O C I O A L P O C I O !
Hai chiesto un Natale con i fiocchi ed eccoti accontentato.
La neve è caduta, precipitazione annunciata, ma sorprendente l'abbondanza.
E' caduta durante la notte, silenziosa come un assassino, felpata come i passi di un ladro, è caduta a carrettate: fino a 30 centimetri in quell'isola di calore che è la città dei termosifoni.
La finestra sul giardino è come una poltrona di prima fila davanti ad un palcoscenico incantato: alberi come fantasmi, i rami neri che fanno da impalcatura ad un castello di cristallo, le ultime foglie sono calici colmi di gelo, una ragnatela è diverntata un merletto di Murano.
Il ragno è morto, ma meriterebbe il Nobel per l'arredamento invernale - se ci fosse un Nobel destinato ai ragni.
Questa neve è frutto di una nevicata come quelle di una volta, riempie il cuore di gioia e il CTO di contusi e fratturati.
Si, perchè al di là del senso della neve come stato d'animo c'è il problema pratico, quello della mobilità, sia a piedi, in auto o per chi ha un fegato grosso così, in bicicletta.
A Palazzo Moroni, i vigili sono informati di quanto sale è stato sparso sui cavalcavia, le rotatorie, le tangenziali e del lavoro notturno con gli spazzaneve ma nel cortile si scivola come su una lastra di ghiaccio e sul listòn che pure è pulito, una signora va a gambe all'aria.
Le macchine procedono lentamente, non c'è molto traffico, chi ha potuto se n'è rimasto a casa. Il rallentamento coatto ha mandato in tilt anche il trasporto pubblico, gli autobus soprattutto. La gente è costretta a muoversi dentro armature di vestiti pesanti (il freddo punge, il tremometro è arrivato a -9°C) e deve destreggiarsi con le mani occupate da borse ed ombrelli.
In queste condizioni si perde lucidità.
Ieri un'anziana non riusciva a montare in autobus perchè si era dimenticata di chiudere l'ombrello e non passava dalla porta.
"Scusi, autista, - chiede una donna - mi fa il biglietto?".
Ma il conduttore è concentrato alla guida, se frena di colpo o accelera bruscamente il rischio che il mezzo finisca fuori strada è elevato:
"Adesso non posso, signora, alla prima fermata glielo faccio".
"Ma alla prossima fermata io scendo, faccio prima a piedi".
Scende, mette il piede su un chiusino di ferro coperto da una patina invetriata e batte il sedere per terra con uno "splash" sonoro. Per fortuna non riporta danni e dal bus parte una risatella sommessa.
Prato della Valle: la grande piazza è spettacolare! Le statue che danzano attorno all'isola Memmia sono tutte vestite di bianco: bianchi mantelli, gorgiere di neve, ma soprattutto cappelli: tocchi, berretti, cappucci, a seconda della forma della testa del personaggio influente ivi scolpito.
Per gli ambulanti la neve è stata un disastro: nella maggior parte dei casi la merce resta inscatolata dentro il pulmino in attesa che la nevicata trovi sosta.
Piazza dei Signori: anche qui il mercato ha subito un contraccolpo. Scope e badili al lavoro.
Un bambino e un cane tormentano una mamma:
"Mamma, avevi promesso che stamattina saremmo andati a correre sull'argine!".
Il cane dà manforte al piccolo con patetici uggiolii.
Ma la signora resiste:
"Ma siamo matti!".
La città può essere divisa in tre orizzonti: i marciapiedi sotto i portici, protetti e quindi abbastanza puliti; sulle strade "pocio" e sui marciapiedi scoperti neve calpestata, particolarmente insidiosa perchè sotto cela la trappola del ghiaccio.
Padova cambia forma ma i cittadini tentano di non cambiare abitudini: oggi muoversi è stato un affare serio.
Sul listòn, dal Cantòn del Gallo al Prato c'è parecchia gente, perchè lo shopping è sacro, quasi un pellegrinaggio al santuario del consumismo e non ci puoi rinunciare neanche a costo di rimetterci una caviglia. Non la solita folla, comunque, perchè è mancato almeno nel corso della mattinata, il popolo della cintura urbana.
Via Tiso da Camposampiero, la strada che da ponte Barbarigo porta alla Specola è un pezzo di banchisa polare emigrato alle nostre latitudini.
Un pò più in là, attorno all'Osservatorio Astronomico c'è un silenzio profondo. Anche il fiume ha cambiato colore.
Dal bar esce un pò di musica, qualcuno che canta "Ma il cielo è sempre più blu".
(Prato Della Valle, Pd)