Creato da Invisible_Typer86 il 27/05/2012

Through the Wire

...poiché finì la lana e persi il filo!

 

 

I nati del giorno

Post n°4 pubblicato il 28 Maggio 2012 da Invisible_Typer86

Basta. Non voglio sentire più niente, nessun rumore, nemmeno la pioggia o il sole fuori dalla mia finestra. Non voglio nessuno accanto a me, ma non mi lasciare qui. Basta. Ho la testa che mi scoppia nel dirlo, è un urlo così forte, che sento solo io. Sospesa nel tempo mi ingegno, mi impongo di continuare a produrre, a non lasciarmi andare a sciocchezze. Non mi piace la finta allegria, le persone che fanno “buon viso a cattivo gioco”, i ricordi, le fotografie. Basta. Non sopporto tutta questa eccessiva informazione, tutti che hanno da parlare e sparlare su tutto e su tutti, mi fanno tristezza, perché vivono solo di quello. “Di gente che ha da dire ce né tanta. La qualità non è richiesta, è il numero che conta”. Odio fingere di stare bene e sorridere per nascondere il tutto: ci sono cose che hanno bisogno di spazio, che si impossessano anche del tuo tempo senza che tu te ne accorga; ci sono attimi della tua vita in cui vorresti che accanto a te ci fosse solo silenzio, come in questo momento. E intanto inizi a contare i giorni che diventano settimane, mesi, anni. Ci vuole il conto per l’equilibrio. Eppure in questo equilibrio, la bilancia pesa da una parte, e allora ti perdi. Non riesci a trovare un senso, non riesci a vederlo, a toccarlo, a percepirlo. Non ci riesci perché non esiste. Non c’è niente di vero, di tangibile. Siamo sempre alla ricerca, e cerchiamo inutilmente, perché noi stessi non sappiamo cosa cercare, oppure l’abbiamo dimenticato, perso durante il lungo viaggio attraverso noi stessi. Come a Gennaio la nebbia scende fitta sulle strade cancellando ogni segno di abitazione e civiltà, i miei ricordi, i miei pensieri e sensazioni si dileguano a poco a poco; la vista mi viene meno, come il respiro. Sto morendo, in questa stanza, io sto morendo. Da sola. Non c’è nessuno qui. Ho sempre sentito dire e hanno sempre fatto vedere nei film, che prima di morire, davanti ai nostri occhi, ci appaiono tutti i momenti della nostra vita, le cose lasciate in sospeso, pensieri non detti, parole non scritte né lette. E invece io non le vedo. Perché? Ho tante cose ancora da concludere, tante esperienze da fare ancora. Non posso andarmene ora. Non voglio. Eppure questa è l’unica cosa che nessuno decide per noi, casi straordinari a parte. Non puoi darti la colpa, non puoi darla, puoi solo subirla, inerme. Il cuore batte sempre più lentamente, il mio cervello è convinto ancora che io stia respirando, ma non avverto più l’aria che attraversa il mio corpo. Non sento niente. Apro la bocca, ma non esce alcun suono. Non riesco a muovermi, e inizia a prendermi il panico. Non ho le forze neanche per piangere. Me ne sto andando, in silenzio; come quando cala il sipario in teatro e si conclude la commedia. Non riesco a pensare a niente. Vedo solo l’immagine di lei, mia madre, che si dispera sul mio corpo, le lacrime, il terrore. Per una vita che se ne và, un’altra è in arrivo. È così, da sempre. È la regola. Quindi, una domanda che non ho mai espresso, mi si presenta di nuovo: per me che lascio questo corpo, quanti sono nati oggi? La vita non muore.
Mai.

 
 
 

Notturno senza Luna

Post n°3 pubblicato il 27 Maggio 2012 da Invisible_Typer86

 

Ancora non riesco a spiegarmi perché il nostro corpo, questo nostro limitato e infinito essere, debba sopportare, provare, crescere in sé tali sentimenti da suscitare in noi tormento, assedio, smarrimento. Corpo e mente sono esseri talmente differenti da crescere insieme, talmente antagonisti da raggiungere il bene supremo, un tutt’uno con il mondo. L’uomo non può altro che chinarsi e lasciarsi sopraffare, sorpassare, investire dal peso del tempo.
Ed esistono mille modi per odiarsi e per odiare. Ed esistono mille modi per amarsi ed amare. Basta guardarsi una mattina allo specchio e affermare con convinzione che quello che vedete non siete voi; quando vi trovate in un posto da anni e vi guardate intorno pensando “ devo andarmene da qui ”, quando vi accorgete di essere ormai vecchi, il viso sfatto dalla dura e insostenibile leggerezza della vita, la gola secca dalle troppe parole non pronunciate. Quando un giorno cade un quadro senza motivo. Quando arrivano quei giorni funesti in cui tutto è perduto, tutto è Fato, onnipresente Provvidenza a cui non si riesce a dare un vero e preciso disegno. Tutto è com’è solo in fine di sé stesso. Quando in un momento tutta la tua vita ti si spiega dinnanzi, eppure ogni meandro del suo cammino è ottenebrato da insidie e smarrimenti.
Eppure in questo mio ordinato caos riesco a trovare una logica, una speranza: la speranza di non aver scordato nulla, di aver vissuto tutti i destini possibili, di non aver tralasciato nulla al caso. Di non esser scordata da qualcuno. L’uomo per natura desidera l’impossibile.
Immagina: tu disperso, tu non trovato in queste frattaglie di eventi come se fossi in un campo in aperta campagna, colmo di neve. Perduto in quel candore perfetto. Talmente immacolato da accecarti e renderti insensibile ad ogni cosa. Tu perduto in questo piccolo cosmo bianco in cui tutti i suoni sono ovattati, tanto che il cinguettio di un pettirosso sembra lontanissimo. Così riesco a percepire il vento tra le nuvole, la bufera tra le ere e i secoli. Lo stesso indeterminabile fruscio.
Io sono il fogliame sul selciato, la gelida pioggia che in assoluto anonimato si fa strada tra le tegole di un tetto, l’odore della terra umida. Sono acqua che cade dal viso. Dal tuo viso. Io sono il vento che da vita al corpo rugoso del mare, l’assoluto incessante respiro del mondo, il perpetuo e trascendente divenire. Io sono il tempo che dà ritmo ad ogni battito del cuore, che permette il suddividere dell’indeterminato, dell’incommensurabile. Io sono nebbia che ti copre gli occhi, ti offusca la mente, sono il calore che appanna il vetro del finestrino accanto a te, come una siepe leopardiana senza infinito.
Ed è proprio nel momento in cui raggiungo l’armonia celeste che vorrei fuggire da tutte queste parole inutili che mi riempiono la testa, chiudere questa costante porta sul mondo e riuscire a mettere la parola “fine” a questi miei pensieri.
Almeno stanotte.

 
 
 

Al mio migliore amico

Post n°2 pubblicato il 27 Maggio 2012 da Invisible_Typer86

 

Se avessi il potere di realizzare un desiderio per te, troverei molto difficile decidere che cosa donarti: quale regalo ti darebbe la felicità? 

La bellezza è pericolosa, la saggezza va guadagnata, l’amore è una cosa che puoi scegliere soltanto tu. Sono certa però che alla fine troverei il miglior regalo di tutti: il coraggio.
Che tu non debba mai comprare l’amore al prezzo dell’umiliazione. Che tu possa sempre trovare le parole giuste per tenere al loro posto gli spacconi e avere abbastanza forza nelle ginocchia per camminare con dignità. Che tu possa sempre avere un cuore pieno d’Amore.
Credimi amico mio, si può provare una grande felicità nel dare. Ma dare senza fine può esaurire la mente e il cuore. Impara a prendere qualcosa per te, anche se si tratta soltanto di un attimo di tranquillità in giardino, o di una tazza di caffè…apprezza le piccole cose. Ognuno di noi ha bisogno di questo “nutrimento”. Analizzare le cause dell’angoscia è uno sforzo inutile. Nessun incantesimo può cambiare ciò che è stato , non ha senso incolpare questo o quello. Se hai grandi preoccupazioni, persuadi la tua mente a concentrarti su piccoli piaceri. Dai a te stesso il tempo di riprenderti. Le perdite lasciano come svuotati, tu impara a non chiudere il tuo cuore e la tua mente nel dolore. Permetti alla vita di riempirti di vita. Sembra impossibile, quando arriva l’angoscia, ma nuove gioie aspettano di riempire il vuoto.
Ti auguro la felicità di cancellare un passato e di saper iniziare ancora… vorrei poterti proteggere da ogni dolore, da ogni disastro, da ogni fallimento. Ma poi saresti escluso dal pianeta. È la nostra angoscia, così come la nostra felicità, a fare un matrimonio, una famiglia….un’amicizia sincera. La felicità si presenta in mille forme, come l’arte. Noi abbiamo bisogno di cose grandi e memorabili: amore duraturo, grande amicizia, successi e scoperte. Ma abbiamo anche bisogno di quelle piccole e sciocche: il sito di bastardidentro, zelig off, la pioggia di marzo, l’affievolirsi delle luci di casa e il fruscio di un sipario che si alza, che tu vedrai più volte di me, e il pane casereccio. E chiaro di luna sui prati, ritrovare un libro a lungo cercato, le stelle e il “tutto a posto” del dentista…tutte cose che alleggeriscono il cuore e rendono degno di essere vissuto anche il giorno più insulso.
Ti auguro piccoli piaceri: un pettirosso sul melo, trovare monete antiche in un vecchio granaio, vedere un falco, una rosa rossa.
Un pacco inaspettato. Il treno in orario. Dimostrazioni di affetto….ti auguro piccole inaspettate felicità: un invito, un regalo, il sorriso di un estraneo. In cambio ti chiedo solo un forte abbraccio e giorni splendidi come ne abbiamo vissuti fino adesso.

 
 
 

Inizi...

Post n°1 pubblicato il 27 Maggio 2012 da Invisible_Typer86

Dopo aver aperto chissà quanti blog con lo stesso titolo, in chissà quant'altri siti sparsi per web, sempre alla ricerca di quello giusto perchè diciamocelo, non sono quel tipo di persona che sa proprio tutto di html e roba varia; dopo aver totalmente dimeticato password e username perfino su Wordpress e imprecato su altri siti come iobloggo.it o su virgilio, rieccomi tornata all'ovile. Ho cominciato il mio primo blog su libero molti anni fa quando ancora ero adolescente, per poi cancellarlo perchè le priorità erano diventate altre, torno perchè sento il bisogno di un posto dove poter raccontarmi, dove poter raccontare e esporre i miei pensieri, senza pretese o certezze che ciò che posterò verrà letto, considerato o almeno passato svogliatamente. Non pretendo nulla se non da me stessa, di tornare a scrivere come facevo un tempo, una vecchia passione che ho smesso pensando di non aver più niente da dire, quando le parole fluivano come i pensieri nel pensatoio e non so perchè ma ero contenta di saperle eterne in un certo senso, che sarebbero sicuramente durate più di me, aldilà di queste quattro ossa che mi reggono in piedi. 
Grazie a tutti quelli che avranno anche solo la bontà, la pazienza e la voglia di passare di quà. Grazie per il vostro tempo. 

 
 
 
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