEB
Mi sembra di aver capito così: per descrivere un personaggio ognuno prende un momento della sua vita. Un solo momento della sua vita e quel personaggio è scolpito per l'eternità. Così ho letto oggi su un libro. Giusto, prof?
 
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È RIDICOLO CREDERE

È ridicolo credere
che gli uomini di domani
possano essere uomini,
ridicolo pensare
che la scimmia sperasse
di camminare un giorno
su due zampe

é ridicolo
ipotecare il tempo
e lo è altrettanto
immaginare un tempo
suddiviso in piú tempi

e piú che mai
supporre che qualcosa
esista
fuori dall'esistibile,
il solo che si guarda
dall'esistere.



(Eugenio Montale, Satura; Satura II)

 
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TAMARA

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PARANOID ANDROID - RADIOHEAD

Please could you stop the noise
I'm trying to get some rest?
From all the unborn chicken voices in my head
What's that, what's that

When I am king you will be first against the wall
With your opinion which is of no consequence at all
What's that, what's that

Ambition makes you look pretty ugly
Kicking squealing gucci little piggy

You don't remember, you don't remember,
why don't you remember my name
Off with his head man, off with his head man
Why don't you remember my name?
I guess he does

Rain down, rain down, come on rain down on me
From a great height, from a great height, height
Rain down, rain down, come on rain down on me
From a great height, from a great height, height

That's it sir, you're leaving,
the crackle of pig skin,
the dust and the screaming
The yuppies networking
the panic, the vomit,
the panic, the vomit
God loves his children,
God loves his children, yeah

 
 

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