Qui potete trovare la copia PDF del libro “La terra dei Gamberi – I sentieri dei Balanta”.
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L'Asimina triloba è un albero da frutta appartenente alla famiglia delle Annonaceae. È detta volgarmente banano del nord, e dai nativi americani pawpaw o paw paw.
La pianta del pawpaw (pronuncia inglese: [ˈpɔːpɔː][1]) è un albero di medie dimensioni a portamento ascendente (più alto che largo, se non è condotto altrimenti con potature), alto fino a 5–6 metri, ha grandi foglie alterne, lanceolate, caduche di 15–20 cm di lunghezza, pendenti, spesso tomentose (leggerissimamente pelose) al verso, corteccia grigia.
Nei luoghi d’origine (Stati Uniti) sono in atto impianti estensivi su maggior scala, anche ad effetto della recente rivalutazione di questo frutto, che ora è ritenuta di maggior pregio che in passato (era considerata frutto "selvatico”), e per il quale gli statunitensi ora stanno maturando una affezione verso un elemento considerato peculiare, appartenente alle loro stesse origini, e del loro paese.
La pianta è originaria della parte orientale (est) degli Stati Uniti dal corso del Mississippi fino all'Oceano Atlantico; dalla Florida al Canada (sponde meridionali dei Grandi Laghi).
Di norma la pianta è autosterile, occorrono almeno due piante di varietà (clone) diverse per avere frutti. Esistono alcune varietà autofertili
[modifica] SelezioneSono state dichiarate come realizzate numerose selezioni (qualche decina), per la maggior parte facendo origine dalle piante selvatiche, ma anche partendo da selezioni precedenti. Si citano comunque le due selezioni più comuni:
Overleese: frutti a gruppi, ciascun frutto fino a 300–350 g, matura all'inizio di ottobre (USA). Selezionata da W. B. Ward, intorno al 1950.
Sunflower: frutti (spesso singoli) di 200–250 g, polpa color burro, buccia che ingiallisce a maturità, matura all'inizio di ottobre (USA). Selezionata da Milo Gibson intorno al 1970 (autofertile) .
Fiore
Semi
[modifica] I fioriI fiori, ermafroditi, di media dimensione (1,5–3 cm di diametro), sono pendenti su un picciolo peloso piuttosto sviluppato, sono singoli, raramente raccolti a gruppi, ascellari alle foglie, hanno simmetria rotata, con tre piccoli sepali verdi con pelosità brunastra e sei petali; tre interni racchiudenti le parti sessuali alternati a tre esterni, socchiusi in prima fase, successivamente i petali sono leggermente ripiegati verso l’esterno; la conformazione generale del fiore è quindi a “campanella”, di colore rossiccio–marrone scuro. Si schiudono in Aprile, prima delle foglie.
I fiori hanno odore leggerissimo e quasi impercettibile, leggermente putrido e certamente non gradevole (sono dedicati ad attirare insetti predatori o saprofaghi, come mosche ed altri Ditteri delle concimaie, formiche o coleotteri, che sono gli agenti impollinatori). In qualche caso si sono manifestati fenomeni di autosterilità, in tal caso la fecondazione avviene quindi solo tra piante (cioè cloni) diverse. In caso di assenza di insetti impollinatori (lontano dalle concimaie) può essere utile la impollinazione artificiale manuale (con un pennellino).
[modifica] I fruttiI frutti sono grandi bacche ovali, simili nella forma a pere più o meno cilindriche, lunghe di 6–18 cm ed oltre di lunghezza, e di 3–8 cm di larghezza, a volte a forma leggermente lobata. I frutti sono singoli o spesso riuniti a gruppi (gli ovari del fiore sono multipli) a costituire delle "mani" vagamente simili nella struttura a quelle delle banane (da cui i nomi locali che li associano, non propriamente, alle banane). Il peso dei frutti è ordinariamente da 50–100 g a 250–400 g ed oltre l'uno.
I frutti contengono numerosi semi bruni, disposti in due file, molto duri, anche di notevole dimensione (lunghi fino a 2–3 cm), simili a grossi fagioli allungati. La polpa del frutto è a consistenza densa, soda, cremosa, bianca, o a volte di colore tendente al giallo, è dolce e profumata, di sapore complesso e privo di acidità, a frutto immaturo invece è di sapore acre ed astringente. La polpa del frutto è anche ricca in vitamine e sali minerali, ha una quantità inconsuetamente alta di proteine (trattandosi di frutta).
La maturazione dei frutti è tardo estiva o autunnale, dalla fine agosto a settembre (ottobre nei paesi più freddi); dato che i fiori non si aprono tutti assieme ma in periodo di oltre un mese, così anche i frutti giungono a maturità gradualmente in un periodo di tempo di 30–45 giorni.
La maturazione differita nel tempo, la necessità di tagliare singolarmente il picciolo e la delicatezza dei frutti (si ammaccano facilmente), rendono poco probabile la coltivazione industriale.
[modifica] AmbienteL'ambiente ideale è il clima temperato, costiero o continentale, con estati relativamente calde ma mai torride, ed inverni da freddi a molto freddi, resiste a temperature invernali di −20/−25 °C; la pianta non fruttifica in ambiente eccessivamente caldo. La pianta infatti per poter fiorire e fruttificare regolarmente ha la necessità di notevoli quantità di freddo invernale.
Dato l'ambiente naturale d'origine (piani alluvionali o greti di ruscelli o di torrenti, spesso stagionalmente sottoposti in superficie o in sottosuolo a scorrimento d’acqua, con terreno smosso e limoso, ricco di detriti e residui vegetali), è da considerare come pianta adatta ad ambiente e suoli piuttosto umidi, anche se ben drenati.
La pianta preferisce terreni a pH neutro, o sub-acido (da 5,5 a 7,5), non sopporta i terreni calcarei. La pacciamatura massiccia con foglie e detriti vegetali favorisce la conservazione di pH del suolo adeguatamente bassi.
La pianta presenta una inconsueta sensibilità delle radici, il loro danneggiamento ad esempio nelle lavorazioni del terreno, produce un tipo particolare d'arresto vegetativo repentino, che può permanere per molto tempo, anche anni.
Ad effetto della sensibilità radicale, nonostante sia a foglia caduca, la pianta non può essere trapiantata a radice nuda. Il periodo migliore per l'impianto è dopo le ultime gelate, prima del risveglio vegetativo.
[modifica] Riproduzione e moltiplicazioneLa riproduzione si pratica agevolmente con seme, i semi se non immediatamente seminati alla raccolta vanno stratificati (seppelliti) in suolo umido ed esposto al freddo invernale, o se conservati vanno mantenuti in ambiente analogo (frigorifero). La moltiplicazione si effettua agevolmente solo per innesto. La pianta per sua natura tende a moltiplicarsi per polloni radicali.
[modifica] ParticolaritàTutte le parti della pianta (esclusa polpa dei frutti maturi) sono tossiche per sostanze (acetogenine) a spiccata attività antimitotica, che impediscono quindi la replicazione cellulare; tali sostanze sono allo studio per la loro particolare efficienza nella cura dei tumori.
I duri grossi semi non sono commestibili.
Tale caratteristica è comune ad altri fruttiferi della famiglia delle Annonaceae. Come con le altre Annonaceae, tra le quali si annoverano i più apprezzati fruttiferi pantropicali, tali sostanze non producono rischi particolari per la coltivazione della pianta, essendo pressoché impossibile la intossicazione fortuita.
Anche se la maggior parte delle persone sono assolutamente insensibili, si è notato molto raramente che alcune particolari persone sono allergiche al contatto con le foglie e le bucce dei frutti, con produzione di eritema (irritazione ed arrossamento della pelle).
La pianta, per le sostanze contenute, è straordinariamente resistente a parassiti e malattie, non necessita quindi di alcun trattamento.
Negli Stati Uniti a volte la pianta è coltivata nei butterfly gardens, (giardini destinati ad allevare farfalle) solo per il fatto che alloggia il bruco di una bella, grande, farfalla ad ali zebrate bianco-nere, a coda di rondine (Eurytides marcellus). Di norma il bruco non produce danni di rilievo alla pianta.
Il sito di documentazione della specie è presso la Kentucky State University, con sede a Frankfort[2].
[modifica] Note^ pawpaw - pronunciation of pawpaw by Macmillan Dictionary. URL consultato il 4 luglio 2011.
^ Kentucky State University Land Grant Program: Pawpaw Information Website
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da La Nuova Voce del 17 maggio 2011
LEINI Un libro per testimoniare anni di volontariato in Africa. Lo ha scritto il leinicese Guerrino Babbini, assieme ai compagni Daniele Chiarella e Armando Cossa. Si intitola “La terra dei gamberi e i sentieri dei Balanta” ed è edito da Parole e Musica. Il testo è diviso in tre parti: le prime due sono diari dei recenti viaggi di Chiarella in Camerun e Babbini in Guinea Bissau, la terza è un approfondimento di Armando Cossa, sulla società di quell’area africana.
La sezione opera di Babbini si intitola “Risaie Balanta”, e racconta del soggiorno del leinincese a Bissau, Fahne e altre cittadine e villaggi africani. <L’obiettivo della missione era impostare un progetto di collaborazione per la realizzazione di alcuni orti – racconta Babbini – Assieme ad altri membri dell’associazione mi sono recato laggiù, abbiamo collaborato con i nativi per scavare alcuni pozzi, in modo da “esportare” il concetto di orto, che da quelle parti non è molto praticato>. Sono ormai alcuni anni che l’associazione Abala lite (“Come stai” in lingua Balanta) si occupa di progetti per il rilancio dell’agricoltura e della società africana. <I Balanta hanno un’organizzazione sociale straordinaria, orizzontale, senza gerarchie. Non hanno il concetto di proprietà privata – spiega Babbini – Sono bella gente, intelligente, e sono anche molto puliti. Lo dico perché solitamente non lo si pensa. Nei villaggi si vive come 1000 anni fa, hanno le ruote ma non le usano molto>.
Contrariamente a quanto si può pensare, la Guinea Bissau non è un posto arido, anzi. <Il mare penetra su gran parte del territorio, costituendo ampie zone paludose. Sono stati costruiti lunghissimi argini. Hanno tantissime risaie, infatti io e i miei colleghi siamo andati laggiù proprio per “ristrutturarle”>. Sbaglia chi pensa che laggiù regni la miseria: <Se il raccolto di riso va bene hanno da mangiare, e a meno che non si prendano la malaria o qualcosa di peggio, laggiù sono felici e non ci pensano nemmeno a salire sui barconi e venire in Europa – commenta Babbini – Per questo sarebbe giusto investire su progetti di crescita locali>.
Cosa fa l’associazione Abala lite. Una ventina di soci, una dozzina di volontari attivi, da anni ormai sono impegnati nei vari progetti: <Abbiamo costruito una scuola, scavato molti pozzi per l’accesso all’acqua. Siamo laggiù almeno 6-7 mesi all’anno – spiega Babbini – Io personalmente ci vado una volta l’anno e ci sto un mese. In generale siamo abbastanza lontani dai problemi religiosi, ma collaboriamo con i missionari che lavorano là, sono gente molto seria>.
Il prossimo viaggio? <L’anno prossimo, ma prima di me altri andranno laggiù. Anche perché basta andarci una volta per prendersi il “Mal d’Africa” e voler subito tornare>.
Lorenzo Bernardi
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aprile 27th, 2011
26 / 04 / 2011 – Recensione numero trentuno per il settimanale appuntamento con la lettura da noi consigliata, attraverso la rubrica “Eco del Libro”.
Parole e Musica edizioni, la casa editrice di Borgaro Torinese annuncia l’uscita di un nuovo libro che si affianca ai nove già pubblicati in sei anni: di Daniele Chiarella, Guerrino Babbini e padre Armando Cossa, “La Terra dei Gamberi e i Sentieri dei Balanta”. 120 pagine nelle quali gli autori raccontano le loro esperienze africane in Camerun e in Guinea. Un libro scritto da persone che sanno mettersi in gioco e che non si fanno problemi. Si sono incontrati e hanno detto “scriviamo quello che abbiamo visto con i nostri occhi, quello che abbiamo provato e quello che possiamo costruire per l’Africa”. Già, costruire per l’Africa! Un obiettivo che per Chiarella, tornato dal Camerun dove ha fatto conoscere la canzone d’autore italiana e suonato con bravi musicisti locali, è diventato un chiodo fisso. Raccogliere fondi per comprare strumenti e donarli ai musicisti camerunesi, per aprire scuole di musica ma non solo.
Daniele Chiarella ricorda infatti che “in particolar modo serviranno a finanziare un progetto di stampa di un opuscolo da colorare destinato ai bambini delle scuole inferiori africane con l’intento di divulgare 5 semplici regole di igiene basilare per diffondere e propagandare una cultura di salute e pulizia anche in condizioni disagiate”. Il libro porterà il lettore a conoscere anche l’impegno di Babbini, e i suoi amici di “Abalalite”, portato avanti in Guinea, insieme alla popolazione dei Balanta Brassa. Di questi ultimi padre Armando descrive al meglio le tradizioni. L’obiettivo, oltre a coinvolgere i lettori in un atmosfera unica, è quello di raccogliere fondi destinati ai progetti in Guinea e in Camerun. Gli autori sottolineano anche che “non tragga in inganno la prima parte del titolo “La terra dei Gamberi…” non vogliamo arretrare anzi la nostra volontà è quella di camminare fianco a fianco a queste popolazioni con reciproca dignità e rispetto”.
(Dario De Vecchis)
La Terra dei Gamberi e i Sentieri dei Balanta di Daniele Chiarella, Guerrino Babbini e padre Armando Cossa
Parole e Musica edizioni
120 pagine
5 euro
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CORSO PER MIGRANTI DI COMPRENSIONE DELLA LINGUA ITALIANA
La recente legislazione, che obbliga gli immigrati a superare test di conoscenza della lingua italiana per ottenere permessi di soggiorno, interpella la nostra disponibilità a favorire, con aiuti didattici, l’integrazione nel nostro paese di queste persone, che accettando qualunque lavoro cercano una opportunità di vita libera, onesta e legale
Molti immigrati non avranno difficoltà a superare questi test perché hanno una scolarità analoga alla nostra e una intelligenza vivace. Altri arrivano da situazioni dove la povertà o la guerra non lasciano spazi alla scuola.
La onlus Parole&Musica e l’Associazione di volontariato Abalalite organizzano incontri gratuiti a Borgaro via Diaz 5, aperti a tutti i migranti che vogliono essere aiutati alla comprensione della lingua italiana.
Gli aiuti didattici saranno offerti da un gruppo di insegnanti coordinati dalle prof.sse Nunzia Di Gioia, docente di scuola secondaria, Anita Beltramo, docente di scuola primaria, Margherita Dotta Rosso, docente di scuola secondaria, da Michelangelo Bertuglia e Babbini Guerrino.
I metodi didattici saranno definiti in base alle esigenze dei partecipanti avendo cura di seguire tutti nel modo migliore possibile.
Si accettano volontari capaci di insegnare, disponibili a dedicare una sera alla settimana a questo progetto.
Gli orari saranno serali o preserali se ci saranno richieste.
Per adesioni ci si può recare, ogni lunedì alle 20,30 dal 7 febbraio, alla sede di Parole&musica in via Diaz 5 a Borgaro.
Gli incontri didattici avranno luogo tutti i
LUNEDI' ore 20,30
A Borgaro Via Diaz 5
a partire da LUNEDI' 7 FEBBRAIO 2011
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Mi scrive Manuela, “che notizie hai di Adelia, quella bambina nata cieca”?
Qualcosa avevo sentito. Anche per riferire, mi informo.
“Tre anni fa, dice padre Cossa, ero appena arrivato in luglio a Nhoma, mi chiamano subito dopo la messa del mattino e mi dicono che hanno trovato una bambina nel bosco, nata senza occhi.
Corro al villaggio e trovo una donna che stringe al seno quel corpicino credendolo senza vita. Al tepore del seno la bimba si rianima. Aveva la testa bianca di vermi e insetti erano entrati nelle orecchie, per fortuna senza lesionare i timpani. In macchina la porto subito all'ospedale di Cumura”. Cumura Ospedale gestito dai frati, ha preso origine da un ex lebbrosario ed ora è il più importante ospedale delle nazioni africane che convergono sul golfo di Guinea.
I medici riescono a tenerla in vita. Si viene a sapere che questa bimba era già stata vista tre giorni prima dai bambini delle vacche, i pastorelli, che ci hanno giocato, ma a sera non ne hanno parlato con i genitori, quasi ritenendola una creatura del bosco. Ritrovandola il giorno dopo cominciano a diventare perplessi. Era Agosto, fortunatamente pioveva e la bimba non ha rischiato la disidratazione e le formiche carnivore non l'hanno trovata . A sera ancora silenzio con i grandi. Al terzo giorno la bimba dà pochi segni di vita. I pastorelli, a sera, al ritorno con le vacche finalmente ne parlano. All'alba le donne partono alla ricerca e trovatala, corrono a chiamarmi”.
Ho visto il bosco dove Adelia è stata buttata senza alcun indumento. Non è foresta. E' un bosco di cajù, piantati dall'uomo 30 anni fa, accanto alla strada principale del paese.
In ospedale, dovendo dare un nome, padre Cossa non trova di meglio che dargli il nome della sua sorellina, che ora ha 21 anni e sta per venire in Italia a studiare medicina.
Adelinha ora ha tre anni, parla e cammina e dimostra un'intelligenza non comune. Vive in un orfanotrofio a Bissau per bambini ciechi.
Il padre non l'ha voluta riconoscere perchè cieca e la madre l'ha buttata.
Per lei ora si cerca un'adozione almeno a distanza, ma mi sembra poco.
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sabato, luglio 24, 2010
CPLP punterà sulla conferenza dei donatori 'per la Guinea-Bissau
Il presidente angolano ha difeso oggi la chiusura del vertice dell'ottava dei paesi membri CPLP dovrebbero concentrare i loro sforzi in una conferenza dei donatori per la Guinea-Bissau.
"Dobbiamo concentrare i nostri sforzi per promuovere la Conferenza dei donatori per questa nazione sorella che ha bisogno di risorse finanziarie per garantire i loro programmi di sviluppo a sostegno della pace e della democrazia", ha osservato.
La questione della Guinea-Bissau era presente l'intervento di Jose Eduardo dos Santos, ha annunciato che come "non meno importante" sarà un '"attività da sviluppare con altri partner internazionali per la sicurezza, la stabilità e il normale funzionamento delle sue istituzioni democratiche" .
venerdì, luglio 30, 2010CPLP: invio di truppe in Guinea-Bissau è subordinato alla esplicita richiesta delle autorità della Guinea
Il segretario esecutivo della CPLP oggi ha detto che è d'accordo con il presidente angolano, sulla possibile distribuzione di un intervento militare in Guinea-Bissau, dove una esplicita richiesta delle autorità della Guinea.
Il segretario esecutivo della CPLP oggi ha detto che è d'accordo con il presidente angolano, sulla possibile distribuzione di un intervento militare in Guinea-Bissau, dove una esplicita richiesta delle autorità della Guinea.
"Non solo sono d'accordo, in quanto corrisponde a quello che abbiamo detto a partire da aprile 2009," ha detto Domingos Simões Pereira, accanto al rilascio di una suite di strumenti linguistici società Priberam a Lisbona.
"Dopo la riunione straordinaria del Consiglio dei Ministri del CPLP, che ha avuto luogo presso la City Beach (luglio 2009) sosteniamo la decisione del ECOWAS (Comunità Economica degli Stati dell'Africa Occidentale) mobilita qualche capacità di intervento, ma abbiamo detto era condizionato ad una richiesta esplicita da parte delle autorità della Guinea ", ha dichiarato Simoes Pereira.
fonte: expresso.pt
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Tutto quello che non dovreste sapere sull’Eritrea (2/3)
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La Guinea-Bissau (República da Guiné-Bissau) è uno Stato dell'Africa Occidentale ed è una delle più piccole nazioni dell'Africa continentale. Confina col Senegal a nord, con la Guinea a sud e a est e con l'Oceano Atlantico ad ovest. Al largo della capitale, Bissau, è situato l'arcipelago delle isole Bijagos, centinaia di isole di varie dimensioni, molte delle quali disabitate.
L'attuale territorio della Guinea-Bissau coincideva un tempo con il regno di Gabù, a sua volta parte dell'Impero del Mali; gli ultimi resti di questo regno sopravvissero fino al XVIII secolo. Le coste e le rive dei fiumi furono tra le prime terre ad essere colonizzate dal Portogallo (che le sfruttò per procurarsi schiavi sin dal XVII secolo) le zone più interne rimasero inesplorate sino al XIX secolo
La Guinea-Bissau cominciò la sua lotta per l'indipendenza nel 1956, anno in cui il PAIG (Partido Africano da Independência da Guiné e Cabo Verde) riuscì, in seguito ad una ribellione armata, a consolidare le proprie posizioni nel paese. Diversamente dai movimenti anticoloniali avutisi nelle altre colonie portoghesi, il PAIGC riuscì ad estendere rapidamente il suo controllo militare su ampie zone del paese: ciò
fu possibile grazie alle caratteristiche del territorio, coperto perlopiù dalla giungla, e ai grandi quantitativi di armi forniti dalla Cina, dall'Unione Sovietica e dagli altri paesi africani. Il PAIGC riuscì persino a dotarsi di una forza contraerea. Entro il 1973, pressoché tutta la Guinea-Bissau era nella mani del PAIGC.
L'indipendenza fu dichiarata unilateralmente il 24 settembre del 1973 e riconosciuta nel novembre dello stesso anno dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. [1], Il Portogallo riconobbe l'indipendenza dell'ormai ex colonia in seguito al colpo militare con cui culminò la Rivoluzione dei garofani portoghese
Il colpo di stato portoghese fu anomalo, in quanto i militari ebbero immediatamente l'appoggio della popolazione (nonostante, peraltro, che i comunicati dell'MFA chiedessero ai civili di restare in casa). Il nome di Revolução dos Cravos deriva dal gesto di una fioraia, che in una piazza di Lisbona offrì garofani ai soldati. I fiori furono infilati nelle canne dei fucili, divenendo simbolo della rivoluzione e insieme segnale alle truppe governative perché non opponessero resistenza.
Nel suo comunicato del 19 aprile 1975, l'assemblea dell'MFA difese un sistema pluripartitico per il socialismo, che prevedeva la costruzione di una società socialista, la collettivizzazione dei mezzi di produzione e la fine dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo mediante la collaborazione di tutti i partiti politici del paese all'interno di un contesto democratico. Veniva ripudiata qualsiasi forma violenta di costruzione del socialismo. Angola, Mozambico, Guinea-Bissau e Capo Verde ottennero l'indipendenza in un breve lasso di tempo, in seguito ad accordi tra i movimenti di liberazione nazionale e il governo portoghese.
La Guinea-Bissau fu poi governata da un consiglio rivoluzionario sino al 1984. Nel 1994 si tennero le prime elezioni multi-partitiche. Nel 1998 una sollevazione dell'esercito portò alla caduta del presidente Vieira: la Guinea Bissau precipitò così nella guerra civile. Nel 2000 Kumba Ialá fu eletto presidente. Nel settembre 2003, tuttavia, un nuovo colpo di stato portò all'arresto, da parte dei militari, di Ialá, definito "incapace di risolvere i problemi
del paese". Dopo numerosi rinvii, le elezioni legislative furono finalmente tenute nel marzo del 2004. Un ammutinamento dell'esercito nell'ottobre del 2004 portò alla morte del capo delle forze armate stesse, contribuendo così ad accrescere lo stato di agitazione nella nazione.
Nel giugno 2005 si tennero nuove elezioni presidenziali, le prime dopo la caduta di Ialá, il quale si ripresentò come candidato del PRS, sostenendo di essere il legittimo presidente del paese. A vincere fu invece il candidato del PAIGC João Bernardo Vieira, il presidente deposto nel 1998. Vieira superò Malam Bacai Sanha a seguito di un ballottaggio: inizialmente Sanha rifiutò di riconoscere la sconfitta, accusando brogli elettorali in
due circoscrizioni (tra cui la capitale Bissau).
Tuttavia, malgrado una certa influenza delle forze armate durante le settimane precedenti il voto e alcuni "disordini" (fra cui l'attacco al palazzo presidenziale e a quello del Ministero
dell'Interno ad opera di alcuni armati non identificati), gli osservatori europei hanno definito le ultime elezioni in Guinea-Bissau "calme e ben organizzate". (da Wikipedia)
Cinque decenni dopo il suo "anno" l'Africa lotta ancora contro l'imperialismo
Nel 2010 ricorre il 50° anniversario "dell'Anno dell'Africa", quando 17 ex territori coloniali conquistarono la loro indipendenza nazionale nel corso del 1960.
I movimenti di liberazione in Africa avevano preso slancio dopo la seconda guerra mondiale, quando le potenze coloniali europee si trovavano indebolite a causa della reciproca distruzione del 1939-1945.
Il neo-colonialismo soffoca l'indipendenza nazionale
Nonostante gli enormi risultati conseguiti dai popoli africani, gli imperialisti occidentali hanno escogitato metodi per mantenere il controllo economico e politico sui Nuovi Stati Indipendenti e per soffocare il processo di liberazione delle colonie ancora esistenti. L'esempio emblematico di questi sforzi è stata l'inversione del processo di indipendenza dell'ex Congo belga.
Il 30 giugno 1960, il popolo del Congo proclamò l'indipendenza con il primo ministro Patrice Lumumba e il Movimento nazionale congolese. Nel giro di tre mesi, tuttavia, gli stati imperialisti guidati dagli USA rioccuparono il paese sotto la bandiera delle Nazioni Unite e utilizzarono un movimento secessionista nel sud del Congo per minare la sovranità della nuova nazione.
Nel settembre 1960, le forze ONU misero Patrice Lumumba agli arresti domiciliari da cui riuscì a fuggire verso la regione orientale del paese, dove fu rapito, torturato e giustiziato da Stati Uniti, Belgio e agenti congolesi. Per i cinque decenni successivi, il Congo è rimasto un serbatoio di risorse minerali e manodopera a basso costo per i paesi imperialisti.
Nkrumah nel suo libro Neo-colonialismo: l'ultima fase dell'imperialismo, pubblicato nel 1965, ha dichiarato: "L'essenza del neo-colonialismo risiede nel fatto che lo Stato assoggettato ad esso è, in teoria, indipendente e dispone di tutti gli orpelli esteriori della sovranità internazionale. In realtà il sistema economico e quindi la sua politica è eterodiretta".
Gli stati indipendenti dell'Africa hanno subito numerose battute d'arresto tra il 1960 e il 1980. Insieme all'assassinio di Lumumba in Congo, il governo rivoluzionario di Nkrumah fu rovesciato da un golpe militare reazionario, sostenuto e orchestrato dall'imperialismo statunitense nel 1966.
Poi fu la volta della Nigeria sempre nel 1966, dove il colpo di stato determinò una guerra civile tra il 1967 e il 1970. In Mali il governo progressista di Modibo Keita fu rovesciato nel 1968. In Guinea nel 1984, dopo l'improvvisa morte del presidente Ahmed Sekou Toure, ebbe luogo l'ennesimo colpo di stato militare sostenuto dagli occidentali.
A partire dalla metà degli anni 1980, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, istituzioni finanziarie dominate dagli USA, esercitarono pressioni perché gli Stati africani avviassero programmi di aggiustamento strutturale, che indebolirono il ruolo dei governi sotto il profilo dei servizi sociali e dell'istruzione per le popolazioni.
L'Africa Command statunitense o AFRICOM ha tentato negli ultimi due anni di stabilire una base militare per le operazioni nel continente. L'Unione Africana, le organizzazioni regionali e gli stati con maggior autonomia si sono opposti a questi piani, considerando AFRICOM un pericolo per l'indipendenza e la sovranità del continente.
Tuttavia, gli Stati Uniti mantengono una base militare nel paese di Gibuti nel Corno d'Africa e sono impegnati in giochi di guerra e numerosi programmi di formazione per vari stati, con il pretesto di combattere il "terrorismo" e di migliorare la sicurezza regionale. Anche se alcuni regimi fantoccio favoriscono l'appoggio militare degli Stati Uniti, le masse in Africa e le loro organizzazioni popolari continuano a sforzarsi per un'indipendenza genuina, per l'unità e la non ingerenza negli affari interni del continente.
Alla luce dell'attuale crisi economica mondiale, la disperazione dell'imperialismo degli Stati Uniti spinge la classe dirigente ad impegnarsi in nuove avventure militari in Africa. Tuttavia, se la storia degli ultimi cinque decenni presagisce gli avvenimenti a venire, gli operai e i contadini africani continueranno a lottare contro l'intervento occidentale e cercheranno di determinare il destino del popolo del continente in base ai propri interessi nazionali e di classe.(Diritti d'autore del Workers World 1995-2010. La copia letterale e la distribuzione di questo articolo nella sua integrità sono permesse con qualsiasi mezzo, a condizione che questa nota sia riprodotta.)
L’AFRICOM STA INSEDIANDO LA PROPRIA BASE OPERATIVA A VICENZA, AL DAL MULIN.
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17 novembre 2009 (da Vita): "La terra è la vita per noi contadini. È la nostra storia, la nostra identità. Noi di Roppa diciamo che non è vero che la terra in Africa è disponibile per essere acquistata. L’urbanizzazione, la desertificazione fanno già diminuire la terra coltivabile. Le persone da sfamare aumentano ma la terra è sempre la stessa». Mamadou Cissokho, senegalese, è il presidente onorario della Rete delle organizzazioni contadine e dei produttori agricoli dell’Africa Occidentale (Roppa), il più grande network di agricoltori del continente africano.
Il summit della Fao si sta svolgendo a Roma. Quali sono le priorità da affrontare secondo voi di Roppa?
Le priorità dell’Africa non verranno decise con un summit a Roma. Spetta ai governi e alle società civili africane fissarle. La sicurezza alimentare è una responsabilità innanzitutto dei governi e dei popoli africani. E la priorità più importante in questo momento è la sovranità alimentare. Per noi sono più importanti gli incontri della Comunità Economica degli stati dell'Africa dell'Ovest (CEDEAO) o dell’Unione africana, perché sono in queste sedi che i capi di stati africani prendono decisioni e si impegnano per le loro comunità.
L’agricoltura e l’alimentazione sono temi scottanti in questo periodo, a causa della speculazione sui prodotti agricoli che ha prodotto negli ultimi anni una grave crisi alimentare e a causa del land grabbing, l’acquisizione di vaste porzioni di terra da parte di multinazionali e Stati esteri. Pensa che il vertice Fao affronterà questi problemi?
Durante vertici come questi si parla dell’aiuto nei confronti dell’Africa ma si parla poco della speculazione e di come modificare questi meccanismi. Penso che i problemi dello sviluppo dell’Africa riguardino prima di tutto i nostri responsabili che devono prendere in mano la situazione e difendere gli interessi delle loro popolazioni. In tutti i Paesi del mondo non è il settore privato a garantire la sicurezza alimentare, ma sono i governi. Sono loro ad avere il compito di elaborare delle politiche per sostenere l’agricoltura. Oggi invece i governi in Africa vendono la terra ai privati. Questa non è una buona politica.
Perché i governi africani non pongono delle condizioni a chi viene in Africa per acquistare la terra?
Il settore privato è fatto dalle multinazionali, da compagnie forti. In Africa i governi non hanno il potere di contrastare le multinazionali, la realtà è questa. Quindi non credo che possano mettere delle condizioni. I nostri governi ora devono proteggere la nostra terra, questa è la priorità. Devono introdurre delle politiche di sostegno agli agricoltori locali, non svendere la terra a compagnie straniere interessate solo al profitto. Il costo del credito è alto in Africa. Se lo Stato in Africa vuole che i contadini continuino a coltivare la terra deve sostenerli con dei finanziamenti e investire in infrastrutture. È indispensabile anche promuovere delle politiche agricole a livello regionale e sostenere un mercato interno al continente africano.
Non è possibile secondo lei governare questo fenomeno a vantaggio anche delle popolazioni africane?
Le compagnie straniere non vengono in Africa per investire a vantaggio della popolazione locale, vengono per fare profitto, questo è il loro obiettivo. Quindi è ora di smettere di raccontare favole. Mi faccia solo un esempio di una compagnia che è venuta in Africa a coltivare cibo o prodotti agricoli per produrre biofuel che abbia investito anche in infrastrutture. Non succede. Le multinazionali portano via i prodotti della terra con l’aereo. Bisogna essere realisti. In Madascar 300 mila agricoltori sono scese in piazza per dire no a chi voleva svendere la loro terra, e hanno vinto.
Cosa pensa dei sussidi con i quali l’Europa sostiene i propri prodotti sui mercati africani?
Il movimento contadino africano non chiede ai Paesi europei di smantellare i sussidi. Non esiste agricoltura senza sussidi, e questo vale, o dovrebbe valere, anche in Africa. I governi devono costruire mercati regionali e proteggerli dal dumping, devono sostenere i piccoli agricoltori e garantire cibo per la popolazione locale. La priorità, lo ripeto, è la sovranità alimentare.
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“Se ti piace l’Africa vacci come turista”.
Ho fatto il turista molte volte, una in Russia, quando il popolo non era visibile. Sono anche andato a Cuba, ne avevo un gran desiderio, ma me ne vergogno ancora adesso, nonostante che sia arrivato con la consueta valigia piena di doni. Mi son vergognato di essere ricco e non ho più trovato il coraggio di andare in Sudamerica, dove anche desideravo andare, perché ho capito che nel cortile degli Usa la povertà è peggiore assai.
Questo in un dialogo in cui si parlava di cooperazione internazionale, dove si è anche affermato che l’Africa è casa loro.
Si, è casa loro, ma ci vanno tutti e anche loro vengono da noi. Per me tutta la terra è casa di tutti, è la casa madre. Io in Africa mi sento a casa.
Però io sono incapace di guardare e non toccare. Quando sono andato a fare l’operaio, l’ho fatto perché, avendo visto dei valori che mi interessavano, parlo dell’uguaglianza e della solidarietà, volevo cambiarmi, e volevo portare il mio contributo di opposizione alla sistematica distruzione della vita dei lavoratori, purtoppo ancora in atto.
Andare come turista in Africa mi sembra inadeguato. E’ vero che le condizioni dell’Africa è più facile migliorarle cambiando le esigenze dei paesi sviluppati, in particolare il consumismo e il profitto, l’infelicità di tutti.
Dal momento che la colonizzazione prima e la globalizzazione ora con le leggi del mercato, le famose leggi del più forte, stanno rendendo l’Africa come l’isola di Pasqua e gli Africani come i Pellerossa d’America, qualcosa bisogna fare, se si può. Certo non andare a dettare leggi o a proporre i nostri valori culturali, che hanno già fallito da noi
Gli Africani sono fratelli, dopo aver contribuito ad ammazzarli, non posso dire: guardo, non interferisco, se la caveranno meglio da soli. O forse si.
Di fatto l’Africa, ma anche l’Italia e tutto il modo, non è più degli Africani, ma delle multinazionali. Abbiamo un problema comune.
Hanno campato migliaia di anni con i loro tempi e modi, con la loro cultura. Ora però la globalizzazione ha cambiato e continuerà a cambiare la loro vita, la qualità della loro esistenza. Per depredarli devono velocizzare il loro modo di vivere, ecco le strade, i tocatoca, i lavori forzati, i cartelli stradali e le comunicazioni scritte. Lo esigono le leggi del mercato.
Bisogna almeno dimostrare che non è vero che nei paesi sviluppati c’è il paradiso terrestre e di stare alla larga dai gommoni e dalle aggressive illusioni del mondo consumista.
In questo può essere d’aiuto l’accesso a un tipo di scuola che possa consentire loro di leggere le nostre culture che vogliono stravolgere la loro vita.
Dal momento che ritmo e abitudini della loro esistenza sarà comunque cambiato, devono cambiare in meglio, raggiungendo l’accesso all’acqua, l’autonomia alimentare e la salute. In questi cambiamenti devono favorire l’eguaglianza e la dignità di tutte le persone, in particolare delle donne, che in questi secoli hanno pagato duramente la sopravvivenza di tutti.
Quindi non basta fare il turista, bisogna, insieme, imbrigliare le cause della loro e della nostra distruzione.
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02/02/2010 Nell’area rurale di Suzana in Guinea-Bissau (provincia di S.Domingos-Varela, al confine con il Sud del Senegal), quando nei villaggi si verificano parti gemellari, uno dei due nascituri viene regolarmente nutrito più scarsamente a vantaggio dell’altro. Questo avviene per assicurarsi che almeno uno dei due sopravviva e per scongiurare il rischio che nessuno dei due possa farcela. Lo si fa a motivo di credenze ancestrali e di circostanze sfavorevoli in cui, purtroppo, la madre non ha effettivamente i mezzi sufficienti per nutrirsi in maniera adeguata. È proprio per contrastare questo stato di cose e sostenere le famiglie - che, comunque, dimostrano un grande desiderio nel volere la sopravvivenza di entrambi i gemelli - che è nato un progetto alla Missione di Suzana. L'idea è quella di un Centro di recupero nutrizionale per i gemelli (e anche per gli orfani). A promuovere l'iniziativa è padre Franco Beati, missionario del Pime. Un gesto semplice, che promuove in maniera molto concreta la difesa della vita. La suora e le levatrici del centro distribuiscono alimenti come latte in polvere, riso, zucchero, olio. «Noi lavoriamo - si legge nella scheda di presentazione del progetto - per contrastare questo modo di agire nei confronti dei gemelli. E sappiamo che da parte delle famiglie vi è un desiderio grandissimo, seppure non manifestato, di volere la sopravvivenza di entrambi i gemelli».
Guinea Bissau
Un progetto contro la strage dei gemelli
A Suzana a causa di povertà estrema e credenze ancestrali quando nascono due gemelli uno viene nutrito più dell'altro perché sopravviva. Ora un missionario del Pime lancia un progetto per salvarli entrambi
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il 16/10/2015 alle 17:13
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il 29/12/2011 alle 07:38