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BLOG DESCIAINISTATTIZZATO
Che lo visitiate autenticati o anonimi, una volta al mese o un mese alla volta, da Bolzano o da Lampedusa, in abito da sera o in mutande, nessuno lo saprà mai.
Non io, almeno.
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Ricordate quando, una quindicina d'anni fa, uno degli argomenti principali di conversazione era il "campo" del cellulare, misurato in "tacche"?
Beh, riavvolgiamo il nastro: nella casa di montagna dei miei genitori, ancora oggi, non c'è campo, ed il mio telefonino registra un mortificante "zero tacche".
Quando si deve telefonare, la procedura è sempre la stessa, in quattro fasi:
1) Ci si sposta per qualche minuto da un lato all'altro del giardino, con il cellulare in mano, in posizione orizzontale, alla ricerca di un'inesistente linea. Una via di mezzo tra un questuante col piattino ed un rabdomante, per capirci.
2) Si spera nel miracolo, quando arriva un soffio di vita telefonica, e si prova a fare il numero, ma la telefonata neanche parte.
3) Si dice, tra i denti, "vffancl, 'sta czz di SIP si ftt un sacco di soldi e dà un servizio di mrd". Già, la procedura prevede proprio l'imprecazione contro la SIP, è in linea con le bottiglie di Rosso Antico e Amaro Cora che giacciono, intonse, nel mobile bar, col prezzo in sesterzi.
4) Si prende l'auto e si va a telefonare mezzo chilometro più in là, oltre un curvone, dove il segnale arriva, non taccosissimo, ma arriva.
Ecco spiegato il motivo della mia latitanza: non me la sono sentita di andare a connettermi dietro il curvone, seduto in macchina.
Quando l'ho fatto, per pubblicare l'ultimo post, sono stato guardato con disprezzo da alcune coppie di passeggiatori ultraottantenni, di cui potevo leggere i pensieri, del tipo "altro che compiùter, ti manderei a zappare", oppure "anche ai miei tempi ce n'erano di cretini, però ormai si è passato il segno".
Oggi, però, sono tornato davvero.
Qualcuno uccida il vitello più grasso, per favore.
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