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Scuole private? Un lusso

Post n°741 pubblicato il 28 Aprile 2009 da JonathanLivingston.G
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L'Agenzia delle Entrate ha messo a punto - si legge su corriere.it - un decalogo antievasione che individua nelle scuole defi­nite «private», un «servizio di lusso», e quindi un indicatore attendibile di ricchezza. Da con­trollare con attenzione e con­frontare con la dichiarazione dei redditi, per stanare i ricchi che evadono le tasse. Con lo stesso meccani­smo, dunque, con cui la Guar­dia di finanza, il braccio opera­tivo dell’Agenzia delle Entrate, si appresta a acquisire i dati dei clienti dei concessionari delle auto di lusso, dei cantieri nava­li, ma anche, si legge nella cir­colare del 9 aprile scorso, di «porti turistici, circoli esclusi­vi, centri benessere e agenzie di viaggio». È solo un affina­mento del metodo di analisi de­gli agenti del fisco, perché i vec­chi parametri del 1992, le ban­che dati classiche, non tengo­no il passo della furbizia in un Paese dove, come ricorda spes­so il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, solo 15 mila contribuenti dichiarano più di 300 mila euro, ma si immatrico­lano 250 mila auto di lusso al­l’anno.

Il fisco non ha torto (da lastampa.it): ci sono persone che dichiarano un reddito pari più o meno alla retta annuale in una privata. Mandare il proprio figlio alla St. Stephen’s all’Aventino a Roma, una delle scuole più care ed esclusive, ad esempio, costa non meno di 20 mila euro l’anno. Al prestigioso Chateaubriand o all’Int’l School siamo intorno ai 14-15 mila euro. Se un ispettore si trovasse davanti ad un reddito di 15-20 mila euro l’anno e un’iscrizione in uno di questi istituti dovrebbe andare più a fondo nelle verifiche, insomma.

Ma ecco che insorgono le scuole private, soprattutto quelle cattoliche (eh beh quando c'è da prendere soldi sono sempre inprima fila...) che con Maria Grazia Colombo, presidente dell’Agesc, l’Associazione dei Genitori delle Scuole Cattoli­che. fanno sapere «È ro­ba da soviet!» replica  «Ci devono spiegare innan­zitutto cosa intendono per scuole private, un termine che non ha riferimenti legislativi. Temiamo che pensino alle scuole paritarie».

A mio avviso se questo decalogo fosse operatio si farebbe un'atto normale, controlli giusti, ma si dorebbero contrrollare anche tutte quelle attiità professionali quali notai, avvocati, dentisti, e liberi professionisti in generale che possono tranquillamente non rilasciare la fattura facendo lo "sconto" del 20% al cliente (ossia non facendogli pagare l'IVA). A quanti è capitato di andare dal dentista, ad esempio, e sentirsi dire, al momento del pagamento, "sono 120 euro con fattura e 100 senza fattura" e quanti hanno scelto il risparmio alla giustizia?

Insomma controllare i redditi a chi paga rette faraoniche per far studiare i propri figli a bene, controllarli a chi compra un'auto di lusso anche, ma si dorebbe proseguire nell'azione di contrasto all'evasione fiscale anche a classi sociali più elevate, ossia imprenditori & Co.

Beh questo magari è un pò più difficile, anche perchè immagino se il fisco mettesse il naso nei conti degli imprenditori di Governo, non verrebbe accolto molto bene...

 
 
 
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