Precariato
Rabbiosa e violenta e la vita,
morsa da mille vermi
che la scavano fino al succo.
Marcisce fino alla radice la verità.
Rimpiazzata dalla percezione
della realtà,
impressa di un,
io accondiscendente.
Ovattato nel buio,
con conati periodici,
scavo la mia buca vicino all’oceano.
È un mare calmo quasi piatto.
Mail futuro non esiste,
in questo posto
di transenne e cantieri aperti
e chiusi,
e società di comodo e comodi tutti!
Nessun proseguimento
di quello che siamo,
la vita si ferma con noi,
paese di vecchi, e stanchi giovani.
Ma il posto migliore dove vivere,
il migliore dei tempi non è….
E scandisci la vita anno per anno,
in spazi di tempo
che sanno straziarti,
nell’attesa di un insicuro,
oramai divenuto costante.
Incitare a coincidere gli altri con noi,
che non siamo peggiori
ma diversi nello stile di vita
e nei modi di fare,
in questi anni sbagliati.
In cui tutto è attonito,
fermo,
eppure si muove all’unisono.
C.Moraldi
Post n°277 pubblicato il 28 Ottobre 2010 da claudiomoraldi
QUELLO CHE SI AGITA
Preferisco la disinvoltura delle parole semplici.
La schiettezza di un volto, rivelatore, di realtà devastanti.
Corvi volano neri, in questi tempi scuri, freddi di carta da zucchero.
Nelle vie sbilenche e fra le fronde degli alberi storti.
Si posa, insieme furente e tiepida, una forte sonnolenza, negli occhi, dei gufi di strada e dei gatti, che muoiono al sole, silenziosi.
Ghiacciato da lastre nere, come suole di bare, spandendosi e avanzando, con punte viola.
Che portano, lenta la morte, nel vento la sera.
Claudio MORALDI |
Post n°276 pubblicato il 26 Ottobre 2010 da claudiomoraldi
Il 1° gennaio 1980 cominciavano gli anni '80: con tre anni bisestili, sarebbero stati il decennio più lungo del secolo, insieme agli anni '20, '40, e '60. 3653 giorni, 87.672 ore, 5.260.320 minuti tra i più densi di avvenimenti, di personaggi, di storie di tutto il 2° millennio. |
Post n°275 pubblicato il 21 Ottobre 2010 da claudiomoraldi
L’OMICIDII
Novi ligure, Cogne, Garlasco, Erba, Perugia, Roma, Via Poma e mo Avetrana,
Tassisti, che moreno, cazotti, ombrellate, sangue, pc rivelatori, novi fii, stranieri che diventeno scrittori, mamme in televisione, rigazze scomparse ner mezzo della sera, quanno un lapione se spegne, se scurice na via ‘ntera. Rigazzini ammazati…. E QUA… IO, CHE STO’A SENTI’!
Le città, li paesi, li villaggi eppure le vie. Se creano novi contorni, se colorano der sangue, de li sfortunati morti e de li poveri scomparsi.
Jessica, Omar, so stati firmati, da li giornalisti, che n’se so scansati. Davanti a ‘n’massacro, de fronte a’ la farce de la morte. So strilloni de strada, co ancora più voce, nun staccano mai, n’se riposeno ‘n minuto, ‘a morte è vita pe loro, E NOI QUI A VEDELLA!
Poi a segui…. er caso Frazoni, quarantaquattro giorni ar paese de Cogne, a sfragne i cojoni, a ‘n pubblico ’nsonne.
Co l’abbitanti marchiati, da un fatto nun causato da loro.
Tra er frutarolo, e er farmacista….. Giornalista, CHE CAZO DE LAVORO!
Poi, Olindo co Rosa, l’amanti de Erba, e voi ‘nantra commedia, la scorsa era ‘m po’ acerba, doveva da nasce, nun era na proprio strage!
Qui ‘nvece ce er presupposto, pe mette le tenne, torturanno tutto er paese, de sta povera Erba.
du’ brave persone, du’ persone normali,
sentivo dentro ai bare: “nun pensavo che questi, annaveno sulli gionali.”
Mo e Roma, che fine, Città bella e’incriminata, dove uno te mena, e la gente n’se fermata, pe’ una per tera, rimastace svenuta, er solito abbraccio distante, de politici e chiesa, che hanno da dire la loro, potenno stasse zitti!
La televisione, cor cordoglio ner core, ce dice: nun è che paura o ‘m po’de disamore.
Manco mo abbassate er vocione! Ancora che parlate, pe riempì no spazio Fatto, d’inframezzi pe i consii pe l’aquisti,
Ogn’uno a di la sua, come si fosse vero! ma a voi s’tevento, nun ve tocca.
La famia, de Avetrana, è ancora e ‘n’antra cogne, co ‘mpronte digitali, plasici e rivelazioni levanno tutto er giusto e tutto er doloroso, la stanno a analizza come, ‘n firme giallo.
Una vorta pe tutte, scrivetene de artro, scrivete der tempo, de l’oroscopo o de lo sport.
Lasciateli in pace s’assassini zozzi, e lasciate ‘n pace, l’ombra de li morti che ‘ncobme su de loro, nun v’affanate state boni. Lasciate la famia, ‘n po de disperazione, fatela piagne in pace, nella sua sofferenza senza veniccelo a raccontà.
Claudio MORALDI |
Post n°274 pubblicato il 20 Ottobre 2010 da claudiomoraldi
Queste case, angoli bui
Angoli bui, nell’ombra di un vetro sporco e scuro, vedo volti di gente che muovendosi infruttuosa, stanca e disperata della sua condizione, protrattasi fino all’estremo.
Schegge di rosso, si apro da armadi vecchi, insieme a un puzzo stantio di anni migliori, riscaldano il viso e inumidiscono gli occhi.
Il futuro non esce di casa, sta solo, solo come un paio di scarpe vecchie, un cane abbandonato o un anziano in un ospizio. Sperando….
Si impazzisce in queste case, dove tutto e silenzio in superficie e il temporale, può arrivare dall’oggi al domani.
Si muovono lente e striscianti, idee che non sono distinte, da far male al volto un volto dolente, che cerca di non dolersi mai più!
E continua a rigirati un coltello nel cervello, con l’ansia di fare la cosa sbagliata o di non far nulla!
e un viso indistinto di parole imperanti, che cercano di mantenere il controllo, di tutte le paure recondite, e dei modi che eri, rimane il ricordo.
Catturata da una finzione, che ne crea altre, portandoti a una brusca deviazione di rotta.
L’amore, si muove tra questi argini scuri, tra queste strade ammuffite non facendosi capire, ma essendoci comunque, trasformato nel suo io profondo é deformato anch’esso in paura di perdita.
Claudio MORALDI |
Post n°273 pubblicato il 19 Ottobre 2010 da claudiomoraldi
Amavo ed ancora amo, quella leggerezza degli anni in bianco e nero, quella dei vestiti corti e della gente sorridente senza soldi, che si divertiva giocando con i figli o facendo gite riempiendo l’auto di persone amiche. Mi manca più di tutti i colori sgargianti dei vestiti, il modo di parlare dei vecchi romani e quel senso d’onnipotenza che avevamo quando eravamo piccoli, non si credeva si potesse morire e di vivere non ci bastava mai. Il mondo era nostro ed era un mondo colorato e puro i piccoli regali erano grandi nel Natale era un periodo di spensieratezza, di sole e speranza dove tutto poteva succedere, e qualcosa capitava sempre. C’erano i divi del cinema che erano star e la tv era per pochi, c’era la voglia di emergere ma con altri valori. C’era la politica, il lavoro e i sindacati. Il posto fisso, i negozi e le botteghe, e c’erano gli autobus verdi e qualcuno era ancora grigio, nessuno si preoccupava per i soldi o per la casa, c’era un sorriso e un abbraccio spesso, c’era quella voglia di essere per sempre,non sapendo che sarebbe finito tutto. |
Post n°272 pubblicato il 14 Ottobre 2010 da claudiomoraldi
PALAZZI D’ARGILLA
Palazzi d’argilla, crescono in paludi, intrise di vento e rumori.
In queste vie cittadine che provocano, lenti conati di vomito, denso, nell’aria un sapore di marcio.
Si disseminano rifiuti, come in un campo, annaffiandoli con incoscienza e ignoranza, attendendo… vedendoli crescere, piano, con calma negli anni.
Intorno ai palazzi, gli imballaggi di carta nuova, di plastica e polistirolo, di regali oramai passati.
Si mescola a ricevute, di gratta e vinci, perdenti di giocate andate a male ormai vecchie di buste della spesa, sottili e blu, di bottiglie di plastica, dell’acqua minerale, anonime e rotte .
Infrangendo un volto, di benessere, che non ci si può più permettere!
Mentre le case, crollano sbriciolate, dall’incertezza, corrose da un acido, e dal nostro tempo.
Da un io inconsapevole, che mente a me stesso.
Ora soldi piangono, nel silenzio di un fondo, che finge indifferenza.
Si lava le mani con acqua di mare, asciugandosi lento, per scomparire, in un pomeriggio piovoso.
Schivo, vive la vita degli altri, sparlando di loro.
Ormai vecchi stanchi, derisi e rassegnati, ad un fare costante, di tempi non del tutto moderni.
Giovani vecchi, in un mondo, che continua a cambiare, non fermandosi, così che, si morirà lentamente, con la speranza nel cuore, di un giorno diverso!
Sforzandoci di essere forti, fin quando non arrivi.
Il futuro, appare più nero, del presente che togliendoci la vista e facendoci tutti uguali.
peggiorando il nostro stato!
Claudio MORALDI |
Post n°271 pubblicato il 13 Ottobre 2010 da claudiomoraldi
L’ UOMO VERDE
Passi lievi, mentre tingo la faccia di verde, il mio profumo si perde nell’aria, di un mattino freddo e scolorito dal vento.
Sapore di plastica mista a cemento muffo, si avverte in questo borgo, di città in decomposizione che attende piano…..
Fingo che non accada… fingo…finche la strada non si apre, finche la finzione non lascia il posto, ad una vera e cruda realtà!
Ora il giorno m’appare più nero ed il tempo si ferma, in questi dispersi luoghi.
Qui persone si mescolano, come carte usate di un mazzo vecchio, che molto presto verrà gettato via.
Ma gli uomini verdi fingono, si comportano in modi strani, per non piangere neanche ridono, mai!
Ma sorridono sempre a mezza bocca, e cordialmente.
Amano davvero la vita si cambiano di notte, con mani sicure, di un colore scuro, per guardare la vita, meno buia di quello che è.
Non credono nei libri ne, nei giornali, sono persone malfidate e pensanti, eternamente in disaccordo con gli altri
se si confidano, lo fanno quando il sole sparisce, e la notte e in arrivo.
Ma, orrendamente portatori di felicità incostanti.
Claudio MORALDI |
Post n°270 pubblicato il 11 Ottobre 2010 da claudiomoraldi
LA VITA CREDE
La vita crede, nei sui tanti amanti di strada, e nei mille straccioni sorridenti, armati di gengive gorgoglianti, in chi porta al lavoro un figlio, che crescerà troppo presto, nell’ombra di una speranza, che si avvera, in un domani di pioggia grigia. chi vede il sole, nelle nuvole nere dell’inverno, ormai scuro e bruno delle sei, di una giornata, in cui ti tieni il cappotto ed il cappello, stretto a te, come una bellissima donna, vestita di rosso, oramai stanca, che cerca solo di andarsene via.
Coraggio lasciala, e fa volare il cappello, da troppo tempo e sulla tua testa, ti soffoca i capelli facendoti, pian piano sempre più calvo, sempre più vecchio, monotono e stanco.
Claudio MORALDI |
Post n°269 pubblicato il 30 Settembre 2010 da claudiomoraldi
ODORI, SENSAZIONI O BELLEZZA
Vedi distratto affusolate, lunghissime dita color miele, che si muovono lente, poi scattano veloci, ancora lente,nelle loro acrobazie, come scie di aerei impazziti.
E loro, ti fanno pensare, a profumi mattutini, di colazioni fatte in casa come il pane fresco dei contadini svegliati di presto.
Luoghi assolati al pomeriggio.
Mari limpidi nelle notti d’agosto, posti lontani da qui, vicini nell’immaginazione da toccarli, senza sforzo, senza peso, come cartoline patinate e ricoperte di polvere,
E nell’ombra della sera, un bacio umido, intriso di tutti quei pensieri fatui, ininfluenti e tanto veri.
In un apnea salata, si anima il viso, chiuso da un’omertà innocente, riflessivo, al non dire delle cose!
Si ama distrattamente, non conoscendosi, non ricordando, non più, che odori, sensazioni o bellezza.
Da un tempo che ha lasciato, profonde solchi, ferite, tristi attimi dimenticati, persi, lentamente nel tempo.
Un tempo che non dimentica, E fa in modo di farti dimenticare presto.
La vita è una bellissima storia, di cui non sai la trama, solo l’inizio e la fine.
Però continui imperterrito, come nei sogni!
Claudio MORALDI |
Post n°268 pubblicato il 29 Settembre 2010 da claudiomoraldi
In senno a ‘na Famia
Famia de laziali, e de pochi romanisti, ricordi su ricordi, atti date e derbi vinti.
Famia de democristiani, de atei, religiosi, de comunisti, verdi, socialisti, mogli, zii, cugini e sposi.
Famia de incazzosi, che ce vo have’ ragione, Famia de caciaroni de mortissime persone.
Famia che nun s’arrende dai resti della vita, Famia de tutti quanti nun de gente sconosciuta!
Famia che te da er mejo ner mezzo der Natale, quanno, co du sciappette, ‘n paro de mutanne e ‘n portachiave, se ritrovamo ‘n piedi , ner mezzo der salone, a rompe li regali come vo la tradizione.
Famia che se perde nei soliti discorsi, politica, pallone, firm, risate... ...comportamenti nostri!
Famia che nun s’arrende e ariva fino in fonno, cor core e co la tigna, tutti uniti quanno serve!
Famia de disgraziati, eppure un po fregnoni, Famia de brava gente, de innammorati e de spacconi!
Famia de lavoro, della nullafacenza, noi famo questo e quello, co na certa sufficienza!
Famia che me rimani dento ar sangue, scorendo nelle vene Come ‘n vaccino fresco, che te ‘nfetta a volè bene.
Famia de tanti nomi ma i primi ormai so scola, Famia de li MORALDI: de Claudio, Alfredo, de Giuseppe e de .... Nicola.
Claudio MORALDI
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Post n°267 pubblicato il 28 Settembre 2010 da claudiomoraldi
Li primi, der seconno e der terzo
Cugì, da regaziono te ricordi giocavamo a ‘ndiana jons, a via Diano Marina!
Co la boraccia vecchia de zio Peppe, quella de fero, appesa ar collo, come appenneresti na medaja.
A casa de nonno, in giro per giardino, tra l’arberi de nespole, la fontana e l’artalena.
Poi tornavamo stachi a casa, dopo corse prolugate, Mi nonna che vedennoce diceva: Hao ‘nd’annate ‘n’do corete! “è quasi pronto er sugo, pe facce la merenda”, a no’! è da ieri che sto sugo coce! aspetta’ la penzione!
E’ ‘na, mistura che s’arossa, e dentro la rosetta, se crea spazio, entranno dalla capoccia pe riempilla tutta!
La magni senza fretta, senza pasta, ma co gusto. Sentennote mpo’ a casa. Che sapore, che profumo, come sempre!
Ma ormai semo cresciti. Nun magno, più rosette ne cirole, ne sugo de mi nonna! magno solo pane a fette, già tajato mollo e sciapo.
Er profumo de na vorta, ormai e scomparito, rimpiazzato da na cronica allergia. Pe l’arberi, er verde e pe le bestie.
Claudio MORALDI |
Post n°266 pubblicato il 24 Settembre 2010 da claudiomoraldi
- Arranco nella sabbia nera, un rumore insopportabile e ripetitivo, scandisce un tempo fatto di folate di vento che impediscono al mio sguardo di vedere, rovesciandomi aria calda sulla faccia.- Mi sveglio, sono davanti al caldo bagno, sdraiato sul tappeto del salotto! Le lacrime mi rigano gli occhi, e ho un ricordo sbiadito di ieri, credo di aver bevuto, molto forse….ma! Spengo il caldo bagno, mi alzo, con calma, ho un po’ di mal di testa, devono essere circa le quattro, quattro e mezzo sta’ cominciando a fare chiaro. Non ricordo assoluta mente nulla della notte scorsa, come mai? non è la prima volta che mi capita. Le altre volte e passato dopo pochi minuti, ora sto facendo il caffè e non so perché ero sdraiato per terra in salotto. Guardo la mia camicia, c’è del sangue, “sarà il mio? mi sono ferito? Dove?” “Non è il mio! Di chi è? Sarà poi sangue?” Ma cosa succede, e perché non ricordo? Suona il al cancello, rispondo, “Chi è?” apro, ricordandomi che l’apparecchio non funziona bene, cinque minuti e si presenta un uomo grasso, basso, brutto! “salve sono l’avvocato Dello Scoglio” Rispondo con cortesia anche se non sono al meglio, “Ah si! E che vuole, Da me avvocato?” “Be signor Farina mi ha chiamato lei?” il ma di testa è fortissimo, “ IO, e cosa le ho detto?” martellante, “ma, non saprei non rispondo alle chiamate, io vado a vedere di che si tratta, ora posso entrare?” non accenna a calmarsi, “ certo”strano l’ultima cefalea che ho avuto sarà stata dieci anni fa, “mi doveva dire qualcosa?”se no ha un’ aspirina credo che il nostro bel colloquio sia finito “no avvocato”ora vattene! “senta, se vuole scherzare, facendo numeri a caso, sono affari suoi, ma quando faccio trenta kilometri di notte…ma lasciamo perdere tanto domani se ne sarà dimenticato, lei e uno di quelli si vede dalla faccia, io vado a casa”detesto queste persone che prima si propongono in un modo e poi si rivelano il contrario! “aspetti avocato, che vuol dire domani se ne sarà dimenticato” ma intanto ero rimasto solo, con i miei pensieri. |
Post n°265 pubblicato il 23 Settembre 2010 da claudiomoraldi
LA VECCHIAIA
Vivi e muori, soffri e speri, in un futuro che ti deluderà, nel suo scontato realismo cinico.
Di sudore e soldi e di amori insicuri.
E di sesso scontato, negli angoli stradali, di periferie abbandonate, piangendo lentamente, ai lati di una promessa infranta.
Falsità corrette, nell’ora più buia di una notte fredda, senza Luna!
Solo sei solo come tutti, quando te ne torni a casa, sei solo anche se c’è gente!
Dimorano in te i tuoi pensieri, non escono mai, per paura di prendere freddo o per timore di non tornare più!
Chiudi questa valigia oramai vuota, di ricordi distrutti o alterati da un tempo, cattivo, bugiardo e ingannatore.
Ogni stagione ha la sua ragione di crescita, il tuo stallo è la tua morte interiore.
Nelle mani di persone nuove, restauri le vecchie stanche, eppur sempre vive, sofferenze e speranze di un tempo.
Supera il tempo delle fragole mature, per arrivare a quello dei limoni secchi.
Claudio MORALDI |
Post n°264 pubblicato il 23 Settembre 2010 da claudiomoraldi
La paura, a lungo andare è una ninna nanna dolce e confortante ci si crogiola dentro senza più uscirne prendendone ogni giorno una parte come una torta squisita. Ci ingrassiamo di paura limitando le scelte, diventando un momento dopo l’altro, schiavi di noi stessi. Prigionieri volontari della nostra angoscia. Ci cresce dentro come una pianta e li, radica le sue radici, dove è difficile strapparle. L’angoscia è peggiore della paura è lo stato nel quale la persona non ha ancora paura ed ha paura di tutto. L’angoscia non ti abbandona mai è sempre all’erta, fa la guardia come un soldato, come se dovesse attendere un qualcosa di definito che non si sa quando deve arrivare. Lei porta uno stato di stress, che si ripercuote sulla persona, cambiandone in tutto o in parte il comportamento. |
Post n°263 pubblicato il 06 Agosto 2010 da claudiomoraldi
HAPPY FAMILY
Il problema è che abbiamo paura, basta guardarci. Viviamo con l'incubo che da un momento all'altro tutto quello che abbiamo costruito possa distruggersi. Con il terrore che il tram su cui siamo possa deragliare. Paura dei bianchi, dei neri; della polizia e dei carabinieri; con l'angoscia di perdere il lavoro ma anche di diventare calvi, grassi, gobbi, vecchi, ricchi. Con la paura di perdere i treni e di arrivare tardi agli appuntamenti. che scoppi una bomba, di rimanere invalidi; di perdere un braccio, un occhio, un dente, un figlio, un foglio. Un foglio su cui avevamo scritto una cosa importantissima. Paura dei terremoti, paura dei virus paura di sbagliare, paura di dormire; paura di morire prima di aver fatto tutto quello che dovevamo fare. Paura che nostro figlio diventi omosessuale, di diventare omosessuali noi stessi. Paura del vicino di casa, delle malattie, di non sapere cosa dire; di avere le mutande sporche in un momento importante. Paura delle donne, paura degli uomini paura dei germi dei ladri, dei topi e degli scarafaggi. Paura di puzzare, paura di votare, di volare paura della folla, di fallire paura di cadere, di rubare di cantare, paura della gente, Paura degli altri.”
dal film "Happy Family di G.Salvatores" |
Post n°262 pubblicato il 05 Agosto 2010 da claudiomoraldi
BACI OBBLIGATI
Deriso in un traballante autobus ch e sbanda, pieno di persone sole, gettando pezzi di anime anonime, secche, scadute da tempo!
Si passa veloci e tristi in queste vie, buie, scarne, estirpate di ogni cosa.
Scivola una lacrima, nella solitudine di una carezza sancita da un bacio obbligato.
Come la visita, di vecchi e detestabili, parenti irriconoscibili.
Si vive comunque al limite, di retorica inconsistente, dove avanza la malinconia e progresso che stratificata in poche parti, di un cervello oramai dismesso che scappa e rotola via.
Come la testa di un decapitato.
Qui noi siamo soltanto il vento e la rabbia dell’annientato che grida senza rumore, il malcontento di tanti anni, siamo polvere tra gli occhi che fa piangere lacrime amare.
Il sudore di tutti i giorni che si lava con acqua di rose, ma le spine le abbiamo dentro e ci crescono lentamente.
Claudio MORALDI |
Post n°261 pubblicato il 03 Agosto 2010 da claudiomoraldi
GLI AVVOCATI
Corri in un campo nell’oscurità del giorno con i corvi che gracchiano, grassi e neri la loro arroganza su un prato verde, annaffiato di fresco.
E sparpagliati in un vento, un caldo afoso che porta consigli, noia e speranze che si mescola piano alla vita.
Insieme coi corvi si scorgono, becchini lavati di fresco, incravattati in orari diversi che muoiono al sole d’agosto per emotività o sensi di colpa retroattivi.
Aspiranti involontari creati per necessità, vivi per svogliata razionalità.
Sospesi nel tempo si rimane in un rumore di fondo, che da fastidio, alle orecchie degli molti, come gessi appena scartati, nuovi, su vecchie lavagne.
Strati di documenti, ferite sommesse si aprono e chiudono lentamente, come in un saloon di periferia, dove esistono persone in bianco e nero.
Intanto i corvi continuano a mangiare piano, con i loro vestiti neri da avvocati sempre pronti.
E in questo cielo rosso di altalene spezzate e di alberi secchi, il loro gracchio e sempre in attesa di un segno.
Claudio MORALDI |
Post n°260 pubblicato il 29 Luglio 2010 da claudiomoraldi
SPARI DI PIOMBO
“Anni (Confusi) Anni distorti dal tempo. Detestabile gente. Anni che volevano una risposta ma che non facevano domande.”
Sicura, Sicura la vita ti bacia sul viso appena abbozzato, insanguinato e rabbioso di colori scuri e forti, con macchie nere, striate di viola allungate a forma di piccole, punte sottili.
Senza volto, vacuo, i tui capelli corvini, cadenti, si perdono in un mare di carne rossa e secca.
Come il vino buono che riposa in attesa di qualcosa o di qualcuno.
Amabile, eppure feroce e tanto triste.
Donna, di forti discorsi, pensieri, azioni e viltà!
Vivi ancora nell’edera scura, in un sereno futuro, che pulisce le mani sporche, nella fonte dell’incertezza passata.
Di persone ormai vecchie, che si rotolano in un pezzi di vetro, graffiandosi piano, con il ricordo del tempo!
E di altre persone annientate, distrutte!
Avendo ancora amarezza, con lo stesso e più vivo rancore, degli anni e di sempre!
Claudio MORALDI |
Post n°259 pubblicato il 27 Luglio 2010 da claudiomoraldi
MANI Mani, che toccano pezzi di cuore disfatto, candidamente si inebriano nel vento, proteggendosi dal sole. Tolgono cose, mettendone altre. Fruttifere, in quest’era pigra e indolente. Solerti nel loro fare, sinuose e veloci, sapienti, di infinita pazienza, sicure, forti, curiose e frementi, povere e profumate, pulite, rovinate e tanto vere! Il tempo raffina il senso, mentre tutto si lacera, con la bellezza degli anni. Mentre una strana sapienza, che nasce da un tocco sottile, e da un tatto raro, che si può soltanto percepire come: delicata freschezza calda. E rinascono nelle tue Prolifiche mani mutanti, di ragazza e poi donna, i remoti sapori di tempi passati ed i nuovi profumi, nell’aria viziata di smog. Di aglio e cipolla, di vino frizzante, e di carne alla brace. Ed ancora, di rametti di salvia ed alloro, di prezzemolo, basilico e pepe, mescolati nel vento con l’olio d’oliva Mani che toccano il viso, e dividono in due l’ansietà della vita, come pane fresco appena sfornato! Mani che stirano piano, mani che leggono sapientemente, mani che lavano panni di carta carbone, che sciacquano forte e che stendono delicatamente un bucato colorato. Mani piccole e grasse che si alzano nel vento in un auto che corre, mani ferme! Mani di donna, sbiadite dall’acido di tutti i giorni e dal tempo. Belle e tristi… queste mani stupende ruvide e lisce. Sostitute a volte di parole futili, mani che pregano, mani che sprecano, mani che non sanno che fare e per non annoiarsi giocano, ripetendo stessi percorsi sicuri e uguali tracciati immaginari. Mani disperate sugli occhi, mani ferite a sangue da lacrime sporche, mani che non sanno che fare se non strillare di isteria e rancore, e poi cadere desolate in un angolo ombroso. Mani tagliate di troppa vita! Mani che si riprendono, al di la della vita e prima di morire. Mani che ricominciano diffidenti, mani aride in superficie, ma calde nel loro interno piccole e vuote, eppure tanto amabili! Mani sul corpo, divincolate e poi strette, su la stessa pelle di sempre o su tanta gente diversa. Mani che poi, sono solo mani! Claudio MORALDI |
Post n°258 pubblicato il 23 Luglio 2010 da claudiomoraldi
12 FEBBRAIO 2010 “LA NEVE”
Febbraio, nevica lentamente , lasciando il giorno, un profumo di cose buone, e di profondo e smisurato, spazio pulito, che si mimetizza e quasi svanisce, in queste tante strade di una città caotica.
Squillante e Rabbiosa, non sta mai zitta, ed ha un brusio di sottofondo.
Ma la neve copre i rumori, e gli spari delle televisioni notturne, non facendoci dormire in pace, lasciando così tutto tropo calmo, e nella calma, c’è una tristezza, che fa quasi piangere e sicuramente pensare.
Che impaurisce, e ci fa credere, di essere sempre stati soli!
Claudio MORALDI |