Post n°475 pubblicato il 24 Ottobre 2008 da grattinik
La volontà del ministro Gelmini di reintrodurre il maestro unico nella scuola elementare è gravissima. Ormai sono vent’anni che questa figura è stata superata definitivamente, estendendo a tutta la scuola l’esperienza di collaborazione e condivisione di responsabilità tra docenti che era maturata nel Tempo pieno. La pluralità docente ha permesso ai maestri e alle maestre di approfondire la conoscenza disciplinare e ha rafforzato lo spirito di collaborazione, rendendo la scuola elementare una comunità di conoscenze. gli permetta di ottenere nuovi risparmi ai danni della già tartassata scuola pubblica. Che senso ha infatti stravolgere la scuola elementare, che tra l’altro viene valutata positivamente anche nei test internazionali, se non con l’obiettivo di mettere in crisi un settore della scuola pubblica a vantaggio del mercato e delle scuole private? fermamente contrari a questi progetti, ci impegniamo a mettere in atto tutte le iniziative che potranno contrastarli e a sensibilizzare in tutti i modi l’opinione pubblica. io l'ho già fatto, questo è il link : http://firmiamo.it/sign/list/controilmaestrounico per ora ...........31.047 firme |
Post n°474 pubblicato il 24 Ottobre 2008 da grattinik
Non reprimete il nostro futuro. In questi giorni siamo attivamente impegnati nella difesa del nostro futuro nostro e del nostro paese. Scuole e università si stanno mobilitando per chiedere prima di tutto centralità, la consapevolezza che il sapere è il principale motore per il miglioramento delle nostre condizioni di vita. Gli ultimi provvedimenti del Governo prevedono un taglio radicale degli investimenti pari nove miliardi e mezzo di Euro che metteranno in ginocchio il sistema d'istruzione dalle elementari fino all'università. si abbatte sulla nostra percezione del futuro, su quello che saremo domani, sulla qualità della nostra vita, sul desiderio di libertà, che è insito in ognuno di noi. a subire le politiche di un governo che taglia gli investimenti sulla conoscenza, non limitando la spesa pubblica nel sostegno economico alle banche o alla disastrata Alitalia, di cui tutti noi cittadini pagheremo i debiti. La percezione della "crisi", della "paura" e "incertezza" pervade il nostro presente, sentiamo sulla nostra pelle la mancanza di una vera sicurezza sociale in ambito lavorativo e ci accompagna invece la profonda consapevolezza che in fondo "un domani, saremo tutti precari, che in futuro non avremo mai una pensione, che sarà impossibile per un giovane, comprare una casa". Un movimento assolutamente pacifico, reale, partecipativo, democratico, un movimento che nasce per rivendicare più scuola e più sapere, che vuole una conoscenza capace di eliminare le tante ingiustizie sociali che pervadono il nostro tempo. Per questo, non siamo per il mantenimento dello status quo, ma chiediamo invece vero cambiamento, scuole e università al passo con l'Europa, una ricerca al servizio della collettività, la possibilità di raggiungere i livelli più alti dell'istruzione anche se non sei il figlio di un grande industriale. Poco prima delle elezioni Berlusconi diceva ad una giovane precaria: "sposa un miliardario!". Al presidente del consiglio vorrei dire che io voglio sposare la persona che amo e pretendo, da singolo cittadino, che lo Stato mi assicuri l'accesso ai più alti gradi dell'istruzione, come afferma il dettato costituzionale. L'Italia è un paese dove non esiste il merito, vieni premiato solo se riesci a comprarti titoli generalmente definiti d'eccellenza. Il vero merito sta nell'uguaglianza dei diritti e delle opportunità, nel fatto che anche il figlio dell'operaio può diventare dottore.
che vuole studiare di più e si oppone ad un governo che ci vuole far studiare di meno. Che si oppone ad un governo che si rifiuta di affrontare la vera emergenza educativa del nostro paese, pensando che con un grembiulino o un voto di condotta si possa risolvere la fatiscenza dei nostri istituti scolastici, la mancanza di strumenti didattici, la bassezza della qualità delle risorse, l'arretratezza dei nostri sistemi formativi rispetto a quelli del resto del mondo. della politica, non siamo qualunquisti ma vogliamo essere pedine da muovere a secondo dell'esigenza di uno o l'altro partito. Siamo una soggettività indipendente, cittadini e cittadine che hanno dei bisogni e chiedono di essere ascoltati e non repressi con la violenza. Abbiamo promosso lezioni di piazza con i docenti, ci siamo mobilitati con i genitori contro il taglio del tempo pieno nelle scuole elementari, non abbiamo mai usato la violenza e mai la useremo. almeno discuterli vuole usare la violenza? Si può definire un paese civile e democratico, se l'uso della forza viene usato a sfondo politico, cioè per reprimere un dissenso nei confronti delle politiche del governo? Può il presidente del consiglio usare le forze dell'ordine per dare forza ai suoi disegni politici? A quel punto, di fonte a due tecnici del ministero spaesati, ci siamo chiesti: e il Ministro? Prima o poi vi incontrerà, rispose sicura di sé una segretaria. Questo momento non è mai arrivato. E' questa la vostra democrazia? E così invece di risposte politiche abbiamo trovato solo offese: bamboccioni, ignoranti, presuntosi, le dichiarazioni del governo si sono susseguite a ritmo serrato, dimostrando il totale scollamento della politica italiana dalla realtà del nostro paese. questa non è una battaglia degli studenti e delle studentesse ma di tutti quelli che pensano che le scuole e le università sono centrali per lo sviluppo sociale e civile della nazione. Lanciamo un appello ai docenti e ai genitori, non ci abbandonate, non fate in modo che la polizia reprima con la violenza il futuro dei figli della Repubblica. Lanciamo un appello al mondo della cultura, all'intellettualità diffusa, all'opinione pubblica, sosteneteci e costruiamo insieme un'altra idea di scuola, le proposte non ci mancano. Lanciamo anche un appello alla stampa, invece di fare solo la cronaca dei jeans che indossiamo o dell'acconciatura all'ultimo grido, lasciateci lo spazio di raccontarci, di rendere pubbliche le nostre proposte, di avviare una discussione seria e pubblica sulla scuola che vogliamo. contro questi provvedimenti, stiamo attraversando una fase cruciale della vita del nostro paese, o la democrazia o i manganelli, a voi la scelta... |
Post n°473 pubblicato il 23 Ottobre 2008 da grattinik
Continua a Milano la protesta contro il decreto Gelmini: lezione all'aperto al Duomo e blocco del traffico. Traffico bloccato da sit-in improvvisati a Roma, Trieste e Milano. Occupazioni a Torino e all'Orientale di Napoli ore 16, oggi- corriere della sera Monta la protesta degli studenti. Oggi alle 17 riunione al Viminale. Il premier precisa. Il ministro Gelmini al Senato: «Convoco gli studenti, campagna terroristica contro il decreto» la stampa oggi ore 17 Dilaga la protesta anti-riforma. Blocchi in tutta Italia. A Torino sempre occupata l'Università, gli studenti bloccano il traffico a Napoli. Fischi in Senato per la gaffe della Gelmini: «Libro bianco scritto sotto l’egìda...». |
Post n°472 pubblicato il 23 Ottobre 2008 da grattinik
oggi 23 ottobre 2008 la repubblica in internet Scuole e atenei, la protesta continua Berlusconi: "Mai pensato alla polizia"All'indomani della durissima presa di posizione di Berlusconi, che ha minacciato di far intervenire la polizia contro le occupazioni, il premier rettifica: "I giornali non dicono la verità". Proseguono intanto le manifestazioni contro la riforma Gelmini, che replica: "Convocherò da domani le associazioni degli studenti" |
Post n°471 pubblicato il 22 Ottobre 2008 da grattinik
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Post n°470 pubblicato il 20 Ottobre 2008 da grattinik
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Post n°469 pubblicato il 18 Ottobre 2008 da grattinik
Davvero un Maestro Unico, Meno ore di scuola, meno attività di sostegno... fanno la scuola Migliore?
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Post n°468 pubblicato il 17 Ottobre 2008 da grattinik
La Regione Lazio farà ricorso alla Corte Costituzionale per illegittimità della riforma Gelmini. Lo stabilisce una delibera di giunta approvata oggi su iniziativa dell'assessore all'Istruzione Silvia Costa. "Fino ad ora - ha spiegato Costa - sono sei le regioni che faranno ricorso contro la riforma Gelmini: l'Emilia Romagna, la Toscana, il Lazio, le Marche, la Puglia e la Sardegna. E sulla scuola, tema rovente, insorgono anche le Regioni: i governatori dicono «no» al commissariamento degli enti che entro il 30 novembre non metteranno in pratica il piano di ridimensionamento degli istituti scolastici (un taglio stimato in 2600 istituti e 4200 plessi, soprattutto nei comuni montani) previsto dall'articolo 3 del decreto 154 sulla sanità. E la pregiudiziale «irrinunciabile» dei governatori manda all'aria il blitz Tremonti-Gelmini. Rottura istituzionale. maestre che manifestano il primo giorno di scuola vestite a lutto. manifestazione fiaccolata contro i decreti Gelmini del 13 ottobre alle 21 per le vie del centro della città di firenze, 20.000 persone. 17 ottobre sciopero e altre manifestazioni Migliaia di studenti sono in piazza da questa mattina in un centinaio di città italiane per protestare contro il progetto della scuola del ministro Mariastella Gelmini. Nei cortei e nelle piazze, la manifestazione - indetta dall’Unione degli studenti (Uds) - contro il maestro unico, i tagli al settore, la reintroduzione del voto di condotta registra cori e striscioni contro la politica del governo. E il 30 ottobre, si replica. L’Uds ha già annunciato che sarà di nuovo in piazza con i lavoratori della scuola in occasione dello sciopero generale indetto dai sindacati del settore IL 17 OTTOBRE A Genova la manifestazione - durante la quale sono stati lanciati anche fumogeni e insulti rivolti al ministro - è stata aperta da uno striscione con su scritto “Scuole come prigioni ci avete rotto i COGLIONI “.C’era anche chi ha indossato magliette con scritte “Moratti+Fioroni+Gelmini=una scuola senza cervelli”. In molte città, le manifestazioni si svolgono insieme agli studenti universitari (Udu), anch’essi critici verso le iniziative dell’esecutivo nei confronti degli atenei; contestano, in particolare, il numero chiuso, il blocco delle assunzioni, le poche risorse. A Roma, la protesta (per gli organizzatori ci sono 40 mila studenti) si è espressa in un “concerto-sconcerto” dedicato al ministro per sottolineare che la scuola “torna indietro di 50 anni”. “Siamo in piazza per smascherare le balle di questo governo” dice un componente della Rete degli studenti medi. “Non è che l’inizio” ci tengono a dire i manifestanti a Napoli: “questa protesta è la prima di una lunga serie, la nostra lotta durerà tutto l’autunno. Ostacoleremo in tutti i modi i provvedimenti della Gelmini”.Cinquemila gli studenti scesi in piazza a Firenze. Tra gli striscioni: “Outlet: -50% docenti -7% studenti ricercatori 3×2″, “Gelmini rimanda a settembre”. “Con il voto in condotta ci tappano la bocca” gridano gli studenti che marciano a Milano. A testimoniare i possibili effetti della riforma, in testa al corteo è trasportata da due ragazzi una bara nera con la scritta ’scuola’. Intanto, la Gilda degli insegnanti definisce un “accordo storico” l’intesa fra i sindacati della scuola per lo sciopero generale del 30 ottobre. |
Post n°467 pubblicato il 08 Ottobre 2008 da grattinik
beata ignoranza 1.NO ai tagli previsti dalla finanziaria, no ai tagli al personale docente e ATA 2.NO all’abbassamento di fatto dell’obbligo scolastico a 14 anni 3.NO alla reintroduzione del voto in condotta ai fini della bocciatura 4.NO al maestro unico 5.NO ai finanziamenti alle scuole private 6.PER un piano di investimenti straordinario per l’edilizia scolastica, la partecipazione all’interno delle scuole, e per migliorare la qualità dell’offerta formativa 7.PER la reintroduzione dell’obbligo scolastico a 16 anni, col progressivo innalzamento a 18 anni |
Post n°466 pubblicato il 03 Ottobre 2008 da grattinik
che ve ne sembra ? Mi sembra un'arte molto americana anche perchè è postale e qui da noi imbucare una qualsiasi cosa sembra far parte del lontano passato....comunque a me sembra una forma d'arte interessante ed io cercherò sicuramente di far qualcosa nella Mailart mi ricorda un pò internet in cui tutti vogliono condividere qualcosa, comunque mi piace perchè è fatta per scambiarsi qualcosa. E viene fatta in molti paesi lontani, anche dai bambini delle scuole elementari. qualche cenno storico: Mail Art oggi La Mail Art è una libera forma di comunicazione artistica che coinvolge tutte le Nazioni del mondo, in grado di sviluppare rapporti di amicizia e fratellanza con il superamento delle distanze geografiche-culturali-ideologiche, con la partecipazione a progetti internazionali, con lo scambio di opere artistiche ed anche con incontri durante i quali vengono eseguite installazioni, performances ed azioni poetiche. La paternità di questo “circuito artistico internazionale”va attribuita al provocatorio e originale artista americano Ray Johnson, il quale – facendo allora parte del Movimento Fluxus che comprendeva al suo interno tra i vari aspetti anche la Mail Art - diede completa autonomia a quest’ultima con la nascita della New York CorresponDance School of Art, rendendola così forma d’arte totale e libera, al di fuori degli schemi dettati dal potere e dal mercato, quindi quasi “underground”, mentre invece Istituzioni, Scuole e Università si sono sempre interessati a questo movimento, essendovi al suo interno un grande insegnamento di democrazia, poiché niente viene rifiutato e, in caso di mostra, tutte le opere vengono esposte, in quanto la non discriminazione è uno dei principali aspetti dello spirito della Mail Art.
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Post n°465 pubblicato il 30 Settembre 2008 da grattinik
mi e` piaciuto molto" L`eleganza del riccio" e ho letto anche altri libri, a volte faccio tardissimo per leggere. Vediamo se vi posso riportare qualche pezzo di questo libro, molto best-seller, ma sicuramente un libro intelligente. ho letto anche Rosso vermiglio di una scrittrice italiana esordiente so che ha anche vinto un premio, tipo campiello. "Mi chiamo Renée. Ho cinquantaquattro anni. Da ventisette sono la portinaia al numero 7 di rue de Grenelle, un bel palazzo privato con cortile e giardino interni, suddiviso in otto appartamenti di gran lusso, tutti abitati, tutti enormi. Sono vedova, bassa, brutta, grassottella, ho i calli ai piedi e, se penso a certe mattine autolesionistiche, l'alito di un mammut. Non ho studiato, sono sempre stata povera, discreta e insignificante". Vivo sola con il mio gatto, un micione pigro che, come unica particolarità degna di nota, quando si indispettisce ha le zampe puzzolenti. Né lui né io facciamo molti sforzi per integrarci nella cerchia dei nostri simili. Siccome, pur essendo sempre molto educata, raramente sono gentile, non mi amano. Tuttavia mi tollerano, perché corrispondo fedelmente al paradigma della portinaia forgiato dal comune sentire. Di conseguenza, rappresento uno dei molteplici ingranaggi che permettono il funzionamento di quella grande illusione universale secondo cui la vita ha un senso facile da decifrare. E se da qualche parte sta scritto che le portinaie sono vecchie, brutte e bisbetiche, così, sullo stesso firmamento imbecille, è solennemente inciso a lettere di fuoco che le suddette portinaie hanno gattoni accidiosi che sonnecchiano tutto il giorno su cuscini rivestiti di federe fatte all'uncinetto. In proposito si aggiunga che le portinaie guardano ininterrottamente la televisione mentre i loro gatti grassi sonnecchiano, e che l'atrio del palazzo deve olezzare di bollito, di zuppa di cavolo o di cassoulet fatto in casa. Io ho l'inaudita fortuna di fare la portinaia in una residenza di gran classe. Dover cucinare quei piatti ignobili mi sembrava così umiliante che l'intervento di monsieur de Broglie, il consigliere di Stato del primo piano, intervento che lui deve aver descritto alla moglie come cortese ma fermo, fatto allo scopo di eliminare la convivenza quotidiana con quei miasmi plebei, fu per me un immenso sollievo che tuttavia dissimulai come meglio potei. Sono passati ventisette anni. Da allora, ogni giorno, vado dal macellaio a comprare una fetta di prosciutto o di fegato di vitello, che infilo nella mia sporta a rete tra il pacchetto di pasta e il mazzo di carote. Esibisco compiacente queste vettovaglie da povera, impreziosite dalla pregevole caratteristica di non emettere cattivi odori, perché io sono povera in una casa di ricchi. In questo modo alimento congiuntamente lo stereotipo comune, e anche il mio gatto, Lev, che ingrassa solo grazie ai pasti in teoria a me destinati e si rimpinza di insaccati e maccheroni al burro, mentre io posso appagare le mie inclinazioni culinarie senza perturbazioni olfattive e senza che nessuno sospetti niente. Più ardua fu la faccenda della televisione. Eppure quando mio marito era ancora in vita, mi ci ............... L’eleganza del riccio è stato il caso letterario del 2007 in Francia: ha venduto centinaia di migliaia di copie grazie a un impressionante passaparola e ha vinto il Prix des Libraires assegnato dalle librerie francesi. |
Post n°464 pubblicato il 27 Settembre 2008 da grattinik
anche se riesco a fare un mucchio di cose, tra cui in primo luogo dipingere, non sono affatto tranquilla e in questi giorni tratto male chi mi capita a tiro. Una delle ragioni principali è il prolungarsi dei lavori, poi la testardaggine infinita di mia madre eppoi tante altre ragioni che non vi sto a spiegare, vi annoierei. mi arrabbio, eppoi dopo sto ancora peggio !!!!! |
Post n°463 pubblicato il 27 Settembre 2008 da grattinik
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Post n°462 pubblicato il 25 Settembre 2008 da grattinik
stasera ne parleranno ad Annozero, ma io sono preoccupata lo stesso... MAESTRO UNICO” …e allora nella scuola italianaIL TUTTOLOGO: È POSSIBILE SAPERE BENE TUTTO Il maestro unico dovrà insegnare tutte le materie in minor tempo. UNICO = SOLO Solo di fronte alla classe. E se la cattedra è vacante? FINE DELLE COMPRESENZE Nessuna attività a piccoli gruppi. on più recupero e integrazione. Attività laboratoriali impossibili. Addio alle uscite didattiche ai musei, teatri…. 24 ORE SETTIMANALI = MENO DI 5 ORE DI SCUOLA AL GIORNO Ogni alunno subirà una considerevole riduzione dell’istruzione. Nell’arco dei 5 anni si perderebbero dalle 990 ore per il modulo alle 2640 ore per il Tempo Pieno. TEMPO PIENO E MENSA MAGIA… Chi starà con i bambini durante e dopo la mensa Non è che diventeranno servizi a pagamento con personale non specializzato E IL “TEMPO PIENO” ????? La scuola elementare pubblica italiana è una delle migliori del mondo, perché rovinarla? E la scuola materna, il nostro fiore all’occhiello, cosa diventerà con un solo insegnante? C’È CHI REMA CONTRO … NOI PEDALIAMO IN AVANTI! Tutti in bici alle Cascine Domenica 28 settembre Ore 10.30 piazza dell’Isolotto Firenze … ELA MEGLIO LA MOLATTI ?? ? ? ? ? ? ?? ? Comitato promotore - genitori e insegnanti del Q4 |
Post n°461 pubblicato il 19 Settembre 2008 da grattinik
noi che lavoriamo a scuola siamo molto preoccupati per i tagli dal 2009 e per le splendide riforme che vuole intraprendere la Ministra Gelmini. Posto un'altra lettera scritta da un'altra insegnante è lunga, ma fa capire in che stato di preoccupazione è chi lavora a scuola. RIFLESSIONI DI UNA INSEGNANTE DI SCUOLA PRIMARIA A SEGUITO DEL D.P.R. 137/08 E’ un curioso destino, quello della Scuola primaria, dove da alcuni anni ogni ministro che arriva, ritiene necessario modificare, persino stravolgere, ogni cosa, sia essa ordinamento, siano i programmi, sia l’organizzazione funzionale del personale. La cosa buffa (e tragica) è che ogni volta si incomincia soprattutto dalle elementari, lasciando intatti gli ordini di livello superiore che pure avrebbe bisogno di una qualche “aggiustatina”. Ogni ministro pensa di fare una cosa epocale, e poi tocca a noi rimediarvi, a noi che realmente ci occupiamo della scuola , e non solo per la durata della legislatura ministeriale. Oggi è in discussione il ripristino di una scuola che andava di gran moda fino agli anni ’60 quando essa era strutturata come il ministro Gelmini la ipotizza oggi. Ma come si fa a non capire che non sono più i tempi di allora, che oggi occorre affrontare non tanto l’alfabetizzazione di base quanto le specializzazioni settoriali, che non basta usare solo la matita e il quaderno o il gesso con la lavagna di ardesia, nell’era della moderna tecnologia? Tecnologia che va conosciuta, usata, “dominata” perché sono i genitori a non volere figli creduloni, a cui basta una telenovela per sognare una posizione nel mondo migliore di quella vissuta realmente, e soprattutto sono le industrie ad avere bisogno di manodopera qualificata, che sappia gestire la complessità del lavoro e soprattutto che sappia render, rispetto al capitale impiegato. Insomma, dato che siamo un paese tra i più industrializzati, chi può desiderare una scuola che non prepari per il mondo iperstrutturato che ci attende? Neanche la destra che ci governa oggi, ancorché forte del successo elettorale. Mi viene da pensare che il pensiero, la filosofia – se così si può chiamare – che esprimono le modifiche apportate di gran fretta – per decreto- dal nostro ministro, sia quello di immaginare una società non divisa per merito ma differenziata tra chi ha avuto la possibilità di frequentare scuole molto qualificate, dove non importa il numero degli insegnanti che occorrono per educare e formare i rampolli delle nuove classi dirigenti e il popolo, quello composto dal ceto medio e basso che è bene che sappiano poco, che siano poco capaci di pensare con la propria testa, persone sottomesse all’ignoranza che non siano di impiccio, che non siano in grado di comprendere fino in fondo i raggiri che chi ha cultura e competenza può proporre. In sostanza, questo tentativo di modificare la scuola primaria lede il diritto democratico e costituzionale che prevede per tutti, non uno di meno, di ricevere istruzione ed educazione attraverso personale qualificato ad insegnare. In questi giorni le voci che si sono alzate contro tali modifiche sono state tantissime e questo mi fa pensare che ancora siamo all’interno di uno stato a democrazia partecipata, e per questo bisogna meglio spiegare gli aspetti pedagogici che hanno sostenuto la scelta dei team docenti anche per la scuola elementare. Infatti, negli anni ’80 si è avviato un processo di revisione del sistema educativo di base che sarebbe ideologico analizzare soltanto con l’aumento di posti di lavoro, ancorché importanti anch’essi. Se il nostro ministro continua a ripetere, in sintonia con alcune organizzazioni conservatrici che rivogliono una scuola primitiva, che l’avvento dell’organizzazione modulare sia servito ad assumere persone inutili, sta proprio prendendo un granchio, un enorme balla raccontata e creduta da chi ha tanto a cuore un mondo deamicisiano non più esistente. Tanto per spiegarmi, faccio riferimento al mio vissuto. Quando entrai nel ruolo della scuola elementare era in atto la discussione sui programmi scolastici, ritenuti non più aderenti al cambiamento che nel frattempo era sempre più evidente. Provenivo da alcuni anni di insegnamento nella scuola dell’infanzia e, vinto il concorso, ho iniziato come maestra unica il mio lavoro. Le mie competenze si erano andate rafforzando nell’ambito linguistico-antropologico: in questi ambiti ho dato il meglio delle mie capacità metodologiche, contenutistiche, organizzative. Le altre discipline le ho insegnate, punto e basta. Dopo due anni, sono iniziate le sperimentazioni modulari: si è allora aperto un mondo magnifico per gli studenti che potevano godere di docenti che, avendo suddiviso le discipline ed avendole integrate con la reale valorizzazione delle attività educative complementari, curavano finalmente la formazione della personalità nel suo intero, con efficacia ed efficienza, studiando ed aggiornandosi continuamente, mettendosi in discussione per superare l’idea della “mia classe”, della maestra chioccia, utile ma ingiusto sostituto della famiglia e soprattutto della mamma. Le cose non sono state affatto facili, per alcuni anni si è parlato spesso di maestra a righe, a quadretti e dei lavoretti. Da allora molta acqua è passata sotto i ponti, il ricambio generazionale (il personale presente alla primaria si attesta sui 48 anni, vuol dire che mediamente molti docenti sono entrati a far parte del modulo a circa 25 anni) ha aiutato nel far evolvere il maestro da custode di valori “agresti”, da focolare, a professionista competente e specializzato, che fa ricerca, che si aggiorna, che riesce a gestire l’innovazione sempre necessaria nel fatto educativo. Da oltre vent’anni la scuola elementare vede la presenza in ogni classe (meglio, in un gruppo di 2 classi aggregate in un modulo) di un team di docenti (in genere composto da tre insegnanti: per l’area linguistica, quella matematica e quella storico-sociale) che duplicano i loro interventi nelle due classi loro assegnate. Una pluralità di docenti (simile a quella esistente in tutti gli altri livelli scolastici, compresa la scuola dell’infanzia), che lavora in modo efficace perché dedica almeno due ore settimanali del tempo di lavoro obbligatorio alla programmazione dell’attività didattica delle singole classi (fatto atipico del sistema scolastico italiano). Oggi parliamo di laboratori aperti, di didattica laboratoriale su tutte le discipline, di supporti per gli alunni svantaggiati o diversamente abili che ci invidia il mondo educativo estero (e che con il ritorno al maestro unico, ben poche possibilità avrebbero di diventare lavoratori impegnati perché in possesso delle adeguate capacità). Parliamo di informatica, di tecnologia, di attività musicali, artistiche, motorie, religiose, di educazione alla pace, alla convivenza (come vede il nostro ordine di scuola non ha bisogno di un decreto legge per insegnare la Costituzione), all’ambiente, al benessere così come all’espressione individuale, alla creatività, al superamento dell’intolleranza. Orbene, come potrebbe una sola persona portare avanti questa mole di lavoro in modo dignitoso, progettato, pensato? Si è certi che l’utenza sia disponibile a tornare così tanto indietro da chiedere per i propri figli una scuola depauperata, ridotta ad un insegnamento frontale, perché così sarà se si prevede anche l’aumento del numero di alunni per classe? Quali garanzie il governo metterà in atto per far sì che tutti possano andare a scuola? Oppure anche questo dato non è necessario alla crescita culturale di un popolo? D’altronde l’Italia è un paese molto vario anche dal punto di vista orografico e la collocazione sul territorio delle tante scuole che, giustamente in alcuni casi e ahimé in altri, saranno “razionalizzate”, comporterà oggettivamente la diminuzione del diritto allo studio. Abbiamo lottato per tutto il secolo XIX° al fine di giungere ad ufficializzare la scuola pubblica per tutti i giovani, è mai possibile che un ministro e un governo possano gettare al vento la storia di un popolo? Vogliamo poi parlare di sprechi? Perché ce ne sono, sicuramente, ma forse non sono prioritari quelli legati al personale della scuola concreta: cito quelli che mi vengono in mente per primi. L’organizzazione del ministero, degli Uffici Scolastici Regionali, delle varie Agenzie di valutazione, documentazione, monitoraggio, gestione, e chi più ne ha più ne metta, a cui affluiscono soldi pubblici con personale ben pagato che spesso lavora nella confusione dei ruoli. Soldi che potrebbero garantire l’efficienza delle scuole, del personale non docente, sempre carente, di materiali e strumenti che quando ci sono, sono archetipi o da museo. Vogliamo parlare dei laboratori di informatica in cui, se va bene, ci sono macchine risalenti ai piani A e B della metà degli anni ’90? Il ministero sicuramente sarà dotato di tecnologie avanzate, ma nelle scuole vi sono gli Amstrad, che praticamente sono inutili perchè non vi possono girare i software di nuova generazione. Vogliamo parlare dei laboratori di scienze che non esistono? O delle palestre che solo con generosa competenza e disponibilità a ricercare anche il più piccolo sponsor, gli insegnanti cercare di mantenere ai limiti della decenza? I risultati OCSE-PISA, a cui si affida il “pensiero pedagogico” del ministro danno esiti deludenti per la scuola italiana, ma ci si scorda che le rilevazioni e le prove legate alla scuola dell’infanzia e primaria, soprattutto, indicano senza ombra di dubbio che questo comparto del sistema scolastico risulta essere tra i primi posti (e intendo al 2° posto europeo e 6° a livello mondiale) delle graduatorie internazionali. I problemi sopraggiungono negli altri ordini di scuola, ma costoro saranno sempre secondi nei processi riforma messi in campo dai governi. Viene da chiedersi il motivo e viene il sospetto che vessare la scuola primaria con riforme e controriforme, con programmi, programmazioni, progettazioni, formazioni, aggiornamenti, indicazioni e ordinamenti con la scusa che il sistema scolastico debba essere riformato a partire dalle fondamenta, lo si possa fare perché in tali ordini di scuola i docenti sono meno politicizzati, meno sindacalizzati, non hanno armi a loro vantaggio per affermare la qualità che la scuola primaria esprime e che sarebbe bene non corrodere ad ogni cambio di governo. Vorrei aggiungere anche un altro dato che desta i miei sospetti. All’articolo 4, comma 1, del decreto legge 137/2008 si legge: “Nei regolamenti si tiene comunque conto delle esigenze, correlate alla domanda delle famiglie, di una più ampia articolazione del tempo-scuola” e al comma 2 “con apposita sequenza contrattuale … è definito il trattamento economico dovuto per le ore aggiuntive rispetto all’orario d’obbligo di insegnamento stabilito dalle vigenti disposizioni contrattuali” Frasi sibilline che potrebbero indicare nuove formule organizzative come l’ampliamento del tempo pieno (e in questo caso si limiterebbe il risparmio tanto invocato), ma non è malizioso ipotizzare che, poiché le famiglie non sono disposte a immaginare un tempo- scuola di sole 24 ore settimanali, si voglia ampliare la professionalità degli insegnanti in un babysitteraggio, pagato dallo stato. O, peggio ancora, i commi possono dare spazi lavorativi a “privati”, ad associazioni create ad hoc che potrebbero ricoprire il vuoto educativo creato da siffatta legge. Ma questa è l’immagine che questo governo ha di uno dei cardini della società italiana? E’ una miopia che non ha nulla a che fare neanche con gli orientamenti delle moderne destre europee che governano in altri Paesi: è una visione classista e retriva quella che emerge da questa calda estate e che fa presagire un autunno altrettanto caldo. E’ una visione che porta allo smantellamento della scuola pubblica a favore di quelle private, a cui lo stato generosamente già elargisce ciò che dovrebbe essere primariamente messo a disposizione per quella statale; scuole che avranno mezzi e strumenti e personale e numero di alunni equo, che potranno permettersi di essere seguiti con adeguata qualità professionale ma che non saranno alla portata di tutti. Già ora sono poche le risorse destinate alla scuola rispetto ai nostri partner europei. Discutiamo pure di come azzerare gli sprechi, di come utilizzare meglio le risorse per la scuola e, soprattutto, di come incrementarle, anziché diminuirle, portando così la scuola e il Paese verso un inevitabile declino. La riduzione del numero degli insegnanti è diventato uno dei cardini della politica scolastica dei prossimi anni. È fin troppo facile additare gli alti rapporti numerici insegnanti-allievi per la scuola elementare e quindi proporre radicali correttivi. Il problema del numero degli insegnanti richiede un’analisi non emotiva. Occorre saper vedere la specificità della scuola italiana e dei suoi 8.000 Comuni, la generalizzazione del diritto all’istruzione (“La scuola è aperta a tutti” recita l’art. 34 della Costituzione), l’intervento per i disabili, l’accoglienza dei cittadini non italiani, il tempo disteso a supporto delle famiglie. Non sono la sola a pensare che sia importante riflettere sulla nostra scuola, se questo vuol dire correggere gli errori per dare una maggiore qualità formativa, ma lo si deve fare con un confronto aperto culturalmente, in una prospettiva educativa di continuità 3-16 anni, ove anche il biennio di istruzione obbligatoria (14-16 anni) faccia parte integrante della formazione di base di tutti i cittadini. Il nostro Paese, caro ministro, necessita di un sistema scolastico autorevole, stabile, che dia garanzie democratiche e competenze ai futuri cittadini. Abbiamo bisogno per questo di dare forza e aumentare la professionalità dei docenti. Un decreto legge, se si trasformasse così pensato, in legislativo, non può permettersi di disperdere la professionalità acquisita e dimostrata dai dati, non può permettersi di avere un corpo docente continuamente frustrato e denigrato, soprattutto quando il corpo docente in questione è quello che ha mantenuto, nonostante le difficoltà, alto il livello della qualità educativa italiana. Anna Locchi
nsegnante Anna Locchi Scuola Primaria Statale - Perugia
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