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IN CASO DI SCARAMANZIA
Post n°191 pubblicato il 25 Gennaio 2007 da lilith258
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Post n°190 pubblicato il 21 Gennaio 2007 da lilith258
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Post n°189 pubblicato il 18 Gennaio 2007 da lilith258
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Mi butto nel liquido di un verde denso. Il calore entra nelle ossa... Come se fosse un nuovo battesimo... Il cuore rallenta. Mentre soffoco appena un po', ascolto i rumori delle vite che respirano intorno. Nick Cave, Kylie Minogue - Where the wild roses grow |
Post n°187 pubblicato il 07 Gennaio 2007 da lilith258
Scendo le scale forse un centinaio, forse di più... è che io sbaglio, mi ostino a contarle quando salgo, e quando penso che non ce la faccio più a salire, perdo il conto. La prossima volta le conterò scendendo. L'aria è fredda. C'è odore di umidità ghiacciata nel vento gelido.Guido verso casa. Mi accorgo a tratti, giusto un secondo dopo di averlo fatto, che percorro delle traiettorie assolutamente diverse da quelle percepite, nel mentre della guida... Altre auto sbucano all'improvviso, un secondo prima non c'erano sugli specchietti... un secondo dopo sembra che siano state sempre là... Di giorno questa lingua nera d'asfalto si adegua a questi giorni di festa... davanti a me una lunga ghirlanda rossa luminescente; di fronte, quella bianca e gialla, a tratti intermittente, il guardrail... A quest'ora della notte invece, questa lunga lingua di lava nera, fa da guida verso la mia destinazione... Intorno gli alberi, le luci vanno a una velocità sfalzata... a tratti vanno veloci quanto l'auto, a tratti molto più piano... Quello che vedo ha una curvatura convessa, come se, su quello che fisso, passassi una lente d'ingrandimento che nn ingrandisce però, ma ne distorce i contorni... Scendo dall'auto, è tardi, parecchio... il ginguettìo degli uccelli annuncia il giorno... Manca ancora qualche ora all'alba...Cammino verso casa, intorno a me un silenzio quasi irreale... Però non mi fa spavento... Perché questo passo svelto? Hai ragione, perché? E' tardi, ma non ho paura, o forse sono solo incosciente... è il sentire che intorno non c'è nulla, nessuno, che possa sbucare all'improvviso... Tutto è pace, a quest'ora... C'è solo l'Uomo dei Fiori laggiù... ma poi ci sarà davvero? E chi l'ha mai visto l'uomo dei fiori, di notte... se è per questo, non ho mai visto nemmeno comprar fiori, di notte... La luna...Dov'è?... Non c'è.. il cielo è d'un nero pece... Rallento i passi... Perché ti affretti? Goditi il momento ... ascolta il silenzio... |
Post n°186 pubblicato il 31 Dicembre 2006 da lilith258
Pro-memoria 2007... ...e visto che sognare questa materia porta fortuna, dedico questa canzone a tutti, affinché sia di buon auspicio! |
Post n°185 pubblicato il 24 Dicembre 2006 da lilith258
Frizzi e lazzi |
Post n°184 pubblicato il 20 Dicembre 2006 da lilith258
L'arte del tarocco... Ho visto cose che voi umani, nemmeno osate immaginare... ...l'artigianato vero, ha il suo fascino... ...e... ...stasera ho condiviso... ....un'opera d'arte unica nel suo genere.... [musique] |
Post n°183 pubblicato il 18 Dicembre 2006 da lilith258
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N. 1 Palazzo del ventennio, marmoreo ed asettico, di un bianco che nasconde le imperfezioni... "da lontano fa una bella vicinanza" direbbe mio padre... Dentro una geometria ampia, forzatamente rimpicciolita dagli stand... resa caotica dalle persone che guardano, scoprono e comprano avide... Evaquare l'intero piano Salgo lentamente le scale; sono anguste, strette e s'illuminano di passaggi ingannevoli: porte a vetri bloccate, come vicoli ciechi, che danno l'illusione di afferrare la meta... Salgo e salgo ancora... Le scale sempre più buie, incredibilmente portano al nulla... corridoi interrotti e abbandonati nel marciume della polvere e delle cicche per terra... Porte finestre... Si affacciano su un terrazzo enorme, quasi surreale... marmo da ventennio, su cui sono piantati degli ulivi... Tutto intorno, un cielo che non sa se abbandonarsi al pianto a dirotto o sorridere sbeffeggiando i passanti... Ripeto... Ordine di evaquazione per l'intero piano Fumo, in silenzio, guardando il panorama di muri di cemento e vetro: sfumature che vanno dal bianco al nero pece... e il cielo sopra ogni cosa è ancora indeciso fra il grigio e l'azzurro intenso... Il vento taglia i pensieri, li congela quasi entra in questo silenzio, ci fa un giro e lascia l'involucro deambulante privo di calore... In fondo al cunicolo, laggiù in basso persone brulicano di avida cultura... Il braciere sotto le scarpe, l'acqua delle pozzanghere di questo asettico giardino pensile.... Un passo incerto dopo passi certi... e un brivido di certa incertezza... Ripeto... Evaquare l'intero stabile Magnetico salire... vuoto ipnotico... vento siberiano taglia la faccia, scompiglia i capelli leggeri... apro le braccia e chiudo gli occhi... respiro il nulla gelido che mi circonda, mi abbandono al suo vorticare... volo insieme agli stormi liberi e prigionieri delle stagioni... prigioniera della gravità, dell'istinto che mi cattura e mi porta finalmente via.... |
Post n°181 pubblicato il 11 Dicembre 2006 da lilith258
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Post n°180 pubblicato il 03 Dicembre 2006 da lilith258
Soffoco. L’oppressione è al limite. Non voglio tornare a casa, solite quattro mura distribuite su 100 mq… è piccola, piccola per tutto quello che è racchiuso qui e vuole esplodere, ma non sa bene dove e come… Esco dall’ufficio, il traffico è un lungo lombrico rosso che si snoda per le vie tortuose della città… oggi c’è lo sciopero… la gente impazzita… L’auto va. Va da sola, dove vuole andare. E guardo oltre il parabrezza, oltre le luci rosse, oltre le macchine in coda verso casa, oltre il Colosseo, oltre il cielo nero… nel nero dei miei pensieri in loop da troppo tempo… L’istinto mi dice di andare altrove, la ragione di seguire la solita strada. Una, due, tre volte e tutte le volte sbaglio. La ragione si rivela non essere la scelta giusta... una continua lotta che forse non avrà mai fine, perché di questa contraddizione è fatta la mia pasta… Vago senza meta in una città soffocante… in un’aria piena di smog e nevrosi. L’auto si parcheggia. Sono arrivata qui… in questo posto che mi mancava… troppo tempo senza camminare per queste vie apparentemente squadrate, i palazzi ancora con i segni della guerra.. i ragazzi dell’università, i ragazzi, birra e sigaretta, mano nella mano… Vago come una scheggia impazzita furiosa di aria, desiderosa di stanchezza, guardo e non vedo, desidero e non prendo… Tutte le vetrine, chi in modo sommesso, chi in modo sfacciato, mi ricordano che tra un po’ è Natale… e a dire il vero le strade illuminate di stelline lo ricordano ormai da troppo tempo, qui in città… Ho il vomito, un moto di disgusto, voglia di scappare via… troppo tempo che qui dentro non è Natale… troppo tempo che questa famiglia si è disgregata lasciando tracce dolorose e gli affetti troppo lontani per esser chiamati famiglia… Bisogno di abbracci, di quel calore che avvolge e nel quale non c’è bisogno di parole, ma solo di sguardi per capire che si è a casa… almeno per un piccolo, preciso istante e basta… Stanca di aver percorso ricordi e vagato nel nero del loop, mi butto in macchina e quasi sonnecchio… non ce la farò a tornare indietro… aspetto, mi riesce bene di aspettare… lo sport in cui vincerei il primo premio… Troppe volte ho vagato, fermandomi in un angolo ad osservare, ad aspettare che fosse il mio turno… Torno verso casa, nella lotta del traffico, che se non ci fosse stato a fermarmi nella mia corsa folle, chissà dove sarei arrivata… Forse a correre oltre ogni limite, come non ho mai fatto prima, sprezzate del pericolo e della paura, con gli occhi inchiodati verso il nero di una meta impalpabile… Quella tomba piena di fiori e luce forse non esiste più, si è riaperta e dal baule di bambole aggrovigliato spunta di nuovo fuori, ancora più intricato… ci affondo le mani con un misto di piacere e disgusto. Cerco il centro di una nascita, la testa di una bambola senza corpo e il corpo da attaccarci sotto… sono migliaia di teste e corpi informi. Stanca di cercare rimarrò qui con una testa in una mano e il corpo in un'altra… |
Post n°179 pubblicato il 01 Dicembre 2006 da lilith258
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Post n°178 pubblicato il 30 Novembre 2006 da lilith258
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Post n°177 pubblicato il 26 Novembre 2006 da lilith258
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Post n°176 pubblicato il 23 Novembre 2006 da lilith258
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Post n°175 pubblicato il 17 Novembre 2006 da lilith258
L’altro giorno ho realizzato che non parlo mai dell’amore… o almeno in maniera esplicita. Probabilmente è perché sono innamorata dell’amore, mi autodistruggo per l’amore, non respiro altro che l’amore. Probabilmente perché l’amore mi manca. E mi domando: ho amato in vita mia? Forse. Senza togliere niente di ciò che di bello c’è stato nelle mie storie passate, credo, sì, di aver amato. Ma per breve tempo, nonostante la lunga durata delle storie che ho avuto. Il resto è stato grande affetto. È una confessione che faccio anche a me stessa, ora. Ho trascinato a lungo le mie passioni attraverso l’autodistruzione e l'annientamento psicologico, travestendo il tutto sotto le mentite spoglie dell'amore. Forse per essere degna di essere amata, pensavo di dover morire d’amore. In realtà morivo perché non ero mai amata abbastanza, o quanto avrei voluto. A loro modo l’hanno fatto. Non a mio modo. Non ho mai preteso l’amore che avrei voluto, perché penso che le persone amino in relazione alle loro capacità. Ma non ho manco mai preteso, per me stessa, quello che avrei veramente desiderato. All’inizio amavo, credendo che lui sarebbe stata tutta la mia vita presente e futura. Ho amato “razionalmente”. Lui mi ha amato pensando che fossi il riscatto al suo passato sfortunato e maledetto. Ero il suo lato buono, quello positivo, quello pulito. Ma io pulita non ero, comunque era giusto così e così continuavo ad essere. Poi ho amato le passioni, ma sfuggenti, impossibili da afferrare veramente. Come se non lo meritassi, invece, quel qualcosa in più. In seguito, ho amato quello che pensavo fosse il mio riscatto. Ma per quanto gli abbia voluto bene, non era altro che un mezzo essere anch'io parte di una coppia, come tutti quelli che mi circondavano; anche se, a dir la verità, sono stata una "vedova bianca", più che altro. Ci ho creduto veramente, al bene che gli ho voluto. Ho dato quello che ero, e quello che avevo raggiunto, in termini di trasformazione di me stessa. Lui probabilmente ha dato più di quanto era nella sua conoscenza del dare, superando la sua pigrizia di amare e la paura di coinvolgersi. Anche se solo a tratti, però. Stare insieme era un continuo gioco di logoranti equilibri. Nessuna colpa, nessuna recriminazione. È stato così perché così doveva essere. Ormai è tutto talmente lontano da sembrare tanti film di antica fattura. Un po’ patetici, un po’ ingenui. Dei feuilletons d’annata, insomma. Ora ho il “sentimento feuilleton”… vomitevole e stucchevole anche per me stessa. Vivo un’adolescenza attempata. Un’adolescenza che non ho mai avuto. Ero già grande da piccola. Perché così era come volevano tutti che fossi. E ora, ho spremuto il mio ruolo fino all’ultima goccia. E ora non so più cosa vorrei. Ah sì… l’amore, forse. Ma per amarsi bisogna essere in due. E tu sei lontano. Troppo. Nei gesti, nelle parole. È stata una bella fantasia. Solo per me. L’illusione di poterti avere. Di conquistarti. No, proprio non penso di essere il tuo tipo. Troppo normale, io, troppo simili, noi. Eppure io so che gli opposti non si attraggono poi come dicono… esperienza, lo dico per questo, nessuna presunzione. Siamo due anime che vagano. Io alla ricerca di te. Tu alla ricerca di quello che non puoi avere. Siamo due destini che si sbeffeggiano. Uno la copia dell’altro. Mai ho conosciuto beffa più grande di questa. E ora so che dovrei dire basta. Per dignità e rispetto. Ma non ho né dignità né rispetto, se non verso lo struggimento dell’impossibilità.
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Post n°174 pubblicato il 13 Novembre 2006 da lilith258
Sposta le buste. Uno scatolone dopo l’altro. Più che uno sgabuzzino sembra un magazzino. Di ricordi.
Lo trova. Le mani si tuffano in quel piccolo tesoro. Toccano il cuoio marrone che riveste la vecchia macchina fotografica. E prende un oggetto dopo l’altro. Tutto è ordinatamente riposto. Suo padre era meticoloso per certe cose e le aveva riposte in un suo ordine preciso, qualche anno fa, dopo la morte della moglie. Apre una busta dopo l’altra, senza fretta con una strana sensazione di scoperta e di avventura. Ma anche piena di nostalgia, per tutte quelle cose che non potrà più sapere e farsi raccontare.
Ricordi di una vita. Quarant’anni o forse più, raccontati con gli scatti, soprattutto in bianco e nero, discontinui nel tempo e nelle informazioni. Una volta non si era soliti scrivere nulla sul retro delle foto, a parte l’età dei figli, ma mai i loro nomi… o gli eventi… Guarda curiosa, i ricordi dei ricordi… le viene in mente di quando lei le sfogliava, da piccola… La mamma era bellissima. Quando si è sposata aveva 24 anni e i capelli corti, insolito per una sposa di quei tempi. Era bella col quel sorriso aperto e quel sorriso così dolce da riscaldare il cuore. Sfoglia le foto una dopo l’altra, e pensa che alla sua età la mamma l’aspettava ed era, sì, l’ultima figlia, ma anche l’unica femmina… Una scatola di latta. Non è chiusa. Dentro tante foto, del padre quando era poco più che ventenne. Sulla sua moto. Lo aveva sempre identificato con la generazione “Gioventù Bruciata”. Scatti della partenza, due moto affiancate, e poi flash di lui lungo il percorso per le vie della Roma anni 50: le gare, clandestine naturalmente. Si ferma, e pensa che, per fortuna, ha fatto in tempo a farseli raccontare gli stralci quei racconti di vita… Poi ride, incredula, non le aveva mai viste quelle immagini: il padre con gli occhiali da sole al mare, sembra il modello della pubblicità della Martini in bianco e nero, quella in cui c’era una Charlize Theron ancora sconosciuta, ma quella foto è di molti anni prima… e poi un’altra… e sorridendo, forse, capisce perché la mamma si sia innamorata di quell’uomo schivo, ma silenziosamente deciso, a tratti avventuroso. Ricordi, le sfilano via dalle dita uno dopo l’altro, ma si fissano nella mente e nel cuore i particolari, le piccole nuove scoperte. Ciò che la colpisce più di tutto è lo sguardo dei genitori. Sembrano veramente felici, anche se la vita per loro non è stata così semplice. E le espressioni di lei… di lei da piccola… non se lo ricordava di esser stata così allegra e sorridente… ha sempre avuto la percezione che la sua timidezza la portasse ad essere schiva. Altre foto testimoniano questo cambiamento, è incredibile.. crescendo ritrova nelle foto insieme ai fratelli un sorriso sempre più incerto, a volte inesistente… Si nutre di tutto questo per l’intera sera. Fermo immagine di un’altra epoca, gli scherzi, la scuola, le ricorrenze. Poi le sue mani tornano su quella macchina manuale di altri tempi. Si domanda se funziona ancora e pensa che sarebbe perfetta per degli scatti in bianco e nero. Fissare nuovi momenti in una frazione di secondo. Creare nuovi ricordi. (foto S.C.) |
Post n°173 pubblicato il 08 Novembre 2006 da lilith258
Non penso più.. o forse penso troppo e tutto si rincorre così velocemente nella testa, che alla fine non riesco ad afferrare niente… Rimane la sensazione, che non si traduce in parole… una sensazione muta, orfana, incompleta… Così tutto quello che vedo e che vivo, rimane chiuso… Appaiono solo frammenti sconnessi, senza un senso apparente e trovano la via per uscire, solo quando tutto si fa così assordante da non poterlo più sostenere dentro… Non imparerò mai a dosare tutto. Una volta pensavo di essere pacata, diplomatica… Col tempo ho imparato che quella è solo la punta di un iceberg, che sotto la superficie nasconde un continuo, incessante ribollire; mi hanno fatto notare che non sono così lineare come pensavo di essere… “Sono la più normale dei normali, quasi banale, e assolutamente noiosa” l’ho sempre affermato con sincerità… Ma ora dubito… alla fine, è come se sentissi di avere un piccolo alien dentro… un’entità assolutamente indipendente… Forse sto impazzendo e non conosco le parole per descrivere questa pazzia… Lascio che i giorni mi scivolino addosso, mentre penso di fare tanta fatica per niente… come se quello che costruisco si sgretolasse, non appena mi giro o mi distraggo… Non penso più al futuro, o quanto meno non a quello lontano, non faccio progetti a lungo termine, perché tanto ho imparato che si disfano sempre all’ultimo momento e che gli imprevisti sono all’ordine del giorno… E quindi, mi domando… continuo a fare cosa? Non trovo parole, quando cerco di formularle o di fissarle, volano via… oppure sono così impercettibili da non riuscire ad afferrarle, come i monologhi del protagonista di “Spider” di Cronenberg… Probabilmente la risposta più ovvia che posso darmi è che il mio cervello si sia andato a fare una vacanza… beato lui, aggiungo io, almeno lui l’ha fatta… E mentre desidero vedere e visitare persone e luoghi, anche senza spostarmi di tanto… rimango sempre qui, bloccata, come le parole che non riescono ad uscire e i desideri che non riescono ad esser formulati, per paura di non poter essere realizzati o per la certezza che non si realizzeranno comunque… Solo la musica riesce ad aprirsi un varco in tutto questo; attraverso, questa compagna discontinua di vita, tento di mettere ordine alle sensazioni che non si fermano, ai pensieri che si muovono in loop; di calmare l’ansia che nasce dai doveri, che non mancano mai; e mentre mi lascio andare nelle canzoni, di artisti più o meno sconosciuti, nel cuore prendono forma tutte quelle dediche, per le persone alle quali voglio bene, per cui non riesco mai a trovare le parole. (foto S. C.) |
Post n°172 pubblicato il 06 Novembre 2006 da lilith258
Cognac & Folklore Zima è malata... raffreddore, tosse, insomma uno schifo...
Va a trovare le zie... tanto per farsi coccolare e scroccare il pranzo... Viene a sapere dai loro racconti che quando stavano male, la loro mamma, ovvero la nonna di Zima, dava loro, prima di andare a nanna, del Cognac caldo... Caldeggiato il cognac... le fidate zie danno a Zima una portentosa bottiglietta con l'elisir della guarigione... Quindi da brava bimba, Zima, prima di andare a nanna, riscalda il cognac come da ricetta della nonna... Dopo aver ingurgitato il liquido alcolico caldo... ha solo la forza di rantolare, tossendo, fin dentro il lettone caldo e spegnere la luce.... ... ...coma... ... ora, Zima è arrivata alla conclusione (visto che oggi la sua salute è più o meno come quella di ieri) che la nonna propinava il Cognac caldo per far sì che le figlie dormissero in stato comatoso tutta la notte senza che la scocciassero.... (con sette figli qualcosa doveva pur inventarsi per sopravvivere, quella povera donna...) |
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