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GIGI RIVA parte seconda

Post n°124 pubblicato il 06 Febbraio 2012 da giginosco
 
Tag: miti

Scoperto il suo grande talento per il calcio, Gigi Riva venne ingaggiato da una squadra locale, nella quale fece la trafila delle giovanili. Nel corso degli anni, abbatté a pallonate quasi tutti i portieri della Lombardia, tanto che, per continuare i campionati, ne dovettero importare da altre regioni. Uno di questi era sardo, e lo segnalò al Cagliari, che all'epoca militava in serie B.
L'arrivo di Gigi Riva, diciottenne, cambiò la storia dell'isola. Cominciò a segnare un gol dietro l'altro, e portò il Cagliari in serie A, a competere con le più forti squadre del continente. Sparava cannonate a destra e a manca, e i portieri si guardavano bene dal tentare di parare i suoi tiri.
Divenne titolare fisso della Nazionale, con la quale vinse un campionato europeo e giocò una finale mondiale. In maglia azzurra segnò 35 reti (più di chiunque altro, nella storia) in sole 42 partite.
Portò il Cagliari a diventare campione d'Italia, nel 1970, e, dopo una serie di infortuni gravi, smise di giocare a soli 31 anni.
Ecco, fine della biografia.
Pur a malincuore, l'ho ridotta all'osso, rinunciando anche ad esibirmi nella specialità della casa, la creazione di aneddoti (come quello del tifoso avversario che provò a distrarlo fischiando alla pecorara, mentre stava per battere un calcio di rigore, e sta ancora cercando sette denti e due indici).
Perché Gigi Riva è un mito, per la mia generazione? Perché se si parla di Rivera, Mazzola, Bettega, qualcuno storce sempre il naso, e se si parla di Gigi Riva no? Perché era rispettato e amato anche dai tifosi delle squadre avversarie? Perché, quando da qualche parte arrivava il Cagliari, e di questo sono testimone anch'io, non si parlava d'altro che di "andare a vedere Gigi Riva", e gli altri campioni che giocavano insieme a lui venivano quasi ignorati?
Facile: perché lui è diverso da tutti gli altri, lui è Gigi Riva.
Gigi Riva è quello che ha rinunciato ad andare a giocare per le grandi squadre, Juventus in testa, che gli facevano ponti d'oro. No, lui ha preferito restare a Cagliari, pur non essendo sardo. Sarebbe tornato vicino a casa, portato come un santo in processione, guadagnando di certo molto di più (che fai, ti compri la Ferrari e poi risparmi sulla benzina?), ma è restato nella sua squadra.
Gigi Riva è quello che si è rotto due volte le gambe, una volta la destra e una volta la sinistra, e tutt'e due le volte giocando per l'Italia. Ora è dirigente accompagnatore della Nazionale, e il suo carisma è rimasto intatto, basta sentir parlare di lui i calciatori.
Gigi Riva è quello che non rilascia quasi mai interviste, non fa ospitate, non balla con le stelle, non fa il naufrago dell'isola dei famosi, non pubblicizza nulla.
Gigi Riva è quello che preferisce parlare poco, ma se sente di dover dire qualcosa, la dice. Quando il Trota ci mise al corrente ("dichiarare" mi sembra un verbo inadatto allo spessore del personaggio) che ai mondiali non avrebbe fatto il tifo per l'Italia, noi tutti non l'abbiamo manco cagato. Gigi Riva, invece, che alla maglia azzurra aveva immolato due gambe, gli rispose il giorno dopo a mezzo stampa, dicendogli (neanche troppo tra le righe) di andare a morire ammazzato, e che avrebbe avuto piacere a fargli oltrepassare il confine a calci in culo. Che, poi, un calcio in culo di Gigi Riva, non so se mi spiego.
Io sono stato per alcuni mesi a Cagliari, un po' di anni fa, e vi assicuro che Gigi Riva è ancora un nome che rimbomba, a distanza di decenni. Se qualcuno spiegazzasse una sua figurina, probabilmente verrebbe arrestato, come chi spiegazza le banconote con il ritratto del re, in Thailandia.
E fanno bene i cagliaritani ad esserne fieri, Gigi Riva è il simbolo della città e dell'isola: un uomo con la schiena dritta, che si spezza ma non si piega.
Un vero sardo, insomma.
Nato a Leggiuno, in provincia di Varese, il 7 novembre 1944.

 
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