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La donna ai tempi della "nuova" destra

Post n°745 pubblicato il 30 Aprile 2009 da JonathanLivingston.G
 
Foto di JonathanLivingston.G

Dopo varie ironie sulle diatribe familiari che investono il nostro premier, con una moglie (fintamente?) ribelle che ogni tanto sbotta, attacca il marito ma poi rientra mestamente tra i ranghi, è tempo di fare una riflessione seria sulla considerazione della donna nel 2009.

Il messaggio che certa parte della politica lancia, è quello dell'apparire. Non bastassero i reality, non la tv tutta, non bastasse il mondo della moda, ora ci si mette anche la politica a dettare norme di falsa bellezza.

Se legalmente la donna in Italia è considerata pari all'uomo (sebbene ci sia una discriminazione non di poco conto nei contratti a progetto, nei quali è previsto il licenziamento senza preavviso in caso di gravidanza, che rende quest'uguaglianza alquanto lacunosa), nella realtà la società italiana è fortemente maschilista.
La donna è considerata, da troppi, senza cervello, e comunque non dotata intellettivamente quanto l'uomo.
Il corpo è (tristemente) l'unica cosa della donna che interessa veramente una buona fetta della popolazione maschile e non solo. Alcune donne, infatti, si prestano a questa filosofia per raggiungere i loro obiettivi.

Aziende, società sportive, partiti politici, organizzazioni di ogni tipo hanno ai vertici una bassissima percentuale di donne, cui è precluso il potere, non certo per incapacità, ma per una mentalità arcaica e antiquata, stratificata, insita nella mente non sono degli anziani, ma anche di molti giovani che si riconoscono in motti di "medioevale" memoria come "L'uomo fa l'uomo e dà la guida spirituale, la donna nutre e alleva i figli".
Questa non è una frase celebre ma è solo il maschilismo di Povia, il cantante divenuto celebre grazie ai "piccioni" e recentemente all'omofobia della sua canzone sanremese "Luca era gay".

In questo quadro (im)morale, le esternazioni di Berlusconi sulle donne, il candidare solo giovani belle e famose, lanciando messaggi simbolici molto preoccupanti, suggellano un ritorno al passato, con la donna considerata o come macchina sforna eredi o come oggetto del desiderio.

Il risultato è un Paese fatto di aspiranti veline, adolescenti anoressiche, donne capaci umiliate da uomini rozzi e ignoranti, scale di valori dettate dalla "notiziabilità" o dalla "mediaticità" piuttosto che dalla capacità.

Le donne italiane dovrebbero ribellarsi, dovrebbero tornare a lottare per mantenere diritti ormai dati per acquisiti ma che, invece, devono essere difesi da derive maschiliste che rischiano di essere percepite dal popolo italiano come l'ennesima bravata di Berlusconi&Co.

 
 
 
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