Creato da chiaracomeilsole1 il 23/11/2009

GRANELLO DI PEPE

SI

 

 

« Uomini Rabbia 7Sardegna, una storia ver... »

Sardegna, una storia vera - prima parte

Post n°595 pubblicato il 04 Febbraio 2015 da chiaracomeilsole1

La storia che viene narrata è un gentile dono di sagredo58, un blogger che io leggo sempre volentieri, anche se non abbiamo sempre lo stesso punto di vista. La riporto qui fedelmente e la potrete trovare identica nel suo blog in una serie di post su ignoranza e intelligenza: http://blog.libero.it/sognidigitali/11139784.html.

Il servizio militare all'epoca era obbligatorio. Se facevi l'obiettore, ti facevi 18 mesi invece di 12, altrimenti mai avrei fatto il soldato.

In caserma ero già "vecchio" di 24 anni, avevo appena terminato gli studi di Fisica, gli altri soldati erano "giovani" 18enni.

Grande esperienza di vita il militare, quella che più lucidamente mi ha messo a contatto con l'ignoranza (la non conoscenza) e l'intelligenza (la non stupidità).

C'era ignoranza perché di circa 300 commilitoni 80 erano analfabeti totali, più di un centinaio semianalfabeti con la II elementare, che sapevano fare la firma e leggere a fatica i titoli dei giornali, solo una manciata erano gli universitari, qualcuno già laureato come me.

C'era intelligenza, nascosta sotto la difficoltà di capirsi che il dialetto stretto provocava, nascosta sotto la reciproca diffidenza del sentirsi appartenere a mondi diversi.

Eravamo vestiti con la stessa divisa, avevamo i capelli tagliati nello stesso modo, questo non ci rendevaomogenei, già stringersi la mano ci separava nel riconoscersi o con la fatica impressaci indelebilmente callosamente sopra o senza quei segni.

I ragazzi di leva già sapevano tutto di Fort Apache, qual'era la compagnia con le camerate calde, quella con i bagni nuovi, i comandanti rognosi, i servizi peggiori ed i più facili. Come avessero saputo tutte quelle cose mi era sconosciuto. Ritengo che per paura dell'ignoto inventassero realtà che potessero confortarli.

Fort Apache è il nomignolo, affibbiato e tramandato di scaglione in scaglione, alla caserma Bechi Lucerna, del 45° Battaglione di fanteria Arborea, di Macomer, destinata all'addestramento al servizio di leva. Motto della caserma Sa vida pro sa patria (la vita per la patria).

Come ogni caserma di leva anche questa svolge un primario compito per la patria da difendere: consuma ogni risorsa che vi entri, soldati, ufficiali, materiali, alimenti, soldi, per non produrre assolutamente nulla di materiale o di utile come servizio verso il territorio che la ospita.

Tutta l'energia legata a ciò che entra in caserma è impiegata per forgiare le giovani menti e trasformare giovanotti svogliati e distratti in veri uomini, soldati.

Questo almeno secondo la retorica dominante che ovviamente all'epoca rigettavo. Dopo aver finito il militare, mi sono reso conto che tre mesi di vita militare farebbero bene a tutti, uomini e donne, ti aiutano a conoscere e rapportarti con il diverso da te.

Il paese di Macomer ospita di malavoglia la presenza ingombrante ed un poco odiosa della caserma, che però garantisce un minimo di benessere legato all'indotto della caserma ed alla libera uscita dei soldati in essa reclusi.

E' incredibile come in un paesotto ad una trentina di chilometri dal mare e cinquecento metri d'altezza possa esserci un clima d'inferno: umido, ventoso e molto freddo. E' inspiegabile che già a partire da dicembre e fino a febbraio possa nevicare 20 centimetri in una notte.

Questa incredibile performance climatica è efficacemente descritta dalle parole di Gaston Vuillier, pittore, disegnatore, bozzettista e paesaggista francese, nel suo libro del 1890 Ricordi di viaggi in Sardegna. La sua descrizione permane pienamente valida anche a distanza del secolo trascorso.

Antica borgata costruita con frantumi di blocchi di lava, sta rannicchiata su un terreno così aspro, così rude che gli alberi nemmeno osano affrontare.

Intorno non si vede altro che pianori deserti, pianure desolate, cinte da alti contrafforti e il gigante maestoso Gennargentu solleva la sua fronte calva e biancheggiante, coronata di nuvole.

 Quì, in ogni stagione, i venti soffiano, urlano o singhiozzano; Macomer è la loro preda che diventa bersaglio, per settimane intere, del maledetto maestrale.

Quando queste raffiche infernali si placano, il sole dardeggia sui basalti che diventano incandescenti ed una febbre assai pericolosa si leva e distilla i suoi veleni.

 L'autunno sferza questo triste suolo con pioggie glaciali e da questo altipiano si assiste alle corse sfrenate delle brume che il vento di ponente morde e lacera.

Il nostro clima è forte, non è malsano - afferma la gente del posto - purché si evitino le infreddature. Peraltro la maggior parte di essi muoiono di polmonite o di febbri reumatiche particolarmente gravi. 

Il freddo intenso durante il periodo invernale non aiuta i soldati impegnati ad assolvere la missione della caserma, come già detto votata al non produrre assolutamente nulla.

Essi montano la guardia, su altane appositamente sopraelevate nel pieno del vento gelido ed impetuoso, ad ormai pericolanti depositi di giganteschi bossoli esplosi e vuoti, residuo di attività belliche, così si mormora, risalenti addirittura alla prima guerra mondiale.

L'ufficiale di picchetto, il tenente Cossu, sardo, precede con passo nervoso, armato di una fioca torcia giallastra, il piccolo manipolo di soldati continentali che stanno facendo il giro per il consueto cambio della guardia alle altane del deposito.

E' notte ed una spessa falce di luna crea un effetto surreale accendendo il bianco dei campi innevati e dei fiati sospesi dell'ufficiale e dei soldati, tutto il resto è di un nero opaco impenetrabile, la torcia è assolutamente inutile.

L'altana alla quale ci si sta avvicinando è l'ultima del giro, i soldati e l'ufficiale sono impazienti di tornare nelle fetide e gelate brande del corpo di guardia lasciate già da una mezz'ora.

Il silenzio è rotto dallo strascicare stanco e svogliato dei passi ai quali si somma una sorta di lontano ritmato lamento gutturale.

L'ufficiale improvvisamente accelera il passo, ha riconosciuto nel vago lamento quelle forme metriche musicali sarde, imutos, tipici dell'area logudorese, o l'altra tanto simile i mutettus, del campidanese, usate tipicamente nell'improvvisazione delle spontanee gare poetiche.

L'altana ancora non si vede, ma il canto sardo è ora pienamente riconoscibile al di là della sua interpretazione.         Continua

 
 
 
Vai alla Home Page del blog

L'OMBRA A QUATTRO ZAMPE.....

" Siamo pervase dalla nostalgia per l'antica natura selvaggia. Pochi sono gli antidoti autorizzati a questo struggimento. Ci hanno insegnato a vergognarci di un simile desiderio. Ci siamo lasciate crescere i capelli e li abbiamo usati per nascondere i sentimenti. Ma l'ombra della Donna Selvaggia ancora si appiatta dietro di noi, nei nostri giorni, nelle nostre notti. Ovunque e sempre, l'ombra che ci trotterella dietro va indubbiamente a quattro zampe"

Donne che corrono coi lupi - CLarissa Pinkola E

 

FACEBOOK

 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

chiaracomeilsole1cassetta2lina9661966stufissimoassaipoeta_sempliceSkotizioanastomosidisabbiaPrimo.Passopasseggero511alf.cosmosCostanzabeforesunsetblogmasterpgAnonimo.Lococommunitywind
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Giugno 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
 
 

ULTIMI COMMENTI

Verissimo ...
Inviato da: chiaracomeilsole1
il 02/10/2021 alle 18:43
 
Un po' di dolcezza. E tutto cambia.
Inviato da: cassetta2
il 01/10/2021 alle 09:23
 
Ciao Paoletta, sei una delle persone, incontrate qui...
Inviato da: chiaracomeilsole1
il 15/05/2020 alle 08:14
 
ciao dolce donna....
Inviato da: pa.oletta
il 14/05/2020 alle 19:58
 
In ritardo, ma grazie :)
Inviato da: chiaracomeilsole1
il 21/08/2019 alle 11:29
 
 

CHI PUņ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore puņ pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
Citazioni nei Blog Amici: 35
 
 

CONTATORE

 

 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963