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W.A. Mozart - Requiem K626

Post n°17 pubblicato il 07 Aprile 2007 da massimo_decimo_m
 

immagineRequiem aeternam
dona eis, Domine,
et lux perpetua
luceat eis...

...gli istanti si dilatano, a sfiorare l'eterno. Come nei fagotti e negli archi che attaccano, corrucciati e tenebrosi, il "Requiem Aeternam". E i clarinetti, quei clarinetti, che baluginano sinistri nell'incedere opprimente, come un fuoco soffocato, dell'orchestra. Un procedere a tentoni nella galaverna brumosa e decadente del re minore, che solo improvvisamente si riapre, si rischiara, così, d'incanto, nell'Introitus. In quel breve e commovente solo da cui emerge, limpida e sicura, la voce del soprano. Un solo rilucente di un tenue tepore come del primo sole primaverile. Quel sole che non è ancora arrivato ma che sai che arriverà.
                                                                            (www.debaser.it)

                             Requiem - Introitus

immagineLacrymosa dies illa
qua resurget ex favilla
judicando homo reus.
Huic ergo parce Deus
pie Jesu Domine
dona eis requiem. Amen.


...stai annegando, in quella lacrima che non vuol venir fuori. E nel "Lacrimosa", lo sai, annega la vita di Mozart. All'ottava battuta, su quel "Judicando homo reus".
                     
(www.debaser.it)

                               Requiem - Lacrimosa

Il Requiem è l'ultima opera di Mozart. La leggenda parla di un anonimo committente che incarica Mozart, malato e caduto in miseria, di comporre in quattro settimane una messa da requiem, dietro compenso di cinquanta ducati.  Questi, tentando di scoprire chi fosse il misterioso committente e non riuscendoci, si convinse che la messa che stava componendo sarebbe stato il Requiem per il suo funerale

Mozart morì il 5 dicembre 1791, lasciando incompiuta l'opera.

 
 
 

W.A. Mozart - Ave Verum Corpus K618 

Post n°16 pubblicato il 13 Marzo 2007 da massimo_decimo_m
 

Mozart scrisse l'Ave Verum nel Giugno del 1791, pochi mesi prima della sua morte.  Alle prese con problemi di salute e difficoltà economiche, Mozart aveva temporaneamente assunto la funzione di "Maestro di Cappella" alla Cattedrale di S. Stefano a Vienna per cercare di aumentare le esigue entrate.  Come possano nascere opere di tale bellezza da un animo angosciato e assillato da mille problemi è sempre stato per me un grande interrogativo.  Probabilmente in quel periodo, o subito dopo, Mozart incominciava a scrivere il Requiem, l'ultima opera della sua vita.

Ave Verum Corpus è un mottetto breve, tratto da un testo sacro del XIV secolo.  46 battute, poco più di 3 minuti di musica, virtualmente perfetto, ma capace anche di suscitare un universo di emozioni nell'ascolatore.  

Ave Verum Corpus K618 

 
 
 

CARMEN    G. Bizet (1875)

Post n°15 pubblicato il 07 Febbraio 2007 da massimo_decimo_m
 

Josè: Tu ne m'aimes plus?
Carmen: Non, je ne t'aime plus!...

Storia d'amore e morte basata sulla figura di Carmen, bella gitana ardente, passionale, vivace, incostante, che fa innamorare Don Josè, brigadiere delle guardie, che per lei lascia tutto, tradisce i suoi doveri, diventa un malvivente ed infine uccide Carmen stessa per gelosia.

Carmen, il personaggio femminile più "nero" e fatale dell'opera lirica, attentatrice dei buoni sentimenti, sovvertitrice dell'ordine costituito con il disordine delle passioni ha affascinato generazioni di cantanti liriche, tra cui la più famosa fu la Callas, che ne creò un'interpretazione storica.

La voluttuosa "habanera" del primo atto, in un filmato che ho trovato su youtube, in cui Jennifer Larmore interpreta una Carmen decisamente glamour.

Carmen Habanera

 
 
 

Turandot     G. Puccini   1926

Post n°14 pubblicato il 11 Gennaio 2007 da massimo_decimo_m
 

immagine“A Pekino, al tempo delle favole”.

Atto I

Le mura di Pechino, città imperiale. A destra il loggiato della reggia. Presso la porta è appeso un gong.Un mandarino annuncia che il Principe di Persia, non avendo saputo sciogliere i tre enigmi proposti dalla Principessa Turandot a chi aspira alla sua mano, verrà decapitato, secondo la legge, al sorgere della luna. La folla, eccitata dall’idea del sangue, si agita tumultuando. Un vecchio viene travolto, la fanciulla che l’accompagna chiede aiuto: un giovane accorre e riconosce nel caduto il proprio padre. Il giovane è il Principe Calaf, suo padre è Timur, re tartaro in esilio che la giovane schiava Liù ha condotto in salvo. Chi lo sconfisse e ne usurpò il regno ancora lo perseguita: per questo nessuno a Pechino deve riconoscerlo. Quando il Principe Calaf chiede alla giovane schiava il perché di tanta dedizione a suo padre, Liù risponde: «Perché un dì, nella reggia, tu mi hai sorriso».

Intanto, invocata da una folla prostrata, sorge la luna, e il Principe di Persia viene condotto al supplizio. È così giovane che la folla si impietosisce e chiede che Turandot gli faccia la grazia.

La Principessa appare sul loggiato e con un gesto conferma la sentenza di morte. Calaf, alla vista di Turandot, se ne innamora perdutamente e vuole suonare il gong che annuncia un nuovo aspirante alla sua mano.

I tre ministri Ping, Pang e Pong lo fermano, anche Timur e Liù lo sconsigliano dall’impresa.

Katia Ricciarelli 1983 Vienna - Signore ascolta
Liù
Signore, ascolta! Ah, signore, ascolta!
Liù non regge più, si spezza il cuor!
Ahimè, quanto cammino col tuo nome nell'anima,
col nome tuo sulle labbra!
Ma se il tuo destino doman sarà deciso,
noi morrem sulla strada dell'esilio.
Ei perderà suo figlio, io l'ombra d'un sorriso.
Liù non regge più! Ah!




Josè Carreras 1983 Vienna - Non piangere Liù
Calaf
Non piangere, Liù!
Se in un lontano giorno io t'ho sorriso,
per quel sorriso, dolce mia fanciulla, m'ascolta:
il tuo signore sarà domani, forse solo al mondo…
Non lo lasciare, portalo via con te!

Il principe ignoto percuote il gong: è pronto a sfidare Turandot.

immagine
Atto II

Ping, Pang e Pong, ministri del Mandarino, rievocano tutte le esecuzioni alle quali sono stati costretti ad assistere. Giunge Turandot e racconta che gli enigmi ai pretendenti stranieri sono un modo per vendicare la sua ava Lo-u-Ling, uccisa da uno straniero che aveva conquistato il suo regno. Quindi rivolge i suoi tre difficilissimi quesiti al principe ignoto che, tra lo stupore dei presenti, li risolve tutti. Turandot rifugge all’idea di sposare un principe straniero e gli manifesta tutto il suo odio. Il principe le propone a sua volta un quesito: “dimmi il mio nome prima dell’alba, e all’alba io morirò!”.

Atto III

È notte: Turandot ha imposto che nessuno dorma a Pechino perché si deve scoprire il nome dell’ignoto pretendente. Anche il principe non dorme, sognando la sua vittoria.

Josè Carreras 1983 Vienna - Nessun dorma
Calaf
Nessun dorma! Nessun dorma!
Tu pure, o Principessa,
nella tua fredda stanza guardi le stelle
che tremano d'amore e di speranza...
Ma il mio mistero è chiuso in me,
il nome mio nessun saprà!
No, no, sulla tua bocca lo dirò,
quando la luce splenderà…
Ed il mio bacio scioglierà
il silenzio che ti fa mia.

immagine
Alcuni sgherri hanno intanto catturato Timur e Liù: erano con il principe, loro sapranno dirne il nome. Arriva anche Turandot e Liù confessa di sapere il nome, ma non lo dirà mai perché lo ama e temendo che la tortura la possa far confessare, si uccide. Turandot è turbata dal sacrificio della giovane. Rimasti soli il principe ignoto la bacia e le confessa di chiamarsi Calaf, e se lei non lo ama non gli importa di morire. È l’alba: davanti al popolo Turandot confessa al padre di sapere il nome del principe: “il suo nome è… Amor”.

26 aprile 1926, Teatro alla Scala di Milano: va in scena la prima di Turandot di Giacomo Puccini, sul podio c’è Arturo Toscanini; dopo il coro che segue la morte di Liù, il direttore si ferma, si gira verso il pubblico e dice: «Qui finisce l’opera, perché a questo punto il Maestro è morto». Giacomo Puccini era morto il 29 novembre 1924 a Bruxelles lasciando incompiuta l’opera: mancava il duetto finale, che fu completato, seguendo gli appunti di Puccini, da Franco Alfano, musicista e Direttore del Conservatorio di Torino.  Anche nella sua ultima opera Puccini traccia i due modelli di donna così cari al suo immaginario: la dolce Liù che muore per amore e la crudele Turandot che prima di cedere a Calaf, gli uomini li faceva decapitare.


 
 
 

Le Nozze di FigaroW.A. Mozart   1786

Post n°13 pubblicato il 21 Dicembre 2006 da massimo_decimo_m
 

immagineAssoluto capolavoro di drammaturgia musicale, ne Le nozze di Figaro, come in tutta la musica di Mozart, si ritrovano anche momenti di pura e sublime bellezza, come in questo duettino del 3° atto tra La Contessa e Susanna.

Duettino "Sull'aria" - FILMATO


Non so cosa cantassero quelle due donne, ma mi piace pensare che fosse qualcosa di talmente sublime da non poter essere espresso con le parole.

     Dal Film "Le ali della Libertà"

 
 
 
 
 

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Un blog di: massimo_decimo_m
Data di creazione: 15/09/2006
 

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