Frammenti di...

Nello scorso fine settimana si sono svolte le elezioni politiche in Spagna e le amministrative in Francia. Il dato macroscopico che si può osservare è di una netta affermazione dei partiti socialisti in entrambi i paesi.
La Francia ha già dato il benservito al Presidente Sarkozy, che solo un anno fa aveva battuto la socialista Ségolène Royal con 6 punti percentuali di vantaggio. Alle elezioni amministrative Il 47% dei francesi ha votato il partito socialista, mentre l'Ump del Presidente conservatore si è fermato al 40%. Da sottolineare il netto arretramento dell'estrema destra e la conferma dei centristi di Bayrou, e lo stallo dei comunisti.

Per quanto riguarda le elezioni presidenziali spagnole, è bene subito dire che gli intenti sovversivi dei terroristi baschi, che il 7 marzo, alla vigilia delle elezioni, avevano assassinato Isaìas Carrasco, ex consigliere socialista di Mondragon, nei paesi baschi, sono stati spazzati via dagli spagnoli che hanno votato normalmente, confermando il Presidente uscente Zapatero, rafforzando comunque i Popolari di Rajoy e indebolendo invece i partiti regionalisti e Izquierda Unida.
La legge elettorale spagnola premia i partiti regionalisti, a discapito del partito della sinistra proveniente dalla tradizione comunista. Izquierda Unida infatti ha ottenuto il 3,8% dei voti su scala nazionale (963.000 voti) in netto calo rispetto a quattro anni fa quando ottenne quasi 1.300.000 voti (5%). Ma i seggi conquistati sono stati solo 2. Incredibile se si pensa che il maggiore partito regionalista, il catalano CiU, ha ottenuto 774.317 voti (3% su scala nazionale) e 11 seggi. Una legge che penalizza quindi i piccoli partiti nazionali a vantaggio dei grandi partiti regionali.
Ma la disfatta che ha interessato IU ha radici lontane, un declino inesorabile che è figlio del concentramento degli spagnoli sui due principali partiti. Una tendenza che3 potrebbe essere simile anche in Italia, (anche se il mio auspicio è ben diverso).

In ogni caso, la vittoria di Zapatero è foriera di una nuova stagione di politica socialista in Spagna, dell'affermazione della laicità dello stato, dei diritti civili, di politiche estere autonome, degne di uno stato libero, sovrano e non subordinato a folli alleati. Molti in Italia vorrebbero un Zapatero da affittare o acquistare, anche perchè, viste le azioni del governo Prodi, che doveva essere di centro sinistra, gli Italiani si sono resi conto dell'assenza di una forza riformatrice e progressista, autonoma e laica.
Il Pd italiano non si avvicina nemmeno ai partiti socialisti francese e spagnolo, essendo costituito da quell'accozzaglia di candidati che vanno, come ho più volte ricordato, da operai (1 solo e candidato più per schifosa pubblicità che per convinzione) e imprenditori (che sostenevano lo sciopero fiscale leghista come Calearo), da teodem alla Binetti fino a laici convinti e anticlericali come la Bonino. Non ci sno gay ma in compenso ci sono i figli di papà (vedi Cardinale donna).

Sebbene non sia un sostenitore convinto della candidatura bertinottiana, sebbene sia lontano dalle visioni politiche di Destra e Centro, spero vivamente che queste formazioni raccolgano più consensi di quanto gliene stiano attribuendo i sondaggisti assoldati dai partiti dominanti. Senza dimenticare i Socialisti di Boselli, Sinistra Critica di Flavia D'Angeli, il Pcl di Ferrando,  l'Unione dei Consumatori di De Vita, Fabiana Stefanoni del PdAC. Tutte formazioni politiche a volte affini (come Pcl, PdAC e SC) che dovrebbero essere portatrici di cambiamento e innovazione, impedendo ai due listoni misti di fagocitare gran parte dei voti.