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La fiera del libro

Post n°529 pubblicato il 08 Maggio 2008 da JonathanLivingston.G
 
Foto di JonathanLivingston.G

La fiera del libro di Torino è un evento culturale.
Ma è diventato anche una questione politica per la decisione degli organizzatori di invitare come ospite speciale lo stato di Israele per festeggiare i 60 anni di esistenza.

Uno stato nato dalla tragedia della Shoah, per dare terra ad un popolo perseguitato, ghettizzato, sterminato dalla follia di Hitler. Non si mette in discussione il diritto ad esistere di Israele, ma queli sono i diritti del palestinesi? Dal 1948, anno della nascita di Israele i palestinesi sono stati costretti a fuggire dalle proprie terre, e da quel momento in poi è iniziata una vera e propria guerra interna che vede fronteggiarsi israeliani e palestinesi con la netta prevalenza dei primi, sostenuti dagli USA e da molta parte dell'UE. 

La nascita di Israele ha segnato l'inizio di una diaspora palestinese.
Varie guerre si sono succedute dal 48 ad oggi, e la guerra dei sei giorni del 1967 in seguito alla quale Israele occupò i territori palestinesi, imponendosi con la forza e determinando una resistenza interna delle fazioni palestinesi che diedero vita ad azioni estreme, per tentare di recuperare i propri territori. Malgrado due intifade (prima intifada 1987-1993, e seconda intifada dal 2000 e ancora in corso), ossia rivolte popolari contro l'occupazione israeliana, i palestinesi sono ancora oppressi e la situazione non accenna a migliorare, anzi peggiora anche in seguito alla costruzione del Muro voluto da Sharon per separare i territori palestinesi da quelli israeliani. Pubblicizzato come barriera di separazione per impedire ai kamikaze palestinesi di entrare in Israele per fare attentati, il muro è un'assurdità storica e reale, anche perchè annette porzioni di territorio palestinese ad Israele, guardacaso proprio quei territori più fertili. Per la costruzione dei 700Km del muro sono state espropriate terre coltivate, abbattute case, e istituiti dei check in che hanno causato la perdita di lavoro ai tanti palestinesi che andavano a lavorare in Israele ma ai quali dopo la costruzione del muro non è stato più consentityo di arrivare in orario al lavoro, con conseguenti licenziamenti. Andare a scuola per i bambini palestinesi è un lusso.

Se questa è la situazione in Cisgiordania, nella Striscia di Gaza le condizioni di vita dei palestinesi sono ancor peggiori, chiusi in un ghetto dopo il ritiro unilaterale voluto da Sharon, disperati i palestinesi avevano votato nel 2006 Hamas, formazione politica islamica e estremista, contrapposta a Fatah forza politica laica del compianto leader Arafat. La vita e la morte della popolazione civile di Gaza dipende da Israele che ha il controllo delle risorse elettriche, idriche, alimentari della Srtiscia.

La cultura dovrebbe essere l'elemento centrale della fiera del libro. La cultura dovrebbe unire i popoli. E ci sono tanti scrittori ed intellettuali israeliani che sono per il dialogo e per la formula "due popoli due stati". Ci sono anche tanti intellettuali e scrittori arabi-israeliani che si spendono ogni giorno per il dialogo.

Gli organizzatori della fiera del libro avrebbero colto un'occasione unica per lanciare un messaggio di pace attraverso la cultura, se avessero pensato ad eventi in cui palestinesi e israeliani si fossero incontrati in forum, eventi, presentazioni in cui si sarebbe discusso di pace, fratellanza, unione.
E' prevalso uno sciocco interesse allo scontro piuttosto che all'incontro. La cultura dovrebbe unire ma in questo caso divide, non per colpa dei contestatori ma per colpa di chi non si rende conto delle violazioni dei diritti umani che Israele compie ogni giorno.
I contestatori che bruciano le bandiere non aiutano, dal canto loro, la causa palestinese, ma inaspriscono un comflitto che non ha bisogno di essere inasprito.
Contestare la scelta dell'invito a senso unico è giusto, sarebbe utile farlo in modo intelligente, portando bandiere palestinesi all'interno della fiera, e non bruciando quelle isrealiane all'esterno.

Che la fiera abbia inizio, che le contestazioni abbiano inizio.
La pace può attendere...

 
 
 
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