IO CE L'HO PROFUMATO

UNICUIQUE SUUM

Già a malapena ci conosciamo, tra i tenutari di blog, non cominciamo a confondere i ruoli, per favore.
Ci sono quelli che commentano l'attualità, quelli che mettono i video musicali, quelli che pubblicano proprie poesie, quelli che per lo più riportano citazioni di scrittori famosi, quelli che mettono foto scollacciate. Quelli raffinati, quelli colti, quelli sgrammaticati. Quelli intelligenti, quelli originali, quelli banali.
Se uno entra in un blog, sa già, più o meno, quello che lo aspetta.
Se io, ad esempio, dopo venti post, scrivessi una cosa profonda e seriosa, senza neanche una minchiata che sia una, che cosa otterrei? Perderei la mia credibilità come cazzone, e non ne guadagnerei certo una nuova come capoccione.
C'era un mio amico, ai tempi del liceo, che aveva una doppia personalità: in alcuni giorni era di una comicità strabordante, ma davvero, roba che gli ascoltatori cadevano a terra rotolandosi per i dolori addominali. Altre volte, invece, si presentava con dei temibilissimi foglietti in mano, contenenti poesie da lui composte, che pretendeva di farci leggere e commentare.
Sarà che, al tempo, zeppi di ormoni come eravamo, potevamo rinunciare a guardare le ragazzette solo per ridere o giocare a pallone, sarà che i temi affrontati nelle poesie erano, a rotazione, l'amore non corrisposto, la felicità irrealizzabile, l'attesa della morte (roba che, mentre con una mano tenevi il foglietto, con l'altra ti rovistavi nelle parti intime), fatto sta che lo scansavamo un po' tutti, se lo vedevamo arrivare con un foglietto in mano.
Ma perché racconto ciò? Perché ognuno deve prendersi le proprie responsabilità, qui dentro. Chi ha assunto, agli occhi di noi maschietti communitary, lo scomodo ruolo di donna procace disinibita mantide, non può adesso tirarsene fuori, così, su due piedi, e lasciarci senza icona supersexy: verba volant, libido manet.
Altrimenti, non si dica poi che non l'ho avvertita, rischia di fare la terribile fine che ha fatto quel mio amico dalla doppia personalità, e mi piange il cuore a dirlo: è diventato un bancario.