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MOMENTI DI GLORIA

Post n°150 pubblicato il 26 Novembre 2012 da giginosco
Foto di giginosco

Vi ricordate di chiappe d'oro, l'animatrice del compleanno di mia figlia?
Beh, da quando sono stato risucchiato nel vortice delle feste, ho scoperto che la ragazza va via come il pane, perché almeno due volte su tre entri nella sala e trovi lei che tiene banco. E meno male. Vederla saltellare con i pantaloni neri aderenti della tuta, soprattutto se si è abilmente riusciti a mettersi nella giusta posizione, è uno spettacolo che da solo vale il prezzo del regalo, farebbe apprezzare il chu-chu-ua persino a Battiato.
Qualche giorno fa l'ho trovata a un altro compleanno e, per darmi un tono, ho fatto finta di non ricordarmi di lei "ah, era animatrice anche alla festa di mia figlia? Mi scusi, non l'avevo riconosciuta. Non sono fisionomista, e con tutti questi compleanni faccio un po' di confusione".
E' stata, più o meno, la solita festa: balli, gara di limbo, tiro alla fune stravinto dalle femminucce, spintoni e liti sedate  tra maschietti (lo sapete come siamo, no? Da piccoli ci salutiamo con le mosse di kung-fu, da grandi con i finti colpi alle parti basse), giochini vari.
Con una novità, stavolta: il teatrino dei burattini.
ohhhhhhhhh!!!!!!!!!
Dello spettacolo, a dire il vero, non ho capito quasi nulla, perché l'amplificazione era scadente e, contemporaneamente, un prozio del festeggiato mi sbomballava le balle con il racconto delle sue gesta eroiche di cercatore di funghi.
Appena il teatrino è rimasto incustodito, però, io e mia figlia ci siamo guardati negli occhi e, dopo un gesto d'intesa, ci siamo fiondati entrambi dentro, tra la struttura anteriore, quella in legno col piccolo palcoscenico, e una tenda nera spessa che faceva da sfondo.
Messa la bimba in piedi su una sedia a fianco a me, mi sono affacciato verso la sala e, vedendo gli amichetti che guardavano, non ho resistito. Mi sono messo ad imitare i burattini, con le mani a paletta, dicendo qualche amenità rubata agli spettacoli dei Ferraiolo. Frasi alla Pulcinella, tipo "citrullo, ti scass'o provolone" o "mannacci'a morte mbriaca" o "dove sei, Papiluccio naso di cane?", che hanno fatto ridere di gusto il mio giovane pubblico.
Quando mia figlia ha fatto capolino, però, gli altri bimbi hanno pensato, ovviamente, di poter entrare pure loro. E tutti insieme, per giunta. In un attimo, sei o sette testoline hanno cominciato a spingere da dietro la tenda nera alle mie spalle, rischiando di farsi cadere addosso la struttura.
Hai voglia a dire "attenti, non spingete", niente da fare.
Ero lì, solo in mezzo all'orda, che cercavo di tener fermo il teatrino vacillante, quando chiappe d'oro, temendo per l'integrità della struttura appena acquistata, si è avvicinata e mi ha cinguettato "vuole una mano?"
Una mano a me? Cosa ti fa pensare che abbia bisogno di una mano, per tenere a bada quattro mocciosi? Ho sfoderato la mia faccia da Clint Eastwood (non mi riesce tanto bene, in verità, avrei dovuto dar retta a quel mio amico che, ai tempi del liceo, girava con la foto di Clint nel taschino e si metteva allo specchio per imitarne l'espressione, "che non si sa mai, nella vita") e, guardandola dritta negli occhi, le ho detto che era tutto sotto controllo, grazie. E non ho aggiunto "bèibi" solo perché ero troppo uomo per darle retta per più di due secondi, ecco.
Ho ripreso a combattere con i bruti, sembrava quasi che stessi per avere la meglio, quando uno dei bimbi ha cominciato proprio ad esagerare, spingendo sempre di più con la testa, quasi mi buttava a terra.
"Ma guarda se sta fermo. Daniele o Melissa, di sicuro", ho pensato e, temendo che il bimbo finisse per cadere col muso per terra, gli ho amorevolmente tenuto la testa col palmo della mano, da dietro la tenda.
Beh, non era Daniele. E nemmeno Melissa.
Era il sedere dell'animatrice, che si era piegata per cambiarsi le scarpe.
Il bello è che, sentendo una consistenza inaspettata, ho pure indugiato un po' con il tocco, cercando di capire a chi appartenesse la testa.
Secondo voi, a quel punto, avrei dovuto scusarmi e spiegarle come mai Clint il rude le aveva amorevolmente (e lungamente) palpato il culo?
Mah, non lo so.
Quello che so è che, sperando che il soffitto mi cadesse in testa, sono scivolato fuori dal teatrino, come se trainato su uno skateboard, e mi sono recato silenziosamente verso gli altri papà, ai quali ho raccontato tutto.
A scopo catartico, nelle mie intenzioni.
E, invece, sono stati momenti di vera gloria: pacche sulle spalle, abbracci, c'è mancato poco che mi portassero a spalle in trionfo in giro per la sala.
Uomini, tzè!
Certo che ne avete di stomaco, per darcela!

 
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