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« SENSIBILITA' E SIMILITUDINIUNA STORIA TRISTE »

SENSIBILITA' senza similitudini, stavolta

Post n°58 pubblicato il 25 Agosto 2010 da giginosco

Mea culpa.
Nel post di due giorni fa, ho troncato la conclusione del mio ragionamento (parola grossa, "ragionamento"), pensando che fosse già chiaro quello che volevo dire.
E invece, visto che probabilmente mi sono capito da solo, ci riprovo.
Con due avvertenze.
La prima è che io, come antropologo, sono una schiappa. Un mio discorso, che coinvolge tutta la razza umana, si presta ovviamente a mille distinguo, che vi lascio liberi di fare in autonomia.
La seconda è che, se qualche rappresentante del mio adorato (lo dice Espe) pubblico femminile dovesse prendersela, non farà altro che darmi ragione.
Ah, c'è una terza avvertenza, la solita: non prendetemi troppo alla lettera, mi piace fare un po' di capriole e piroette, se c'è un tappeto elastico. 

Parlando di sensibilità, ho detto che certe caratteristiche non appartengono ad un solo sesso. L'uomo e la donna hanno entrambi delle potenzialità. Molto diverse, ma legate da un comune denominatore: sono quasi sempre mal sfruttate.
La tanto decantata maggior sensibilità femminile è una leggenda metropolitana, che, però, gode di grande seguito tra coloro che cominciano ad avere le prime esperienze con l'altro sesso. In particolare, il giovane uomo, ancora intriso della sua cazzonaggine brufolosa, non ha bisogno di particolare cura, ed il benessere della giovane donna viene ad essere il baricentro del rapporto.
Egli, fiero del suo ruolo di principe azzurro e sprezzante del pericolo, combatte quotidianamente contro i terribili mostri che turbano la tranquillità della sua bella, quali un'amica invidiosa, un chilo di sovrappeso, un esame da sostenere o un vestito da trovare per un matrimonio.
Si illude, il tapino, di avere le spalle larghe, e che verrà ricambiato con la stessa dedizione, quando ne avrà bisogno. SCEEE-MOOO, SCEEEEE-MOOOOO!!!
Vabbè, col tempo e l'esperienza le cose cambiano. L'uomo, però, acquisisce, in tal modo, una maggiore capacità di immedesimazione, una conoscenza dell'altro che la donna tende a trascurare, privilegiando, al più, quella di se stessa.
"SCEMO! BANALE! PRESSAPPOCHISTA!" E' vero, l'ho detto io stesso, all'inizio.
Anzi, visto che il dado è tratto, dico pure un'ultima cosa, frutto di anni di osservazione, e poi mi do alla macchia.
La capacità di immedesimazione è importantissima anche nel rapporto con i figli.
A parità di frequentazione (lo sottolineo: a parità di frequentazione), sin dalla tenerissima età, non è assolutamente vero che le madri siano più sensibili dei padri, anzi. Non per deficit di amore, ovviamente (scherziamo?), ma per scarso allenamento a capire quel che non viene esplicitamente detto (a capire, non a credere di capire, chiariamo), ad anticipare esigenze e bisogni che non siano i propri. E tendono spesso a sfornare dei propri cloni, piuttosto che aiutare lo sviluppo della personalità della prole.
Secondo me, insomma, la strada per essere delle buone madri è tutta in salita.
Tanto di cappello a chi la percorre.

   

 
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