Creato da jenny662007 il 04/10/2007

RIFLESSI

siamo gocce in un oceano

 

« dalHerman Hesse scriveva: »

Dolore e forza delle donne

Post n°1013 pubblicato il 03 Febbraio 2010 da jenny662007

SASHA

 

 

Le donne provano la temperatura del ferro da stiro toccandolo. Brucia ma non si bruciano. Respirano forte quando l’ostetrica dice «non urli, non è mica la prima». Imparano a cantare piangendo, a suonare con un braccio che pesa come un macigno per la malattia, a sciare con le ossa rotte. Portano i figli in braccio per giorni in certe traversate del deserto, dei mari sui barconi, della città ai piedi su e giù per gli autobus. Le donne hanno più confidenza col dolore. Del corpo, dell’anima. È un compagno di vita, è un nemico tanto familiare da esser quasi amico, è una cosa che c’è e non c’è molto da discutere. Ci si vive, è normale. Strillare disperde le energie, lamentarsi non serve. Trasformandolo, invece: ecco cosa serve. Trasformare il dolore in forza. Ignorarlo, domarlo, metterlo da qualche parte perché lasci fiorire qualcosa. È una lezione antica, una sapienza muta e segreta: ciascuna lo sa.

 

ros

 

 

Maria Malibran, leggendario mezzosoprano, che impara a nascondere le lacrime durante le terribili lezioni di canto inflitte dal padre. Jaqueline du Pré che suona come un angelo il violoncello e sorride a ogni fitta alle ossa del braccio malato, il braccio che finirà per ucciderla. Denise Karbon che scia ingessata, Vanessa Ferrari che volteggia con una frattura al piede. La prostituta bambina che chiude gli occhi e pensa al prato della sua casa nei campi. La giovane donna che si lascia insultare e picchiare dal suo uomo perché pensa che quella sua violenza sia una debolezza: pensa di capirne le ragioni, di poterle governare, alla fine. Pensa che lui sia fragile quando strilla e quando alza le mani: si calmerà, basterà lasciargli il tempo, si placherà. La compagna del genio, la donna di Picasso che, lei sola, ne conosce e ne tollera le miserie: in questo più forte e più grande di lui. L’artista straordinaria che si lascia soggiogare in una vita ordinaria e la trasforma in poesia, la donna ordinaria che fa dei suoi giorni un capolavoro di pazienza. Le migliaia, milioni di donne che vivono ogni giorno sul crinale di un baratro e che anziché sottrarsi quando possono, quelle che possono, ci passeggiano in equilibrio: un numero da circo straordinario, questo di tentare di addomesticare la violenza la violenza degli uomini qualche volta andando a cercarla, persino. Perché è un antidoto, perché è un prezzo, perché non si può fare diversamente, perché il tempo che viviamo è questo e chiede uno sforzo d’ingegno per conciliare la propria autonomia con l’altrui brutale insofferenza.

 

 

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Le storie che ho raccolto sono scie luminose, stelle cadenti che illuminano a volte molto da lontano una grande domanda: cosa ci induce a non respingere, anzi a convivere con la violenza? Perché sopporta chi sopporta, e come fa? Quanto è alta la posta in palio? Alcune soccombono, molte muoiono, moltissime dividono l’esistenza con una privata indicibile quotidiana penitenza. Alcune ce la fanno, qualche altra trova nell’accettazione del male le risorse per dire, per fare quel che altrimenti non avrebbe potuto. Grandissimi talenti sono sbocciati da uno sfregio. Altrettanto grandi sono stati spenti. Per mille che non hanno nome, una cambia il corso della storia. Sono, alla fine, gesti ordinari. Chiunque può capirlo misurandolo su di sé. Sono esercizi di resistenza al dolore.

«Le femmine servono ai cuccioli» dice il bambino seduto davanti alla tv, danno un documentario sugli animali. Poi ripete: «Lo sai mamma? Le femmine servono perché devono fare i cuccioli, i maschi da soli non li possono fare».

 


2339

 

 

Non c’è dubbio, i maschi da soli non possono. Però le femmine non «servono» solo a fare i cuccioli, penso di rispondere. Non dico niente, invece. Ci sono cose che non si spiegano con le parole. Lo capirà, lo vedrà, lo imparerà strada facendo. Certo, bisogna sempre ricominciare da capo. A ogni generazione di nuovo. Dimostrare, convincere. A cosa servono le femmine? Sembra proprio, nelle parole di un bambino, l’origine di tutte le questioni. Non sono sicura che a fare la stessa domanda a cento adulti, uomini e donne, si otterrebbero risposte convincenti. «Servono a far più bella la vita» mi ha risposto un amico credendo di dire cosa gradita, immagino sentendosi galante. Deve essere qui il cuore di tutto. Siamo proprio certi che le femmine servano a qualcos’altro che a fare i cuccioli, a rendere piacevole l’esistenza altrui? E loro, le donne, dietro le parole e i gesti di una sicurezza ogni giorno esibita in pubblico ne sono davvero convinte in privato? Cosa sono disposte a offrire a sopportare in cambio della possibilità di dimostrare che no, non servono solo a fare i cuccioli né ad allietare con la loro deliziosa presenza le impegnative vite altrui? Ma soprattutto, perché in fondo sentono, anche quando non lo dicono, di doverlo dimostrare?

 

cute

 

 

Vorrei poter dire che se devi uscire alle cinque per un impegno improrogabile e alle cinque meno dieci la persona con cui dividi l’esistenza ti pone una questione epocale da cui dipende l’esito della tua giornata, della settimana e della vita, ecco, quella è una prova di forza, una forma sottile di violenza che si esercita nel celebre quesito: dimostrami che cosa è più importante per te. Perché si sa che l’amore viene prima di tutto, per le donne è certamente così. Perché se hai interessi fuori, più importante deve essere sempre, tuttavia, l’interesse dentro. Perché se un uomo può dire scusami ma ho da fare, e dimenticarsi l’anniversario, la spesa, la festa di compleanno del bambino, la consegna a domicilio, una donna no, non può farlo. O meglio: può, ma paga un prezzo...

di Concita De Gregorio da “Malamore”

 

 
 
 
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Per te che hai ridato un senso alla mia vita...

dalla tua piccola jenny

 

 

 

Ancora non sono diventata brava coi video, ma spero ti sia arrivato ciò che custodisco, stretto stretto, in fondo al cuore...

 

 

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Sai... quando ascolti le parole di una canzone, quando le senti come uno schiaffo che ti percuote pure l'anima, fino a farti male, fino a scuotere anche l'ultimo centimetro del corpo... Quando ti rivedi con gli occhi della mente, quando ti senti tu l'autore vero, e tu solo, di quelle parole... Sai, Tesò, è come riavvolgere il nastro della vita... maledirla, benedirla... per ciò che ti ha rubato e poi, in parte, ti ha restituito... Le mie rose spezzate: quanti graffi, quante cicatrici... E le tue, il tuo vissuto, tutto quanto si racchiude dentro alla memoria... Tutto qui, tra me e te, tra sogni, i nostri sogni... quelli che temiamo di sciupare, che abbiam paura persino di sognare... E pungono, pungono ancora quelle maledette spine, tanto che un "Ti voglio bene" rimane muto sulle labbra, a metà strada tra la voce e il cuore... E ci affidiamo al tempo, tra il groviglio di coraggio e di mille esitazioni... tra la voglia e la paura di lasciarsi andare... E tu rimani lì, ad aspettare la mia "guarigione", inconsapevole di essere tu solo... la mia vera medicina...

TI VOGLIO BENE AMO'..............

                                                tua piccola jenny

 

 

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dividers_294-2.gif medium image by ilovejacoby11

Non chiedere mai a una donna come fa ad essere così forte... Forte non ci si nasce, lo si diventa! Non chiederle mai perchè indossa ancora le corazze con un uomo: forse ha combattuto troppo! Non scavare dentro ai suoi ricordi... Tienila stretta tra le braccia, e ascolta i suoi silenzi... J.

 

 
Citazioni nei Blog Amici: 42
 

 

... quando la gente ti dirà che hai sbagliato... e avrai errori dappertutto dietro al schiena, fregatene.
Ricordatene. Devi fregartene. Tutte le bocce di cristallo che hai rotto erano solo vita...
non sono quelli gli errori... quella è vita... e la vita vera magari è proprio quella che si spacca,
quella vita su cento che alla fine si spacca..... io questo l'ho capito, il mondo è pieno di gente
che gira con in tasca le sue piccole biglie di vetro....le sue piccole tristi biglie infrangibili.....
e allora tu non smetterla mai di soffiare nelle tue sfere di cristallo.....
sono belle, a me è piaciuto guardarle, per tutto il tempo che ti sono stato vicino...
ci si vede dentro tanta di quella roba..... é una cosa che ti mette l'allegria addosso..
.non smetterla mai..... e se un giorno scoppieranno anche quella sarà vita,
a modo suo..... meravigliosa
vita.

Alessandro Baricco

 

La verità è che si vedono e si sentono e si toccano così tante cose...
è come se ci portassimo dentro un vecchio narratore
che per tutto il tempo continua a raccontarci una storia mai finita e ricca di mille particolari.
Lui racconta, non smette mai, e quella è vita.

Alessandro Baricco

 

Levitation

 

 Mi guardo dentro e li trovi ancora tutti lì.
In gruppo, come chi si conosce ormai da lungo tempo.

Capisco che non se ne andranno mai.
Delusioni e sbagli divenuti fantasmi affinché io non possa dimenticare ciò che è stato.

Un tempo sono stati fonti di sofferenza;
ora posso solo essergli grata per ciò che mi han permesso di diventare poi.

 

Mirka Naldi

 

 

 

 

 

 
 
 

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