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Post N° 38

Post n°38 pubblicato il 02 Marzo 2007 da giornalewolf
 

 

Call for paper - Il mondo alla rovescia

 

Dis-play. L’antagonista 

di Clementina Gily

Chiude il Carnevale, apre la Quaresima, finisce la festa, inizia il sacrificio.

Compare un decalogo – come una volta, nel ’43, fece l’Azionismo, Prodi scrive una Carta in 10 PUNTI, che  rinnova la speranza di trasformazione. Comporta  limiti e forse dolore, ma non necessariamente una fine dolorosa. E’ ora di bandire i pensieri apotropaici!!

Sono dodici, i punti, suggerisce qualcuno. Ma se dopo Politicaestera Scuola TAV Energia Liberalizzazioni Sud Spesapubblica Pensioni Famiglia Incompatibilità – concetti difficili da capire, crasi fulminante dopo 250 pagine di sproloqui:

se dopo questi detti oscuri  ne compaiono due chiari, che dicono - il portavoce è uno ed il Premier pure – i punti restano dieci, mi pare.

Sono subito comparse le amenità e le ironie sullo scettro che si è tentato così di ripescare – le domande su chi abbia concesso l’investitura: la coincidenza fortunosa con una mostra d’archeologia, ha reso tutto più allegro.

Ma è anche indebito. Ironizzare su questioni serie indica la presenza, come sempre, dell’Antagonista, il Dis-play che vince sul Play, la smania di apparire sul giudizio. I Maya ad ogni cambio di sovrano riscrivevano la storia; l’eccezionale è che lo confessavano: dicevano chiara la loro convinzione che la socializzazione è spettacolo, liturgia, incoronazione, giochi al Circo Massimo. Una verità che l’illuminismo, inteso non come secolo ma come mente, nega.

Pensa, cioè, che qualcosa di serio pure si possa fare in politica, anche se comunicarlo in modo adeguato sarebbe meglio. È questo il pensiero dominante nella sinistra. Play e non Disp-play: per la sinistra l’Antagonista è il Dis-play. Preferisce la Quaresima al Carnevale, pensa che il lavoro serio sia garanzia, alla base di tutte le sue idee passate e presenti c’è questa fede nell’opera; la democrazia fonda su questa illusione - o certezza, come si vuole e si crede.

Chi non ha la televisione (e perciò non l’ha, sia detto con sincera autocritica), deve badare ad essere e non ad apparire; è nel mondo del Play e non del Dis-play: si mette in gioco e rischia, invece di esporre la propria magnificenza in smaglianti colori.  Il Dis-play trasforma la guerra in un capodanno di razzi finti ed implosioni mirabolanti, dove il pericolo si riduce su di un palcoscenico da cui si può uscire, se non vi si maturano colpevoli psicosi, se non si prende l’immagine per realtà.

La Quaresima del Governo Prodi si trova perciò a suo agio nella fine del Carnevale del Mondo alla Rovescia, causato, ovviamente, dall’Antagonista. Il Dis-play è penetrato nella compagine di governo, ha condotto a sgomitare come si poteva chi ambiva a conquistare il centro del palcoscenico, e non ha mancato la presa – solo che cominciano a diventare troppi per essere davvero memorabili. Leggere altrimenti la mossa è dare ai protagonisti l’epiteto del mentecatto.

Così, il Presidente Prodi ha riscritto la sua storia, partendo da sé, come i sovrani Maya, sottolineando la regalità del potere. Non sono giuste le ironie: viene da dire - finalmente una mossa politica – perché anche in democrazia la politica si fa di scelte. Non sono scelte autoritarie né si legano ad una stabile aristocrazia, ma devono restare autorevoli, pena l’uscita dalla politica. E non c’è chi conferisce scettri, se non le libere elezioni che ci sono state.

Così nella riscrittura dei 10 punti si fa l’autocritica dell’enciclopedia di governo, che subito criticammo, perché era la stessa bandiera della confusione di base su cosa voglia dire democrazia. È stata la base per cominciare, ma si deve procedere.

Ed ecco che il mondo alla rovescia, il Dis-play, il Carnevale, apre al Play. Quaresima di digiuno e riflessione, ma è di speranza di redenzione e di nuova vita.

Nulla di buono ne verrà, se non si medita sull’errore: che più ancora che nella bandiera è scritto nel fondo; nella svalutazione del Dis-play, ridotto al ruolo di Antagonista, mentre è parte del vivere, come sempre l’orgia a fianco al sacrificio.

Bastava guardare le scene della nuova partenza, l’aspetto di funerale ovunque diffuso, le bocche rigorosamente all’ingiù: ma via, la Quaresima non è un lutto, è una pausa salvifica verso la nuova vita. Come si può vincere una partita se ci si smonta alla prima ondata? Fa parte del Play, non della logica falsa dell’apparire, il Dis-play con tutti i suoi demoniaci difetti ha il pregio di saper giocare, è lo specchio del suo contrario, ne sa concentrare la forma.

Nel mondo che celebra l’immagine, vi fonda i suoi rituali e comunica adeguatamente le proprie scelte, sottovalutare il Dis-play è il peccato capitale, è l’aut aut della semplificazione. I contrari vivono insieme nel dialogo del mondo.

I difetti nell’impostazione c’erano ed erano chiari a chi tentasse onestamente di capire, invece di partire in quarta col proprio giudizio preconcetto – e  non capiva. L’errore di comunicazione era già sostanziale.

Ma cosa avrebbero fatto i vittoriosi soldati romani senza gli appelli dei loro capitani, veri modelli di retorica? Tutti sapevano cosa aspettarsi dalle battaglia, ma se il capitano avesse detto – bene, andiamo a farci squartare - forse qualche defezione in più ci sarebbe stata. Meglio, se si pensava alla gloria di Roma ed all’ager che prima o poi si sarebbe sottratto, a nostro vantaggio, a qualche contadino del Varesotto. O alla furia del far bottino… insomma, un po’ di allegria giova.

Il modo migliore per combattere con vigore non è il cinismo né la considerazione della spesa: le uniche cose che ormai si sentono dire ovunque. Meglio insistere sul modello cui si tende, detto con chiarezza; quello potrebbe risplendere e accendere nel cuore la voglia di affrontare sacrifici.

Ma il fine non è dato capire, il fumo ottenebra e lascia passare immagini sconcertanti di famiglia, che chi ha fatto eleggere Lussuria, sia detto con tutta la personale simpatia sul Tizio, ha la colpa di diffondere.

Fa immagine, resta sulla retina, e non è l’immagine più convincente per pensare la famiglia del futuro. Tanto per fare un esempio chiaro.

Che giustamente chiude un pezzo sul Carnevale e sul Dis-play.

 

 
Rispondi al commento:
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 16/03/07 alle 12:52 via WEB
Grazie per il "freddo gelo", concesso quale attributo non individuabile nel mio commento. I salotti che decanti quale forma di un agorà suscettibile di preziosità sociologiche (o se preferisci anche antropologiche) hanno da sempre deluso. Siamo invasi da personaggi che a parole si vestono della terminologia più alla moda: sociale. Quello sì che è un vero display dove accendi e spegni il gioco nella misura più occasionale e propagandistica del momento. Già, il fine non è dato di capire; nemmeno negli intenti delle tante persone offerenti la propria scrittura. Grazie. G. (frosthot) glaciale.
 
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