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Cina: olimpiadi e morte.

Post n°381 pubblicato il 12 Gennaio 2008 da JonathanLivingston.G
 

Più di 5000 esecuzioni capitali nel 2006, oltre centomila morti sul lavoro nel 2007, il capitalismo selvaggio che rende anacronistica qualsiasi possibile identificazione ideologica con quelli che furono i principi fondanti il comunismo marxiano, quelli del Manifesto del Partito Comunista e del Capitale.

Questa è, in estrema sintesi la Cina del 2008, quella che la prossima estate ospiterà i giochi olimpici. Un paese dove la soal sequenza di parole "diritti umani" è pura follia, perchè sebbene nell’aprile 2001, Kiu Jingmin, vicepresidente del Comitato promotore di Pechino 2008, affermò: “Assegnando a Pechino i Giochi, aiuterete lo sviluppo dei diritti umani”, a pochi mesi dall’inizio delle Olimpiadi e nonostante alcune riforme in tema di pena di morte e di maggiore libertà di stampa per i media internazionali, questo impegno appare lontano dall’essere rispettato.

Proprio per questo
Amnesty International ha proposto una campagna mondiale per chiedere al governo della Repubblica Popolare Cinese di impegnarsi sul fronte diritti umani. Una richiesta doverosa, ma che va tragicamente in cotrotendenza rispetto ai dati relativi a condizioni lavorative, esecuzioni capitali, libertà di parola e di stampa. Una richiesta che, probabilmente, sarà disattesa, con il beneplacido di tutti quelli, occidentali ed orientali, che hanno sviluppato il loro business in Cina e che vedono nelle olimpiadi un'emorme opportunità di accrescere i propri proventi.

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Commenti al Post:
paodam1234
paodam1234 il 31/01/08 alle 11:23 via WEB
È ora di fare appello al dovere della ragione per sensibilizzare le coscienze su quanto sta accadendo. Mi riferisco alle Olimpiadi, evento che rappresenta un inno alla vita, un’esperienza di unione, condivisione e confronto, un’occasione per esprimere - nei modi e nelle forme più svariate delle diverse discipline - la meraviglia, l’armonia, la bellezza, la gioia, lo sforzo. La Cina ha ottenuto di autocelebrarsi attraverso le Olimpiadi decretandone così, automaticamente, la morte. Gli intenti dei governanti cinesi sono chiari: utilizzare le Olimpiadi come strumento per presentarsi di fronte al mondo come una potenza anche sportiva, in grado di occupare il primo posto sia nel medagliere olimpico, sia nel campo economico, militare, politico. Ma come è possibile coniugare lo spirito Olimpico, veicolo di leale confronto nel reciproco rispetto, con i costi umani pagati dalla popolazione cinese a causa delle imposizioni del governo? Anche in campo sportivo milioni di bambini sono sottoposti ad una quotidiana spietata competizione per poter essere selezionati nelle squadre olimpiche. Milioni di bambini sono costretti a passare l’infanzia ingabbiati in ferrei programmi e crudeli metodi di allenamento allo scopo di produrre atleti–robot da impiegare nei Giochi. Come non indignarsi nei confronti di chi, come i governanti cinesi, si vanta della crescita e dello sviluppo del Paese quando quest’ultimo è fondato proprio sullo sfruttamento della popolazione in nome dalla quale si dice di governare? Com’è possibile per chi dimostra disprezzo per la vita degli altri, nega i diritti fondamentali ai propri cittadini, sostiene regimi sanguinari come quello birmano in nome degli affari e dell’affinità ideologica ospitare le Olimpiadi? È proprio il caso di dire: “Ma a che gioco stiamo giocando”? È un imbroglio, una mistificazione, un orrore. Mi appello alle coscienze affinché si sottraggano a questo inganno. Spiriti liberi fatevi sentire. Potete essere determinanti, fate valere le ragioni della vita. Invito tutti alla discussione anche sul mio blog http://unmadeinchina.wordpress.com
 
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