Scrive Eraldo Affinati a proposito dei romanzi:
"Servono a perpetuare l'illusione di poter comprendere il senso della vita. Producono intensità. Anche se a fondo perduto"
« Ripenso il tuo sorriso c... | Quando un ministro di cl... » |
Il commissario esterno è un lavoro italiano. Il più tipico dei lavori italiani. E la parola "italiano" va intesa nel senso che gli ha attribuito Francesco Merlo nella splendida prefazione di "Uno, nessuno e centomila" per i tipi Rcs - il Corriere della sera. Tradotto: doppio.
Il commissario esterno sprizza sudori schizoidi. Lo capisci dall'incedere tentennante nei corridoi affollati della scuola presso la quale è stato invitato a espletare il suo compito di esaminatore di commissione.
Da un lato abbozza improbabili sorrisi. Dall'altro mugugna un "ma chi cazzo me l'ha fatta fare!". Da un lato deve mostrarsi autoritario e irreprensibile e ispettore impettito. Dall'altro lascia trasudare compassionevoli rassicurazioni rivolte agli alunni che non conosce ma che denigra per i consueti e raccapriccianti modi del copiare.
Il commissario nell'aula copia e incolla è una figura rocambolesca della produzione letteraria fantasiosa e bellamente insidiosa che va sotto il nome di scuola.
Diciottenni ingegneri del banco-trincea erigono cattedrali gotiche di vocabolari di italiano durante la prova scritta di matematica. Ogni tanto sgusciano a latere schiene da rettili di alunni contorsionisti al suono del pifferaio magico: rovinano al suolo in cerca di arraffare qualche foglietto smistato da tasche colte. Sembrano attaccanti tuffatori dopo un dribbling di troppo.
Poi, di tanto in tanto, fintano di pensare. E quello è l'alibi più suggestivo: "Non è come pensi, commisario testa di cazzo. Non potrei mai scartucciare dalla cartucciera numero 12, il proiettile-tema, collocato, ignobile scherzo del destino, oltre la innaturale propensione del braccio a roteare fino alla scapola opposta".
Cioè, non è che il maturando dica proprio così. Certo, quel suo pensare profondamente, quello strabuzzare gli occhi in cerca della frase a effetto, quell'idea acchiappata al volo da chissà quale buio profondissimo e mite, quell'accavallare la gamba per una più ergonomica cattura del foglio incartucciato nel punto della più stravagante scoliosi, sono gesti commoventi che ci inducono a ribadire un secco e ammirato grazie al commissario esterno nell'aula copia e incolla, per la solerzia della sua tenacia, per l'assidua compostezza dei suoi vaffanculo trattenuti rigorosamente dentro.
Se l'alunno è la quintessenza del contapallismo, il commissario esterno incarna a sua volta lo stemma araldico della finzione cinematografica. Con ammirevole vocazione hollywoodiana, osserva tutti in un ignaro e lontano orizzonte senza quasi mai farsi cogliere dall'alunno nella più facile delle coniugazioni: io so che tu sai che io so.
Il commissario esterno non esterna invece alcunché. Il commissario esterno deve pazientare, è più attendista dell'Italia pallonara, tanto prima o poi finiranno questi tempi regolamentari.
I supplementari arrivano quando siamo già allo stremo delle forze. Per sfinimento, il commissario è sopraffatto. Cede allo sguardo dell'alunno. Il gioco si inverte ancora. Il commissario allora sgranchisce il suo autorevole e autoriale: DIGNITA'! SI ESCA CON DIGNITA', ALMENO!
Questo è un punto della faccenda piuttosto complicato. Le sostituzioni sono già state effettuate. Restano solo i calci di rigore.
I colloqui o prove orali sono appunto i calci di rigore. Gli alunni, almeno, così li intendono. Sperano che il commissario-Buffon lasci correre. Non provi a tuffarsi. Non si allunghi sul lato giusto a cacciare dalla porta quel bellissimo tiro dagli undici metri che ha svariati nomi: Il ruolo della donna nel salto da un secolo all'altro, oppure La ricerca della possibile felicità, o ancora Amore e morte, due facce della stessa medaglia e via discorrendo.
E invece il commissario-portiere non resiste. L'istinto lo cattura. Lo ammalia. Lo porta al tuffo, all'intercettazione. "Vuole il maturando approfondire questa tematica? Ecco, Dante nel III canto del Paradiso, ecco, la donna, vediamo la nota vicenda di Piccarda, me ne parli. Oppure, facciamo così: meglio ancora: prenda il libro: un testo, grazie. Mi analizzi l'incipit".
Parata.
Eliminazione ai quarti.
22 all'orale.
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Rain down, rain down, come on rain down on me
From a great height, from a great height, height
That's it sir, you're leaving,
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the panic, the vomit
God loves his children,
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