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Separatisti bolivariani

Post n°524 pubblicato il 06 Maggio 2008 da JonathanLivingston.G
 
Foto di JonathanLivingston.G

Santa Cruz, stato più ricco e più popoloso della Bolivia, il paese più povero dell'America Latina, vuole l'autonomia, soprattutto al livello finanziario e gestionale.
Per risollevare l'economia della Bolivia, il Presidente Evo Morales vorrebbe che le regioni forti contribuissero maggiormente alla crescita dell'ovest più povero. I funzionari di Santa Cruz, hanno però chiesto, attraverso il referendum, un maggior controllo delle proprie risorse a livello locale e la risposta dell'80% dei votanti è stata a favore dell'indipendenza e contro la politica del presidente indigeno, volta alla redistribuzione delle ricchezze e alla gestione statale delle risorse quali petrolio, gas e terreni agricoli. Affluenza al 65% e quindi grande astensionismo che però non lenisce il fragoroso risultato.

Dietro la grande voglia di autonomia delle regioni ricche della Bolivia ci sono una serie di fattori che solo in parte ricadono direttamente sulla popolazione locale. Popolazione indifferente, probabilmente, alle condizioni disastrose in cui imperversano i connazionali più poveri, che non è disposta a sacrificare nulla per aiutare i loro fratelli più deboli.
Una situazione che è solo idealmente assimilabile alle politiche leghiste e alla richiesta di federalismo fiscale da parte di Bossi&Co. La situazione del sud Italia non è nemmeno lontanamente equiparabile a chi vive con meno di un dollaro al giorno...

A mio avviso e di molti osservatori internazionali, dietro i referendum degli autonomisti bolivariani (oltre alla regione di Santa Cruz ce ne saranno altri in quelle di Tarija, Beni, Pando, Cochabamba y Chuquisaca) oltre all'opposizione interna, c'è l'ombra di forti impulsi provenienti dall'esterno, da quei Stati Uniti che molte volte nel corso del XX secolo hanno diretto le politiche dell'America Latina. Ricordo, a titolo esemplificativo, il colpo di stato contro Allende in Cile nel 1973 che portò alla morte del Presidente democraticamente eletto e alla presa del potere da parte del sanguinario Pinochet.
Un presidente che cerca di guardare all'interesse collettivo, tentando di redistribuire il reddito per far vivere un pò meglio chi muore di fame, togliendo qualcosa all'opulenza dei ricchi, e evitando speculazioni economiche da parte delle multinazionali che vorrebbero sfruttare le risorse del Paese, non è naturalmente amato da queste ultime, dalle lobby, dai potenti della terra che vedono in Morales un destabilizzatore dell'ordine mondiale da loro voluto per cui la polarizzazione della ricchezza mondiale deve andare sempre di più verso il nord del mondo.

E le spinte all'autonomia, all'indifferenza verso chi soffre, per curare il proprio giardino, alle spalle di chi non ha di che vivere, sono state ben assorbite dalla popolazione ricca che vede minacciato il suo status.

Una vergogna che non ci è lontana, perchè purtroppo, anche da noi, c'è chi ama la divisione del mondo in classi e di ogni singolo paese in sottoclassi, con pochi oligarchi al comando che si spartiscono la ricchezza, e la gran parte della popolazione che non riesce ad arrivare a fine giornata.

Ci vorrebbe un cambio di prospettiva globale, un recupero di valori quali l'uguaglianza, la fratellanza la libertà, la giustizia sociale. La strada è lunga ed è in salita, una salita insormontabile.

Io sto con Evo Morales, con la sua voglia di creare un altro mondo possibile, con un ritorno a vivere in armonia con il mondo, che l'uomo, per la sua sete di potere e di guadagno, sta distruggendo.

 
 
 
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