... E quando poi davanti a te si apriranno tante strade e non saprai quale prendere, non imboccarne una a caso, ma siediti e aspetta. Respira con la profondità fiduciosa con cui hai respirato il giorno in cui sei venuta al mondo, senza farti distrarre da nulla, aspetta e aspetta ancora. Stai ferma, in silenzio, e ascolta il tuo cuore. Quando poi ti parla, alzati e va' dove lui ti porta.
Susanna Tamaro
Post n°1013 pubblicato il 03 Febbraio 2010 da jenny662007
Le donne provano la temperatura del ferro da stiro toccandolo. Brucia ma non si bruciano. Respirano forte quando l’ostetrica dice «non urli, non è mica la prima». Imparano a cantare piangendo, a suonare con un braccio che pesa come un macigno per la malattia, a sciare con le ossa rotte. Portano i figli in braccio per giorni in certe traversate del deserto, dei mari sui barconi, della città ai piedi su e giù per gli autobus. Le donne hanno più confidenza col dolore. Del corpo, dell’anima. È un compagno di vita, è un nemico tanto familiare da esser quasi amico, è una cosa che c’è e non c’è molto da discutere. Ci si vive, è normale. Strillare disperde le energie, lamentarsi non serve. Trasformandolo, invece: ecco cosa serve. Trasformare il dolore in forza. Ignorarlo, domarlo, metterlo da qualche parte perché lasci fiorire qualcosa. È una lezione antica, una sapienza muta e segreta: ciascuna lo sa.
Maria Malibran, leggendario mezzosoprano, che impara a nascondere le lacrime durante le terribili lezioni di canto inflitte dal padre. Jaqueline du Pré che suona come un angelo il violoncello e sorride a ogni fitta alle ossa del braccio malato, il braccio che finirà per ucciderla. Denise Karbon che scia ingessata, Vanessa Ferrari che volteggia con una frattura al piede. La prostituta bambina che chiude gli occhi e pensa al prato della sua casa nei campi. La giovane donna che si lascia insultare e picchiare dal suo uomo perché pensa che quella sua violenza sia una debolezza: pensa di capirne le ragioni, di poterle governare, alla fine. Pensa che lui sia fragile quando strilla e quando alza le mani: si calmerà, basterà lasciargli il tempo, si placherà. La compagna del genio, la donna di Picasso che, lei sola, ne conosce e ne tollera le miserie: in questo più forte e più grande di lui. L’artista straordinaria che si lascia soggiogare in una vita ordinaria e la trasforma in poesia, la donna ordinaria che fa dei suoi giorni un capolavoro di pazienza. Le migliaia, milioni di donne che vivono ogni giorno sul crinale di un baratro e che anziché sottrarsi quando possono, quelle che possono, ci passeggiano in equilibrio: un numero da circo straordinario, questo di tentare di addomesticare la violenza la violenza degli uomini qualche volta andando a cercarla, persino. Perché è un antidoto, perché è un prezzo, perché non si può fare diversamente, perché il tempo che viviamo è questo e chiede uno sforzo d’ingegno per conciliare la propria autonomia con l’altrui brutale insofferenza.
Le storie che ho raccolto sono scie luminose, stelle cadenti che illuminano a volte molto da lontano una grande domanda: cosa ci induce a non respingere, anzi a convivere con la violenza? Perché sopporta chi sopporta, e come fa? Quanto è alta la posta in palio? Alcune soccombono, molte muoiono, moltissime dividono l’esistenza con una privata indicibile quotidiana penitenza. Alcune ce la fanno, qualche altra trova nell’accettazione del male le risorse per dire, per fare quel che altrimenti non avrebbe potuto. Grandissimi talenti sono sbocciati da uno sfregio. Altrettanto grandi sono stati spenti. Per mille che non hanno nome, una cambia il corso della storia. Sono, alla fine, gesti ordinari. Chiunque può capirlo misurandolo su di sé. Sono esercizi di resistenza al dolore.
Non c’è dubbio, i maschi da soli non possono. Però le femmine non «servono» solo a fare i cuccioli, penso di rispondere. Non dico niente, invece. Ci sono cose che non si spiegano con le parole. Lo capirà, lo vedrà, lo imparerà strada facendo. Certo, bisogna sempre ricominciare da capo. A ogni generazione di nuovo. Dimostrare, convincere. A cosa servono le femmine? Sembra proprio, nelle parole di un bambino, l’origine di tutte le questioni. Non sono sicura che a fare la stessa domanda a cento adulti, uomini e donne, si otterrebbero risposte convincenti. «Servono a far più bella la vita» mi ha risposto un amico credendo di dire cosa gradita, immagino sentendosi galante. Deve essere qui il cuore di tutto. Siamo proprio certi che le femmine servano a qualcos’altro che a fare i cuccioli, a rendere piacevole l’esistenza altrui? E loro, le donne, dietro le parole e i gesti di una sicurezza ogni giorno esibita in pubblico ne sono davvero convinte in privato? Cosa sono disposte a offrire a sopportare in cambio della possibilità di dimostrare che no, non servono solo a fare i cuccioli né ad allietare con la loro deliziosa presenza le impegnative vite altrui? Ma soprattutto, perché in fondo sentono, anche quando non lo dicono, di doverlo dimostrare?
Vorrei poter dire che se devi uscire alle cinque per un impegno improrogabile e alle cinque meno dieci la persona con cui dividi l’esistenza ti pone una questione epocale da cui dipende l’esito della tua giornata, della settimana e della vita, ecco, quella è una prova di forza, una forma sottile di violenza che si esercita nel celebre quesito: dimostrami che cosa è più importante per te. Perché si sa che l’amore viene prima di tutto, per le donne è certamente così. Perché se hai interessi fuori, più importante deve essere sempre, tuttavia, l’interesse dentro. Perché se un uomo può dire scusami ma ho da fare, e dimenticarsi l’anniversario, la spesa, la festa di compleanno del bambino, la consegna a domicilio, una donna no, non può farlo. O meglio: può, ma paga un prezzo... di Concita De Gregorio da “Malamore”
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Post n°1012 pubblicato il 29 Gennaio 2010 da jenny662007
Ho provato a chiedermi, più volte, quanto peso possano avere le parole in un discorso che ti tocca ma che non ti appartiene, perchè non hai il diritto di entrare nella vita di chi, della tua vita, non ne fa parte e sta pure molto attento a mantenere le distanze... almeno con i fatti! Ti ritrovi a dover sentire la facciata dell'esistenza di chi, da anni, ti provoca, quindi, con le parole, e ti limiti a collocare la sua persona tra quegli individui che non riusciranno mai e poi mai a guadagnare la tua stima... Ma ci lavori spalla a spalla e non puoi fare altro che rassegnarti e ignorare! Su uno dei miei siti preferiti ho trovato questo video... come se fosse stato messo lì apposta!
... Ma la moglie del mio collega non ce l'ha fatta...! Tutta quella realtà l'ho conosciuta un'ora prima, nemmeno sapevo lei fosse in ospedale... Tante cose non sapevo! Non sono riuscita a piangere le sue lacrime... Avrei dovuto sentirmi un verme... ma non ho pianto! Mi è venuto naturale guardare lei... pensare: "Adesso, finalmente, riposerai in pace..." Mi chiedo cosa proverò quando lui ritornerà alla sua postazione, di fronte alla mia... Magari ricorderò quella lacrima sul suo viso, accanto a un corpo inerme di quarant'anni... Ma sarà solo un attimo, lo so... Mi chiedo come si sente un uomo come lui, adesso che non avrà più una donna da picchiare, da maltrattare, da tradire... Una donna che nessuno ha mai ascoltato, che ha affogato per anni il suo dolore nell'alcool, che ha vissuto il suo funerale ancor prima di morire... Mi chiedo quanti uomini aspetteranno ancora di sedere accanto a una bara, prima di capire com'è facile ammazzare una donna senza sporcarsi le mani di sangue... E quanto tempo dovrà ancora passare prima che quel maledetto silenzio continui a rimanere tale!!!
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Post n°1011 pubblicato il 22 Gennaio 2010 da jenny662007
Non sempre è necessario ci sia un motivo per essere arrabbiati... Lo si è e basta! Arrabbiati col mondo, delusi, impotenti...! E allora metti tutto e tutti in fila: la gente, gli eventi, le cose fatte e quelle che ti son rimaste a metà, su quel filo sottile che lega il destino al tempo... E detesti l'abuso di potere... E detesti la malasanità... E detesti gli ipocriti e la loro fottuta convinzione d'esser eccellenti attori... E detesti te che non impari mai a voltare le spalle e pensare a te stessa! E sei sempre lì, a quei sei anni, quando dividevi in due la lavagna col gessetto bianco: a sinistra i buoni, a destra i cattivi... E segnavi tutti a sinistra, perchè credevi il mondo intero fosse buono... E ogni volta la maestra non si spiegava perchè, sul lato opposto, c'era solo la bozza di un altalena vuoto... Ma non è così che funziona, jenny... No, non è così! Ormai hai imparato che non basterebbe una lavagna o un frammento di gessetto bianco per capire quanto amaro ti circonda... L'ipocrisia è l'unico elemento rimasto a basso costo: è alla portata di tutti, figuriamoci i ricchi quanta scorta ne hanno in serbo, poi! Stringi i pugni, jenny, come sempre, e continua la tua partita con la vita, senza guardare in faccia l'avversario per paura di ferire troppo... o l'avversario attinge tutta la forza necessaria per sferrare a te il colpo di grazia...
Perdona i tuoi nemici, ma non dimenticare mai i loro nomi. (John Fitzgerald Kennedy)
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Post n°1010 pubblicato il 20 Gennaio 2010 da jenny662007
C'era una volta una rosa, molto orgogliosa di essere la piu bella del giardino. Ma era triste, perché gli uomini la ammiravano da lontano senza avvicinarsi. infatti, accanto a lei viveva un grosso ranocchio scuro. Un giorno la rosa, indignata, gli ordinò di andarsene e il ranocchio se ne andò obbediente.
Qualche tempo dopo, il ranocchio ripassò da lei...e che sorpresa quando vide la rosa smunta e avvizzita, senza piu un petalo e nemmeno una foglia. - da quando te ne sei andato, ogni giorno le formiche mi hanno mangiato un po alla volta e ho perso tutta la mia bellezza - rispose la rosa, profondamente addolorata. - certo, disse il ranocchio, quando vivevo accanto a te mangiavo tutte le formiche, per questo eri la piu bella del giardino.
Morale Eric de La Parraz Paz |
Post n°1009 pubblicato il 19 Gennaio 2010 da jenny662007
Tre anni... Erano tre anni che non mi trovavo faccia a faccia con lui... Qualche volta, in passato, mi sono chiesta cosa avrei provato, immaginando un'agitazione mista a rabbia, un rancore sordido da potergli urlare sul muso senza mezzi termini... Ero in sala d'attesa del Pronto Soccorso, stamane... Appena il dottore abbassava la guardia facevo le boccacce alla mia bambina, e appena abbassava la guardia lei... tartassavo medici e infermieri di domande... Cosa c'era nelle flebo, quanto mancava per l'esito degli esami... Lui lì, suo padre aspettava io uscissi per avvicinarsi alla mia bambina... Per un attimo la mia mente si è fermata: ho visto un viso invecchiato, mi son chiesta se in quell'occasione si sia sentito un estraneo... Se mi avesse chiesto notizie sulla salute di nostra figlia lo avrei apprezzato, e gli avrei dato tutti i chiarimenti nei minimi dettagli... Perchè non sentivo nè agitazione nè rancore dentro di me... Ma solo indifferenza! Gastrenterite virale, qui su 10 persone sembrano ne siano state colpite almeno 7! Ecografia, radiografia e analisi cliniche tutte nella norma. Dalla stanza del medico sento: "Fate entrare la mamma di M." La mia piccola, la sorella ed io torniamo a casa... Lui è sparito... Forse quando hanno chiesto della mamma si è sentito effettivamente fuori posto... Forse tre anni sono troppi per rendersi conto che i figli non crescono da soli, e che ogni tanto stanno anche male... Niente rancore, niente rabbia... Appena ho visto il viso di mia figlia riprendere colore... il primo impulso è stato quello di avvisare Gigi, il mio Amore...
Perché ciò che si salverà non sarà mai quel che abbiamo tenuto al riparo dai tempi, ma ciò che abbiamo lasciato mutare, perchè ridiventasse se stesso in un tempo nuovo. Alessandro Baricco
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Post n°1008 pubblicato il 19 Gennaio 2010 da jenny662007
“Poi non è che la vita vada come tu te la immagini. Fa la sua strada. E tu la tua. E non sono la stessa strada. Così… Io non è che volevo essere felice, questo no. Volevo… salvarmi, ecco: salvarmi. Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri. Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente: il dovere, l’onestà, essere buoni, essere giusti. No. Sono i desideri che salvano. Sono l’unica cosa vera. Tu stai con loro, e ti salverai. Però troppo tardi l’ho capito. Se le dai tempo, alla vita, lei si rigira in un modo strano, inesorabile: e tu ti accorgi che a quel punto non puoi desiderare qualcosa senza farti del male. E’ lì che salta tutto, non c’è verso di scappare, più ti agiti più si ingarbuglia la rete, più ti ribelli, più ti ferisci. Non se ne esce. Quando era troppo tardi, io ho iniziato a desiderare. Con tutta la forza che avevo. Mi sono fatta tanto di quel male che tu non te lo puoi nemmeno immaginare.” Alessandro Baricco |
Post n°1007 pubblicato il 19 Gennaio 2010 da jenny662007
Se un piatto o un bicchiere cadono a terra senti un rumore fragoroso. Cecelia Ahern
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Post n°1006 pubblicato il 13 Gennaio 2010 da jenny662007
Non rivoglio i miei sogni di bambina, sarebbe troppo facile voltarmi indietro e fingere di essere ancora piccola, nei miei pantaloni rosa, e di avere qualcuno che decide al posto mio, che sa quello che è giusto per me e quello che devo fare. Voglio solo il coraggio d'essere, voglio l'astuzia dei miei giorni esultanti, voglio le rose che sbocciavano sulle mie labbra. Non rivoglio gli antichi sapori di una giovane che andava scoprendosi, non quelli più lontani da me, non quelli più meschini e fanciulleschi. Voglio sapori nuovi e buoni che si diffondano nel mio palato, freschi come tè alla pesca in un pomeriggio caldo d'estate, freschi come un'età ritrovata. Non rivoglio le parole e le storie e i racconti e le promesse e l'amore. Voglio la consapevolezza che quello che sento dentro non è male ma solo bontà mancata, ricoperta da eterni pensieri e da immense distese di coscienza. Non rivoglio i caldi momenti dell'amore, non rivoglio le emozioni del passato, non rivoglio la continua ricerca inquieta di un passo accanto al mio. Voglio una mano nel cuore che strappi le mie indecisioni e le mie paure. Non rivoglio le lunghe passeggiate sul corso, i giorni della scoperta della crescita, quando credevo che così, proprio così, sarei stata per tutta la vita, e invece bastò poco, poi, per ritrovarmi senza la mia sognata e bramata identità. E non rivoglio nemmeno le dure prove dei giorni tristi, delle lotte, degli animi litigiosi, la sagoma di un uomo che scompare dietro la torre, sulla sua bicicletta, e io a perderlo di vista, dietro al raggio della curva, emblematicamente, come se lo stessi perdendo per tutta la vita, e sentire una lacrima egoista scendere dai miei occhi, egoista, tanto egoista, perdersi poi sulle mie guance, raffreddate dal vento, sulla litoranea più lunga di tutta la mia vita. Voglio piuttosto che l'orizzonte si faccia sempre più ristretto dentro di me, per toccarlo con le dita e non dover viaggiare troppo lontano quando mi va di capire dove sono arrivata. Non rivoglio le sensazioni straordinarie dei giorni superbi, né la convinzione d'essere arrivata in un punto più alto di me, tanto alto, più alto della mia testa, e molto di più ancora, e alzando il collo e gli occhi fantasticare su quanto più in alto ancora sarei potuta arrivare. Voglio solo che alla mia altezza io possa riconoscere passi di uomo, passi di umanità, passi dei miei simili, e voglio solo che nel silenzio possa trovare le parole più consone al mio animo, che nel buio possa vedere più di quanto abbia mai potuto vedere alla luce del sole. Non rivoglio anni di crescita. Voglio solo poter dire "Ecco, sono io" e voltandomi indietro rivedere solo una bambina che ha cambiato i suoi pantaloni, che veste ora in una gonna, e sotto quella gonna ci sono due gambe che camminano da sole, e che vanno, senza che lei lo sappia o se lo chieda, vanno più lontano di quanto i suoi stessi orizzonti possano segnare confini.
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Post n°1005 pubblicato il 11 Gennaio 2010 da jenny662007
Per tutte le tue parole, per i tuoi silenzi Per i tuoi sorrisi, per le tue lacrime Per le tue convinzioni, per i tuoi "perchè" Per le tue ambizioni, per le tue rese Per le tue corse, per le tue soste Per te perchè sei tu Meravigliosamente forte e fragile Meravigliosamente Lella!
Un bacio dal cuore, da dove nascono i pensieri sinceri e puliti. Un augurio dai tuoi amici, dalla tua "band", da coloro che ti stimano e ti amano per la tua dolcezza e il tuo essere speciale. Che la vita ti regali il meglio, ogni giorno, sempre. E che regali a noi la tua presenza, il tuo sorriso, il tuo spirito combattivo. Ti vogliamo un bene dell'anima, Lella. P. S.: Prepara la moka e... tieni Pier lontano dai fornelli!!!
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Post n°1004 pubblicato il 31 Dicembre 2009 da jenny662007
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Post n°1003 pubblicato il 30 Dicembre 2009 da jenny662007
Qualcuno mi aveva predetto il futuro... Non ci ho mai creduto a queste cose, suppongo di non crederci ancora adesso... Ho sempre ritenuto il futuro un'incognita, interessante da vivere proprio perchè sconosciuta... Quest'anno è stato intenso, problemi su problemi, e ogni volta che se ne presentava uno ed ero lì lì per risolverlo... ecco che se ne affacciava un altro, imponente e contorto... Ma l'ottimismo non mi ha mai abbandonata, forte della consapevolezza che avevo nella mia vita quello che avevo sempre desiderato e che mi era sempre mancato: un uomo che mi facesse sentire al sicuro, e degli amici meravigliosi conosciuti, per giunta, in rete, e che porto con me come il sangue nelle vene... In tutto questo non poteva di certo mancare l'amore delle e per le mie figlie, un cordone ombelicale che non abbiamo mai reciso, e che ci nutre giorno dopo giorno... Bene, quest'anno caotico sta volgendo alla fine, pensavo le emozioni maggiori fossero già state vissute nell'arco di 360 giorni... E invece mi sbagliavo! Proprio questi ultimi mi stanno fortificando, mi stanno regalando soddisfazioni che credevo non avrei mai potuto ricevere. Eventi tosti, che ti cambiano la vita...! Ecco... avevo adagiato il mio tempo sulla sedia del destino...
... Ora il tempo è tra le mie mani...
... Lo custodisco con cura, lo divido con i miei affetti, lo nutro con l'esperienza e l'amore per la vita... Adesso so che il futuro ha basi solide, che non mi limito ad amare, ma che sono amata... E' vero... qualcuno mi aveva predetto il futuro... Continuo a non crederci... però sorrido! |
Post n°1002 pubblicato il 29 Dicembre 2009 da jenny662007
Due anni fa percorrevamo lo stesso viale, lo stesso corridoio, la stessa corsia... Aspettavamo immobili che qualcuno uscisse dalla porta della terapia intensiva di quello stesso ospedale, ammutoliti dal dolore, increduli, mani nelle mani, occhi negli occhi... Una catena di speranza, di preghiere, una disperazione che il cuore traduceva andando a pezzi col ticchettio del tempo... Un'attesa amara, senza ritorno... Poi la fine... e la visione di quell'angelo nel pieno della vita che s'incamminava verso il cielo, tra le lacrime di un paese intero, e la sua vita stessa che si staccava da noi, da questa terra, per non farvi più ritorno... Ieri un'altra crudele notizia ci ha condotti di nuovo in quell'ospedale, davanti a quella stessa porta che vorresti oltrepassare col respiro, pur di vedere un cenno di speranza... L'ennesima richiesta di attesa, l'ennesimo invito ad aspettare in un angoscioso caldo di tensione... Anche stasera il corridoio era strapieno di spalle appoggiate al muro, di volti spenti dal dolore, di lacrime silenziose, di occhi arrossati... La mente attraversava furiosamente il tempo, ma le lancette dell'orologio erano sempre ferme nello stesso punto... Finalmente la luce è filtrata da quella porta, una voce ha annunciato: "E' salvo, si è svegliato dal coma"!!! Un incidente... uno stupido incidente con la moto: due anni fa portava via l'amica del cuore di mia figlia... e meno di due mesi fa ha stroncato un'altra giovane vita... Stasera un angelo custode ce l'ha messa tutta per proteggere la sua creatura, e ci è riuscito... Stasera avrei voluto trovare la voce per dire a quei ragazzi dagli occhi arrossati di pianto: "Non esitate ad indossare il casco, perchè la fatalità ci mette un secondo a distruggere una vita, e la vita di chi rimane quando un figlio va via per sempre..." E agli adulti avrei voluto dire:"Non parlate di questi giovani come fossero insensibili, non parlate dei loro scarsi valori, del loro scarso rispetto..." ... Perchè ho notato che i grandi sono bravi, in situazioni simili a queste, a trovare gli argomenti per ingannare l'attesa... Le donne ad impicciarsi di altre donne, gli uomini a lamentarsi dello sport o della politica... I ragazzi no... Li ho visti persi solo nel loro dolore, muti, mani nelle mani... Poi la bella notizia... E ho visto le loro labbra spalancarsi in un urlo di gioia, ho visto le loro braccia lanciarsi in altre braccia, ho visto lacrime di felicità bagnare i loro visi come nemmeno la pioggia avrebbe saputo fare... Questi giovani che ci appaiono, a volte, come lontani dalle responsabilità, hanno in realtà una grande dote che noi grandi, spesso, facciamo a pezzettini... La purezza, la spontaneità, il calore vero di un'amicizia che ha la fortuna di non pretendere altro che l'amicizia stessa...
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Post n°1001 pubblicato il 27 Dicembre 2009 da jenny662007
Si va via... Si va via quando si ama e non si è corrisposti... si va via quando si è amati ma non si prova lo stesso sentimento... si va via quando si da tutto ma si ricevono solo pesci in faccia... o si va via quando ci si accorge di non poter dar nulla... ma anche si va via quando si vorrebbe molto di più...
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Post n°1000 pubblicato il 24 Dicembre 2009 da jenny662007
Se Natale è un mistero… Gesù nasce nel povero, nel piccolo ignorante, Gesù nasce Gesù nasce là dove c'è bisogno di Lui: Se qui nasce Gesù questo è il presepio:
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Post n°999 pubblicato il 21 Dicembre 2009 da jenny662007
Se avessi avuto qualcosa di cui scrivere di certo ora non sarei qui a chiedermi cosa scrivere!
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Per te che hai ridato un senso alla mia vita...
dalla tua piccola jenny
Ancora non sono diventata brava coi video, ma spero ti sia arrivato ciò che custodisco, stretto stretto, in fondo al cuore...
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Sai... quando ascolti le parole di una canzone, quando le senti come uno schiaffo che ti percuote pure l'anima, fino a farti male, fino a scuotere anche l'ultimo centimetro del corpo... Quando ti rivedi con gli occhi della mente, quando ti senti tu l'autore vero, e tu solo, di quelle parole... Sai, Tesò, è come riavvolgere il nastro della vita... maledirla, benedirla... per ciò che ti ha rubato e poi, in parte, ti ha restituito... Le mie rose spezzate: quanti graffi, quante cicatrici... E le tue, il tuo vissuto, tutto quanto si racchiude dentro alla memoria... Tutto qui, tra me e te, tra sogni, i nostri sogni... quelli che temiamo di sciupare, che abbiam paura persino di sognare... E pungono, pungono ancora quelle maledette spine, tanto che un "Ti voglio bene" rimane muto sulle labbra, a metà strada tra la voce e il cuore... E ci affidiamo al tempo, tra il groviglio di coraggio e di mille esitazioni... tra la voglia e la paura di lasciarsi andare... E tu rimani lì, ad aspettare la mia "guarigione", inconsapevole di essere tu solo... la mia vera medicina...
TI VOGLIO BENE AMO'..............
tua piccola jenny
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... quando la gente ti dirà che hai sbagliato... e avrai errori dappertutto dietro al schiena, fregatene.
Ricordatene. Devi fregartene. Tutte le bocce di cristallo che hai rotto erano solo vita...
non sono quelli gli errori... quella è vita... e la vita vera magari è proprio quella che si spacca,
quella vita su cento che alla fine si spacca..... io questo l'ho capito, il mondo è pieno di gente
che gira con in tasca le sue piccole biglie di vetro....le sue piccole tristi biglie infrangibili.....
e allora tu non smetterla mai di soffiare nelle tue sfere di cristallo.....
sono belle, a me è piaciuto guardarle, per tutto il tempo che ti sono stato vicino...
ci si vede dentro tanta di quella roba..... é una cosa che ti mette l'allegria addosso..
.non smetterla mai..... e se un giorno scoppieranno anche quella sarà vita,
a modo suo..... meravigliosa vita.
Alessandro Baricco
La verità è che si vedono e si sentono e si toccano così tante cose...
è come se ci portassimo dentro un vecchio narratore
che per tutto il tempo continua a raccontarci una storia mai finita e ricca di mille particolari.
Lui racconta, non smette mai, e quella è vita.
Alessandro Baricco
Mi guardo dentro e li trovi ancora tutti lì.
In gruppo, come chi si conosce ormai da lungo tempo.
Capisco che non se ne andranno mai.
Delusioni e sbagli divenuti fantasmi affinché io non possa dimenticare ciò che è stato.
Un tempo sono stati fonti di sofferenza;
ora posso solo essergli grata per ciò che mi han permesso di diventare poi.
Mirka Naldi
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