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IL MAÎTRE À PENSER

Post n°138 pubblicato il 31 Luglio 2012 da giginosco
Foto di giginosco

Nel ruolo di guida intellettuale e morale dei ragazzi che ho descritto nell'ultimo post, ho avuto le mie belle soddisfazioni.
Ogni volta che i quattro discutevano, in un tramonto italiano, di politica, estetica e matematica (vabbè, si fa per citare, non erano proprio questi i loro temi preferiti), io diventavo la Corte di Cassazione.
Ho dovute deliberare su questioni delicatissime, di molte delle quali niente miointeressava, né niente sapevo. Ricordo orgogliosamente alcune mie sentenze, che sono state per loro impagabile punto di riferimento:
- il culo è più importante delle tette. Però, dipende.
- è meglio fare prima diritto pubblico e poi diritto privato. Però, dipende.
- non si cerca di pomiciare già dalla prima sera. Però, dipende.
- il voto all'esame non si rifiuta mai. Però, dipende.
- la Mercedes è meglio della BMW. Però, dipende.
- le tette vanno prese in mano con vigoria, più che accarezzate. Però, dipende.
Ero una specie di Bellavista (non so se avete mai visto i film o letto i libri di De Crescenzo), un maître à penser mai messo in discussione.

Un giorno, mi sono recato a mensa con uno di loro, il più incazzoso.
Mentre facevamo la fila, una ragazza, bruttarella, si è infilata davanti a noi. Ci sono stati mugulii di disapprovazione da parte di tutti, ma nessuno ha preso l'iniziativa di farla uscire. Solo il mio amico, dopo averci pensato un po', mi ha detto "don Lui', mo' vaju da chira racchia e 'a jetto fora a càvuci 'ntu culu!" e si è avviato verso di lei.
-"Dai, lascia stare."
-"E perché a vo' fare passare? Simu tutti uguali, no?"
-"Bravo, si vede che stai studiando. Art. 3 della Costituzione, 1° comma, principio di uguaglianza formale. Però c'è anche l'uguaglianza sostanziale, 2° comma."
-"Grazie, don Lui'. In verità il 2° comma della Costituzione (sic!) non l'ho ancora letto, che ieri mi ha chiamato mia madre e po' m'aju scurdatu. Chi dicia?"
-"Dice che se uno ha qualche difficoltà, gli altri devono aiutarlo. (Vabbè, non mi venite a fare i fini giuristi, adesso, che gli dovevo dire?) Dimmi la verita: se lei fosse stata bona, l'avresti fatta passare?"
-"Sì, così almeno ci guardavu 'u culu".
-"Ecco, vedi? Se una è bona, trova sempre qualcuno che la fa passare. Allora noi, per rispettare il principio del secondo comma dell'articolo 3, la trattiamo come se fosse bona, e la lasciamo passare."
-"Mah, si u dici tu..... Ma guardala, sta facenno trasire 'nta fila puru dui amici."
-"Sta facendo entrare due amici? Dici davvero?"
-"E guarda! Facimu passare pur'a loro?"
-"Col cazzo!"
Al che, perdendo il mio proverbiale aplomb, mi sono messo a gridare in direzione dei nuovi arrivati, attirando lo sguardo di tutti i presenti.
"EHI, VOI, PENSATE CHE NOI SIAMO QUI PER DIVERTIMENTO?"
La ragazza ha risposto "ma sono due miei amici!"
"AH, SIETE AMICI? VOLETE MANGIARE ASSIEME, ALLORA?"
"Sì" hanno detto, speranzosi.
"E ALLORA TUTTI E TRE IN CODA, SVELTI!"
Così, tra un mormorio di approvazione dei presenti, i furbastri hanno preso i loro vassoi e si sono messi in fondo alla fila.

L'incidente era stato, tutto sommato, divertente. Il mio amico non aveva perso occasione, mentre mangiavamo, di raccontare l'episodio a tutti quelli che conosceva, fiero di essere stato con me.
Tornando a casa, ha finalmente fatto la domanda che mi aspettavo.
-"Dimmela tu ora la verità, don Lui'. Se la ragazza invece che racchia era bona, facevi passare anche gli amici?"
-"Penso di sì."
-"Lo vedi che non l'hai trattata come una bona, allora? Altro che secondo comma della Costituzione."
-"Non è così. Lei poteva passare, ma gli amici no. Su cosa l'appoggiavano, quei due, il salto della fila? Se fossero stati amici di una bona, potevano dire che passavano perché avevano un'amica bona. Chapeau. Ma un'amica racchia, in fila, l'avevamo un po' tutti, giusto?"
-"Minchia, non ci avevo pensato, hai ragione. Anch'io avevo due amiche in fila, e pure loro racchie. Don Lui', quante cose mi devi ancora imparare!"
-"Insegnare."
-"Insegnare? Ah, giusto, insegnare."

 
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