Creato da ambroseb il 12/10/2007

Il Lampione

"far lume a chi brancola nelle tenebre"

 

 

Una lettera d'amore mai spedita

Post n°30 pubblicato il 20 Maggio 2008 da ambroseb
 
Tag: Libri

Romanzo breve o racconto lungo? Decida il lettore. Quello che è importante dire è che è un libro in cui viene ripercorsa la concezione dell’amore attraverso i secoli, a partire dagli scrittori greci fino ai nostri giorni, con citazioni di poeti ed artisti di tutti i tempi. Novello Pigmalione, il personaggio cerca di convincere la donna di cui si è innamorato a concedersi, componendo un inno al sesso e all’amore sensuale, esaltando la concezione della vita che avevano i popoli greci e romani del tempo che fu. È anche una critica feroce della concezione cattolica che, in modo ossessivo, opprime la carnalità dell’essere umano ed esalta la mortificazione della carne, condanna il piacere e il desiderio sessuale, la cui più alta aspirazione è il celibato e, in subordine, il matrimonio per dare sfogo alle eiaculazioni, non accompagnate dal piacere e dal godimento concepito come peccato. Libro snello e di veloce lettura è fuori dal tempo in cui viviamo, costellato di volgarità e di sveltine in ascensore. L’incontro che il personaggio vorrebbe realizzare con la sua donna adorata è ispirato all’amore orientale, basato sul kamasutra, mistico momento in cui i corpi trovano la loro piena realizzazione unendosi in cento posizioni diverse. Doloroso e inquietante per la sua conclusione, è un libro che dovrebbero leggere soprattutto i giovani.

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Finalmente si prova a fermare un provvedimento razzista!

Post n°29 pubblicato il 09 Gennaio 2008 da ambroseb

Finalmente, con un comunicato, il Ministero della Pubblica Istruzione ha reso noto che: “Il direttore scolastico regionale per la Lombardia Anna Maria Dominici, d'intesa con il ministro Giuseppe Fioroni, ha diffidato il Comune di Milano al ripristino, entro 10 giorni, del rispetto delle norme relative all'iscrizione alle scuole dell'infanzia dei bambini extracomunitari privi di permesso di soggiorno”.

Infatti il Comune di Milano, con la circolare n. 20 del 17 dicembre 2007 del Settore Servizi all’Infanzia, ha vietato l’iscrizione alle scuole materne ai figli degli immigrati senza permesso di soggiorno. Fino all'anno scorso, i piccoli extracomunitari, figli di "clandestini" o i cui genitori, semplicemente, erano in attesa del rinnovo del permesso di soggiorno, venivano accettati "con riserva".

Finalmente ci si è resi conto dell’illegittimità del provvedimento dell’Amministrazione Comunale di Milano, dettato dal nuovo spirito xenofobo e razzista che sembra ormai permeare alcune istituzioni locali settentrionali. Nel comunicato del Ministero si legge “La diffida impegna inoltre il Comune, in base ai vincoli della legge sulla parità, a garantire il diritto all'iscrizione a tutti i bambini in qualsiasi condizione si trovino, compresa la situazione di morosità delle famiglie per i pagamenti scolastici. Il Comune di Milano, in quanto Ente Gestore di scuole non statali paritarie è infatti tenuto a rispettare gli ordinamenti del Sistema Nazionale di Istruzione e i provvedimenti vigenti anche in materia di iscrizione degli alunni. La diffida inviata dal Ministero prevede che se entro dieci giorni il Comune non ristabilirà il rispetto delle norme, l'Ufficio scolastico regionale sospenderà la parità concessa e l'erogazione di ogni contributo statale”.

Ricordiamo che la materia è disciplinata dal Decreto del Presidente della Repubblica n. 394/1999. Esso all’art. 45 così recita: “Iscrizione scolastica - I minori stranieri presenti sul territorio nazionale hanno diritto all'istruzione indipendentemente dalla regolarità della posizione in ordine al loro soggiorno, nelle forme e nei modi previsti per i cittadini italiani. Essi sono soggetti all'obbligo scolastico secondo le disposizioni vigenti in materia. L'iscrizione dei minori stranieri nelle scuote italiane di ogni ordine e grado avviene nei modi e alle condizioni previsti per i minori italiani. Essa può essere richiesta in qualunque periodo dell'anno scolastico. I minori stranieri privi di documentazione anagrafica ovvero in possesso di documentazione irregolare o incompleta sono iscritti con riserva”.

"Il diritto all'istruzione - ha commentato il ministro Giuseppe Fioroni - è uno dei diritti fondamentali dell'uomo. Impedirne la fruizione significa ledere la dignità della persona umana. Non possono esistere deroghe a questa fruizione né per le colpe dei padri né per lo stato di povertà. L'intero assetto legislativo, fino ad oggi e a prescindere dai colori politici dei governi, non ha mai messo in discussione il fatto che un bambino che vive sul nostro territorio abbia diritto ad essere istruito e curato e questo indipendentemente dalle condizioni sociali ed economiche della famiglia".

 

Concludiamo ricordando soltanto che il precedente Ministro dell’Istruzione era l’attuale Sindaco di Milano Letizia Moratti, la quale ha sempre confermato linee guida per l'integrazione degli alunni stranieri previsti dalla legislazione vigente e che mai propose di cambiarne, in Parlamento, le norme. Strano che una volta divenuta sindaco, sia stata presa dall’ansia di dare una svolta xenofoba e razzista alla materia addirittura con una circolare amministrativa.

 
 
 

Sanità

Post n°28 pubblicato il 12 Dicembre 2007 da ambroseb
 

A proposito dello stato d’emergenza nel territorio della Regione Calabria per far fronte alle condizioni di disagio del sistema sanitario regionale nonché all’inadeguatezza delle strutture, deliberato ieri dal Consiglio dei Ministri, mi è venuto in mente un caso su cui riflettevo qualche settimana fa e che ha una certa attinenza con l’accaduto.
Il 16 novembre 2007 il governo ha approvato disegno di legge concernente:
“Interventi per la qualità e la sicurezza del Servizio sanitario nazionale” (collegato alla manovra di finanza pubblica per il 2008). Esso riforma un po’ tutto il Servizio sanitario ma soprattutto i criteri di nomina dei Direttori generali delle aziende sanitarie locali e delle aziende ospedaliere. Esaminiamone un po’ meglio i contenuti.
NOMINA DEI DIRETTORI GENERALI
Ogni qual volta si rende vacante un posto, le Regioni rendono nota, con congruo anticipo, anche utilizzando i propri siti internet, l’attivazione delle procedure per la copertura delle vacanze dei posti, da scegliersi tra soggetti in possesso di particolari requisiti, nonché di comprovate capacità tecnico-manageriali, documentate anche attraverso positive esperienze pregresse. Le candidature vengono valutate da una commissione composta da tre membri scelti dalla Regione, di cui uno tra dirigenti apicali della Regione stessa, uno tra i direttori generali di unità sanitarie locali o di aziende ospedaliere con esperienza almeno triennale, uno tra docenti universitari delle materie della direzione e organizzazione aziendale. La commissione individua una terna di aspiranti che presentano requisiti di competenza e di esperienza meglio rispondenti alle caratteristiche dell’incarico, tenendo conto delle strategie regionali in materia sanitaria e delle condizioni dell’unità sanitaria locali e delle aziende ospedaliere che presentano la vacanza. La Regione nomina il direttore generale tra la terna di aspiranti, individuando il candidato che presenta le caratteristiche più adeguate all’incarico. Come si può ben notare la nomina dei manager è rimasta sostanzialmente di carattere discrezionale da parte degli organi politici delle regioni. Ora, se appare condivisibile che ad elaborare e fissare le linee guida della politica sanitaria siano gli organi politici, regionali e nazionali, si poteva fare qualche sforzo in più per assicurarne una maggiore professionalità. Continuerà la spasmodica ricerca dei manager dell’appartenenza partitica che assicura loro il remunerativo e potente incarico.
NOMINA DEI PRIMARI
Se tutto si fermasse qui, salvaguardando i medici dalle lottizzazioni di turno, potremmo anche farcene una ragione. Ricordiamo che i primari e i cosiddetti primarietti vengono nominati dal direttore generale. Dato il delicatissimo ruolo svolto, spesso depositari delle vite dei pazienti, per essi il criterio della rigorosa professionalità dovrebbe assumere caratteristiche più stringenti. Ma anche in questo caso si apre “un mercato dove sovente la presunta affidabilità politica soverchia un curriculum eccellente”. Non sono rari i casi in cui medici capacissimi siano stati costretti a cercarsi il padrino politico di turno per ottenere l’incarico. La fondazione ItalianiEuropei, in tre diversi seminari, elaborò una proposta relativa ad un severissimo sistema concorsale per i primari che escludesse del tutto l’influenza dei direttori generali. Venivano previste giurie qualificate estratte a sorte su scala nazionale ed esiti certificati da classifiche inderogabili. Nell’elaborazione del disegno di legge in esame, il Ministro per la Salute Livia Turco si scontrò con la resistenza delle “regioni rosse” che, dietro il paravento di una indubbia efficienza, volevano salvaguardare i poteri dei direttori generali. Il risultato è stato un pastrocchio bizantino. La giuria è di cinque membri (di cui uno di nomina del direttore generale) e gli altri quattro scelti (sempre sotto l’egida del direttore generale) fra una rosa di otto primari sorteggiati su scala regionale. Non vengono previsti criteri di valutazione stringenti e ben definiti ma solo vaghe e generiche proposizioni di competenza. La giuria elabora una rosa di tre candidati senza classifica, dopo di che è sempre il direttore generale a scegliere.

Si è creato l’ennesimo compromesso in un paese che ormai vive di caste. Nel quale il particulare ha soppiantato del tutto l’intere pubblico. Quella medica in particolare ne rappresenta un caso eclatante. Essendo la sanità un settore molto redditizio e foriero di potere, si finisce per dimenticare che l’oggetto delle prestazioni sanitarie è, nella stragrande maggioranza dei casi, la vita delle persone. Se questi criteri finiranno per non intaccare l’efficienza di alcune strutture, si pensi a quelle emiliane, toscane ma anche lombarde e friulane, cosa succederà nelle regioni meridionali nelle quali il management sanitario, oltre che di stretta appartenenza alla politica più clientelare, ha dato prova sovente di collusione con la criminalità organizzata?

 
 
 

Artemisia Gentileschi

Post n°27 pubblicato il 10 Dicembre 2007 da ambroseb
 

Sono rari i casi di donne divenute famose nel campo artistico, soprattutto nel periodo classico e moderno. Le donne sono sempre state relegate a svolgere mansioni di second’ordine da condizionamenti di natura culturale e sociale. Spesso sono state costrette a mortificare la propria personalità artistica scrivendo sotto falso nome; facendo firmare i quadri da altri; comunque sempre relegate nell’anonimato. Artemisia Gentileschi fu sicuramente una delle poche protagoniste femminili della storia dell'arte europea. Nata a Roma nel 1953 dal pittore Orazio Gentileschi, prima di sei figli (tutti maschi), venne istruita in tenerissima età alla pittura dal padre. In un periodo caratterizzato dalle prime influenze del Concilio di Trento, Artemisia seppe dare libero sfogo ad istinti che a quel tempo venivano un po’ mortificati (Caravaggio a parte) per far spazio al valore didascalico e morale delle immagini sacre. Temi caratterizzanti la sua opera furono il desiderio di vendetta, il sadismo, la fusione tra sacro e profano; la rappresentazione dei corpi in tutta la loro elegante nudità; il tutto riuscendo ad infondere nelle sue opere un raffinato alito di sensualità. Purtroppo la sua figura fu legata per anni ad uno spiacevolissimo episodio.
Nel 1611 Artemisia venne violentata dal suo insegnante di prospettiva un tale di nome Agostino Tassi amico nonché collega del padre. Lei aveva 15 anni e Agostino circa 32. La giovane fu costretta a confermare l’accaduto sotto tortura. L’anno successivo si celebrò il processo nel quale venne fuori anche la vera figura del Tassi. L'amico Stiattesi affermò di averlo conosciuto quando viveva a Livorno ed era “ammogliato con certa Maria, la quale gli fuggì con un suo drudo. Egli dopo averla cercata invano, saputola nel Mantovano la fece uccidere da sicari. Quando fu abbandonato dalla consorte venne a Roma con la cognata [allora quattordicenne] e nell'anno precedente a questa deposizione fu querelato per incesto (i rapporti sessuali con una cognata, essendo viva la moglie, erano considerati incestuosi). So che amava Artemisia da cui aveva avuto un quadro figurante una Giuditta. Gli aveva detto non di poterla sposare perché credeva che il Cosimo [Quorli] ne avesse pure profittato”. Tassi scontò otto mesi nella prigione di Corte Savella ma alla fine il caso fu archiviato. Dopo l’accaduto Tassi continuò a collezionare accuse di ogni nefandezza, financo all’omicidio. In seguito Artemisia riuscì a sposarsi ma soprattutto si riabilitò con la forza espressiva della propria pittura.
Ne sono testimonianze, a parte il suo Autoritratto (abbastanza insolito per i suoi tempi), il quadro qui a destra: Giuditta che decapita Oloferne. Probabilmente ispirato dal suo stato d’animo durante il processo esso rappresenta una delle scene più cruente della Bibbia. La decapitazione del feroce generale assiro Oloferne ad opera di Giuditta e di una sua ancella. Ella si intrufola nel campo nemico per compiere il glorioso gesto. Strano particolare del quadro la presenza della seconda donna come compartecipe dell’atto. Nella scena biblica Giuditta compie il gesto da sola mentre l’ancella aspetta fuori, vedendosi consegnata la testa all’uscita. Quasi a voler ancor di più riscattare il ruolo eroico ed essenziale della figura della donna. Ma leggiamo la descrizione che ne fa il grande storico dell’arte Roberto Longhi che, con un saggio del 1916 (purtroppo rivalutato solo di recente), contribuì a far uscire la figura di Artemisia dall’angusto spazio di icona del femminismo e la restituì agli onori dei grandi pittori del seicento. “«
Ma - vien voglia di dire - ma questa è la donna terribile! Una donna ha dipinto tutto questo?» ed aggiungeva «[...]che qui non v'è nulla di sadico, che anzi ciò che sorprende è l'impassibilità ferina di chi ha dipinto tutto questo ed è persino riuscita a riscontrare che il sangue sprizzando con violenza può ornare di due bordi di gocciole a volo lo zampillo centrale! Incredibile vi dico! Eppoi date per carità alla Signora Schiattesi – questo è il nome coniugale di Artemisia – il tempo di scegliere l'elsa dello spadone che deve servire alla bisogna! Infine non vi pare che l'unico moto di Giuditta sia quello di scostarsi al possibile perché il sangue non le brutti il completo novissimo di seta gialla? Pensiamo ad ogni modo che si tratta di un abito di casa Gentileschi, il più fine guardaroba di sete del Seicento europeo, dopo Van Dyck”.

 
 
 

Contro il razzismo

Post n°26 pubblicato il 07 Dicembre 2007 da ambroseb
 

Aderisco con vero piacere all’invito rivoltomi da lafatadelmare a scrivere un post contro le forme di razzismo che stanno investendo il nord Italia.
Dopo il sindaco di Caravaggio, altri 42 comuni ad amministrazione leghista della provincia di Bergamo hanno firmato in contemporanea alle 12 di oggi una circolare per vietare le nozze tra un cittadino italiano e un extracomunitario sprovvisto di permesso di soggiorno, e una ordinanza che impone un reddito minimo agli extracomunitari per ottenere la residenza, come aveva fatto il sindaco di Cittadella.
Inutile sottolineare la stupidità, la rozzezza e la grande mancanza di civiltà che caratterizza questi loschi figuri che, purtroppo per noi, hanno l’onere di amministrare alcuni comuni. Ritengo che la “cultura” piccolo-borghese che caratterizza queste decisioni, oltre che da mancanza di civiltà, sia altresì dovuta alla scelta populistica di assecondare le paure di una fetta della popolazione locale. Governare significa anche riuscire a far convivere le persone a prescindere da razze, religioni, colore della pelle.
I nostri padri costituenti lo scolpirono a chiare lettere nella Costituzione Italiana dopo aver vissuto l’orrore del fascismo, lo scandalo delle leggi razziali imposteci dal folle dittatore tedesco. “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Su queste parole quei 43 sindaci hanno giurato prima di assumere l’ingrato compito di decidere dei destini e delle vite di alcune decine di migliaia di esseri umani, a prescindere dalla loro etnia.
Almeno è da salutare positivamente la modifica che il Senato ha approvato ieri al decreto in materia di allontanamento dal territorio nazionale per esigenze di pubblica sicurezza. E’ stata infatti introdotta una norma che punisce con la reclusione fino a tre anni chiunque, incita a commettere o commette atti di discriminazione di cui all'articolo 13, n.1, del trattato di Amsterdam (discriminazione basata sul sesso, la razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni personali, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali).

Se uno facesse a tutti gli uomini una proposta invitandoli a scegliere le usanze migliori di tutte, dopo aver ben considerato ognuno sceglierebbe le proprie: a tal punto ciascuno è convinto che le sue proprie usanze sono di gran lunga le migliori.
(Erodoto, storico greco, 450 a.C.)

Meno é intelligente il bianco, più gli sembra che sia stupido il negro.
(André Gide)

 
 
 
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