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Il Lampione

"far lume a chi brancola nelle tenebre"

 

 

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Che differenza c'è tra politici e magistrati?

Post n°23 pubblicato il 29 Novembre 2007 da ambroseb
 

Ho sempre avuto un certa reticenza a parlare e scrivere di Beppe Grillo. Per la stima che ho sempre nutrito per il comico, per la fondatezza di alcune battaglie da lui condotte, con toni esilaranti, nel passato. Ma da quando il comico genovese è assurto al ruolo di guida spirituale della nazione nutro qualche perplessità a commentarne il pensiero.
Oggi Grillo nel suo Blog, che resta uno dei più letti d’Europa, commenta semplicisticamente l’apertura del procedimento disciplinare nei confronti di Clementina Forleo. Il 25 novembre, sempre dalle pagine del suo diario on line, ha sbeffeggiato, non so con quanto buon gusto, il Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano. Riprendiamone alcuni stralci: “Fa sonni profondi. Se nomini D’Alema/Unipol, Berlusconi/Mondadori o Mastella/Why Not ha un leggero trasalimento. Piccolo, piccolo. Impercettibile. Prende i sali e poi si riprende. Ai nomi di De Magistris e della Forleo però monita subito, senza tentennamenti”. Ed ancora: “Non serve un presidente da ospizio di garanzia dello status quo partitico”… “Il presidente va eletto dagli italiani, non dai nostri dipendenti”. A parte il fatto che sbeffeggiare una delle poche istituzioni sane del nostro disastroso paese non mi sembra il modo migliore per dare un contributo al suo miglioramento.
Volevo porre qualche domanda a Beppe Grillo. Ma se i parlamentari sono nostri dipendenti, i magistrati che sono? Gli “onorevoli” in Italia ne combinano una più di Bertoldo e ciò e sotto gli occhi di tutti. Ma si da anche il caso che alcuni di loro siano anche stati puniti per gli errori commessi. Alcuni con condanne; altri, prima dell’ignobile porcellum, con la bocciatura da parte degli elettori. Ma quanti magistrati hanno pagato per i loro errori? Possibile che non si possano muovere critiche all’intoccabile casta delle toghe, ne tanto meno punirle quando qualcuna sbaglia? Ma passiamo in rassegna alcuni casi di errori giudiziari eclatanti.

 

CLEMENTINA FORLEO

Leggo su la repubblica del 27 novembre che il Procuratore generale della Cassazione Mario Delli Priscoli ha promosso, nei confronti di Clementina Forleo (giudice per le indagini preliminari di Milano), l'azione disciplinare innanzi al Consiglio Superiore della Magistratura. Il procuratore ha mosso contestazioni molto pesanti in merito all’operato della Forleo sulle inchieste riguardanti le scalate bancarie. Nel avanzare tale richiesta il Pg parala di provvedimento "abnorme, eccessivo, non richiesto" contro D'Alema e Fassino per le intercettazioni sul caso Unipol; di "negligenza grave e inescusabile" commessa nell'aver richiesto alla Camera l'autorizzazione per parlamentari che non erano iscritti nel registro degli indagati; di comportamento che lede i doveri di "correttezza ed equilibrio" dovuti da un magistrato in ben due liti, prima con la polizia, poi coi carabinieri (fatto riguardante le vicende personali del gip). È sicuramente il capitolo sulle intercettazioni quello più duro nei confronti della Forleo. Delli Priscoli scrive che il gip, nel chiedere l'autorizzazione all'uso delle telefonate tra gli indagati Consorte e Ricucci e i parlamentari non indagati (i ds D'Alema, Fassino, Latorre, i forzisti Cicu e Comincioli), "ha violato gli obblighi di imparzialità, correttezza ed equilibrio". Secondo l'alto magistrato quello della Forleo è stato "un abnorme, non richiesto e ultroneo giudizio anticipato, espresso in termini perentori, fortemente connotati da accenti suggestivi e stigmatizzatori". Non solo. Si è trattato di una valutazione "non dovuta" perché la Forleo, mentre scriveva l'atto, "non esercitava la funzione di giudizio o di accusa". E per di più, soprattutto nel caso di Fassino e D'Alema, che il pg definisce "estranei al procedimento penale in quanto nessuna iniziativa era stata adottata dal pm", la Forleo li definisce "pronti e disponibili a fornire i loro supporti istituzionali in totale spregio delle regole dello Stato di diritto". Per quanto attiene allo scontro con alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine, il giudice milanese ha richiesto ad alcuni ufficiali che venissero dati al suo avvocato alcuni atti dell'inchiesta sulla morte, avvenuta in un incidente stradale, dei suoi genitori. Erano "copie di cui né lei, né il suo difensore avevano diritto perché erano comunque atti coperti dal segreto investigativo". Lei reagisce con una battuta: "È la cronaca di un evento annunciato". E continua affermando che: “Il collega Imposimato, l'8 settembre, mi aveva convocato in un ristorante di Roma e mi aveva preannunciato pressioni su Delli Priscoli. O Imposimato aveva ragione o è un mago”.

Terrorismo internazionale. Il giudice Forleo ha spesso fatto parlare di se. Nel gennaio 2005 ha assolto tre estremisti islamici che l'Onu (non gli Usa, si badi bene) considerano pericolosi terroristi internazionali e reclutatori di kamikaze per l'Iraq. Nelle motivazioni della scandalosa ordinanza, il giudice Forleo riconosce che gli imputati "avevano come precipuo scopo il finanziamento, e più in generale il sostegno di strutture di addestramento paramilitare site in zone mediorientali, presumibilmente stanziate nel nord dell'Iraq". E anche che, a tal scopo "erano organizzati sia la raccolta e l'invio di somme di denaro, sia l'arruolamento di volontari, tutti stranieri e tutti di matrice islamico-fondamentalista". Ma "non risulta invece provato - aggiunge il giudice - che tali strutture paramilitari prevedessero la concreta programmazione di obiettivi trascendenti attività di guerriglia da innescare in detti (cioè in Iraq, ndr) o in altri prevedibili contesti bellici, e dunque incasellabili nell'ambito delle attività di tipo terroristico". Non solo. Il giudice Forleo ricorda alcune norme internazionali, nelle quali, in sostanza, si dice che in guerriglia le attività violente sono lecite, purchè non siano dirette a seminare terrore indiscriminato verso i civili.

Caso Tortora. Il giudice Forleo il 19 dicembre 1994 assolse dall'accusa di calunnia aggravata ai danni di Enzo Tortora, già morto da sei anni, il famigerato pentito Gianni Melluso. Il pentito che alcuni magistrati napoletani protessero fino all'inverosimile nonostante avesse avuto il programma di protezione più volte interrotto a causa della reiterazione di reati da delinquente comune, come la rapina a mano armata. Il capolavoro della Forleo, che assolse Melluso, si concretizza nell’affermare che esisteva una differenza tra la verità storica accertata dell'innocenza di Tortora e la verità processuale putativa del Melluso che in quell'ignobile intervista pubblicata da "Gente" riapriva sei anni dopo la morte di Enzo quel terribile capitolo di calunnie e di insulti. Capolavoro poi completato dall'allora sostituto procuratore generale della repubblica a Milano Elena Paciotti che due mesi dopo, il 24 febbraio del 1995, espresse parere negativo sull'istanza di riapertura del procedimento con queste parole: "l'assoluzione di Enzo Tortora con formula piena non è conseguenza della ritenuta falsità delle dichiarazioni di Giovanni Melluso e di altri chiamanti in correità, ma della ritenuta inidoneità delle stesse a costituire valida prova di accusa... Di qui la congruità rispetto al caso in esame del richiamo alla ovvia impossibilità di porre un'equazione tra assoluzione del chiamato in correità e la penale responsabilità per calunnia del chiamante".

 

ANCORA TORTORA

Enzo Tortora venne arrestato il 17 giugno 1983 con l’infamante accusa di associazione per delinquere di stampo camorristico finalizzata al traffico di stupefacenti.

Il sostituto procuratore della Repubblica che sosteneva l’accusa nei confronti di Enzo Tortora si chiama Felice Di Persia. La sentenza del primo troncone del processo alla Nuova Camorra Organizzata, depositata il 14 gennaio 1986 - Tribunale di Napoli, 10a sezione penale, ha condannato il celebre presentatore a 10 anni di carcere. Quel collegio era così composto: Luigi Sansone, Presidente; Gherardo Fiore, Giudice estensore; Orazio Dente Gattola, Giudice. Il 15 settembre 1986 Enzo Tortora viene assolto con formula piena dalla corte d’Appello di Napoli e i giudici smontarono le accuse rivolte dai comorristi, per i quali iniziò un processo per calunnia. Tortora sarà assolto definitivamente dalla Corte di Cassazione il 17 marzo 1988. Morì il 18 maggio 1988 stroncato da un cancro. Alla fine avrà scontato sette mesi di carcere.

Che fine hanno fatto questi magistrati?

Essi non pagarono mai per il male provocato, ma anzi fecero persino carriera in seno alla loro casta di intoccabili.

Il PM che sostenne l’accusa dott. Felice Di Persia fu persino  eletto al Consiglio Superiore della Magistratura, e divenne successivamente Procuratore Capo di Nocera Inferiore.

Il Presidente del colleggio, il dott. Luigi Sansone, divenne magistrato di cassazione.

L’estensore della sentenza il giudice Gherardo Fiore, celebre per aver scritto “Il Tortora ha infatti dimostrato di essere un individuo estremamente pericoloso, riuscendo a nascondere per anni in maniera egregia le sue losche attività ed il suo vero volto, quello di un cinico mercante di morte”, ha tranquillamente continuato la sua carriera di giudice in Corte d’Appello.

Il giudice a latere Orazio Dente Gattola è divenuto presidente di sezione del Tribunale di Torre Annunziata e un giurista di fama, celebre anche per aver scritto un saggio sul processo a Tommaso Moro, concludendolo con le celeberrime parole del politico inglese divenuto santo: “Dammi la grazia, Signore di non dare più ascolto alle voci del mondo egli si congedò dai suoi giudici augurando loro di trovarsi tutti insieme a far festa in Paradiso”.

Strano destino quello che accomuna tutti quei magistrati che hanno fatto oltraggi a Tortora o alla sua memoria: Vengono immediatamente protetti e coccolati e assurgono ai più alti livelli della categoria.

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Commenti al Post:
semprepazza
semprepazza il 29/11/07 alle 21:40 via WEB
Intanto mi complimento per la precisione e la chiarezza con cui riporti fatti ed avvenimenti, collegandoli in modo intelligente e critico. La lettura dei tuoi post è impegnativa ma sempre gradevole perchè hai un raro senso della misura nell'aacennare alle incongruenze che vuoi sottolineare. E' difficile commentare i fatti da te esposti. Per quanto riguarda Beppe Grillo, dato il successo abnorme che il suo blog ha raggiunto, sono convinta che venga redatto a più mani e che qualche volta sfugga ad un controllo ben organizzato delle affermazioni che vi sono scritte. Probabilmente, con il tempo, diventa sempre più difficile mantenere la genuinità e la "sana rabbia" degli esordi e più facilmente si può incorrere in qualche stonatura. Quanto al quesito che poni sui giudici e sui politici... come si fa a rispondere? Chi occupa posizioni di qualche potere deve sicuramente tenere conto di rapporti, legami, strategie e linee di comportamento che sfuggono all'uomo comune, ignaro dei sotterranei giochi di alleanze di vario tipo che serpeggiano dietro le quinte di ogni incarico di rilievo. Una giustizia giusta è da sempre un'utopia e l'uomo non è certo un essere perfetto capace dell'imparzialità più cristallina. Se dobbiamo ricorrere alle divinità ed alla fede per sperare in una forma di giustizia almeno dopo la morte, è detto tutto. Possiamo noi combattere contro l'ipocrisia dei potenti, la corruzione, la mala fede, la mancanza di onore e di senso morale? Quando andiamo al voto, che alternative ci si presentano? Nulla di nuovo da un sacco di tempo... E' da molte legislazioni che vado a votare tappandomi il naso, gli occhi e le orecchie... Dobbiamo fare la rivoluzione? una piccola rivoluzione, però, è già in atto; quella dei blog. Su ogni piattaforma che offre spazi di questo tipo, non solo quella di Libero, ci sono sicuramente molti blog di carattere futile ma altrettanti che amano il confronto e la libera discussione su argomenti importanti per la nostra vita, legati alla società ed alla politica. Forse è lo strumento di fiffusione più temuto da chi ha la coscienza sporchetta, e forse proprio per questo, con la scusa di una regolamentazione (necessaria, per altro, ma non radicale) si insiste tanto per uccidere la libertà dei blog ed esrcitare un CONTROLLO su questi spazi...
 
 
ambroseb
ambroseb il 29/11/07 alle 22:38 via WEB
Sulla giustizia divina, da non credente, non sono solito metter bocca. Sulla politica, purtroppo vedo alcune buone idee, ma ritengo l'attuale classe dirigente assolutamente inadeguata a governare i processi che stiamo vivendo. Inadeguati dal punto di vista culturale, sociale, della dirittura morale. Non vorrei fosse vero un vecchio adagio secondo il quale ogni società ha la classe dirigente che si merita. Ma i giudici spesso si ritrovano tra le mani il bene più caro che la società ci riserva: la libertà! Vedo, a volte, alcuni magistrati che la maneggiano come se fosse una posta di un gioco tanto importante quanto delicato per sua stessa natura, ma senza troppe volte considerarne l'essenza. Non dimentichiamo mai quanto male possano fare, all'esistenza umana, certi errori giudiziari soprattutto se dovuti ad accanimento parapolitico o a voglia di protagonismo.
 
semprepazza
semprepazza il 01/12/07 alle 01:21 via WEB
Mi affaccio solo, niente paura, per augurarti un felice fine settimana!!! ^___^
 
 
ambroseb
ambroseb il 01/12/07 alle 14:48 via WEB
Grazie... Spero il tuo fine settimana vada bene, riguardo al mio non sono molto ottimista...
 
bil37
bil37 il 01/12/07 alle 10:39 via WEB
Complimenti per il tuo blog, affronti gli argomenti più scottanti con spirito critico e questo aiuta a capire meglio la realtà complessa che ci circonda.
 
 
ambroseb
ambroseb il 01/12/07 alle 14:51 via WEB
Grazie. Spero tu possa partecipare a questo spazio di discussione. Neanche il tuo blog scherza, ho trovato molto interessante la critica al passaggio dell'enciclica di Benedetto XVI. A presto
 
   
bil37
bil37 il 01/12/07 alle 15:49 via WEB
Ciao, sicuramente parteciperò ancora molto volentieri. A proposito, mi è piaciuto anche il commento critico sul libro di Gesualdo Bufalino. L'ho letto molti anni fa e mi era piaciuto molto. A presto!
 
     
ambroseb
ambroseb il 02/12/07 alle 03:24 via WEB
Bello pensarla allo stesso modo soprattutto se l'oggetto della discussione è un capolavoro letterario come "Le menzogne della notte"
 
makavelika
makavelika il 01/12/07 alle 22:59 via WEB
Complimenti! Ora, senza entrare nel merito dei fatti (legge grazie a Dio non è il mio mestiere) mi permetto qualche considerazione. Qualche annetto fa il popolo italiano è stato chiamato ad esprimere il suo parere sulla resposabilità dei giudici. Come sempre accade il referendum è stato totalmente ignorato. Un giudiche che sbaglia nel peggiore dei casi viene trasferito, se gli va bene lo promuovono. Altra cosa che mi suscita un certo sdegno è il fatto che questi signori giudici, in primis il CSM, si permettono di entrare nel merito delle decisioni legislative adottate dal Parlamento, criticando le modifiche alla legge e scaricando le loro responsabilità sull'organo legislativo dello Stato. La giustizia in Italia non funziona perchè i giudici non sanno fare il loro lavoro che è quello di applicare la legge e non quello di criticarla o promulgarla. Ultimissima cosa, negli ultimi anni, diciamo da Tangentopoli in avanti, ho notato che i giudici sono stati rivestiti ad un ruolo assimilabile a quello delle star dello spettacolo. Sinceramente non mi sembra che le aule di tribunale debbano avere qualcosa in comune con il teatro o la fiction.
 
 
ambroseb
ambroseb il 02/12/07 alle 03:25 via WEB
Il referendum sulla responsabilità civile dei giudici venne promosso dai radicali e si tenne l’8 e 9 novembre 1987. Ma prima va ricordata la strategia messa in atto dall'allora leader della DC Ciriaco De Mita che, per posticipare lo svolgimento del referendum, decise le elezioni anticipate per rompere la convergenza di quei mesi tra i partiti laici e in particolare tra Craxi e Pannella. Dc e Pci, inizialmente ostili ai quesiti, si schieravano a favore del «sì». E ciò per evitare il formarsi di uno schieramento laico-progressista imperniato su socialisti e radicali. Il sucesso del si fu straordinario, si raggiunse l'80,20%. E a questo punto che il Parlamento approvava la legge del 13 aprile 1988 n.117 la cosiddetta "legge Vassalli". Essa era imperniata su due principi essenziali: 1) la responsabilità veniva ingabbiata in dettagliatissimi casi particolari, che risultarono di impossibile classificazione (la legge infatti non fu mai applicata!); 2) si fece ricadere la responsabilità di eventuali errori non sul magistrato ma sullo Stato, che successivamente poteva rivalersi sullo stesso, ma solo entro il limite di un terzo di annualità dello stipendio. Sul CSM, solo un appunto. Durante quella stagione i radicali tentarono di modificare, sempre attraverso un referendum, il sitema di elezione dei membri togati del CSM;volevano diminuire l'influenza delle correnti dell'Associazione Nazionale Magistrati. Esso fu ritenuto inammissibile dalla Corte Costituzionale. Sul protagonismo mediatico di alcuni magistrati, credo esso sia il prodotto della società in cui viviamo. In essa se non appari non esisti, magistrati compresi. E pensare che secondo la Costituzione essi dovrebbero "parlare" solo con le loro sentenze, ordinanze, decreti, richieste. Concludo ringraziandoti dello spunto che mi ha consentito di rifinire alcuni aspetti del post.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 28/12/08 alle 17:03 via WEB
Ciao è la stessa magistratura che indaga sui fatti dei magistrati e giustizia in generale comunque non deve essere la politica a dover far pagare tali errori , il CSM è un organo fortemente politicizzato...
 
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