GIORNALE WOLF

grazie per avermi aggiunto fra i blogamici cosa che ho appena contraccambiato con piacere e benvenuto nella blogosfera di libero. E tutti sanno se non c'è bisogno di blog così qua dentro. ciao

Buongiorno e buona domenica!

Figurati!Ma ci spieghi a quale citazione ti riferisci?

grazie per la citazione :)

Ti auguro una serata felice. Un abbraccio. Isa

Per ulteriori informazioni può contattare gli indirizzi mail e telefonici riportati nel comunicato. Saluti

Come sempre stupendamente interessante, un abbraccio per augurarti un dolce week end. Isa

Un argomento interessante davvero quello di genere e generazioni, conosco bene la Signorelli.. lei da sola è una garania (sono una sociologa) ... vorrei altre info ... dove posso trovarele? Ci sono anche sociologi? E' presente anche la Ranisio? Baci e grazie

Grazie! Vado a leggere, un abbraccio. Isa

Occorrerebbe designare con convinzione e sincerità i propri oggetti, le proprie ambizioni, le passioni più forti e radicate. La politica delude a tal punto che per molti disinteressarsene totalmente sarebbe meglio. Ma così non è, perché un individuo senza l’intuizione di una dimensione trascendente non è che una metafora di bestia. Ora questa intuizione può rivolgersi o a Dio o all’agorà. In un caso la trascendenza è mistica, nell’altro umana. Oggi si tende a confondere tutto, siamo nell’epoca del qualunquismo e della faciloneria. C’è chi pensa di portare Dio nell’agorà e chi fa dell’agorà un empireo trascendente: dove non è neppure ammesso il contenzioso mercè la sacralità del luogo; ma il paradosso è che così tutta la politica tende ad essere empiamente una bestemmia. Ma senza fare astrazione, l’esclusione dalla politica, o meglio, da una coscienza politica è un arduo cimento per chicchessia, finanche pe l’uomo semplice; forse, si dovrebbe diventare stilita per rinunziarvi a tutti gli effetti. La politica è sociale, ed io volente o nolente, senza una società che fa da sfondo, da quarta dimensione, come potrei ritagliarmi quel piccolo pieno che sono come identità? Il famigerato principium individuationis così caro alla psicanalisi è uno spazio inevitabilmente inclusivo: include, ammette ogni cosa per poi decidere chi può restare. Ecco come e perché la politica diventa anche la nostra spazzatura. Ho acquisto più consistenza dal punto di vista umano da quando so cosa trattengo e cosa getto, cosa mi piace e cosa mi ributta. La politica ha molte ragioni per essere un principio di disgusto. Ci sono momenti che provo un livore nervoso per l’ipocrisia e la disonestà degli uomini che ci governano, per la grettezza della loro opinioni, per l’arrivismo interessato delle loro scelte, per la meschinità umana che dimostrano; provo pena e disgusto per l’impudicizia e l’arroganza di questi piccoli tiranni che si mostrano al mondo lordi e infami quali sono (e penso che la storia si ripete in quei piccoli uomini inutili, ossessi da un istinto di potere che sa di vendetta e di calunnia. Penso che la Fattoria degli animali di Orwell sia una insuperabile allegoria dell’uomo politico, valida ahimé per tutte le stagioni, atopica, universale. Un ritorno positivo di questa politica del disgusto e della volgarità tuttavia esiste. L’incultura diventa incuria e l’incuria porta a grandi tragedie. E’ indubitabile che le grandi tragedie umane- già a partire dai cosiddetti secoli illuminati - sono nate dalla banalità, dalla mediocrità, dal grigiore. Qualcuno deve aver detto che: un piccolo uomo può avere in sé una grande falla e trascinare negli abissi, oltreché se stesso, tutti coloro che condividono con lui quel segmento di storia. Quando si ri-conosce cosa trattenere e cosa buttare, si acquisisce maggiore consistenza umana. L’uomo è inerme quando perde la sua qualità di rivolgersi a quella parte di sé che non dipende dalla saggezza, ma dalla sua capacità di meraviglia, al senso di mistero che circonda la propria vita; così affronta ogni cosa, ogni altro individuo in una relazione non più orizzontale, ma tesa alla propria universalità e potenza del bene, della mutua comprensione. Solo così si riconosce cosa si vuole diventare, cosa la propria coscienza rifiuta, con una sensibilità rinnovata. G. (frosthot)