Mi sa che smetto di fumare.
Oggi, che piove e fa un po' freddo, ne sono più che mai convinto: non lo supererei indenne, un altro inverno come gli ultimi tre.
Fumare sul balcone di casa è diventato un incubo, da quando è nata mia figlia. Non solo mi guarda dall'interno con l'espressione da piccola fiammiferaia, ma pretende pure di starmi in braccio per qualche minuto, dopo che rientro.
Ma posso io prenderla subito, impregnandola di quella puzza disgustosa? No che non posso, ci sono almeno tre cose che me lo impediscono.
In ordine di potere di dissuasione crescente: 1) la mia coscienza 2) il mio olfatto schizzinoso, che mi ha sempre obbligato a fumare solo all'aperto 3) mia moglie, che sarebbe capace di attaccare una pippa di durata inumana, ripetendo almeno duemila volte di fila lo stesso concetto, e con le stesse identiche parole.
Devo assolutamente smettere di fumare, entro l'inizio dell'inverno.
Hai voglia a dire "una sigaretta, ogni tanto, rilassa". Rilassa?
Vi descrivo cosa succede, ogni volta che mi prende l'insano desiderio invernale.
1) Controllo se la piccola è impegnata in altre faccende. Se è con la madre, e sta giocando, o mangiando, o guardando un cartone alla tv, vado. Tutti zitti, per carità.
2) Tolgo la felpa ed esco sul balcone in maglietta. Minchia, che freddo!
3) Indosso la felpa da fumo, stesa perennemente all'aperto, ghiacciatissima ed umidissima. Che faccio, la tolgo di nuovo? Mah, meglio di no, non vorrei che si impregnasse la t-shirt.
4) Accendo la sigaretta rabbrividendo e, un secondo dopo, mi sento chiamare da dietro il vetro.
5) Cerco di convincere la bimba, incustodita, a non uscire fuori, mentre provo a chiamare mia moglie, che non risponde. Intanto, tengo l'infisso del balcone chiuso con due mani (anzi, con le sole falangette, non c'è un grande appiglio, dall'esterno), con la sigaretta tra le labbra. Il fumo mi va negli occhi, e la cenere mi cade sulla felpa.
6) Fiaccato nella resistenza, e con le unghie indolenzite, riprovo a chiamare "Moglieee!". Non ottengo risposta, e butto via la sigaretta a metà.
7) Rimetto la felpa da fumo al suo posto, in tutta fretta, mentre dico alla piccola rompiballe, con tono autoritario "non uscire sul balcone, va' da mamma. Perché ce l'hai una mamma, vero?"
8) Spingo dolcemente la bimba dentro casa (devo assolutamente migliorare il mio tono autoritario), e torno a sistemare la felpa che, nel frattempo, è caduta per terra.
9) Aspetto un po' fuori, in maglietta, per far disperdere la puzza di fumo, continuando a tenere la porta chiusa con le unghie. "Moglieeeee!". Macché!
10) Rientro, facendo attenzione a non pestare un piede alla figlia di Sirchia. Mi dirigo verso il bagno, con lei attaccata ai pantaloni, che mi chiede di prenderla un po' in braccio. "Moglieeeee!" Niente, sorda come una campana.
11) Mi lavo mani e muso (col bagnoschiuma, che è più profumato) e, ovviamente, i denti. Il tutto, tenendo distante, a passi di bump, la signorina, che vuole lavarsi anche lei nel lavandino, con me. "Moglieeeeee!" Sì, aspetta e spera.
12) Rimetto la felpa da interno, e prendo la bimba in braccio. Esattamente in quel momento, arriva la latitante, e dice "ero al telefono, mi avevi chiamato? Ma..... ma..... ma..... c'è puzza. Come devo dirtelo che non mi piace che tu prenda la bimba in braccio, dopo che hai fumato?"
Sì, è vero, ho fumato. Ma smetto, vedrai che smetto.
Lo giuro sulla tua testa: che possa rimaner vedovo, se non lo faccio!